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dawnraptor

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7,5
"Kyuso wa Cheese no Yume wo Miru" viene tradotto in inglese come "The Cornered Mouse Dreams of Cheese". Io, però, trovo più aderente il titolo italiano: "Il gioco del gatto e del topo".
Si tratta di un film molto lungo, dura infatti due ore abbondanti, tratto da uno splendido manga della sensei Setona Mizushiro. Ora, non starò a tessere troppe lodi di questa splendida artista, della quale mi limiterò a citare "Afterschool Nightmare". Ho detto tutto.

La storia che viene raccontata qui è molto aderente al manga (completo dei due volumi), con minime variazioni, soprattutto nel finale. Dal punto di vista di chi l’ha letto, potrebbe essere un valore aggiunto.

Kyoichi lavora in un’agenzia pubblicitaria e sembra avere l’hobby di mettere le corna alla moglie, anche se pare amarla ancora. La tranquilla bolla della sua vita scoppia quando Imagase, un suo vecchio compagno di università, gli mette davanti un rapporto che illustra i suoi tradimenti, con tanto di fotografie. Infatti è un investigatore privato e per non consegnarlo alla moglie, lui che di Kyoichi è sempre stato innamorato, vuole essere pagato… in baci! Per salvare il suo matrimonio Kyoichi si “sacrifica” ma sarà inutile: nonostante tutto, la moglie lo lascia e lui si trasferisce in un nuovo, scialbo appartamento. Ma la strana relazione fra i due ex compagni continuerà, fra pochi alti e tanti bassi, in un continuo rincorrersi fra i due, con al centro la nuova dimora di Kyoichi.

Diverse cose sono apprezzabili in questo lavoro. In primo luogo, l’approfondimento della psicologia dei personaggi principali è veramente notevole. Non si può fare a meno di immedesimarsi nella disperazione di Imagase, che è così preso dal suo innamoramento verso l’altro e dalle sue insicurezze da superare spesso la soglia del comportamento stalker. D’altro canto, Kyoichi si potrebbe quasi definire apatico: segue spesso la corrente lasciandosi trascinare da persone e eventi. Mentre cerca di decidere se rimanere con un uomo o cedere all’idea di un nuovo matrimonio, si comporta più volte in modo crudele.

E così è vero che in principio a Imagase spetta la parte del gatto, essendo lui, all’inizio, a mettere all’angolo l’altro costringendolo a dei contatti fisici indesiderati ma, ben presto, si capisce che nella relazione che si viene poi a creare la posizione di forza non è la sua. In amor vince chi fugge ma… solo fino a un certo punto. Non ci sono buoni e giusti, qui. Tutti i personaggi hanno un qualche difetto, una vena di noncurante crudeltà, comportamenti calcolatori. Non aspettiamoci un film solare, perché non lo è.

Ho trovato molto piacevole la recitazione, coinvolgente e non forzata. Gli attori principali ben si calano nei loro ruoli e nella relativa lentezza dello svolgimento. Molto spesso, più che all’azione, la storia è affidata agli sguardi espressivi dei due. Un po’ meno interessanti e meno delineate le parti femminili di contorno, cui viene affidato il canonico compito di ‘disturbo’ della coppia.

Emblematica la scelta dell’appartamento in cui Kyoichi va ad abitare dopo il divorzio: i mobili sono gradevoli, anche se ben diversi dalla casa quasi lussuosa di prima. Ma i muri sono mal rifiniti e ci si domanda per quale motivo non vengano aggiustati, nei tanti mesi in cui vengono abitati. Soprattutto, la nuova casa è piccola e buia.

Giova avvisare che nel film si trovano diverse scene abbastanza spinte, sia etero che omosessuali, con nudi anche integrali (di schiena).

Si tratta in definitiva di un’opera che esplora le difficoltà che gli individui, e le coppie che formano, incontrano nel tentativo di trovare non l’anima gemella, ma una persona che le ami e con cui sia possibile vivere. Non assisteremo a coincidenze incredibili, scene paranormali, cambi improvvisi nella sessualità delle persone. Kyoichi non si scoprirà gay da un giorno all’altro, si innamorerà di una persona. Di un uomo, ma di uno solo. Imagase. Queste problematiche vengono affrontate con un taglio molto adulto, data anche l’età dei protagonisti. Dal punto di vista di chi scrive, non può che essere un bene.

Ampiamente promosso.