Ripensando alla connotazione che il mese di giugno riveste nell'ambito della comunità LGBTQIA+, AnimeClick.it ha optato per proporre una panoramica di alcuni dei titoli più famosi e apprezzati che trattano tematiche ad essa inerenti: possiamo così apprezzare e scoprire -o, perché no, ri-scoprire appieno- opere che hanno contribuito ad avvicinare universi che sembravano inconciliabili.
Per tendersi la mano, verso un mondo che possa essere contraddistinto dal rispetto nei confronti dei sentimenti di ogni possibile colore.
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Nel Giappone di eterne contraddizioni e persistenti rigidità, l'inizio del mese di giugno 2023 vede la pubblicazione della classifica annuale Nikkei Entertainment Talent Power e con essa l'assegnazione del secondo posto generale al cinquantenne opinionista, saggista, presentatore e drag queen nipponico Matsuko Deluxe: la classifica determina le posizioni in base a quanto ogni sua figura di spicco sia riconosciuta e a quanto la società vi rivesta interesse e Matsuko, paladino dei diritti LGBTQIA+ dalla lingua tagliente, vi è da tempo presente nelle primissime posizioni grazie a una ventennale carriera che ha ribaltato i suoi anni vissuti da hikikomori.
Benché la società nipponica sia dunque ben più esposta e sollecitata oggi rispetto al passato su questioni legate ai diritti, alla dignità e al quieto vivere delle minoranze sessuali, questo non significa che ad esempio la cinematografia vi si cimenti con scioltezza ed agilità, e il dibattito rimane in generale più aperto che mai.
 
Egoist poster


Se è vero che la ghettizzazione in tali ambiti pare essere meno apertamente severa che in Occidente, il pregiudizio rimane comunque profondamente radicato e la discriminazione si fa ben più implicita e sottile, come ben intuisce l'apprezzato e virile attore Ryohei Suzuki di cui, nell'estate 2022, viene annunciato un ruolo a tema LGBTQIA+ nella trasposizione cinematografica del romanzo Egoist.
Suzuki non è la prima celebrità nel mondo dello spettacolo nipponico a suscitare la curiosità dei più per il ruolo, ma è fuor di dubbio che anch'egli contribuisca così a segnare uno di quei piccoli ma tangibili passi verso un cambiamento nella percezione dell'universo LGBTQIA+ all'interno della società giapponese.
 
boyslove takumikun


All'inizio degli anni 2000 già si ravvisano alcuni esperimenti cinematografici legati a produzioni con protagonisti e storie d'amore omosessuale, ma si tratta di live action tratti da Boys' Love, un filone di storie romantiche più o meno esplicite in ambito sessuale che si declina in manga, doujinshi e sparuti progetti animati. I boys' love ricevono la costante attenzione di un enorme numero di fan perlopiù al femminile cosiddette fujoshi che nulla hanno a che vedere con l'universo arcobaleno, ed essendo perlopiù mera fiction, essi vengono relegati a cinematografia di terz'ordine, con impieghi di staff tecnico, budget e cast di bassissimo profilo.
Tra il 2006 e il 2011 escono infatti una coppia di film dedicati al celebre titolo Boys Love, un'opera in origine tanto amata dal fandom quanto mal trasposta in lungometraggio. Vi fanno seguito ben cinque film dell'ugualmente famosa Takumi-kun Series, altrettanto carenti sia a livello di produzione e realizzazione, che di recitazione. Giunge poi la versione cinematografica di Doushitemo furetakunai (Non mi farò coinvolgere) nel 2014: poco o nulla cambia relativamente agli scarsi mezzi impiegati, tuttavia sia nella scelta degli attori che nella riuscita della trasposizione s'intuiscono margini di apprezzabile miglioramento.
 
doushitemo furetakunai sevendays hidamari


In tale ottica vanno anche ricordati i due film Seven Days nel 2015, una versione curata, fedele e ben riuscita del manga omonimo di Rihito Takarai, quindi il dolce Hidamari ga kikoeru del 2017. Nessuno dei tre può ambire a sfondare il circoscritto pubblico delle fujoshi cui tali titoli sono dedicati, ma è evidente al tempo stesso che si assiste alla nascita di un positivo trend di miglioramento: i titoli che giungono al cinema sono sempre più numerosi, non soltanto tratti da opere molto famose, ma divengono anche oggetto di una sempre maggior cura nella lavorazione, poiché d'altronde non più esclusivamente di patemi d'amore si narra e vi si ravvisano ad esempio cenni d'introspezione psicologica, la presa di coscienza personale, l'allargarsi al tema della sordità.
Emblematico è in tal senso anche il caso di Double Mints, una storia cruda ed oscura tratta dal manga di Asumiko Nakamura (Dokyuusei - Compagni di classe), che diviene un film egregiamente realizzato anche per tramite di un'opera di crowdfunding in rete; si tratta forse del primo caso di lungometraggio che detiene tutte le potenzialità per carpire l'attenzione di un pubblico ben più ampio di quello cui il manga è dedicato.
 
double ossans kino


E' tuttavia solo con le serie TV Ossan's LoveKinou nani tabeta? tratto dall'omonimo manga di Fumi Yoshinaga (Ohoku), Cherry magic! Thirty years of virginity can make you a wizard?! e Kieta Hatsukoi (My Love mix-up)  che si riesce infine a calamitare l'attenzione dell'intero Giappone, oltre che dei trend sui social media. La presenza di star mature e affermate come Kei Tanaka, Kotaro Yoshida, Hidetoshi Nishijima (Drive my car) e Seiyo Uchino nei panni di uomini adulti, virili e dichiaratamente omosessuali testimonia un cambio di passo nel target di pubblico che poi con la freschezza dei giovani emergenti Keita Machida, Eiji Akaso, Shunsuke Michieda e Ren Meguro si rafforza ulteriormente, affiancandosi ad opere realizzate con risorse tecniche palesemente di altro livello.
Da spartiacque funge anche la delicata, didattica e struggente versione televisiva che NHK cura per Otouto no Otto (Il marito di mio fratello), dalla trasversale opera omonima di Gengoroh Tagame, mangaka autore di storie bara perlopiù destinate a un pubblico omosessuale adulto.
 
cherry marito kieta


Il cinema, a questo punto, riprende a parlare di figure LGBTQIA+ con storie che scuotono e solleticano intensità e tenerezza, scene audaci ed esplicite e nomi decisamente celebri: ne sono emblemi i protagonisti transgender e le famiglie atipiche della brava regista Naoko Ogigami nel suo Close-knit con  e  che trionfa al Far East Film Festival di Udine nel 2017, seguite da Midnight Swan di Eiji Uchida con l'ex idol Tsuyoshi Kusanagi che sui medesimi temi bissa il premio nel 2021, dopo aver ricevuto nove nomination e ottenuto tre statuette ai Japan Academy Prize, oltre a diversi altri riconoscimenti tra il 2020 e il 2021.
 
Nello stesso tempo non vanno dimenticati i registi Ryuichi Hiroki con il rocambolesco amore saffico di Ride or Die delle versatili  e , quest'ultima presente anche nella trasposizione di Kyuso wa Chizu no Yume wo Miru dall'acclamato manga Il gioco del gatto e del topo di Setona Mizushiro, sul feroce e tormentato amore omosessuale portato sullo schermo dal regista Isao Yukisada con l'idol Tadayoshi Ohkura e il camaleontico attore Ryo Narita.
Il già citato drama Cherry Magic!, peraltro, ottiene un sequel cinematografico che spinge implicitamente sui temi dei diritti civili delle coppie omosessuali, tanto da indurre l'autrice dell'opera cartacea originale Yū Toyota a donare una parte delle royalties a lei spettanti alla Marriage For All Japan, un'organizzazione che fornisce il proprio sostegno ai matrimoni tra persone dello stesso sesso in Giappone.
 
karera kyuso midnight


Per quanto si permanga su un mondo di finzione che non rispecchia la realtà delle coppie LGBTQIA+ nipponiche, ancora rare a palesarsi e praticamente nulle in fattispecie nel mondo dello spettacolo, è evidente che nell'ultimo ventennio molto è mutato in senso positivo: da una nicchia di storie sentimentali boys' love scritte e pensate per un pubblico femminile, il panorama si è esteso a racconti capaci di toccare tematiche ben più complesse, afferenti all'universo LGBTQIA+, al quotidiano e soprattutto in grado di arrivare a un target assai più eterogeneo. 
Sia il cinema che la TV, oggi, col fiorire di una lunga serie di racconti tratti da boys' love e non solo, in parte diffusi anche in Occidente attraverso le piattaforme di streaming, quali Netflix, Amazon Prime Video, Crunchyroll ed altre, ci narrano di come sia possibile, nel Paese del Sol Levante, poter raccontare con intensità, intelligenza e talora ironia tutte le diverse sfumature dell'amore e la loro normalità, oltre a sfiorare con leggerezza ed acume temi importanti come la presa di coscienza di sé stessi nei confronti degli altri, la discriminazione sessuale, la genitorialità, la convivenza e molto altro.
Come già accade in Occidente, inoltre, proprio per ambire al massimo del realismo, anche sui set nipponici sono ora presenti professionisti e specialisti LGBTQIA+ legati ai temi dell'inclusione e coordinatori per le scene più intime. 
 
kanojo fahrenheit his


La pellicola Egoist, in particolare, fa un ulteriore passo in avanti, essendo tratta dal romanzo di Makoto Takayama sulla base di un'esperienza sostanzialmente autobiografica; vi si racconta la storia di Kosuke, che dopo aver perso la madre a soli quattordici anni, trascorre quanto gli rimane dell'adolescenza a nascondere il proprio orientamento omosessuale alla famiglia. Divenuto adulto, l'uomo incontra il giovane Ryuta, ragazzo dalla natura genuina, cui apre con sua stessa sorpresa il proprio cuore; il travolgente amore della coppia sembra far perdere la lucidità a entrambi, ma le difficoltà del vivere quotidiano insistono sui due giovani, insinuandosi di prepotenza sul futuro che li attende.
Lo scrittore e saggista Takayama, tuttavia, amico di lunga data del compianto maestro Kentaro Miura, non può vedere sul grande schermo i frutti della propria opera, a causa di una lunga lotta contro il cancro che ne determina la scomparsa nel 2020, nel bel mezzo della pandemia globale da Coronavirus. Proprio a causa di quest'ultima, nemmeno Miura riesce a prendere parte ai funerali dell'amico, come da lui citato in un personale sfogo di solitudine in calce al capitolo 362 di Berserk.
In assenza di un confronto diretto, Ryohei Suzuki modella così la sua figura di Kosuke, il protagonista del film, anche grazie alle testimonianze lasciate dagli amici di Takayama; nel film è presente l'attore e drag queen Durian Lollobrigida in un ruolo altrettanto autobiografico, data la sincera amicizia che lo ha legato a Takayama.
 
Suzuki Durian


Diversamente dal suo partner di scena Hio Miyazawa, che già era stato co-protagonista nel film LGBTQIA+ HIS nel 2020, per Suzuki è invece la prima volta in un ruolo di questo tipo sul grande schermo.
Data la sua grande popolarità e la stima di cui gode in patria, Suzuki ha ricevuto molte domande curiose dai giornalisti, e quando interpellato su com'è stato per lui recitare in una storia d'amore tra due uomini ha compiutamente risposto: "mentre mi approcciavo a questo ruolo e mi interrogavo sull'omosessualità mi sono reso conto di quanto ignorante io comunque fossi  in merito. Ho imparato molte cose. Le persone LGBTQIA+ sono sempre esistite, e statisticamente parlando diciamo che a scuola, in classe con ciascuno di noi, ce ne saranno sempre state almeno una o due, senza che lo sapessimo. E' una minoranza, ma è anche qualcosa di molto naturale. E tuttavia, la ragione per cui io non abbia compreso all'epoca questo assunto così semplice è probabilmente data dal fatto che la società ha trattato questa minoranza come se non esistesse. La domanda che mi è stata posta è uno standard normale per film che hanno personaggi gay per protagonisti. Ma se ci rifletto, la domanda presuppone che io sia eterosessuale. Certo, è normale poiché sono sposato, ma al tempo stesso esiste comunque la possibilità che io sia bisessuale, anziché eterosessuale; così come esistono omosessuali che scelgono di unirsi in matrimonio a persone del sesso opposto a causa delle pressioni indotte dalla società. Spero che la quantità di opere come questa aumentino al punto che l'esistenza dell'universo LGBTQIA+ sia data per scontata nella società. Credo che i film giochino un ruolo importante nel determinare i cambiamenti nella società, e che il mondo dello spettacolo abbia il potere di farlo."
 
Kosuke specchio


L'uscita sui grandi schermi giapponesi di Egoist riporta dunque l'attenzione su alcuni dei temi che di recente salgono spesso alla ribalta, in tutto il globo, quando il cinema si focalizza sul racconto di storie di personaggi afferenti all'universo LGBTQIA+.
Il film è stato presentato tra le pellicole in concorso anche alla 25° edizione del Far East Film Festival, la kermesse udinese dedicata al cinema asiatico a tutto tondo, che ne ha ospitato il regista Daishi Matsunaga: abbiamo avuto l'occasione di intervistarlo e di approfondire direttamente con lui alcuni degli aspetti più peculiari del film e del relativo dietro le quinte.
 


Signor Matsunaga, a riguardo della relazione tra film e cast, per lei quanto è importante, per rappresentare personaggi queer, avere anche un cast dichiaratamente queer?

Daishi Matsunaga: Quella che mi ha fatto è una domanda estremamente difficile. Adesso, soprattutto in territorio americano, quello che viene dibattuto è che non bisognerebbe far recitare determinati ruoli a chi non fa parte della categoria di appartenenza del personaggio che viene ritratto, e ovviamente ciò è visto in chiave negativa, quindi se c’è qualcuno di esterno che interpreta e recita quel ruolo, non viene ben visto.
Mi rendo conto perfettamente che c’è stata un’epoca in cui in determinati frangenti chi era classificato in un certo modo ha sofferto perché un ruolo poteva essere dato o non dato in base alla classificazione che gli veniva affibbiata, questo è innegabile. Tuttavia va anche presa in considerazione la situazione specifica dell’Asia e del Giappone, dove scegliere un cast di persone queer per un film queer renderebbe la scelta - essendoci pochissimi attori ad aver fatto coming out - troppo limitata. Questo perché, appunto, le società asiatiche ed in particolare quella giapponese non sono società in cui è facile fare coming out. Quindi cosa si poteva fare?
Volevo che questo film fosse visto da quante più persone possibili, che fosse conosciuto il più possibile, per questo era necessario utilizzare attori che avessero un nome, che fossero famosi. In questo caso avere un cast non queer, che però dimostra il mio rispetto personale verso l’ambito queer, è stato l'aspetto più importante.
Per come la penso io, si può anche utilizzare un cast queer, però se non si rispetta la tematica queer, alla fine comunque il risultato non sarà per niente positivo. Invece, se io rispetto la tematica e quell’ambiente, riuscirò comunque a creare qualcosa di importante, qualcosa di comunicativo, che sarà compreso e che sarà possibile far vedere a quanta più gente possibile. Proprio per questo, sottolineo, è importante avere degli attori "forti" e conosciuti, perché in questo modo molte più persone saranno attratte e verranno a conoscenza di queste tematiche.
Senza dubbio comunque è una problematica che va ancora discussa e dibattuta, però questa è la mia percezione del problema al momento.

 
Egoist-coppia


Molte delle conferenze stampa e interviste tenutesi in Giappone per l'uscita di Egoist hanno visto l'attore protagonista Ryohei Suzuki oggetto di parecchie domande curiose circa l'aver interpretato una figura appartenente al mondo LGBTQIA+. Che cosa ci può raccontare lei al riguardo?

D. M.: preciso che Ryohei Suzuki non ha ricevuto alcuna critica in merito, anzi è stato proprio lui a dire che "ci siano critiche, fatele liberamente, questo film avrà degli elementi positivi e degli elementi negativi, non abbiate paura ad esporli, va bene". Questo perché lui ha fatto un lavoro così certosino nella ricerca del suo personaggio che era anche pronto a ricevere critiche qualora ce ne fossero state.
L’attore ha avuto un grande rispetto nei confronti dell’approccio al film e al personaggio, e in generale tutti siamo stati attenti ai momenti di ricerca per questo film. I protagonisti hanno avuto varie espressioni che riguardavano questo film, ma il pubblico giapponese non ha avuto rimostranze, non ci sono state accezioni negative a quelle che sono state le reazioni del pubblico, questo perché - come accennavo prima - a partire dagli attori, tutta la produzione è stata davvero molto attenta e ha rispettato  fortemente l’elemento LGBTQIA+. Tutto ciò è avvenuto anche grazie all’inclusive director - responsabile dell’inclusione LGBTQIA+ - che è stato con noi durante il periodo di ricerca. Abbiamo parlato con lui, cercando di spiegargli cosa volevamo trasmettere, ed è stato possibile essere realistici grazie a lui: abbiamo avuto la possibilità di riproporre quello che sarebbe stato realmente quel tipo di rapporto. Proprio grazie a questo non ci sono state particolari critiche a riguardo.

Le chiediamo inoltre come è stato invece per lei il lavoro necessario per approcciarsi all'opera originale di Makoto Takayama per lavorare a questo film.

D. M.: per quello che riguarda l’approccio al film stesso e alla sua struttura, molto ha avuto a che fare al modo in cui lo spettatore si approcciasse al film. Si è cercato di dare un’accezione visiva che ricordasse quella del documentario, con questi elementi dove c’era un solo take, quindi una ripresa ininterrotta per una scena intera che ricordasse gli elementi del documentario. Questo era per far sì che anche gli spettatori non omosessuali riuscissero comunque a ritrovarsi all’interno di una scena in cui potessero cominciare ad avere una loro prospettiva/visione. L’obiettivo era fare in modo che percepissero le scene come qualcosa di vicino, in modo che anche alla conclusione del film rimanesse loro la percezione di aver visto qualcosa che in qualche modo può essere vicino alla loro vita quotidiana.
Comunque questo, più che essere un film visto in chiave totalmente oggettiva, il modo in cui ho girato le varie scene è per poter proporre un film che dia l'opportunità allo spettatore di trovarsi in questa situazione e vederla per com’è.
 
Kosuke padre


Kosuke ha un rapporto estremamente spontaneo e naturale con gli amici, e ben più complesso con il passato e sua madre da un lato, ed il presente e suo padre dall'altro. Nel film uno dei messaggi sembra essere l’importanza di costruire dei rapporti solidi con il gruppo, con la famiglia e gli amici, anche per poter sopportare meglio le difficoltà che possa trovare la persona queer in un contesto etero-normativo. Qual è la sua opinione a riguardo?

D. M.: É esattamente così, questo perché chiunque si trovi nel mondo queer - ma non solo - cambia modo di parlare e di esprimersi a seconda della persona che ha davanti. E anche per Kosuke, in ognuna delle diverse occasioni e persone che gli si presentavano davanti (es. amici, il suo innamorato, la madre di lui, suo padre, etc.) c’erano delle nuance diverse nel suo modo di esprimersi, a seconda di chi aveva davanti, anche se forse questo è qualcosa che può essere percepito solo da chi conosce la lingua giapponese. In questo caso il fatto di avere degli amici faceva sì che questa sua espressività verbale potesse raggiungere il massimo della sua spontaneità e naturalezza, che poi appunto l’aiutava, diventava la sua ancora. Quindi sì, concordo.
 
Quali aspetti della storia in particolare ha desiderato mettere in luce nel film, dal romanzo?

D. M.:  Nell’opera originale Kosuke parla alla madre di Ryuta e le dice "Io non so cosa sia l’amore" e la donna gli risponde "Cosa importa? Non importa il fatto che tu non lo sappia. Importa il fatto che ciò che noi abbiamo ricevuto da te, NOI l’abbiamo percepito come amore". Questo è un messaggio molto importante perché al giorno d’oggi, nella società, spesso e volentieri, si ignorano quelle che sono le realtà di molti queer e si commenta con un "Ah, è fortunato! Ah, è sfortunato! Ah, è felice! Ah, è infelice!". Ma non è la società o chi ti sta accanto che ha il diritto di decidere se sei felice o meno, dipende dalle persone con cui interagisci e come queste persone percepiscono qualcosa da te. Questo è ciò che poi porta alla felicità o all’infelicità delle due controparti.

 
Egoist ~ Trailer completo
 


Nel ringraziare il regista Matsunaga per la disponibilità e per la sua franchezza nell'esporci le sue impressioni e i suoi pensieri in merito a tali tematiche, confidiamo che come da auspicio dell'attore Ryohei Suzuki, opere come Egoist ed altre affini per temi ed opportunità possano per davvero divenire sempre più numerose e sensibilizzare pian piano tanto il pubblico giapponese quanto quello occidentale. Lo spazio sia fisico che in streaming per farle approdare si sta allargando, parallelamente alla ricettività di una società che muta e si evolve, che può così predisporsi a coglierle in tutto il loro straordinario respiro di normalità.

Fonti consultate:
Twitter I, II, III
Si ringrazia mxcol per la trascrizione dell'intervista