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Fabbrizio_on_the_Road

Volumi letti: 21/60 --- Voto 8
Premessa: solitamente non recensisco opere che non ho letto/visto interamente, a maggior ragione se sono già concluse da anni. Questa volta voglio però fare un’eccezione visto che la mia lettura di “Ginga densetsu Weed” è temporaneamente bloccata e rimarrà tale fino a quando qualcuno non ne riprenderà amatorialmente la traduzione in rete. L’opera, infatti, come tutte quelle dell’autore, è inedita nel nostro paese e l’unica cosa che può fare il lettore italiano interessato a leggerla è recuperare i capitoli fin qui tradotti in inglese online. Visti i ritmi di pubblicazione di queste traduzioni fin qui, preferisco fare ora una recensione che spero di poter aggiornare quando verranno caricati nuovi capitoli per dare comunque un’opinione, seppur parziale, su quest’opera.

“Ginga densetsu Weed” è il sequel e primo spin-off di “Ginga Nagareboshi Gin”. Questa saga a oggi comprende altri numerosi titoli derivati, tra seguiti, prequel ecc. Ma questo rimane il più longevo, contando ben 60 volumi, pubblicati tra il 1999 e il 2009. Non ero del tutto estraneo a questa storia prima di leggere il manga in questione anzi, in passato vidi due volte la relativa serie animata dello Studio Deen, prodotta tra il 2005-06. Devo dire che finora sono rimasto abbastanza soddisfatto da quel che ho letto, anche se in generale collocherei l’opera un gradino sotto l’originale.

Trattandosi di un sequel realizzato 12 anni dopo la conclusione delle avventure di Gin, non sapevo cosa aspettarmi sul piano tecnico-artistico, mentre su quello narrativo, avendo visto l’anime, qualche idea ce l’avevo, anche se le differenze tra i due prodotti sono molto più marcate di ciò che immaginassi. In primo luogo, sul piano del disegno l’autore è riuscito a conservare quel tratto perfetto che avevo molto apprezzato nella sua opera precedente. Non solo i protagonisti canini, ma anche i vari scenari naturali sono rimasti uno splendore e in generale il manga non si discosta molto dal suo predecessore in termini di spettacolarità visiva. Anche l’approccio alla lettura è rimasto il medesimo. “Ginga Nagareboshi Gin” era un manga che faceva dell’immediatezza uno dei suoi punti di forza e “Ginga densetsu Weed” non è da meno. La lettura è sempre rapida, dinamica e scorrevolissima. Parlando della trama invece, le cose inizialmente si sono fatte un po’ complicate. Esattamente come l’anime, ma per motivi diversi, tutta la prima saga (circa i primi sei volumi) non è nulla di troppo interessante. L’incipit per quanto essenziale è apprezzabile, almeno per i primi capitoli, ma tutta la traccia narrativa che viene formandosi dal secondo/terzo volume non brilla per idee e inventiva. Anche i personaggi appaiono abbastanza deludenti nelle prime battute, aspetto questo che purtroppo si è conservato tale e quale nella controparte animata. Tra gli aspetti più interessanti di questo primo arco narrativo, vi è il recupero di molti personaggi, anche umani, della serie precedente, cosa che invece si è persa nell’anime. In generale il manga riesce nel difficile compito di recuperare tutti gli storici personaggi della prima serie dandogli un ruolo quantomeno dignitoso, ma questo è un pregio che diviene apprezzabile solo dal secondo arco narrativo in poi. Insomma, la prima saga non fa urlare al miracolo come storia, ma già dall’inizio della seconda, la musica cambia, l’ingresso di Hougen nella scena come antagonista principale fa fare alla narrazione un salto di qualità sorprendente, dando vita a un arco narrativo ben più longevo che, almeno nella mia lettura al volume 21, deve ancora concludersi. Qui l’opera si evolve in tutto e per tutto. I personaggi diventano più carismatici, l’intreccio narrativo molto più interessante e nel complesso la lettura si fa più coinvolgente. Le battaglie e le scene d’azione in generale sono realizzate magistralmente e rispetto alla prima serie, il lato epico ed eroico dell’avventura lascia spazio ad un lato più malinconico e drammatico. Il limite più evidente di questa storia finora, aldilà della partenza non esaltante, è la reiterazione di buona parte dei contenuti e dei temi presenti nell’opera precedente, seppur con delle atmosfere e un tono generale diversi. La cosa a me personalmente non ha dato fastidio anzi, è quello che volevo e che mi aspettavo. Ma dopo 21 volumi mi sento di dire che non c’è nulla drammaticamente nuovo rispetto al precedente capitolo se non un tipo di antagonista diverso dai precedenti (e anche piuttosto riuscito), e una reinterpretazione del tema della guerra, la quale questa volta non si combatte tra animali differenti, ma tra cani di diverse fazioni.

Fin qui “Ginga densetsu Weed” è un valido sequel che, tolto un avvio incerto, riesce a riproporre buona parte dei pregi del suo predecessore, appassionando con nuovi personaggi, nuove battaglie e una lettura sempre fresca, veloce e totalmente priva di momenti di noia. L’opera è appetibile anche per chi non avesse letto la precedente, ma visto il modo, anche un po’ autoreferenziale, con cui si parla di alcuni eventi passati e con cui vengono recuperati alcuni storici personaggi, credo che il target principale siano coloro che già avevano apprezzato le avventure di Gin.