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epopea

Episodi visti: 74/74 --- Voto 8,5
Attenzione: la recensione contiene spoiler

“Ufo Robot Goldrake” (in originale “Ufo Robot Grendizer”) è una serie animata di genere mecha prodotta dallo studio Toei Animation, trasmessa tra il 5 ottobre 1975 e il 27 febbraio 1977, per un totale di settantaquattro episodi.
Creata da Go Nagai, arrivò per la prima volta in Italia nel 1978 su Rai 2, segnando un’intera generazione che verrà addirittura definita “Goldrake Generation” e rivoluzionando completamente il significato di “cartone animato” inteso, all’epoca, dagli Italiani (allora abituati ai cartoon americani), provocando le ostilità di genitori, insegnanti e addirittura deputati, i quali lo demonizzavano, non capendone il significato.

Seguito de “Il Grande Mazinga” e ultimo capitolo della “Mazin-saga” originale (iniziata con “Mazinga Z” nel 1972), si discosta un po’ dal rapporto direttamente consequenziale che vi era tra i primi due capitoli, se non fosse per la presenza di Koji Kabuto (rinominato Alcor nel doppiaggio italiano), pilota del Mazinger Z.

Qui il protagonista è Duke Fleed, principe del pacifico e molto avanzato tecnologicamente Pianeta Fleed; in seguito alla conquista e alla distruzione del corpo celeste da parte di Re Vega (sovrano del Pianeta Vega, il quale scopo è la conquista dell’omonima nebulosa) e delle sue Forze Alleate, il principe di Fleed sarà costretto a scappare dal suo pianeta natale a bordo del Grendizer (Goldrake), un gigantesco robot dotato di un altrettanto enorme disco spaziale, cioè lo Spazer.
Dopo svariato tempo passato nello spazio più profondo, Duke Fleed giunge sulla Terra - più precisamente in Giappone, nei pressi della catena montuosa dello Yatsugatake - e viene trovato insieme al suo disco dal dottor Genzo Umon (Procton), direttore dell’Istituto di Ricerche Spaziali, un centro di ricerche situato
nelle vicinanze della Fattoria Shirakaba (Betulla Bianca); costui lo accoglie spacciandolo per suo figlio, nascondendo la sua identità di alieno e dandogli il falso nome di Daisuke Umon (in Italia riadattato come Actarus), costruendo poi un hangar sotterraneo dove vi nasconde il Grendizer e lo Spazer.
Due anni dopo, però, i Veghiani - mentre continuano la loro espansione e conquista dello spazio - si spingono fino al pianeta azzurro, creando, così, una base sulla faccia non visibile della Luna (la Skullmoon) che farà da “testa di ponte” sulla Terra per la sua conquista, da cui successivamente lanceranno i loro attacchi.
Sarà quindi Duke Fleed, insieme all’aiuto di Koji Kabuto e in seguito di altri personaggi, a dover difendere il pianeta che ora lo ospita.

Originariamente, il terzo capitolo di questa trilogia doveva essere una serie chiamata “God Mazinger” - di cui ho parlato appositamente nella recensione de “Il Grande Mazinga” -, ma, dato il successo del mediometraggio animato “La grande battaglia dei dischi volanti” (in originale “Uchu Enban Daisenso”, sempre creato da Nagai), che cavalcava la moda degli UFO di quegli anni, la Toei richiese al mangaka di sviluppare una serie che si collegasse a quella dei Mazinga a partire da quel cortometraggio.
Sotto la pressione dei produttori, inoltre, si voleva la partecipazione di Koji Kabuto - che quindi avrebbe unito le serie precedenti con questa, facendo da collante -, a cui Nagai era contrario, ma dovendo alla fine cedere.

Così, l’originario terzo capitolo della trilogia dei Mazinger divenne “Grendizer”, e “God Mazinger”, in cui Koji sarebbe ritornato ad essere il protagonista, non venne mai realizzato.

Forse è proprio l’essere più distaccato dai precedenti “Mazinger Z” e “Great Mazinger” che rende, a mio parere, questo “Ufo Robot Grendizer” una serie superiore e decisamente più fresca soprattutto dal punto di vista della trama, ma non solo.
Effettivamente, se al posto di Koji/Alcor ci fosse stato un qualsiasi altro personaggio, la serie sarebbe comunque stata in grado di “reggersi da sola”, un po’ come “Jeeg Robot d’Acciaio”.
Per di più, dopo che Koji salva la situazione nel finale de “Il Grande Mazinga”, mettendo da parte Tetsuya Tsurugi (vero protagonista della serie), vederlo come comprimario fa assoluta giustizia ad Actarus, sul quale Nagai volle concentrarsi principalmente fin da subito.

Nello specifico, Actarus/Duke Fleed risulta essere un protagonista e un personaggio meraviglioso, a partire dalla prima puntata, dove viene presentato con un particolare alone di mistero che lo caratterizza fin da subito come solitario e malinconico.
Da lì a poco, si potrà ben denotare la sua psicologia, e riceverà una ottima caratterizzazione nel corso di tutta la serie; magnanimo, empatico, completamente benevolo e puro d’animo ma allo stesso tempo tormentato dalla guerra e segnato dagli orrendi avvenimenti che questa gli ha inflitto.
Spesso timoroso del suo egoismo nell’esser scappato da Fleed invece di aver aiutato la sua gente, Duke è il personaggio nagaiano antimilitarista per eccellenza: odia la violenza e non vuole assolutamente combattere, tuttavia è costretto a farlo per evitare che la sua nuova patria subisca la sorte toccata al Pianeta Fleed per colpa di Vega e della sua mira espansionistica e colonizzatrice, il quale assoggetta e soggioga i popoli e i pianeti invasi al proprio potere.
E, sebbene stia lottando contro dei nemici, in numerosi casi ne riconosce la bontà insita nella loro persona, ma repressa e resa sopita per l’ottenimento di una determinata promessa, abbagliando questi della sua incontrastata benevolenza e facendo loro attraversare momenti di redenzione in cui si denota il loro lato più “umano”.
Non solo Actarus si distingue da Tetsuya per la sua visione completamente opposta sulla guerra (che nel pilota del Grande Mazinga è invece quasi uno scopo vitale), seppur questa sia un dovere, ma è peculiare anche il lato sentimentale del protagonista, più volte afflitto da amori tossici o irrealizzabili che riaffiorano dal suo complesso passato.

Ben caratterizzato è anche Koji, qui nel punto più alto della sua maturità sviluppatasi nel corso delle tre serie (nonostante sia solo un personaggio secondario), ma avendo sempre caratteristiche che lo contraddistinguono particolarmente da Duke/Actarus, come la continua avventatezza, l’ostinazione e il coraggio, soliti del ragazzo un po’ sfacciato che è sempre stato fin dal manga originale, ma che ne fanno comunque risaltare la sua affabilità.
Qui inizialmente aiuterà il protagonista non con l’ausilio della Fortezza d’Acciaio Mazinga Z, bensì con il TFO (acronimo che sta per Terrestrial Flying Object), ovvero un disco volante da lui progettato e costruito durante gli studi compiuti presso la NASA - il quale gli conferisce grande mobilità ma scarsa potenza d’attacco - e in seguito pilotando gli altri veicoli di supporto che saranno sviluppati successivamente.

Venusia (originariamente Hikaru) Makiba, poi, conferisce quella nota più leggera ma allo stesso tempo romantica alla serie, che sinceramente non mi sarei mai aspettato.
Innamorata di Actarus, è responsabile, seria e diligente nei momenti critici, dimostrando la sua particolare abilità nel pilotare vari tra i velivoli ausiliari a Goldrake (come il Delfino Spaziale), ma allo stesso tempo divenendo gentile e premurosa nei confronti dei familiari e della stessa squadra del Centro Ricerche.

Particolare è anche il Dottor Procton, non solo un semplice scienziato il quale ha dovuto smettere di applicarsi ai suoi studi sullo spazio e i misteri che lo caratterizzano per far fronte a una guerra, bensì più un padre nei confronti del protagonista. È calmo e imperturbabile anche nei momenti più complicati, come ad esempio accade nell’episodio 27, “L’attacco di Hydargos parte seconda”, in cui viene torturato per rivelare dove sia il nascondiglio di Goldrake.

Maria Grace Fleed funge da perfetta controparte di Venusia come Koji lo è di Actarus. Sorella di quest'ultimo, è la più giovane del gruppo, ribelle e sventata ma allo stesso tempo genuina, pura e ancora immatura, portata in salvo sulla Terra dal suo precettore appena iniziò la conquista di Fleed da parte dei Veghiani, il quale si era finto suo nonno. Spesso Maria ha dei diverbi con Koji, tra i quali vi è un'infatuazione, che ciononostante allentano la situazione nei momenti più drammatici.

Persino Rigel (in origine Danbei) e Mizar (Goro) Makiba - rispettivamente il padre, proprietario della Fattoria Shirakaba, e il fratello minore di Venusia - risultano dei piacevoli personaggi ben caratterizzati, i quali (oltre a risolvere alcune volte la situazione) danno una sfaccettatura più quotidiana e umana, ma allo stesso tempo inscenando dei momenti comici, con il primo che spesso è buffamente presuntuoso e il secondo modico e gentile, che cerca di far capire al padre quando esagera.

Allo stesso tempo, molto riusciti sono anche i nemici, a mio parere tra i più carismatici delle serie mecha create da Go Nagai, sia a livello psicologico che a livello di design.

In particolare, “Ufo Robot Goldrake” eredita da “Il Grande Mazinga” la vastità dell’apparato nemico, avente un monarca massimo (in questo caso il perfido tiranno Re Vega, qui addirittura scortato da un suo gruppo di Guardie Scelte), dei comandanti direttamente subordinati (come Gandal, Hydargos/Blacky o Zuril), dei mostri che vengono mandati nel tentativo di sconfiggere Goldrake e dei semplici soldati, questi ultimi anche piloti dei minidischi, ovvero piccoli UFO da combattimento.

Il Comandante in Capo Gandal ripropone in parte il design ermafrodito del Barone Ashura (ancora di più dall’episodio 28 in poi), essendo fisicamente un uomo - simile di volto al mostro di “Frankenstein” - ma composto anche da una controparte femminile che vive all’interno della sua testa, cioè Lady Gandal, una donna dai lunghi e folti capelli rossi la quale rappresenta il lato deciso, autoriale e furbo dell’alieno, che spesso compare - facendo per l’occasione aprire la testa del “marito” - nel tentativo di ingraziarsi i complimenti di Re Vega.

Hydargos, o Blacky, invece, è simile al classico alieno molto gracile e dalla testa particolarmente allungata, ma molto arguto e odioso di Duke Fleed, il quale gli fa perdere continuamente numerosi attacchi, facendo scaturire in lui la paura di essere destituito, perdendo così la carica e l’alto rilievo che porta (tanto da uccidere a tradimento, nell’episodio 7, Gorman, un comandante della Guardia Scelta di Vega giunto per riparare ai suoi continui fallimenti).

Simile a quest’ultimo è Re Vega, gracile e dalle orecchie appuntite, avente un copricapo dentato (simile alla seconda faccia della Regina Himika di “Jeeg Robot d’Acciaio”, ancora più simile a quella della versione di “Shin Jeeg”) e un mantello rosso.
Crudele e brutale sia nei confronti dei nemici che del suo stesso popolo - che, nell’episodio 52, “Fuga dal Pianeta Vega”, lascia morire, mentre il corpo celeste ormai contaminato esplode, scappando con la sua astronave per rifugiarsi sulla Luna -, il suo lato “umano” si potrà denotare solo per poco alla fine della serie, quando comparirà la figlia Rubina, da cui comunque, successivamente alla morte di questa, recupererà una inesorabile malvagità.

Vi è infine Il Ministro delle Scienze Zuril, tra tutti il mio villain maggiore preferito, dotato di un micro-computer al posto dell'occhio sinistro; spietato e privo di scrupoli ma molto astuto, è affamato di orgoglio, sentimento che, abbinato ai continui litigi con Gandal, gli farà perdere i tanto strategicamente pianificati attacchi a Duke Fleed.
Un po’ come Hydargos, anche Zuril sembra essere colui che più prova disprezzo per il principe di Fleed, soprattutto quando costui provoca la morte del figlio tanto amato, che vuole dimostrare al padre il suo valore, nonostante gli fosse stato ordinato da quest’ultimo e da Duke stesso di ritornale alla base lunare.

Particolarità dei comandanti subordinati a Re Vega è che, oltre ai già citati Gandal e Hydargos o ai minori Kirika (qui nota come Shira) o i cinque ragazzi che compaiono nell'episodio 59, figli di Guardie Imperiali - i quali sono tutti Veghiani -, ve ne sono presenti anche altri provenienti da altrettanti pianeti, questi ultimi conquistati da Vega e facenti parte delle sue Forze Alleate: ad esempio, lo stesso Zuril (del pianeta Zuul), Mineo (del pianeta Rubi), Yara, Gaus (del pianeta Wolf), Haruk (del pianeta Delta), Morus/Marcus (del pianeta Moru/Altair 2 nel doppiaggio italiano), o addirittura dello stesso pianeta Fleed, come Kane, dall'episodio 68 "Maria nella tempesta", andando perciò a formare una fitta rete di minor-villain molto ben pianificati e definiti.

Da “Il Grande Mazinga” questa serie riprende anche i toni, spesso cupi e drammatici, e il tema della guerra; quest'ultimo, però, assume una dimensione differente, quasi più "spirituale" che direttamente "guerriera".
L'obbiettivo principale della serie non è mostrare grandiosi combattimenti come nella serie precedente (i quali comunque risultano ben sceneggiati), bensì le diverse motivazioni secondarie che spingono i determinati personaggi alla guerra: ad esempio, Duke Fleed, che lotta come già detto in precedenza per proteggere la sua nuova patria, o i comandanti delle Forze Alleate di Vega, i quali combattono per l'autonomia o l'indipendenza del proprio pianeta e del proprio popolo o la salvezza di un familiare, o ancora gli stessi Veghiani, i quali combatteranno per la sopravvivenza della loro specie successivamente all’esplosione del pianeta endemico (che costringerà Vega e i suoi soldati a stabilizzarsi sulla base lunare Skullmoon, mentre Gandal e Zuril costruiranno sulla Terra una base marina sotterranea).

Il mecha design è molto buono e perfettamente incline agli standard semplici ma d’effetto di quell'epoca, a partire dallo Spazer e dallo splendido Goldrake, quest'ultimo tozzo ma possente dal punto di vista del design, il quale richiama quello dei Mazinger per la colorazione. Costruito dal metallo spaziale Gren, è dotato di un vastissimo armamento, come i "disintegratori multipli", i "boomerang elettronici", l' "alabarda spaziale", il "raggio anti-gravità", il "maglio perforante" o il "tuono spaziale" (chiamati in origine rispettivamente "Hand Beam", "Shoulder Boomerang" , "Double Harken", "Hanjūryoku Storm", "Screw Crasher Punch" e "Space Thunder").

Fanno la loro figura anche i velivoli di supporto del Grendizer, dediti a situazioni più specifiche, come il Goldrake 2 (Double Spazer), con il quale il robot riesce a volare, eliminando i punti morti che ha nello staccarsi dallo Spazer, il Delfino Spaziale (Marine Spazer), che rende Goldrake capace di solcare le acque, e la Trivella Spaziale (Drill Spazer), che gli permetterà di agire sottoterra.

E ancora più specifici saranno il batiscafo cosmico (Ultrasubmarine), con il quale sarà capace di arrivare a profondità marine maggiori rispetto a quelle sopportate dal Delfino Spaziale, o il Cosmo Special, astronave composta da tre parti sganciabili l’un l’altra (ciascuna pilotata rispettivamente da Maria, Koji o Venusia), usata per i combattimenti nello spazio.

I mostri nemici, invece, sono mecha che spesso partono dall'essere degli UFO, mostrando la loro vera forma quando si trasformano nell'assetto da combattimento; molti di questi riesumano, per l’appunto, due parti circolari nel corpo (ad esempio, nelle braccia o sulle spalle), in cui poi si richiudono diventando dischi spaziali, oppure il disco ne compone il busto stesso da cui in seguito esce il mostro.

Alcuni, come King Gori, invece, si basano su animali terrestri o esseri viventi di altri pianeti modificati, potenziati o resi successivamente dei cyborg.

Particolare è anche la caratteristica dell'inserire i nemici, che siano minori come Haruk o maggiori come Hydargos, in una cabina di pilotaggio all'interno del robot avversario, e quindi non comandandoli più solamente a distanza, bensì combattendo faccia a faccia contro Duke e il Grendizer.

A livello qualitativo, la serie è, naturalmente, superiore alle precedenti della saga, vantando non solo un disegno consistente e pulito o un'animazione e una regia più fluide, ma il character design affidato a nientemeno che Kazuo Komatsubara - per i primi quarantotto episodi - e Shingo Araki - per i successivi ventiquattro -, i quali creano dei personaggi affascinanti e peculiari.

Pareri finali: “Ufo Robot Goldrake” si è rivelato un grandioso anime mecha, avente una trama più fresca e dai maggiori spunti, che ne consentono variabilità, con una ottima caratterizzazione e definizione dei personaggi e dalla godibilissima qualità nonostante i quasi cinquant’anni. La consiglio particolarmente non solo ai fan più navigati del genere robotico (o più dettagliatamente super robotico), ma anche a chi volesse approcciarsi al genere, partendo dagli antipodi, o a chi, più semplicemente, volesse gustarsi una ottima serie degli anni ‘70.

Voto finale: 8,5


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joke95

Episodi visti: 74/74 --- Voto 8,5
"UFO Robot Goldrake" è una serie anime di settantaquattro puntate andata in onda in Giappone a metà anni Settanta, arrivata in Italia nel Settantotto. La trama ruota attorno ad Actarus, che si vede costretto a fuggire dal suo pianeta natio per via della guerra scatenata dagli spaziali di Vega, e andrà con il suo Goldrake proprio sulla Terra a trovare rifugio, più precisamente in Giappone, dove troverà pace e armonia, ma ancora per poco, dato che le forze nemiche spaziali l'hanno trovato e sono decise più che mai a distruggere Goldrake e la Terra stessa.

Actarus, protagonista di questa storia, è un giovane ragazzo proveniente dal pianeta Fleed, adottato dal dottor Procton, facendo finta di essere un terrestre quando in realtà non lo è; il Dottor Procton è il capo dell'Istituto di ricerche spaziali, il quale aiuterà sempre Goldrake in battaglia, supervisionandolo dal suo studio e dandogli consigli sulle varie strategie di combattimento da usare; Alcor molti già lo conosceranno, poiché altri non è che il pilota di Mazinger Z, in questa serie lo troveremo sempre a fianco di Goldrake, ma non userà il suo robot, bensì il TFO, una navicella spaziale costruita in Superlega Z dalla NASA; Venusia è colei che abita a fianco all'Istituto di ricerche spaziali del dottor Procton, possiede molta terra e Actarus si proporrà al padre per lavorarci, ma Venusia, appena fatta la sua conoscenza, se ne innamorerà perdutamente; infine troviamo Maria, sorella di Actarus con poteri speciali come telepatia e varie intuizioni relative al futuro, anche essa sempre pronta al combattimento contro le forze di Vega con la sua navicella spaziale.

La grafica a mio parere è fantastica, i disegni, che sono del 1975, sono ben realizzati, lo stesso vale per i fondali, sia nell'ambito di foreste sia per quanto riguarda le varie ambientazioni cittadine e spaziali; la sigla di apertura è bellissima e, una volta che entra in testa, non esce più, per non parlare delle colonne sonore che ti fanno entrare nel vivo dei vari combattimenti. Unico difetto della versione Italiana sono le censure.

Infine, voglio dire che "UFO Robot Goldrake" è una serie fantastica che ha fatto sognare migliaia di generazioni e tuttora continua far sognare grandi e piccini: trama e personaggi risultano sempre interessanti e realizzati in maniera eccellente, d'altronde dietro c'è la mano di Go Nagai, e poi aggiungo che il finale mi ha soddisfatto assai. Come molti si saranno chiesti, in questa serie Alcor non usa Mazinger Z per aiutare Goldrake in battaglia, ma usa un disco volante: evidentemente non lo usa poiché Goldrake è un robot extraterrestre realizzato sulla Stella Fleed, è stato costruito con un metallo di origine spaziale chiamato green ed è in grado di resistere agli attacchi dei dischi da combattimento e dei Mostri di Vega; Mazinger Z invece è obsoleto, se Alcor (Koji Kabuto) si affiancasse ad Actarus, utilizzandolo nei combattimenti contro i nemici di Goldrake, verrebbe distrutto entro pochi minuti.

Voto Finale: 8,5


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joe7

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
"Si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole, sentinella lui ci fa": molti di noi ricordano ancora la sigla di "Atlas Ufo Robot", l'anime che ha sconvolto l'Italia e ha aperto la strada ai manga e anime fino ai giorni nostri. Per dire, senza Goldrake non ci sarebbe stato nemmeno AnimeClick.it. Ma "UFO Robot Goldrake" non è famoso solo perché è stato il primo: è famoso perché era diverso dagli altri anime e manga, tanto che anche adesso non esiste qualcosa di simile, e dubito molto che ci sarà in futuro.

Per prima cosa, il protagonista, Actarus: odia combattere, ma ne avverte la necessità. È un uomo pacifico, ma non è un pacifista. E questa contraddizione - fare qualcosa che non vuoi fare, ma che sai che devi farlo - non c'è in nessuna opera giapponese. Infatti, se i personaggi giapponesi spesso si sottopongono a fatiche e prove per migliorare, anche se non lo vogliono fare, lo fanno perché hanno un obiettivo. Ma il dilemma di Actarus è soprattutto di natura morale, di coscienza, prima ancora che di raggiungere un obiettivo: già questo rende Actarus un personaggio più cristiano che giapponese. Anche per questo lo si è sentito molto più vicino a noi che in Giappone. Ma Actarus ha anche un'altra caratteristica che lo rende unico in Giappone e simile a noi e alla nostra mentalità: il sacrificio. Non solo Actarus sacrifica la sua vita tranquilla alla Betulla Bianca, ma arriva a sacrificare la sua stessa vita ad ogni puntata, perché è sempre malato. Infatti, il dramma della sua cicatrice rossa gli fa capire che è sempre sul ciglio della morte, soprattutto quando combatte. Ancora, non c'è nessun protagonista giapponese, che io sappia, che abbia mai avuto queste caratteristiche insieme: altruismo, sacrificio, essere gravemente ferito e che può morire anche senza farlo in combattimento. L'unico esempio simile che gli si potrebbe avvicinare è il generoso Toki, il fratello malato di Ken il guerriero. Ma lui è un tipo distaccato come Ken, non ha la passione e la partecipazione di Actarus alla vita quotidiana.

E poi Goldrake. Un robot - almeno per me - dalla struttura perfetta: di certo è il più bello (Mazinga ha la testa che ricorda un teschio, e gli altri robot, chi più chi meno, per quanto ben fatti, non raggiungono lo stesso carisma), e le sue armi sono state indimenticabili.
Il doppiaggio italiano è stato qualcosa di incredibile, mai fatto finora per un cartone animato: dei personaggi e delle voci talmente umane da renderli persone vive, con la mitica "Alabarda spaziale!" di Malaspina. Ancora oggi è stata una cosa inarrivabile.
E poi Fleed, la malinconia del proprio paese perduto, che si avverte quasi ad ogni puntata: un senso di perdita, di mancanza, che rende la storia drammatica sin dall'inizio.
E poi il fatto che Goldrake è magico, a differenza degli altri robot. Ci sono dei momenti in cui siamo nella magia, nella favola, nell'incredibile reso credibile: la luna rossa e Vega che attaccherà. Una bambina che vede il suo eroe Duke Fleed che gli viene incontro camminando sull'arcobaleno. Un ranchero che chiama sempre gli extraterrestri per invitarli a casa sua. Un sistema di protezione che impedisce a chiunque di salire su Goldrake. Actarus che si trasforma in Duke Fleed.

E poi la tragedia, il dramma, a volte la follia e la morte. La tremenda storia di Naida soprattutto, ma anche la parabola di Kein, Mineo, il figlio di Zuril, Haruk, Rubina e tanti altri: non c'è quasi storia senza un dramma personale.
E anche la commedia: il rapporto tra Actarus e Venusia (che qui si tratterebbe di commedia e dramma insieme), Alcor e Maria, i pasticci di Banta, le esperienze di Mizar, il comportamenti fuori di testa di Rigel, la calma di Procton.

Il nemico, da ignoto pericolo annunciato dalla luna rossa, diventa un popolo bisognoso di sopravvivenza, ma che non è capace di ottenerla coi mezzi normali: Vega e i suoi useranno sempre l'inganno, la minaccia, il ricatto, il tradimento, anche tra di loro.
L'avventura: la base occupata, o l'arrivo del tremendo King-Goli, gli scontri finali.
Il romanticismo: Naida e Rubina, ma anche Mineo, per non parlare di Venusia; ma anche l'amore tra Stella e Hayashi e l'attrazione tra Alcor e Maria.

In "UFO Robot Goldrake" ci sono delle caratteristiche uniche, messe insieme a una struttura narrativa salda dall'inizio alla fine (pur con qualche episodio "lento" alla "Mazinga Z" che fu necessario per essere apprezzato dai Giapponesi, che facevano fatica a capire un anime così "strano") e dei personaggi con una profondità psicologica impressionante. "UFO Robot Goldrake" non ha assolutamente nulla a che vedere con "Mazinga Z" né con "Il grande Mazinga": narrativamente parlando è un caso a sé. È stato un vero e proprio capolavoro e un caso unico nella storia dell'animazione, non solo giapponese.

Rorroroy

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Rorroroy

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
Si tratta di un anime che si caratterizza, tra le serie incentrate sul tema dei robot.
Il contesto in cui è collocato è contemporaneo, ed ha come protagonista la figura di Actarus, fuggito dal suo pianeta d'origine, alla ricerca della pace che individua sul pianeta Terra, ed è disposto a proteggerla tramite l'arma robotica Goldrake. È evidente come il legame instaurato con il paradiso terrestre lo renda combattuto all'idea di battersi nuovamente, spaventato dal rischio di compromettere quanto a lungo costruito. D'altra parte, una personalità tanto complessa è presente in ogni personaggio principale, diretta conseguenza di storie differenti. Ciò funge da beneficio per lo sviluppo della trama, che, nonostante sia suddivisa in episodi con avventure distinte per ciascuno, è ugualmente mantenuta da alcune tematiche che riguardano i protagonisti, tra cui la speranza di salvezza e l'amore. Quest'ultimo, in particolare, si manifesta in maniera del tutto differente per ognuno di loro, alternando spensieratezza, dramma e ironia.
Per quanto riguarda le sequenze d'azione, risultano essere ricche di creatività, e lo si può riscontrare dalla fama che alcune tecniche robotiche hanno raggiunto tra il pubblico. Il tutto è affiancato da sottofondi musicali indimenticabili, in grado di alternare classiche colonne sonore a canzoni, sempre adatte al contesto.

In conclusione, anche i disegni dei personaggi si rivelano efficaci, tenendo conto della fedeltà di questi verso il manga originale, caratteristica individuabile anche nei loro dialoghi, nonostante l'anime sia stato soggetto a un più recente doppiaggio che, per certi versi, si distingue dal precedente.


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doctor Octopus

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
Con l'arrivo in TV di Goldrake, in Italia, si cambiò il concetto di TV dei ragazzi.
Nella primavera del 1978, su Rai 2 arrivarono questi anime giapponesi, che noi chiamavamo erroneamente cartoni animati, e ci appassionammo subito alle gesta di questo principe delle stelle in esilio, e persino hippie e pacifista (visto come si vestiva in borghese), che si metteva a difendere la Terra dagli invasori di Vega a bordo di un'astronave che poteva anche sganciare un robot da combattimento semplicemente abbassando la leva che si trovava sopra la poltrona dei comandi (anche se faceva un po' l'effetto di uno scarico del water attivato). Eravamo catturati dalle guerre fra ufo robot trasformabili, ma anche dai personaggi che giravano attorno a Duke Fleed. Anch'io avevo i miei preferiti, Rigel fra tutti, anche se provavo una certa antipatia per Alcor/Koji Kabuto. Goldrake, lo sanno anche i sassi ora, era la terza parte della saga di "Mazinga" di Go Nagai (il mecha design del robot è, infatti, un'evoluzione cosmica di Mazinga Z), ma per noi fu il primo in tutto. Certo, non notammo che il comandante Gandal di Vega era una versione aliena del barone Ashura, ma era facile subito associarlo al mostro Frankenstein, vista la faccia maschile e l'imponenza, o a un console romano, visto come vestiva. Le cose che mi piacevano erano il mecha design dei robot, non solo di Goldrake, ma anche dei nemici (alcuni dischi spaziali si trasformavano in mostri veramente belli a guardarsi, altri erano meglio se rimanevano ufo e basta), le battaglie incerte fino all'ultimo e, come ovvio, l'Alabarda Spaziale, l'arma per antonomasia di Goldrake. A Venusia, la figlia di Rigel, preferivo Maria, sorella di Duke Fleed, forse perché il suo ruolo era quello di battibeccare con Koji, rimpiazzando Sayaka Yumi.

Per quanto i nomi fossero cambiati a causa dell'edizione francese dell'anime, trovavo i doppiatori fissi della prima ora adeguati, a cominciare da Romano Malaspina/Dukle Fleed e da Giorgio Locuratolo/Alcor/Koji. Un po' imbarazzante l'astronave rosa del comandante Hydargos, perché, anche se è un classico, gli preferivo la corazzata di Gabdal con i dentoni o quella a forma di pipistrello di Zuryl. Quanto al sigaro volante del re Vega, era un brutto sigaro davvero!
Dei due doppiaggi italiani, preferisco il primo, forse perché c'è Armando Bandini che doppia Rigel, Willy Moser che doppia Banta e la mitica Liliana Sorrentino che doppia Maria. Troppo squillante, anche se poi ci si fa l'abitudine, la Venusia di Rosalinda Galli, adeguato il giovane Fabrizio Mazzotta come Mizar (anche se il panorama di voci romane offriva, già nel 1978, tante voci infantili, che oggi sono dei divi del doppiaggio, tipo Fabrizio Vidale, che ha persino rimpiazzato Locuratolo nella versione 2005 come Koji/Alcor - anche se io preferisco Locuratolo); seccante dover sopportare che il bravo Sandro Iovino sia stato sostituito dai meno adatti a doppiare il ministro Zuryl, Andrea Lala e Carlo Reali... Eccellente la prova di Gino Donato come re Vega e paterno il dottor Procton di Elio Zamuto. Il Gandal che preferisco ricordare è il secondo, quello di Germano Longo, mentre per me Hydargos è solo Franco Odoardi, il Dick Dasterdly delle serie "Hanna & Barbera". Quando non c'era lui a doppiare il testone a pera di colore verde, il personaggio lo riconoscevo poco.

Capolavoro, ma anche favola poetica spaziale che trasmetteva pace e serenità e non certo la violenza, come pensava qualcuno. Ottima l'ambientazione campestre, specie dei primi episodi. I miei episodi preferiti sono quelli curati da Shingo Araki, che, rispetto a Kazuo Komatsubara, dava a tutti gli eroi un aspetto romantico.


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megna1

Episodi visti: 74/74 --- Voto 9,5
"Stanotte potresti mostrarci Vega?"

"Certamente, ma perché proprio Vega?"

"Perché da lì vengono mandate le macchine terribili dall'imperatore per conquistare la Terra! Gli uomini di Vega sono brutti e cattivi e noi abbiamo Actarus e Goldrake, e con i raggi protonici e le bombe all'antimateria vinciamo sempre!"

Così era stampato nell'introduzione di un volume di una nota collana per ragazzi che trattava cultura e scienza edita dalla Mondadori nei primi anni Ottanta.

Tanto per renderci conto che tra citazioni, immagini, e purtroppo feroci invettive, il robottone extraterrestre di Go Nagai compariva su ogni quotidiano, rivista e giornaletto esistente e non. "Atlas Ufo Robot" era diventato una dirompente e capillare istituzione nello stivale italico, al pari di "Tex", "Happy Days", "90° Minuto" o le vignette di Bort. Tutti (ma proprio tutti, dagli zero ai novantanove anni, di qualsiasi etnia e ceto sociale) correvano a casa per seguire l'episodio alla TV, quasi a livello di un'adunata per una partita della nazionale di calcio di Bearzot. Conosco persone che avevano registrato l'ultima puntata su audiocassetta, e la conservano tuttora. Noialtri, al crepuscolo, guardavamo verso l'alto speranzosi di avvistare qualche disco volante e tentavamo di informarci su Ufo e affini con documentari e libri sull'argomento. I più grandicelli erano già vaccinati, la rivista americana "Amazing Stories" e i romanzi di Isaac Asimov erano da anni una realtà, e anche Hollywood ha avuto un periodo d'oro della fantascienza durante gli anni '50. Ma per la maggiore erano film in bianco e nero, e per di più trasmessi a orari a cui noi non era permesso stare in piedi.

Di fatto, quei mirabolanti personaggi dai sentimenti umani e quegli scenari di guerra realistici - e soprattutto a colori - sconvolsero il nostro immaginario di bambini, molto più sviluppato di quello che si possa pensare. I protagonisti ridevano, piangevano, si innamoravano, si ammalavano, si rispettavano. Actarus era il buono per antonomasia. Era considerato una sorta di eroe nazionale. Non il pilota sbruffone e iper-complessato dei successivi anime. Lui rischiava la vita anche per procurarsi un medicinale destinato a salvare un cavallo della fattoria. Mai si è rifiutato di collaborare con i Terrestri. Poco importa se in origine era Duke Fleed o Daisuke Umon. Per noi è e sarà sempre Actarus con la voce di Romano Malaspina. Con l'innesto di Shingo Araki ai disegni (ma questo lo scoprimmo molti anni dopo) e l'arrivo di Maria, il fattore romantico fu ancora più accentuato, tanto che pure le ragazze, da sempre restie a pugni rotanti e alabarde spaziali, cominciarono ad appassionarsi a quei cartoni animati all'apparenza rudi e truculenti.

I gadget cominciavano a moltiplicarsi e a strabordare nei negozietti di giocattoli sotto casa, con somma disperazione di nonni e genitori, e alcuni modellini oggi sono ricercatissimi e venduti a cifre stratosferiche. Persino Topolino si era arreso alla popolarità dei serial nipponici: per non perdere lettori proponeva reportage esclusivi sulla Toei Doga (con tanto di interviste a corredo) e storie a tema, come la formidabile "Zio Paperone e l'Invasione dei Maxi-Robot". Numerosi camei e richiami a Goldrake e Co. apparivano con assiduità anche nei film della commedia all'italiana dell'epoca. Anche i produttori di giostre per luna park dovettero sostituire in fretta e furia cavallini e carrozze con astronavi e veicoli spaziali. In vacanza i cieli erano invasi da palloni e aquiloni a tema Ufo. Alle fiere di paese, su qualsiasi attrazione, dominavano le sigle di Vince Tempera a tutto volume. Di recente v'è stato solo un altro fenomeno paragonabile all'invasione robotica: i "Pokemon".

Vi erano state addirittura varie interpellanze parlamentari. "Goldrake è di destra!", tuonava la sinistra! "Goldrake è di sinistra!", ribatteva la destra! "I cartoni animati giapponesi sono violenti e fatti col computer!", esclamavano all'unisono. E così, tra tira e molla, caccia alle streghe, tra un articolo denigratorio di "Famiglia Cristiana" e l'altro, venne varato un decreto legge e i nostri eroi furono - in quattro e quattr'otto - banditi dalle reti nazionali. "Atlas Ufo Robot" venne replicato in sordina su alcune microscopiche TV private, ma stavolta senza generare stupore o polemiche.

Giunti al momento della votazione finale, però, non posso fare a meno di considerare un certo numero di episodi sparsi che all'epoca bollavamo come 'brutti', che in realtà erano fatti da studi coreani di infima reputazione. Tecnicamente è un anime da 7,5. Ma, se consideriamo il valore storico, lo splendido doppiaggio, le pregevoli animazioni di Kazuo Komatsubara, le avvolgenti BGM di Shunsuke Kikuchi, che calzano a pennello in ogni situazione, l'alone di mistero che circonda i primi episodi, gli innumerevoli messaggi di fondo e i buoni sentimenti, arriviamo quasi al massimo dei voti.


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Darfen

Episodi visti: 74/74 --- Voto 9
Premetto che, essendo nato e cresciuto negli anni '90, da bambino non ho mai avuto l'occasione di vedere "Goldrake". Crescendo però ne ho sentito così tanto parlare che, una volta trovata la serie originale, sono stato ben contento di placare la mia curiosità, gustandomi questi settantaquattro episodi.

Sì, "gustare" è il verbo giusto. Ciò che mi ha colpito di più è che, sebbene la serie fosse chiaramente indirizzata a un pubblico di bambini, la storia nel suo complesso tratta temi tutt'altro che infantili.
Uno dei quali è senz'altro quello della perdita. Non solo Actarus e Maria hanno perso la loro famiglia e gli amici a causa dell'invasione del pianeta Fleed da parte di re Vega, ma spesso in molti altri episodi vengono narrate le storie di adulti o bambini che vivono la stessa triste esperienza. Addirittura i cattivi si trovano in situazioni di assoluta disperazione a causa della perdita di un familiare (spesso i figli).
Un altro tema è legato alla scoperta dello spazio e all'innovazione scientifica. Ne è indicativa la trasformazione che subisce il mezzo di Alcor, passando dalla piccola navicella gialla del primo episodio al razzo spaziale che viaggia fuori dall'atmosfera terrestre nell'ultimo.
Inoltre, l'immancabile tema dello scontro tra bene e male ha dei connotati non banali. Infatti, se da una parte abbiamo Goldrake che sconfigge l'ennesimo mostro di Vega, dall'altra abbiamo Actarus, i suoi amici e svariati personaggi secondari, che aiutano a capire che scegliere il bene o il male non è sempre così semplice. A volte capita addirittura che chi capisce di aver commesso un grave errore arriva a tentare azioni avventate che spesso portano al suicidio.

Da un punto di vista più generale, è facile capire perché Goldrake sia diventato un "cult" in Italia. E' stato il primo cartone di robot giapponesi a raggiungere il nostro Paese, e all'epoca (1978) fu qualcosa di veramente nuovo per la TV dell'epoca.
La colonna sonora, oltre ad essere veramente azzeccata, è senz'altro un altro elemento fondamentale di tale successo (chi non ricorda o conosce la sigla "Ufo Robot"?). Inoltre, la ripetitività di certi elementi, come la sequenza della trasformazione di Actarus (con il mitico grido 'Goldraaaake'), le armi di Goldrake (le lame rotanti, l'alabarda spaziale o il tuono spaziale) hanno contribuito a creare un alone "mitico" intorno alla serie.

Tutto ciò però non basta a spiegare il successo così duraturo di un anime del genere.
Il vero punto di forza è la combinazione tra il protagonista e gli altri personaggi. Actarus, il nostro eroe, sebbene conduca il più forte robot della galassia, ripudia la violenza, combatte solo se costretto, è innamorato della Terra e dei suoi abitanti. Un uomo che, nonostante sia un tipo solitario, è anche incredibilmente romantico e carismatico. Egli cerca di essere un esempio irreprensibile per i suoi amici e, anche se ciò non è quasi mai facile, cerca sempre di fare la cosa giusta. A questa profonda caratterizzazione si unisce anche il fatto che Actarus non è un personaggio statico, ma cresce durante tutta la serie, vivendo anche situazioni che gli causano grandi sofferenze.
Gli altri personaggi sono perfettamente intrecciati intorno al protagonista, così da esaltarlo, senza essere però semplici comparse.

L'unica pecca della serie è che, a volte, in certi episodi, ci sono delle palesi forzature nella trama e certe situazioni sono sviluppate in maniera sbrigativa. Inoltre, per chi fosse abituato a serie più nuove, il disegno sembrerà sicuramente un po' troppo datato.

In definitiva, mi sento di consigliare "Goldrake" veramente a tutti, anzi penso che faccia parte di quelle quattro o cinque serie di anime che sono assolutamente da vedere.


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kaio1982

Episodi visti: 74/74 --- Voto 6
"UFO Robot Goldrake" è il primo anime giapponese arrivato in Italia. Nel 1978 il suo arrivo fece da traino inarrestabile per l'arrivo, di lì a poco, di un'infinità di altre serie, specialmente robotiche, che fecero la fortuna di molte reti regionali. Ci furono persino molte polemiche nel 1978, riguardanti la violenza presente in "UFO Robot Goldrake"; oggi, al solo pensiero, mi scappa una risata malinconica. Quando in Giappone uscivano i primi esponenti della seconda generazione dei Super Robot, come ad esempio "Daitarn 3", "Daltanious" e "Gordian", qua in Italia eravamo ancora alle prese con "UFO Robot Goldrake", "Jeeg Robot d'acciaio", "Getter Robot" e addirittura "Mazinga", che in Giappone era uscito nel lontano 1972.
Nonostante l'enorme successo raggiunto nel nostro Paese, io, fin da bambino, ho sempre pensato a quanto fossero poco dettagliati, tremendamente ripetitivi e ultra banali gli episodi e la storia di Goldrake. Oggi, a trentacinque anni di distanza dalla sua messa in onda italiana, recensisco quest'anime, che non fa che confermare tutte le mie riluttanze che avevo da bambino, ovvero che era già enormemente antiquato all'epoca. Per molti, che lo apprezzano anche oggi, è un classico, ma per il sottoscritto è semplicemente un anime che ha il grande merito di averci fatto abituare e conoscere il meraviglioso mondo degli anime. La trama è enormemente banale, con la classica invasione aliena e il robottone di turno che deve combattere e distruggere il classico mostro della settimana. Per fortuna, il protagonista Actarus è ben caratterizzato e le sue origini non sono affatto banali; a contribuire al suo carisma va dato merito al nostro mitico doppiatore Romano Malaspina.

Dal punto di vista tecnico, mi sento di salvare la scelta cromatica molto accesa dei colori e l'indimenticabile animazione vista in spaccato, di quando Actarus passa dalla configurazione navicella a Goldrake. La sigla è splendida ancora oggi, nettamente migliore dell'originale giapponese, e il doppiaggio, specialmente del protagonista, risulta ottimo. Concludo dicendo che "UFO Robot Goldrake" non sente tanto il peso degli anni per il tempo trascorso, ma per l'enorme banalità concettuale che lo contraddistingue.


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irishman

Episodi visti: 74/74 --- Voto 9
Piccola premessa : qui, amici miei, siamo di fronte alla storia. Non a caso su questo capolavoro del lontano 1975 sono stati versati fiumi di inchiostro su pagine di libri, e spese migliaia di parole nei vari commenti su forum o siti come AnimeClick.it. Ammetto che se non appartenete alla mia generazione e siete abituati ai vari "One Piece", "Naruto" o quant'altro, il voto che vedete in alto non sarà sicuramente condiviso, ma se chi legge questa recensione ha vissuto il periodo dell'arrivo di Goldrake in Italia, sono sicuro che sarà d'accordo con me.
Ai più giovani, appunto abituati alla "psichedelica perfezione" degli anime odierni, tengo a ricordare che se il Giappone è riuscito a conquistare (culturalmente parlando) il nostro paese, è stato grazie ad alcune "teste di ponte", che hanno consentito e veicolato i successivi arrivi di materiale animato nipponico nel nostro paese, permettendo appunto, l'esplosione dell'anime-mania così come la conosciamo oggi. E tra queste cosiddette teste di ponte, Goldrake sicuramente riveste, a mio parere, il ruolo di primissima avanguardia.

L'effetto di Goldrake in Italia fu quello di un vero e proprio terremoto culturale in un paese dove il massimo del climax in un cartone animato poteva essere Tom che riusciva a catturare Jerry, o Paperino che si infuriava con i nipotini, rei di qualche marachella. Se tenete conto che il solo concept di questi robot antropomorfi, che lottavano tra loro per difendere o invadere la Terra, fu tale da indurre moltissime donne a creare un'associazione anti-Goldrake, chiedendo la sospensione della trasmissione da parte della Rai, arrivando a incatenarsi alla statua del cavallo di fronte alla sede dell'emittente di stato, avrete un'idea di quanto sia stato forte l'impatto di quest'anime nel nostro paese.
Detto dell'assoluta e travolgente innovazione e originalità che questo capolavoro di Go Nagai portò in Italia, veniamo a esaminare i vari aspetti di quest'anime storico.
Partiamo dalla grafica. Tenendo conto che si parla degli anni '70, siamo di fronte a un lavoro egregio da parte della Toei, visto che gli sfondi, per quanto semplici e brulli rispetto a quello che possiamo vedere oggi, sono davvero belli (vedere Goldrake uscire dalla cascata e sorvolare la campagna circostante è sempre un'emozione), e il chara design è di primissimo ordine. Sicuramente ci sono delle magagne evidenti che fanno anche sorridere, tipo la fiumana di gente in fuga dall'attacco di Vega, che a ben guardare presenta sempre i soliti personaggi che scappano in un loop infinito, ma, amici miei, non dimentichiamoci che si parla di quasi 40 anni fa, e allora non c'erano, nonostante le dicerie, i computer ad assistere i grafici.

Dicevamo del chara-design. Che si parli di umani o alieni o mecha, si ha una caratterizzazione dei vari personaggi davvero stupefacente, con personaggi memorabili, entrati ormai nell'immaginario collettivo, che siano il terrificante Re Vega, il buffo Rigel, o lo stupendo Actarus, uno dei personaggi più "veri" e "umani" che mi sia mai capitato di trovare in un anime. Se i protagonisti hanno ricevuto un ottimo lavoro in fase grafica, si può dire altrettanto anche in fase di introspezione psicologica, con Actarus tra tutti, che in barba alla reazione isterica delle mamme anti-Goldrake, preoccupate di un presunto messaggio violento da parte di quest'anime, è un pacifista nato, amante della natura e degli animali, che sale su Goldrake e combatte soltanto perché costretto dagli eventi che gli pongono di nuovo di fronte i suoi nemici di Vega. Altrimenti nemmeno il desiderio di vendetta (i mostri di Vega hanno distrutto Fleed, il suo pianeta natale e sterminato gli abitanti) l'avrebbe mosso a tanto. Vedere Actarus suonare la chitarra, intonando un motivo malinconico, mentre osserva, preoccupato, la Luna diventare rossa, segno imminente di un attacco nemico, è qualcosa capace di scuotere tuttora il mio cuore.

La trama è decisamente valorizzata da vari fattori, primo tra tutti l'introduzione dei mecha combattenti, assoluta novità in Italia, come detto più volte. E ad approfondire il tutto c'è anche lo sviluppo tecnologico, che accompagnerà Goldrake durante tutta la sua lotta contro il nemico alieno, e che introdurrà nuovi mezzi volanti e accessori vari, accrescendo l'interesse dello spettatore nei confronti della serie. Altro elemento della trama che si può definire originale e innovativo per l'epoca, e che dall'epoca stessa si può dire abbia tratto spunto, è l'origine aliena della minaccia rivolta al pianeta Terra. Siamo negli anni in cui l'ufologia sta avendo il suo boom, e non è un caso che in questi anni fioriscano opere legate al tema extraterrestre.

Ad accompagnare un prodotto di questa levatura c'è anche una colonna sonora di primissimo livello, che tuttora, a distanza di anni, mi ritrovo ad avere ben scolpita nella mente. Le sigle (italiane: all'epoca era raro che venissero lasciate le sigle originali nipponiche) conquistarono, in quel periodo, le vette delle hit parade, e i motivi della colonna sonora sono letteralmente leggendari, laddove accompagnano le scene dove viene esaltato l'eroismo e l'onore dei nostri eroi, o, azzeccatissime, dove invece si deve sottolineare la tristezza o la comicità delle scene che scorrono di fronte ai nostri occhi.
Concludendo, Goldrake è un capolavoro, una pietra miliare dell'animazione, un'opera che ha fatto da battistrada a tutto il resto del mondo degli anime. Mi spiace soltanto che le nuove generazioni, abituate ad altre tipologie di prodotti, se messe di fronte a Goldrake, finirebbero, quasi sicuramente, per storcere il naso, ma se riusciranno a guardare i 76 episodi mettendosi davanti alla tv come una "coppa vuota" apprezzeranno quello che probabilmente è il manifesto dell'animazione giapponese in Italia.


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micheles

Episodi visti: 74/74 --- Voto 9
In Italia Goldrake è un mito. Certo, non è stato il primo anime mai trasmesso - prima di lui ci sono stati Barbapapà, Vicky il Vichingo e Heidi - ma è stato il primo ad essere ambientato nel Giappone contemporaneo ed il primo ad essere universalmente riconosciuto come cartone animato giapponese. È stato anche il primo a suscitare polemiche per la violenza in esso contenuta, tanto da arrivare a sollevare un'interrogazione parlamentare. Per un'intera generazione (la cosiddetta <i>Goldrake generation</i>) l'animazione giapponese si è identificata con Goldrake. È impossibile dare un giudizio su Goldrake senza ignorare tutto questo.

Ciò detto, è doveroso notare che l'importanza di Goldrake è stata gonfiata in Italia (e in Francia, da cui l'abbiamo importato) proprio per il fatto di essere stato il primo anime ambientato in Giappone ad avere un successo universale in Occidente. In Giappone, Goldrake è considerata un'opera minore di Go Nagai: il robot che ha conquistato generazioni di giapponesi non è Grendizer, ma il suo antenato Mazinger. È Mazinger che ha veramente innovato, mentre Grendizer è semplicemente una variazione sul tema. Se in Italia si fosse rispettato l'ordine cronologico, anche da noi Mazinger sarebbe più amato di Goldrake. Stante l'ordine cronologico inverso di trasmissione italiana (Goldrake nel 1978, il Grande Mazinga nel 1979, Mazinga Z nel 1980) la stragrande maggioranza degli italiani oggigiorno predilige Goldrake, anche perché la sua realizzazione tecnica è sicuramente superiore a quella dei vari Mazinger. Io orgogliosamente però sono sempre stato un fan del Grande Mazinga, fin dai tempi della sua prima apparizione in TV, e questo spiega perché il mio voto su Goldrake non è un 10, ma un 9.5.

Rispetto al Grande Mazinga Goldrake è meno giapponese, l'ambientazione è (sorprendentemente) western, i nemici sono futuribili dischi volanti e non mostri sotterranei venuti dal passato: tutto questo è importato dall'occidente. Lo stesso si può dire per il personaggio di Actatus, un po' cowboy che suona la chitarra al chiaro di luna, un po' principe ereditario, in ogni caso eroe romantico con un passato doloroso alle spalle, uomo maturo, adulto e fascinoso. Ben diverso da quel ragazzino testa calda e attaccabrighe di Koji Kabuto/Alcor, qui declassato al ruolo di semplice aiutante, e ben diverso dal mentalmente instabile Tetsuya che in certe scene viene rappresentato quasi come un pazzo che vive solo per combattere. Dal punto di vista dei personaggi (Actarus, Venusia, ma anche i personaggi minori come Righel e Mizard) Goldrake è superiore al grande Mazinga, che però vince a livello di character design e personalità dei nemici (i Sette Generali dell'Inferno, il grandissimo Generale Nero).

Il Grande Mazinga è anche molto più violento e profondamente nagaiano di Grendizer (ricordo scene in cui il Grande Mazinga sanguina) che invece è più lirico e triste, un'opera della maturità piuttosto che della giovinezza, anche se è posteriore al Grande Mazinga di un solo anno. Sono comunque entrambi dei grandissimi anime che hanno segnato un'epoca e che andrebbero visti e rivisti da tutti.

P.S. Il doppiaggio storico è eccezionale, forse il migliore di quegli anni, con un indimenticabile Romano Malaspina nel ruolo di Actarus.


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daisuke

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
È il "figlio" del Maestro Go Nagai più amato in Italia. Chi non ha mai sognato di essere Actarus o giocato con gli amici imitandolo (io al massimo, data la mia "stazza", potrei fare Boss Robo!)? Chi ama il genere mecha classico di certo apprezzerà questo anime, ci sono pochi commenti da fare se non trovare pochi "difetti" dettati dal tempo o errori fatti nel doppiaggio e adattamento per la TV, per esempio le censure nel primo episodio fatte all'epoca.

Tornado alla storia, Actarus/Duke Fleed/Daisuke Umon è il principe ereditario della stella Fleed (alias Altair), pianeta avanzatissimo tecnologicamente e pacifico, che soccombe sotto l'attacco degli abitanti della stella Vega.
Per salvare il proprio il figlio Re Fleed lo fa fuggire con la massima espressione della tecnologia del pianeta, cioè Goldrake (Grendizer), tra l'altro motivo principale dell'attacco svolto dai Vegani. Rifugiatosi sulla nostra Terra assume l'identità del figlio del dottor Umon (Procton), vivendo in pace credendo il suo pianeta perduto. Quando l'esercito Vegano arriva sulla Terra, Actarus, alla guida di Goldrake, combatte per difendere quella che considera la sua nuova patria. Al suo fianco ci saranno dapprima Alcor (Koji Kabuto), poi Venusia (Hikaru Makiba) e poi Maria Grazia Fleed, la sorella minore di Actarus e da lui creduta morta, che lo aiuteranno a sconfiggere i Vegani pilotando tre veicoli di supporto, ovvero Goldrake II, Delfino Spaziale e Trivella Spaziale.

Piccola curiosità: in Giappone c'è la festa di Tanabata, il 7 luglio, dove la Stella Altair e la Stella Vega rappresentano due innamorati, che se le condizioni meteorologiche lo permettono si possono incontrare, perché durante il resto dell'anno non gli è permesso. Chissà perché il Maestro Go Nagai ha fatto questa scelta opposta alla mitologia del Tanabata, io una vaga idea ce l'ho ed l'ho avuta ripensando ad uno degli episodi finali. Buona visione, e/o ri-visione per chi come me l'ha visto più volte.


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maxichiarolanza

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
Goldrake per me è un vero mito. La prima volta che l'ho visto in tv fu negli anni '90. Confesso che rimasi impressionato nel vedere questa serie, veramente ben realizzata.
L'unica cosa negativa secondo me è che gli episodi trasmessi in tv sono stati purtroppo solo 71 invece dei 74 effettivi.
La grafica dal mio punto di vista è ottima così come le musiche. Molto bella è infatti la seconda sigla. Anche i doppiatori meritano un plauso. In particolare Romano Malaspina è da 110 e lode.


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demone dell'oscurità

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
Un cartone che a mio avviso Go Nagai ha sviluppato molto dal punto di vista degli attacchi atomici avvenuti durante la seconda guerra mondiale in terra nipponica.

Ci sono diversi punti di riferimento da questo punto di vista, ovvero le alleanze tra i cattivi, il tema della radioattività che porta distruzione nel giro di pochi mesi e il non rispetto delle regole quando vengono usate delle armi potentissime, regole che vanno a danno di tutti, anche dei vincitori.

Ed è proprio questo il significato principale di questo anime, ovvero che la lotta tra bene e male, quando entrano in campo forze così devastanti sicuramente da una parte viene conseguita la piena vittoria sul nemico, ma non si potrà mai parlare di manifesta superiorità, visto che lo è solo di nome e nei fatti immediati, nei fatti a lungo termine si dimostrano chiaramente le disastrose conseguenze.

E difatti nell'anime la radioattività porta la distruzione a scoppio ritardato di una delle due fazioni, e quando ci si rende conto del grave errore commesso, è sempre troppo tardi per riparare al danno.

E qui sta la chiave dell'opera, ovvero che il monito dell'autore è quello di evitare che l'umana specie continui nei prossimi decenni ad agire in maniere così arbitraria e senza scrupoli, se già a suo tempo un disastro simile ha comportato lo scempio delle zone nipponiche e la vergogna delle potenze occidentali, cosa potrà mai succedere se la radioattività, con le tecnologie attuali fosse nuovamente di casa all'interno di nuovi conflitti?

Quindi la risposta è facile da una guerra non uscirà mai un vinto, nè un vincitore, la supremazia del forte sul debole vale per la grinta d'animo messa a disposizione per impegnarsi su cause giuste, se lo sif a per interessi di dominio senza scrupoli al solo fine di rendere schiavo il prossimo è un comportamento che non verrà mai giustificato seppur perdonato.

Un cartone che gode di una sigla italiana tra le più conosciute in assoluto, di disegni eccellenti in cui si annovera un certo Shingo Araki e di una colorazione davvero ben disposta.

Per chi ancora non l'ha visto, deve correre subito a guardare questo anime, per come è ben realizzato, uno dei migliori nel campo robotico degli anime.

simona

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simona

Episodi visti: 50/74 --- Voto 10
Credo che aprire bocca sarebbe inutile! La miglior serie di tutti i tempi!!! Goldrake è sempre Goldrake e nonostante la serie abbia più di 30 anni ha conservato tutto il fascino delle origini. La voce di Romano Malaspina, le sigle originali e le armi come la mitica alabarda spaziale fanno ormai parte del nostro immaginario collettivo e non è un errore affermare che senza Goldrake la TV italiana e un'intera generazione di ragazzi non sarebbero più gli stessi. Nessuno può paragonarsi a lui! Un MITO.


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Actarus

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
La mia serie preferita (infatti non a caso il mio nick porta il nome del pilota del robot).
Di particolare la serie ha parecchie cose. Innanzitutto il coinvolgimento che sa dare nelle scene di combattimento con le musiche di sottofondo le migliori in assoluto (CHE BRIVIDI MI DANNO ANCORA ADESSO!), il lato umano e profondo di tutti i personaggi, grazie anche all’eccellente doppiaggio italiano (da OSCAR quello di Malaspina la voce di Actarus). Mi è rimasta sempre nella memoria la prima volta quando lo vidi, Actarus sganciarsi dal disco volante, la famosa piroetta della cabina di comando(o sedia per capirsi). E poco importa se tutte le puntate della serie sono state quasi tutte autoconclusive, non ci si annoia mai. Ho saputo da poco che è uscito un remake di Mazinga Z.
Spero caldamente che Go-Nagai si decida per un riadattamento anche per Atlas Ufo Robot, anche se la vedo dura perché in Giappone non ha grande popolarità. Sarebbe già un sogno se riuscissero a portare a termine il film di Goldrake in CG portato avanti da un gruppo di italiani superfan del gigante d’acciaio. GOLDRAKE AVANTI!



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neoargo

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
Il 4 aprile fu l’anniversario di uno dei più bei anime della nostra infanzia, parlo di Ufo Robot Goldrake.
la serie fu trasmessa per la prima volta martedì 4 aprile 1978 sull’allora Rete 2 (oggi Raidue),una serie che avrebbe poi dato via ad un vero e proprio filone di robottoni, quali Mazinga Z, Jeeg, Grande Mazinga... che dire questa è una serie di quelle che ti rimane nel cuore.
È una storia avvincente, un uomo che deve combattere contro dei mostri alieni a bordo di un robot il goldrake e ogni volta a costo della sua vita, una storia di altri tempi.

Lorenzo

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Lorenzo

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
Parlare di Goldrake senza parlare di ciò che é stato in Italia e ha rappresentato per tutti noi ma non soltanto per noi, é quasi impossibile; scindere l’anime Goldrake dal “fenomeno” Goldrake, non solo economico e di marketing-merchandising, ma anche e soprattutto culturale, appare oggi quanto meno improprio e alquanto superficiale, se non addirittura scorretto. Impresa ardua, comunque, ricostruirne la storia sotto questi molteplici profili in modo documentato, completo ed esauriente, perchè c’é dentro anche un pezzo di storia del costume italiano. Una scommessa, questa, vinta alla grande dal giovanissimo Alessandro Montosi, nato ben 4 anni dopo l’arrivo di Goldrake sui nostri teleschermi, e sincero e assai competente appassionato di animazione nipponica, col suo libro "Ufo Robot Goldrake - Storia di un’eroe nell’Italia degli anni Ottanta" per la Coniglio Editore che altro non é se non la trasposizione della sua tesi di laurea e al quale rimando chi non lo avesse ancora letto per la trattazione di Goldrake (e non solo…) sotto tutti gli aspetti. Una lettura scorrevole quanto godibile, e direi obbligata per ogni amante dei cartoons jappo.:-)
Mi limiterò perciò qui a recensire Ufo Robot Goldrake esclusivamente dal punto di vista strettamente artistico, senza tener conto di tutto il resto.
Qualche considerazione di carattere generale, comunque, é doverosa. Goldrake é il primo anime trasmesso in Italia oltre 30 anni fa, quello storico (per noi “fanatici”;)) 4 aprile 1978 sull’allora Rete 1, e ha spalancato le porte ai cartoni animati giapponesi nel nostro Paese, all’epoca assolutamente sconosciuti, con la loro estetica ed i loro valori di fondo del tutto “rivoluzionari” rispetto a quanto si era visto fino a quel momento. Fino ad allora, infatti, in Italia cartoni era sempre stato sinonimo di Walt Disney, Warner Bros., Hanna e Barbera ed altri (leggi: America) e la concezione che se ne aveva come mezzo espressivo ed opera d’arte era alquanto ristretta. Dopo di Goldrake, il diluvio: come è stato detto da più parti, il suo arrivo, salutato da un successo planetario con pochi eguali che esplose come una bomba presso il pubblico più giovane, scoperchiò un vero e proprio vaso di Pandora, scatenando una rivoluzione culturale senza precedenti. Da allora, negli anni immediatamente seguenti, un numero incalcolabile di serie animate provenienti dal paese del Sol Levante ha letteralmente invaso le nostre televisioni e da lì l’invasione si é propagata praticamente ovunque, entrando a far parte della nostra cultura e assicurandosi un posto solido nel nostro costume, e la sua onda lunga, anzi, lunghissima, perdura ancora ai nostri giorni: ormai gli anime giapponesi sono parte di molti di noi che con loro siamo cresciuti, ma non di rado anche delle generazioni più giovani, e sono tuttora ben noti anche a chi non ne é appassionato. Se esistono questo e una miriade di altri siti sul tema e se siamo qui a parlarne, lo dobbiamo a lui, a Goldrake.:)
Ufo Robot Goldrake, realizzato nel 1975 dal Maestro Go Nagai, col fondamentale apporto, fra gli altri, dell’indimenticabile Kazuo Komatsubara prima e di Shingo Araki poi per il design, é il terzo ed ultimo capitolo della saga dei Mazinga, dopo Mazinga Z ed Il Grande Mazinga, ed é legato ai primi due praticamente soltanto dalla figura di Koji Kabuto, già pilota del primo Mazinga, ed unico personaggio presente in tutte e tre le serie a fare da filo conduttore; soltanto in un paio di episodi faranno la loro apparizione anche Boss Robot con Boss, Nuke e Mucha, rimasti legati a Koji da profonda amicizia. E in una breve sequenza all’inizio del primo episodio si vede comparire per pochi attimi Mazinga Z nei ricordi dello stesso Koji.
Persi per strada tutti gli altri personaggi di Mazinga in un modo che ancora oggi suscita qualche interrogativo fra i cultori (e questo, in effetti, rimane forse il punto più debole dell’intera opera, a mio avviso), la serie di Goldrake introduce vicende che, sebbene siano di fatto un seguito delle precedenti, si svolgono del tutto a parte e da esse indipendenti, come se queste ultime non fossero mai accadute. E’ anche per questo che Goldrake, pur essendo il capitolo conclusivo della trilogia, venne trasmesso per primo, con i Mazinga a seguire, in ordine esattamente inverso (prima Il Grande Mazinga e poi Mazinga Z), dato che all’inizio, proprio per i suoi deboli collegamenti, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che si trattava in realtà del seguito di altre serie precedenti, e Mazinga, come tutti gli altri robot ancora di là da venire, era allora un perfetto sconosciuto.
Dopo la sconfitta dell’Impero di Mikene, Koji va in America a indagare sui numerosi avvistamenti di Ufo verificatisi negli ultimi tempi e costruisce un piccolo disco volante, il Tfo, finchè non viene chiamato dal Dottor Procton a collaborare col Centro di Ricerche Spaziali. Qui conosce suo figlio adottivo Actarus, un extraterrestre fuggito dal pianeta Fleed col suo robot Goldrake e rifugiatosi sulla Terra dopo che le truppe del crudele Re Vega lo hanno completamente distrutto e sterminato i suoi abitanti e la sua famiglia, preparandosi ora ad invadere anche la Terra, come preannunciano i misteriosi avvistamenti di cui sopra. Con l’attacco di Vega, dopo il dottor Inferno e Mikene prende così il via un’altra lunga guerra, stavolta galattica, la più famosa per i telespettatori di casa nostra, prototipo per noi della manichea lotta Bene contro Male, che vedrà in prima linea Actarus combattere i nemici al comando del suo robot con le sue potenti armi, inizialmente da solo, poi aiutato dagli amici, e che si protrarrà ben 74 episodi (di cui 3 inspiegabilmente mai trasmessi in Italia) ma che con le precedenti non avrà praticamente alcun rapporto (se non nei manga, che però seguono un percorso molto diverso).
E’ evidente che la serie di Goldrake si differenzia dalle prime due, oltre che per la “tabula rasa” quasi totale effettuata dall’Autore, anche per lo spirito: mentre i Mazinga pendevano decisamente verso il versante dello spettacolo e dell’adrenalina pura, privilegiando soprattutto i combattimenti e l’azione, in Ufo Robot Goldrake rispetto ai suoi predecessori viene dato molto più spazio ai caratteri e ai rapporti fra i personaggi, che possono considerarsi i più significativi creati da Go Nagai insieme a quelli di Jeeg Robot d’acciaio, l’anime a lui più vicino e più paragonabile proprio in virtù di questa sua caratteristica. Fra questi il primo posto va senz’altro ad Actarus, il pilota di Goldrake, forse il più conosciuto ed amato personaggio dell’animazione giapponese di sempre: un giovane che tutti vorremmo come amico, di animo profondamente nobile e di indole buona e generosa, che ama visceralmente la natura con ogni essere vivente e la Terra che lo ha accolto che considera la sua seconda patria, odia la guerra e la violenza e vi fa ricorso solo quando ne é costretto per difendersi e per difendere i suoi amici. La sua presenza fortemente carismatica e significativa conferisce non poco spessore all’anime, anche nei suoi rapporti con gli altri personaggi: il padre Procton che lo ha raccolto ferito dopo il suo atterraggio sulla nostro pianeta e lo ha adottato, la dolce Venusia che lo ama in silenzio, il piccolo Mizar che lo ammira, il buffo Rigel padre un po’ all’antica di Venusia, e poi, dall’altra parte, i comandanti di Vega Gandal, Hydargos e poi Zuril, sempre in lotta e rivalità fra di loro per conquistarsi i favori del sovrano Vega e sconfiggere il loro odiato nemico Goldrake; e poi naturalmente l’inseparabile amico Koji, dopo le iniziali diffidenze ed attriti. Tutte figure assolutamente indimenticabili e incancellabili, entrate a far parte e consolidatesi per sempre nell’immaginario collettivo di una generazione e in parte anche al di fuori, punto di riferimento e pietra di paragone in seguito per i protagonisti delle serie robotiche analoghe successive. In pratica Goldrake in Italia ha rappresentato quello che Mazinga Z ha rappresentato in Giappone, con in più il formidabile impulso dato dalla scoperta di un modo allora assolutamente inedito di fare e di concepire l’animazione, quello nipponico, appunto.
Sul piano più strettamente spettacolare-combattivo Goldrake é mediamente meno divertente rispetto alle precedenti serie dei Mazinga (tanto che, a differenza di questi ultimi, viene danneggiato in combattimento solo una volta), e su un numero anche troppo elevato di episodi, se ne contano diversi “riempitivi”, anche più che nei Mazinga, anche se all’epoca la cosa non poteva di certo avere il minimo peso. Ma vi sono momenti passati alla storia, come la sconfitta di Hydargos, il tragico incontro con Naida o la riunione con Maria, e tutti i personaggi e i mecha subiranno, chi più, chi meno, un’importante evoluzione nel corso della serie, con l’introduzione fra l’altro di nuovi fondamentali mezzi di supporto a Goldrake, secondo uno dei tanti noti principi comuni a molte altre serie del genere. Ma la sequenza che più é rimasta impressa nella mente e nel cuore di milioni di fans é quella classica dell’uscita di Actarus e della sua trasformazione in Duke Fleed, ossia il pilota di Goldrake, secondo il nome - censurato nella prima edizione televisiva storica - che aveva sul suo pianeta di origine dove era figlio della famiglia reale, una scena ripetuta rigorosamente uguale ad ogni episodio, come si usava a quei tempi data la povertà di mezzi.
C’è anche da dire, fra parentesi, che la scelta di Nagai di una civiltà extraterrestre come nemico dopo le altre provenienti dal sottosuolo nei Mazinga era dovuta, con ogni probabilità, all’influenza del fenomeno ufologico che in quegli anni toccava il suo apice: proprio in Italia, ad esempio (ma non solo), il 1978 fu l’anno in cui si contarono il maggior numero di avvistamenti in assoluto; e forse anche questo può aver contribuito a fornire terreno fertile al successo di una serie impostata su questi temi “spaziali” allora così diffusi e “di moda”.
Il finale é malinconico, e può lasciare qualche lacrimuccia. Da tempo molti fan sperano in un seguito della serie, dopo i molti remakes e newquels sfornati ultimamente dal Maestro; finora c’é stato solo un tentativo, in parte, su carta stampata, nel graficamente bellissimo manga a colori in corso di pubblicazione “Dynamic Heroes”, che riproduce praticamente tali e quali i disegni della tv e dove il nostro eroe si incontra non solo con i Mazinga, ma anche con Getta Robot G e persino con altri personaggi di Nagai quali Devilman e Cutie Honey, in un pirotecnico anche se un po’ ingarbugliato cross-over come mai si era visto prima. Ma il nostro eroe più amato non era certo nuovo a simili imprese: come gli altri compagni di avventura all’epoca del suo successo in patria aveva preso parte ai sei mitici oav cinematografici, scontrandosi prima col suo illustre predecessore in Mazinga contro Goldrake, lungometraggio sulla carta esplosivo e dal titolo allettante, ma nei fatti meno “sostanzioso” del previsto, e poi a fianco di quest’ultimo e di Getta G nel celebre Ufo Robot Goldrake, Il Grande Mazinga e Getta Robot G contro il Dragosauro, sicuramente il migliore dei sei fin dalle premesse, stavolta mantenute, per la memorabile squadra di robot che riunisce, un’occasione purtroppo - manga citato a parte - mai più ripetutasi (per ora); entrambi situati fuori della linea temporale delle rispettive serie per alcune incongruenze o anche soltanto dettagli che ne impediscono la loro inclusione nelle suddette, pur rispettandone alcuni fondamentali presupposti di base, tanto che in Mazinga contro Goldrake viene finalmente spiegato da Koji stesso (sotto ipnosi) il legame e il passaggio dal primo al secondo come mai era stato fatto nella serie televisiva.
Un cenno meritano i doppiatori dell’epoca, cui si deve gran parte dell’enorme popolarità del cartone animato in Italia, anche se gli adattamenti italiani di allora, come é sempre stato del resto caratteristica costante della distribuzione degli anime nel nostro Paese, dato anche il loro carattere pionieristico, furono spesso imprecisi e pieni di errori nei dialoghi e soprattutto nei nomi, dovendo anche tagliare i ponti il più possibile con Mazinga e presentare Goldrake come una storia assolutamente autonoma e non il seguito di altre precedenti: il caso più clamoroso in proposito fu quello di Koji a cui venne cambiato il nome in Alcor così come era stato tradotto in Francia, dove l’anime era già arrivato da alcuni mesi e aveva già spopolato prima che da noi. Diversi doppiatori hanno legato la loro carriera e il loro successo alla prestazione offerta in Goldrake, e sono tuttora famosi e ricordati dai fans soprattutto per questo, in primis il grande Romano Malaspina indimenticabile voce di Actarus, poi scelta obbligata per tutti i piloti di robot nelle serie successive (gli “Actarus della situazione”, in pratica, assumendo il modello originario come punto di riferimento irrinunciabile), poi Rosalinda Galli come Venusia, Elio Zamuto come Dottor Procton, Armando Bandini come Rigel, e nei panni di Mizar il giovanissimo Fabrizio Mazzotta, oggi apprezzato direttore di doppiaggio rimasto nel mondo dell’animazione nipponica che lo ha visto crescere.
Ma al successo epocale di Goldrake hanno contribuito in buona parte anche le famosissime sigle di Vince Tempera, specie quella di apertura, rimaste in vetta alle classiffiche per mesi e ricordate e canticchiate ancora oggi da giovani e meno giovani.
Trasmesso sulle tv di Stato fino all’84, e in seguito mai uscito su vhs nè su dvd (oav a parte), soltanto l’anno scorso, dopo quasi 30 anni, Goldrake é stato finalmente pubblicato in digitale a cura della D/visual, in versione integrale con gli episodi mancanti (compreso il fondamentale n° 71) e con una traccia audio completamente nuova, che vede parte delle voci storiche ancora all’opera, straordinariamente poco cambiate e ancora validissime, fra cui lo stesso Malaspina, e con i dialoghi riveduti e corretti e più fedeli all’originale giapponese, con fra le altre cose, qualche piccolo riferimento in più a Mazinga (soprattutto negli episodi con Boss). Una “Special Edition” ancora in corso con Fabrizio Mazzotta già Mizar nell’edizione storica alla direzione del doppiaggio e in partecipazione nel ruolo di Banta, personaggio meno rilevante poi scomparso dopo un certo numero di episodi.
Oggi quando si analizza Goldrake senza dubbio occorre impostare il discorso su due piani: quello del valore artistico effettivo e quello del valore affettivo-nostalgico (mi si perdoni l’involontario gioco di parole;)): se si prescinde da quest’ultimo, forse il primo in parte ne risente, per i motivi che ho citato poc’anzi e che lo differenziano dalle due serie che lo precedono.
Ma a questo punto io credo (opinione personale) che i due piani coincidano e che, di fatto, il valore di Goldrake come opera artistica in sè stia ANCHE nel suo stesso valore strettamente sentimentale-sociologico-di costume, nel suo essere stato (e rimanere ancora, a distanza di tanti anni) un “fenomeno”. Del resto, rivisto oggi, é anche un indicatore alquanto interessante ed eloquente del mutamento dei tempi. Allora era un periodo di grandi novità in diversi campi dello spettacolo, di svolte epocali che riflettevano in qualche modo il clima sociale e politico di profondo cambiamento degli anni ‘70, come probabilmente mai più si é verificato nè prima nè dopo nel dopoguerra. Non é per fare a tutti i costi il nostalgico, ;) ma credo che quelli fossero tempi di vero interesse per le novità e quindi di un genuino entusiasmo. Pensiamo soltanto ad altri grandi successi nazionali e mondiali rimasti scolpiti in modo indelebile nella memoria di molti, se non di tutti, come il Sandokan televisivo del 1976 e Guerre Stellari al cinema l’anno dopo, accomunati a Goldrake dal loro carattere di “fenomeni” di costume oltre che artistici. Adesso invece tendiamo a non meravigliarci più di nulla, diamo tutto per scontato. Abbiamo visto troppo e ormai nulla ci sorprende più...Probabilmente oggi Goldrake non riscuoterebbe lo stesso successo. Ma rivederlo, anche se con un doppiaggio diverso (e forse anche scoprirlo, per chi non era nato e non lo ha mai visto, chi lo sa), per noi é e rimarrà sempre un grande piacere.:-)

Francesco

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Francesco

Episodi visti: 73/74 --- Voto 10
Tra i robottoni di Nagai, Goldrake è quello dalla storia forse più struggente e dal pilota più romantico e principesco. Molto caratteristico l'abbigliamento dei personaggi in stile marcatamente anni 70. Come per altri cartoni di questo periodo (Grande Mazinger, Getter Robot) le musiche sono molto belle e la sigle della versione italiana sono probabilmente le più note tra i cartoni. Interessante all'inizio della serie il fatto che l'identità del pilota di Goldrake resti segreta e venga svelata solo in un secondo momento. I disegni sono molto ricercati e alcune figure femminili sono molto raffinate. Da segnalare il tema dell'eroe che ha perso la sua patria, la cui nostalgia l'accompagna sempre. Un curiosità infine: pare che quando venne trasmesso la prima volta in Francia, Goldorake (lì si chiamava così) abbia avuto la percentuale di telespettatori più alta della storia della tv francese (maggiore anche di quella per le partite della Francia campione del mondo nel 1998).

Exedore

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Exedore

Episodi visti: 72/74 --- Voto 9
Sicuramente i segni del tempo si vedono tutti ma rimane sempre un grande anime. Stiamo parlando di un opera di 74 puntate ed è quindi logico che molte siano di riempitivo ma non è vero che non ci sia una trama che si dipana, anzi. Rappresenta già una notevole evoluzione rispetto ai suoi predecessori. Il profilo dei personaggi già si inizia a delineare anche se rimangono ancora alcuni personaggi macchietta. Interessante in particolare il rapporto tra il protagonista e Procton da una parte e Koji, eroe retrocesso, dall'altra.
I disegni sono molto altalenanti ma nei suoi picchi migliori rimangono tutt'oggi molto gradevoli e ben fatti. Il chara è molto bello come quasi tutti quelli dell'epoca. Il Mecha, sicuramente poco realistico, tuttavia risulta molto originale e si distacca di molto dall'anonimato. Le musiche sono belle. Nettamente al di sopra dei prodotti dell'epoca, non si può negare che tolti alcuni capolavori la sua bella figura la possa fare anche al fianco di tanti, troppi lavori mediocri degli anni successivi e anche attuali. Lavori senza anima e senza carisma che invece Goldrake ha eccome. Un anime che può sembrare poco originale anche perchè è stato molto copiato. Anche tra i suoi successori difficile trovare molti super robot in grado di competere in qualche modo con l'archetipo. Tra questi Danguard , Baldios, Zambot 3. Tutti debitori in misura di Goldrake. Questi titoli insieme il precedente Jeeg rappresentano una sorta di fase di transizione dai robottoni infantili alla Mazinga ai Real Robot, non tanto per le caratteristiche dei robot quando per il loro essere un prodotto più maturo.
Un mito, quello di Goldrake/Grandizer, totalmente meritato. Un classico il cui linguaggio può forse invecchiare ma che riesce ancora a trasmettere lo spirito originale e una forse primitiva ma sicuramente affascinante atmosfera.

tipieffe69

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tipieffe69

Episodi visti: 70/74 --- Voto 10
Condivido appieno la recensione di Seb. Goldrake è un mito vero pe proprio. Altri cartoni animati non raggiungeranno mai la fama del robottone più amato in assoluto. Altri cartoni come i citati Gundam, Devilman ecc. sono noti, ma ad una fascia ristretta di pubblico. Chiedete ai genitori dei trentenni attuali se si ricordano la sigla di Ufo Robot: rimarrete sorpresi!!! Goldrake ha aperto gli orizzonti, nulla gli è paragonabile come fama in generale, nemmeno altri robot quali Mazinga e Jeeg, peraltro favolosi.

bass

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bass

Episodi visti: 70/74 --- Voto 10
Io non so quanto il mio giudizio sia condizionato dal Mito, che travolse anche me sul finire degli anni settanta quando ero un bambinetto curioso e amante delle novità. Ma per me Questo cartone mi ha sconvolto la vita ,nel senso letterale del termine. E' la serie che più ha segnato il mio immaginario e probabilmente non solo quello, mi ha colpito nel profondo del mio sentire e credo mi abbia reso una persona migliore, più sensibile, più attenta ai valori dell'amicizia e della lealtà. Per me fu un'esperienza sconvolgente Goldrake, che non ho mai potuto dimenticare! Actarus alias Duke Fleed, l'eroe puro, di nobilissima origine, costretto alla guerra da coloro i quali annientarono la sua patria e il suo popolo, coraggioso e inflessibile guerriero ma capace di essere compassionevole anche col nemico, l'anima stessa di Goldrake, monumentale macchina di guerra e di pace... La saggezza paterna e il genio scientifico del dottor Procton. L'amicizia leale e il coraggio indomito e spesso incosciente di Alcor/Koji Kabuto. L'amore paziente e l'abnegazione di Venusia. La sfrontata vitalità di Maria. E i cattivi complessi e contraddittori. Mamma mia che emozioni. Non ho parole. Mi dispiace per i ragazzini d'oggi bombardati da migliaia di serie che non potranno vivere quella magia, e vivere la giornata nell'attesa di quell'unico appuntamento serale che mi faceva gioire e anche versare calde lacrime. Non lo dimenticherò mai, mai...

seb

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seb

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
I casi sono due: valutare Goldrake con i metri di ora, e quindi giudicarlo così così, oppure valutarlo con i metri di ALLORA.
Nel primo caso, si incorre, comunque, nell'errore di valutazione storica tipico degli storici mediocri e che già Machiavelli rimproverava ai sui contempoaranei e che salverebbe solo capolavori senza tempo quali quelli di MYazaki (e nemmeno tutti) e Disney (e neanche tutti pure in questo caso), dal momento che anime super lodati oggi, probabilmente domani saranno considerati alla stregua di monnezza.
Ma anche il secondo metro di giudizio nasconde un'insidia pronta a colpire qualunque recensore: il MITO.
Atlas Ufo Robot è un MITO, generatore di sogni, macchina fabbrica emozioni quali mai un bambino del 1976 avrebbe potuto immaginare.
L'adolescente di oggi vedrà solo disegni grossolani, colori psichedelici, trama scontata e ripetitiva....tutto già visto e offerto dal genere robottoni.
Ma lo spetattore di quegli anni, vide ben altro. Vide il passaggio del suo televisore dal bianco e nero al colore. Vide la fantascienza in cartone animato. Scoprì che il Giappone non era solo quello di "Tora Tora Tora" e "Atragon". Lo vide assieme a tanti altri bambini del palazzo in cui viveva, perchè era bello condividere le emozioni e tifare i nostri eroi come ad una partita dei Mondiali di calcio!
Goldrake è stato anche questo, per noi e non solo un cartone. Per tante femminucce Actarus è stato il primo amore, così come Venusia lo è stata per tanti maschietti (io, in primis. Poi venne Lamù e infine Lady Oscar...ma sto divagando sulle mie fidanzate di celluloide).
Per questo non dilungherò nella descrizione del cartone: altri recensori lo hanno già fatto e molto meglio di come io potrei.
Goldrake, inoltre, inaugurò la becera e ignorante discussione sulla presunta "violenza" dei cartoni giapponesi (il termine Anime, allora, non lo conosceva nessuno) dove buffoni paludati da critici televisivi, idioti travestiti da psicologi infantili e sociologhi all'amatriciana censuravano un programma che NESSUNO DI LORO AVEVA MAI VISTO, neppure per mezzo episodio!
Dove si denigrava una serie animata che invece diffondeva, anche, i valori dell'amicizia, della fedeltà alla parola data, del coraggio, del sacrificio, dell'amore per la Patria che era, poi, tutta la nostra Terra. insomma, facevano a pezzi un cartone che, al giorno d'oggi, definiremmo "spilberghiano" ante litteram.
Si, un pò di violenza c'era...d'accordo. Ma vogliamo metterla al confronto con quella di altri cartono americani!
Goldrake aveva l'alabarda spaziale, il raggio anti gravità, il Maglio perforante, il Tuono spaziale, i Raggi disintegrante....tutte armi a portata di bambino e autocostruibili nella propria cameretta.....mente i cari, piccoli, dolci, teneri TOM e GERRY si scambiano effusioni a suon di colpi di rastrello, ferri da stiro, prese elettriche imemrse nell'acqua, seghe elettriche, coltelli e petardi...che carini!!!!
Alla fin fine, non si può giuducare un mito....anzi, IL MITO della nostra infanzia perduta. Concordo sull'inutilità di proporlo alle genarazioni attuali, se non per preservarne la memoria. Non sarebbe capito. Non sarebbe apprezzato. A meno di non farlo vedere a bambini "vergini" delle produzioni attuali, perchè allora si, che Ufo Robot tornerebbe ad essere il mito senza tempo ed il sogno ad occhi aperti della nostra innocenza perduta.

Zelgadis

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Zelgadis

Episodi visti: 74/74 --- Voto 7
Goldrake non è stato il primo anime ad arrivare in Italia, ma è stato quello che ha decretato il successo italiano degli anime. Lo vedevo sempre da bambino, così come tutti gli altri robottoni di Go Nagai. Da grande però mi sono un po' disilluso: la trama di tanti di quegli anime che tanto mi appassionavano da piccolo mi è apparsa banale e ripetitiva. Darne un giudizio con i canoni di oggi sarebbe ingiusto; dire però che sia stato il miglior anime di tutti i tempi è ingiusto lo stesso nei confronti di tutti quegli autori odierni che hanno continuato lo sviluppo dell'animazione e l'hanno portata ad essere quello che è oggi con produzioni che nulla hanno da invidiare a quelle cinematografiche con attori in carne ed ossa.

Non concordo con il farlo vedere alle nuove generazioni, non lo apprezzerebbero (è come pretendere di staccarle dalla ps2 e farle giocare con il commodore 64). E forse è giusto così: Goldrake appartiene ai nostri ricordi e alla nostra generazione.

Devo dare un voto? Beh, quei tempi li ricordo con grande piacere, ma oggi da un anime pretendo giustamente di più. Non sono più un fan di Go Nagai, oggi cerco Hayao Miyazaki, Satoshi Kon, Yoshitoshi Abe (tanto per citare i primi 3 di questa classifica al momento in cui scrivo, per non far torto a nessuno), ma un angolino nel mio cuore quei vecchi robottoni anni '70 lo avranno sempre.

Grande Blu

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Grande Blu

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
Un giovane alieno, principe di un mondo distrutto, il pianeta Fleed, nell'orbita della stella omonima, precipita sulla terra, riuscendo a salvare solo un enorme robot dalla furia del tiranno Vega. Viene accolto da uno scienziato, Proctor, che lo alleva come un figlio e gli pone il nome di Actarus. Il tempo passa, e le truppe di Vega si avvicinano alla Terra... Un giovane coraggioso di nome Alcor, insospettito dalle cadute di quelle che non pensa siano semplici meteoriti, interviene con un velivolo che però sta per avere la peggio, quando un robot interviene. Col tempo, Alcor scoprirà la verità su Actarus, così come la scoprirà Venusia, figlia di un agricoltore con un ranch nelle vicinanze, da sempre innamorata di Actarus, che insisterà per essergli d'aiuto. Ultimo acquisto, solo verso la fine della serie, Maria, sorella di Actarus, separata da lui da bambina. Fra Maria ed Alcor, inutile dirlo, incomincerà ad esserci molta simpatia. Ma Goldrake, questo il vero nome di Actarus, scoperto che la sua stella non è più avvolta dalla nube radioattiva, deciderà di tornare su Fleed, con Maria, senza curarsi dei sentimenti di chi si lascia alle spalle. E' questa forse l'unica nota dolente di uno splendido cartone, che credo mi abbia insegnato molto.

Valentina

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Valentina

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
Come si può parlare del "MITO" Goldrake?Mito per chi come me fa parte anagraficamente della Goldrake Generation (classe 1975)...come si fa a descrivere il delirio collettivo provocato dalleroe "cornuto" nagaiano negli ultimi 70 primi 80?Come si fa a non dargli un 10+ e con lodoe?!
Allora mai si era visto qualcosa di simile, un cartone così adulto:dove addirittura i personaggi poteva morire,ferirsi,provare odio e rancore.
Bellissima la trasformazione di Actarus ("Goldraaaaakeeee!!!"), emozionante come niente prima l'uscita dello Space Sourcer dalle varie basi segrete (la moa preferita era quella nel "vulcano"; "Goldrake Avanti!") e poi il momento clou quando "il" Goldrake annientava il nemico con l'arma finale..."Alabardaaaa spazialeeeee!!!!".Confessate che della vecchia generazione (sigh!) non l'ha mai urlato per giocare?
In fine c'era Actarus (no non ne ero innamorata come tutte le mie amiche...strano ma vero!);il primo eroe romantico dei cartoni animati; un romanticismo decadente con grandi momenti di tristezza e con "la spada di Damocle" della ferita infettata dai raggi vegatorn, snob e solitario al punto giusto.
Visto, al giorno d'oggi, certamente la serie sente il peso degli anni e della repititività delle storie dei "robottoni" tuttavia è ancora godibile (e io lo guardo sempre con piacere) vuoi per lo stupendo cast di doppiatori (anche se i dialoghi sono campati in aria) o per l'astuzia subdola dei cattivi o per i fantasmagorici mostri rivali o la combinazione disco (spacer) e robot (Goldrake) che devono interagire tra loro per essere efficaci.
Bisogna vederlo solo per l'importanza "storica" rivestita nella storia della tv italiana!

faber nic

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faber nic

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
Beh c'e' poco da dire, ufo robot e' un anime storico che sicuramente ha aperto la strada in Italia ad altri robot del genere e che per primo ha portato un concept innovativo mai visto in altri cartoni animati.
Penso che sicuramente la storia sia in parte ispirata ai vecchi film di fantascenza anni 60 made in USA ed in parte al genere western che andava molto in Giappone negli anni 70 (basti vedere certi personaggi come Riegel), il tutto condito con elementi inerenti la tradizione, la mitologia giapponese e con la fantascienza visionaria di Go Nagai.
I disegni sono sicuramente molto belli,anche se come in altri anime certi episodi sono graficamente meno curati, in particolare alcuni dei primi.
Si dice che la prima serie sia stata disegnata da Katsuo Komatsubara (getter robot) e la seconda da Shingo Araki ( i cavalieri dello zodiaco, lady Oscar . . ) ma una cosa che ho notato e' che sia nella prima che nella seconda serie, gli episodi alternano stili grafici molto diversi (alcuni piu' belli, altri meno) il che e' sicuramente legato al fatto che i disegnatori che si sono occupati di quest'opera sono piu' di due (del resto sono ben 74 episodi trasmessi in poco piu' di due anni!); tuttavia gli episodi disegnati da Shingo Araki sono veramente stupendi, il suo tratto e' inconfondibile!
Anche le musiche del grande Shunsuke Kikuchi sono eccezzionali, sono molto simili a quelle che gia' fece per il getter robot e sono di grande atmosfera.
La storia di base si articola episodio per episodio, sino a diventare sempre piu' coinvolgente man mano che si va verso la seconda serie.
Nel complesso e' un ottimo anime, che dovrebbe essere visto anche dai giovani delle nuove generazioni.

mityllo

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mityllo

Episodi visti: 74/74 --- Voto 10
Qualcuno dirà : è difficile per un trentenne di oggi dare un giudizio imparziale su questo anime .. quindi aldilà delle emozioni che questa serie ci ha dato , analizzo gli aspetti tecnici : la caraterizzazione dei personaggi e in particolare di Goldrake ( i colori e la struttura del robot ) sono magistrali , i migliori per un anime basato su robot adirittura superiori agli eccelsi Jeeg e Grande Mazinga. Un anime che vince per le caraterizzazioni dei personaggi e per i colori , Goldrake è scolpito in un modo che deve segnare la storia , come le sculture antiche che segnano al di là del tempo i miti nella storia . Alcune armi sono di una genialità unica ( l'alabarda spaziale ad es.. ) , e l'astronave alla quale Goldrake si deve agganciare senza la quale è limitato nel volo. L'impatto emotivo è dato da una musica irripetibile , quella che segna l'entrata in campo del nostro eroe . L'animazione è molto curata ,le musiche tra le migliori di sempre , l'unica pecca ( comune al genere di quei tempi e non solo ) una certa inevitabile ripetitività , anche se molte storie riescono ad essere drammatiche. Senza Goldrake l'animazione giapponese avrebbe avuto vita molto più dura ad affermarsi nel resto del mondo ( ed è tutto dire ! )

Zooropa

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Zooropa

Episodi visti: 73/74 --- Voto 8
Insieme ad Heidi, Capitan Harlock e Vicky il Vichingo, UFO Robot Goldrake è stata la serie che ha lanciato l'animazione nipponica in Italia. Di tutti i "robbottoni" era quello che più poteva avvicinarsi ai gusti occidentali, allora ancora del tutto ignari dell'esistenza di questo genere di prodotto. Nonostante l'anime sia ambientato in Giappone, il character design è ispirato alla moda western/figli dei fiori prettamente USA che ancora eccegghiava dalla fine degli anni '60. L'ambientazione è la solita impostata nei canoni di Nagai: struttura episodica, scontro della settimana con il mostrone di turno, l'eroe che alla fine vince. Il successo di questo anime fu ENORME. Il seguito che Atlas UFO Robot (nome con cui arrivò in Italia) ha tutt'ora è impressionante e lo dimostra la trentennale battaglia legale che ha bloccato i diritti di questa seria fino ai giorni nostri (almeno fino al recente annuncio d/Visual). La qualità in sé del prodotto in effetti non è fenomenale ma non posso che non dargli il merito di aver aperto in Italia la via degli anime.