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Kotaro

Episodi visti: 20/20 --- Voto 6
Correva l'anno 1993, quando il mondo venne incantato dai coloratissimi Power Rangers: adolescenti come tanti che potevano trasformarsi in supereroi dai poteri straordinari che guidavano bellissimi dinosauri robot per combattere le forze del male.
Sono passati vent'anni da quei primi Power Rangers, e la saga nel frattempo è continuata fra alterne fortune e vicende, continuando ad adattare con attori occidentali i telefilm giapponesi della saga Super Sentai.
Dinosauri, ninja, animali, viaggi nello spazio e nel tempo, samurai, poliziotti galattici, universi cyberpunk, magie, arti marziali, robot e supereroi di ogni forma e colore, mille e più avventure prodotte prima dalla Saban, poi dalla Disney e poi di nuovo dalla Saban che, vent'anni dopo, riappropriatasi dei diritti del brand che lei stessa aveva lanciato, ci regala una serie speciale dedicata al ventesimo anniversario dei suoi supereroi in costumi di spandex: Power Rangers Megaforce, adattamento del giapponese Tensou Sentai Goseiger trasmesso nel corso del 2013.

Una serie di tributo che comincia come una copia-carbone dell'originale.
Identica la trama, con una minaccia aliena alla Terra e un faccione soprannaturale con robottino scemo al seguito che investono cinque adolescenti del potere per diventare eroi.
Identici i colori-simbolo degli eroi, quel "rosso e giallo più rosa, nero e blu" che caratterizzava i primi cinque Power Rangers, così come assai simile se non identico in alcuni casi è l'accostamento dei colori e delle bestie che a loro corrispondono (ancora rosso/dragone, rosa/fenice e giallo/tigre).
Anche a livello caratteriale i nostri cinque protagonisti sono quasi del tutto identici ai loro illustri "antenati", e non mancano altri piccoli tocchi di classe come battute che dalla prima serie si ripetono, la presenza di una caffetteria gestita da un barista di nome Ernie o di una coppia di bulli che infastidiscono la vita scolastica dei protagonisti.

La trama di Power Rangers Megaforce è tutta qui: cinque ragazzi che combattono il male. Certo, l'incipit della serie ci fa presagire grandissime cose per il futuro, ma si tratta appunto del futuro, di cose che verranno eventualmente mostrate nel sequel Power Rangers Super Megaforce, la vera e propria serie dell'anniversario, di cui Megaforce è solo un antipasto dal sapore un po' scialbo.
Come già successo proprio alla prima serie, Megaforce non rispetta quasi nulla dell'originale giapponese su cui si basa, dal quale prende qualche episodio a casaccio, qualche scena di combattimento ridoppiata e basta.
Tensou Sentai Goseiger era una serie molto dolce, pregna di una grande spiritualità, di grandi messaggi, di avversari assai carismatici e dotata di una gran caratterizzazione dei personaggi.
I cinque protagonisti non avevano segreti, grazie al buon numero di episodi dedicati all'approfondimento dei loro caratteri e al forte legame che essi instauravano con personaggi secondari ricorrenti che riuscivano ad essere il perno di tutta la storia. Personaggi secondari ricorrenti che in Megaforce mancano praticamente del tutto, escludendo il barista Ernie e il professore dei ragazzi, che però compaiono poco e niente e solo per fare gags che vorrebbero far ridere e non ci riescono.
Sviluppandosi in soli venti episodi (più due special riassuntivi abbastanza inutili) contro i 50 di Goseiger, Megaforce non ha tempo da dedicare alla caratterizzazione dei personaggi, che vengono ricordati per una e una sola caratteristica: Gia è la bionda figa di legno della scuola, Jake gioca a calcio e le fila dietro senza cavare un ragno dal buco, Noah è un secchione che si veste al buio. Troy, il protagonista formale, è un bambolotto fighetto del tutto privo di carisma, di una storia personale, di qualsiasi cosa che possa caratterizzarlo come personaggio. Quello che dovrebbe spiccare di più (e in Goseiger il combattente rosso spiccava tantissimo) è invece il personaggio che meno viene calcolato nel corso della storia, sia da parte degli autori che dagli spettatori stessi, che non riescono a provare la benché minima empatia nei suoi confronti.
Si salva dalla mediocrità la sola Emma, la dolcissima e sensibile combattente rosa, ma solo perché, nel loro prendere episodi di Goseiger a casaccio da adattare, gli autori han ben pensato di prendere praticamente quasi solo quelli incentrati sulla combattente rosa Eri, corrispettivo dagli occhi a mandorla della dolce Emma.

Un altro personaggio che spicca (facile vincere quando caratterizzano solo te, eh?) è Robo Knight, personaggio esteticamente uguale ma abbastanza diverso dall'originale Gosei Knight (che, tanto per cominciare, non è un robot), che si rivela essere il fulcro di Megaforce, portando con sé la tematica del conflitto fra l'uomo e la macchina che verrà trattata praticamente lungo tutta la serie, con risultati anche un po' ripetitivi, ma anche coi suoi bei momenti, ogni tanto.
Per quanto riguarda i cattivi, il loro ruolo è stato completamente riscritto rispetto ai loro corrispettivi di Goseiger, che facevano parte di diverse fazioni mentre qui sono quasi tutti sotto lo stesso comando. Essendo poche puntate, i cattivi vanno e vengono senza che ci si riesca ad affezionare troppo, ad eccezione del solo Vrak, ricordato più per la persistenza (è il cattivo che in Goseiger ha più spazio) che per un carattere particolarmente incisivo.

Vent'anni di Power Rangers, vent'anni di serie che han presentato trame intricate, autoironiche, complesse, con ottimi personaggi e risvolti e attori di una certa bravura vengono praticamente annullate da questo Megaforce, che segue fedelmente lo schema della prima serie presentando una trama piatta e priva di particolari colpi di scena se non nelle ultimissime battute, dei personaggi abbastanza insulsi e una recitazione originale inascoltabile, ricca di spacconate, americanate, frasi trendy e gags slapstick che solo raramente fanno ridere (e se lo fanno è perché già la base dell'episodio giapponese era divertente).
Di contro, la grafica è molto buona, con un massiccio uso della computer grafica per creare i robot, i mostri e gli effetti dei combattimenti, rendendoli una gioia per gli occhi, ma questo è merito dei Giapponesi più che degli Americani. La colonna sonora non è pervenuta, eccezion fatta per la sigla che, ruffianamente, riprende quella della prima serie, ma in una versione assai meno bella.

Di base, la storia non sarebbe neppure male. Megaforce ha la sua mezza dozzina di episodi dove lo spettatore si emoziona pure a vedere i Rangers che difendono gli umani o che insegnano a Robo Knight ad apprezzarli o che gli mostrano di considerarlo un amico nonostante sia una macchina, i combattimenti (sia quelli in costume che quelli robotici) sono spettacolari e intrattengono il giusto. Tutto sommato la visione scorre liscia e tranquilla, ma servivano molti più episodi, molti più approfondimenti sui personaggi, molti più personaggi secondari di un certo spessore, una tematica di fondo che desse un senso al tutto.
La prima serie, che aveva una trama pressoché identica a questa, la sviluppava, però, in tre stagioni e un numero assai maggiore di puntate rispetto a queste stiminzite 20.
L'effetto era totalmente diverso. Anche se i personaggi erano simili, erano molto più sviluppati, si riusciva perfettamente a identificarsi nei loro caratteri e nei loro problemi.

La prima serie Power Rangers, seppur non perfetta, era il racconto di una generazione.
Eran gli anni '90, i personaggi portavano salopette, camicie da boscaioli, pantaloni larghissimi alla MC Hammer, top da ginnastica alla Cindy Crawford, giubbotti di pelle con le borchie, facevano arti marziali negli anni di Street Fighter e dei picchiaduro su cabinato, inscenavano intrallazzi amorosi fra un drink e l'altro negli anni di Bayside School e Beverly Hills e guidavano dei fighissimi robot a forma di dinosauri negli anni di Jurassic Park.
Troy e compagni, coi loro abiti anonimi, bruttini (l'accozzaglia di stili e colori del look di Noah mi perseguiterà per sempre) e sempre uguali in tutti gli episodi, chi rappresentano? Non hanno alcun segno distintivo, non hanno nulla che possa ricondurli alla generazione cui appartengono, non hanno un carattere, una storia, non hanno neppure un mentore degno di tale nome (Gosei, il gigantesco moai che li guida, si vede poco e niente, e Tensou, il robottino rubato a Corto Circuito con trent'anni di ritardo, non fa nemmeno ridere) o un legame particolare con i loro animali-simbolo.

Cos'è, insomma, Power Rangers Megaforce? E' una serie che, nel tentativo di arruffianarsi i vecchi fans con un sacco di citazioni ai primi Power Rangers, finisce per esserne soltanto l'ombra. Una serie che sì, tutto sommato si lascia guardare, e che sicuramente piacerà a un pubblico infantile, ma che vive troppo di rendita, campando sul nome Power Rangers e sulle altissime aspettative create per il sequel, tanto più che il finale di Megaforce è totalmente aperto (e perciò, dovendo valutarle come due serie separate, deludente). Megaforce ne ha la forma, prova a ricostruirlo, ma è fuori tempo, gli manca del tutto il fascino pioneristico della prima serie, che aveva i suoi difetti, ma a una serie d'esordio del 1993 li si perdona, a una serie come Megaforce, che ha sulle spalle vent'anni di Power Rangers e vent'anni di trame e personaggi gestiti molto meglio, no.
Gli spettacolari combattimenti in computer grafica non riescono a compensare la pochezza dei suoi personaggi, il modo irrispettoso con cui ha trattato l'originale giapponese e l'estenutante programmazione americana con lunghissime pause in attesa dei nuovi episodi di una storia che, però, non migliora mai, lasciandoci con soli 20 episodi di prologo per quella che, si spera, sarà un'avventura molto più epica e gradevole nel suo complesso.
"Rimandato a Settembre", insomma, nell'attesa di completare la storia di Troy e soci e vedere se il seguito donerà un senso nuovo a questa prima avventura piuttosto banale.
Da consigliare comunque ai bambini, a cui non interessa la caratterizzazione dei personaggi ma vogliono solo intrattenersi con eroi e robot fighi (e Megaforce ce li ha, il Sea Gosei Megazord dalle fattezze di un capitano pirata è meraviglioso!), e, ahinoi, anche ai fans sfegatati dei Power Rangers, che non possono perdersi questa tappa, visto che li condurrà ad un sequel che promette camei, ritorni, citazioni, omaggi e scintille per omaggiare i vent'anni della saga degli eroi in costumi di spandex.