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Kotaro

Episodi visti: 9/9 --- Voto 9
Fra i tanti ricordi che gli amati anni '90 ci hanno lasciato, indubbiamente un posto di spicco è occupato da dodici magnifici eroi, la cui indelebile memoria ha il sapore di un ghiacciolo all'arancia con lo stecco di liquirizia, la sensazione dell'afa estiva, e risuona nella mente sulle note di un'allegra canzone eurodance.
Un serissimo marzialista giapponese con il kimono bianco e la fascia rossa, dedito unicamente al combattimento e alla perfezione della propria arte.
Un altro, americano, che ha il kimono rosso, lunghi capelli biondi, un carattere più scanzonato e un rapporto travagliato con la sua bellissima fidanzata.
Una bellissima e atletica detective cinese che a suon di calcioni cerca vendetta per la perdita dell'amato padre.
Una strana creatura cresciuta nelle giungle del Brasile e dotata di strani poteri, alla ricerca della verità sulle sue origini.
Un robusto e gioviale lottatore di sumo, che gira il mondo per far conoscere lo sport che tanto ama.
Un asceta indiano capace di arcane facoltà, che cerca un po' di serenità per la povera gente del suo paese.
Un marine americano, virile e sempre pronto all'azione, segnato dalla tragica scomparsa del suo migliore amico.
Un gigantesco e gentile lottatore di wrestling sovietico che ha dedicato la sua vita alla disciplina che tanto ama e all'onore della propria patria.
Un pugile afroamericano che, cercando di uscire dal ghetto alla ricerca di sogni di gloria, forse ha preso la strada sbagliata.
Un vanesio torero spagnolo che ricerca la bellezza... in sé stesso.
Un mastodontico ed esperto kickboxer thailandese con una sconfitta da vendicare, anche a costo di sporcare se stesso.
Un dittatore ambizioso e temibile, che brama di estendere il proprio potere sul mondo intero.
Sono i dodici guerrieri di "Street Fighter II", fortunatissimo videogioco realizzato dalla software house Capcom. Uscito all'alba della decade, nel 1991, è riuscito a diventarne il simbolo indiscusso, dettando i prodromi per il genere del picchiaduro a incontri, affascinando milioni di giocatori in tutto il mondo e scolpendo nella storia la leggenda di questi dodici eroi.

Tanti anni sono ormai passati, da quel 1991, da quei magici anni '90 in cui questi guerrieri accendevano le fantasie e popolavano i sogni di tanti bambini.
Bambini che, magari, oggi saranno indaffarati studenti universitari o affermati adulti. Che, però, chissà, magari il sogno di quei magnifici dodici guerrieri, da qualche parte nel cuore lo conservano ancora.
E loro, i dodici eroi di "Street Fighter II", che fine avranno fatto, tanti anni dopo? Avranno continuato a combattere per l'eternità, scolpiti in un eterno sogno anni '90 dove esiste ancora l'Unione Sovietica, Russi e Americani si guardano con sospetto e la gente porta creste da punk e gilet di pelle?
I titoli della saga Street Fighter usciti nel corso degli anni sembrano avvalorare quest'ipotesi, dato che i personaggi non sono mai invecchiati (come invece accaduto, ad esempio, a Virtua Fighter o Tekken), ma sono sempre rimasti fedeli alle loro origini. E se, invece, il tempo fosse passato e loro fossero cresciuti, cosa sarebbe accaduto?

La risposta arriva da "Street Fighter: The later years", strana serie di cortometraggi amatoriali che fra il 2006 e il 2008 hanno fatto il giro del Web, tanto da giungere agli occhi della stessa Capcom, che ha deciso di ufficializzarli e di permettere la produzione di un sequel nel formato della serie televisiva, di cui è attualmente in corso la realizzazione.
Il presupposto su cui si basa la serie è appunto quello di mostrare il futuro dei personaggi di "Street Fighter II", dieci anni dopo i fasti del grande torneo di arti marziali che li ha resi famosi.
Il viaggio dello spettatore nel non molto roseo futuro dei suoi eroi d'infanzia avviene in un primo momento attraverso gli occhi di Zangief, l'ex Ciclone Rosso, il campione del wrestling della Madre Russia, che con i suoi muscoli d'acciaio lottava con possenti orsi bruni fra le nevi della Siberia e appassionava le folle e lo stesso presidente Gorbaciov, che riponeva in lui grande fiducia. Zangief, dieci anni dopo, è un omone imbolsito e sfortunato dal carattere bonario, che ha perso i suoi possenti muscoli e ha guadagnato un grosso pancione e lavora come sguattero in una sala giochi, timoroso di mostrarsi ai ragazzi che oggi si approcciano al cabinato di Street Fighter II e prendono in giro il suo personaggio.
Questo personaggio, così sfortunato e allo stesso tempo così simpatico e vicino allo spettatore, inizia così un inaspettato viaggio alla ricerca dei propri compagni di un tempo, con i quali intende organizzare un nuovo torneo, per far vedere al mondo, ancora una volta, la forza di quei guerrieri, la forza degli anni '90, in un mondo anni 2000 che non conosce il loro significato.

Non sarà facile. I vecchi guerrieri, infatti, sono tutti allo sbando. C'è chi ormai è un vecchietto sulla sedia a rotelle e chi, da fedele braccio destro di un tempo, è costretto a fargli da badante. Chi è un attore di soap opera fallito e chi un tassista, chi un normale impiegato e chi vende hot dog per strada cercando di strappare a Capcom stessa i guadagni dei diritti d'autore. Chi è un elettricista; chi lavora, con scarso successo, in una lavanderia e chi vende corsi di arti marziali per corrispondenza.
Una cosa, tuttavia, accomuna ancora questi guerrieri, al di là delle miserevoli vite che oggi conducono, ed è quel sogno anni '90 dal profumo di salsedine e scandito dalle note di musica eurodance, il ricordo di un dorato tempo che fu quando i loro corpi erano atletici e i loro spiriti indomabili.
Può, quel sogno, rivivere a distanza di tanti anni? Possono, quei guerrieri ardimentosi oggi caduti in disgrazia, riuscire a rialzarsi, ritrovare l'eroismo di allora e raggiungere la felicità che la vita nel mondo del 2000 non gli ha ancora concesso?

La risposta che "Street Fighter: The later years" dà a queste domande è estremamente divertente e interessante. La serie, pur nel limitato spazio temporale di nove cortometraggi di massimo cinque minuti ciascuno, riesce a creare immediatamente un'alchimia tutta particolare, in cui lo spettatore ritrova i suoi eroi d'infanzia in una veste tutta nuova, ma non tarda ad amarli anche così, appassionandosi alla maniera anacronistica e demenziale, ma quasi commovente in cui cercano di ritrovare se stessi nel mondo moderno. Una storia simpaticissima, che parte in maniera comica con un retrogusto un po' amaro per poi infittirsi, arricchirsi di complotti, doppi giochi, colpi di scena fino al climax di un finale tutto da ridere.
La serie, pur realizzata con pochi mezzi, non manca di regalare qualche effetto speciale realizzato con maestria, ma sopperisce alla pochezza tecnica con un'ottima recitazione, dialoghi spigliati, scanzonati, ricchi di citazioni a Street Fighter stesso (celebri effetti sonori, frasi e musiche, così come il filmato introduttivo del gioco originale o il film americano del 1994 da esso tratto sono qui ripresi in veste umoristica) e al mondo dei videogiochi anni '90 (Final Fight, Mortal Kombat, i videogiochi Sega) o del cinema americano (The Blues Brothers, Transformers), una recitazione che non risparmia accenti etnici nei dialoghi e tanto umorismo, a volte un po' volgare, ma senza dubbio assai divertente.
Per quanto esagerati nella loro sfortuna, i personaggi in questa nuova veste risultano credibili, divertenti, a volte anche commoventi, e lo spettatore simpatizza immediatamente con tutti loro, anche con quelli che magari in origine non trovava simpatici, che sapranno strappargli una risata con le loro assurde gag.

Merito degli attori, che riescono alla perfezione a ricordare i personaggi digitali anche con pochi mezzi a disposizione, rendendoli simpatici e vicini allo spettatore. Star della serie è, in particolar modo, il simpatico Mike Fass, attore e musicista piuttosto noto nella comunità omosessuale, che interpreta un Zangief sempre sotto i riflettori, allegro e divertente. Con piglio scherzoso, gli autori della serie e l'attore che lo interpreta prendono un personaggio iconico, messo un po' in ombra nel gioco originale, ma amato da molti fan, e ci scherzano un po' su, trasformandolo per qualche episodio in un protagonista bizzarro ma tanto simpatico, che non ha perso minimamente la bonarietà che lo caratterizzava nei tanti episodi della saga Street Fighter, in particolar modo quelli più umoristici. Non è (più) il possente eroe del ring dai muscoli d'acciaio, ma la cresta c'è, la barba c'è, il cuore c'è, e anche questo simpatico omone timido e divertente, alla ricerca di un sogno perduto e continuamente coinvolto in gag legate ai suoi mutandoni da wrestling che strizzano l'occhio alla comunità gay risulta impossibile non amarlo, malgrado tutto.

"Street Fighter: The later years" è una miniserie divertente e ben realizzata, che denota tanto amore nei confronti di Street Fighter e degli anni '90 e che, a scapito di una realizzazione tecnica un po' casereccia, riesce a strappare diverse risate e persino a esaltare. Consigliatissima ai fan del videogioco, agli ex bambini degli anni '90 cresciuti con il mito di questi dodici guerrieri che si sfidavano in giro per il mondo fra Hadouken, Shoryuken, Sonic Boom e Final Atomic Buster, i quali potranno ritrovarsi nel sogno dei loro eroi d'infanzia e tornare a sognare con loro fra una gag e l'altra.


 4
GianniGreed

Episodi visti: 9/9 --- Voto 8
"Street Fighter - The Later Years" è una serie di cortometraggi, nove in tutto, creata dai ragazzi di Collegehumour.com.
L'idea alla base di tutto è semplice ma geniale al tempo stesso. Dopo i fasti degli anni '90, in cui Street Fighter è stato forse il videogame più giocato del mondo, i personaggi si godono il successo o fanno altro? La risposta giusta è la seconda. Nessuno se la passa bene, anzi tutti sono l'ombra di loro stessi. Zangief è un inserviente che lavora in una sala giochi, Dhalsim è un tassista, Chun-Li lavora in lavanderia, Guile vende hot-dog, e Bison è un vecchietto malridotto su una sedia a rotelle.
Ma essi non hanno perso il loro spirito combattivo. L'incontro tra Zangief e Dhalsim, e un nuovo torneo che si terrà a breve, danno il via a un improbabile "quest" che vede i due alla ricerca dei loro compagni di botte, per poter tornare a lottare. Ma non c'è solo questo, c'è anche un oscuro complotto ordito da Capcom stessa…

La serie si può definire una trashata, ma nel senso positivo del termine, è una trashata buona.
I mezzi a disposizione della troupe non dovevano essere molti, il budget probabilmente era molto basso, e gli attori sono tutti emeriti sconosciuti (almeno per me).
Eppure, nonostante questo, la serie è divertente, ben realizzata, e molto ispirata, addirittura più del film ufficiale (quello con Van Damme) grazie a un solo elemento che lì mancava: l'amore verso Street Fighter. I ragazzi che hanno realizzato questa miniserie sono sicuramente dei fan del videogame, e lo hanno celebrato al loro modo. Le battute, le citazioni storiche al videogame: è un prodotto creato dai fan per i fan, che sicuramente si divertiranno seguendo le improbabili avventure dei loro personaggi preferiti a distanza di anni.
Se amate Street Fighter questo prodotto è da guardare assolutamente, non ve ne pentirete.