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bob71

Volumi letti: 1/1 --- Voto 9
La supermodella Liliko è uno dei volti più riconoscibili del Giappone, e il suo corpo mozzafiato giganteggia sui pannelli pubblicitari della città di Tokyo, oltre che sulla stampa e in televisione. Agli occhi del grande pubblico la donna sembra avere tutto e la sua ascesa è inarrestabile anche come attrice di cinema. Tuttavia, c'è un oscuro segreto dietro il suo incredibile successo come modella: i suoi innumerevoli interventi chirurgici presso una clinica di dubbia reputazione scientifica per perfezionare il suo corpo e il suo volto.

Dopo qualche tempo però le costose operazioni iniziano a mostrare delle crepe (nel vero senso della parola), mettendo a dura prova sia la sua mente che il suo corpo e facendola precipitare in un vortice di abiezione che la porta a compiere azioni sempre più orribili e a manipolare tutti coloro che le stanno intorno. "Helter Skelter" è un racconto per certi versi senza tempo, nel senso che potrebbe essere ambientato nella Hollywood del periodo d’oro come in un’attuale agenzia di modelle. Come in "Sunset Boulevard" o "Eva contro Eva", la strada verso la vetta può essere lunga e dolorosa e spesso la protagonista, priva di scrupoli, si lascia dietro una scia di morti e feriti. Avendo avuto esperienza come illustratrice di moda, l’autrice è in grado di affrontare con cognizione di causa il tema dell'abuso, della vanità e della gelosia nell’ambiente dello spettacolo dal punto di vista di un addetto ai lavori, aggiungendo credibilità alla sua narrazione. Con uno stile grafico scarno ed essenziale, diretto e incisivo, la mangaka presenta una storia dai mille riflessi distorti sulle dinamiche perverse dello showbiz e sul marciume che si nasconde dietro lo stile di vita da sogno delle celebrità. Il sogno infranto della società dell'immagine in un caustico e amaro ritratto di diva.

Ais Quin

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8
Le parole "Helter Skelter" fanno pensare a un riff di chitarra distorta, a un posacenere in fiamme, a Ringo Starr che scaglia le sue bacchette da un capo all'altro del leggendario studio di Abbey Road dopo avere eseguito questo brano fino alla nausea; fanno pensare a Paul McCartney, che lo scrisse per dimostrare che i Beatles sapevano mordere e graffiare al pari degli Who, e fanno pensare anche a Charles Manson, che ne fece il manifesto della sua dottrina dell'odio e del terrore. Pochi, tuttavia, sanno che si riferiscono anche a un tipo di scivolo. Ma cosa succede quando ogni singolo piolo di quella scaletta simboleggia la nostra voglia di lasciarci alle spalle un passato a cui per nulla al mondo vorremmo fare ritorno?

Ririko è una starlette in rapida ascesa, bella da togliere il fiato e volitiva quanto basta per fare di lei un modello per le giovanissime. Tanta grazia, tuttavia, non è opera di Madre Natura, bensì del dio Bisturi, ivi incarnato da una misteriosa dottoressa dalla clientela a dir poco esclusiva. Trasformare il brutto anatroccolo in uno splendido cigno ha richiesto molto tempo e denaro, ma gli sforzi a cui la ragazza si deve sottoporre per la manutenzione del suo corpo nuovo di zecca sono ancor più improbi.
La ventitreenne Michiko non può credere alla propria fortuna quando, dopo mesi di disoccupazione, trova lavoro come assistente personale di Ririko. Scoprirà a sue spese che provvedere alle esigenze di una cavia di lusso è molto più difficile di quanto uno creda, soprattutto se quest'ultima ha tutte le intenzioni di portarti all'inferno con sé.

Invece di avvalersi di un narratore onnisciente la Okazaki decide di rischiare combinando fra loro i punti di vista di Ririko, Michiko e di Asada, un avvocato che indaga sulle presunte illiceità della clinica diretta dal medico di Ririko. Il risultato è un racconto vivido, potente e molto ben calibrato, senza tuttavia risultare artificioso. Da lettrice, il mio unico rammarico è quello di non aver potuto sapere qualcosa di più sul passato di Ririko, di cui ci viene offerto giusto un assaggio per mezzo di qualche sporadico e assai poco succoso "info-rigurgito".

Nonostante la brevità dell'opera la psicologia dei personaggi è egregiamente delineata, con Ririko che si staglia sui comprimari con la tragica dirompenza che la contraddistingue fin dalla sua prima apparizione. Emblematico, infine, è il modo con cui si rapporta con la sua manager e con la kohai Kozue: la prima, che insiste affinché la chiami "Mamma", ne mette in luce l'estrema influenzabilità, mentre la seconda rappresenta tutto ciò che lei può soltanto illudersi di diventare.
La metamorfosi di Michiko, che sviluppa ben presto una malsana dipendenza da Ririko, è tratteggiata in modo implacabile e puntuale. Qualcuno potrebbe tacciarla di eccessiva debolezza, ma il fascino diabolico di Ririko è come un virus a cui, pur adottando mille precauzione, non si può fare a meno di offrire il fianco. Neppure Asada ne è immune, ma essendo l'unico a vederla come ciò che effettivamente è - un bellissimo ma fragile mostro, vittima della sua sete d'amore e dell'altrui malafede - riesce a rimanere fedele a se stesso.

Il tratto della Okazaki ricorda molto quello di Moyoco Anno, con la quale condivide la stessa disarmante carica espressiva. Le tavole sono disadorne ma sapientemente costruite, con un utilizzo dei retini circoscritto quasi esclusivamente ai giochi di luce. Il lettore ha quasi l'impressione di osservare la vicenda da dietro a un vetro in procinto di infrangersi, abbastanza distante da potersi ritenere al sicuro ma comunque coinvolto nell'azione.

A causa dell'incidente stradale in cui è stata coinvolta l'autrice all'epoca della serializzazione del manga, disponiamo soltanto di una sua versione provvisoria, data alle stampe pressoché inalterata. Questo può avere inciso sulla sua qualità, ma anche così il suo immenso potenziale è sotto agli occhi di tutti. Non mi resta che concludere con l'augurio di poterla vedere, un giorno, sugli scaffali delle fumetterie nostrane, nel posto che le spetta di diritto.