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Felpato12

Volumi letti: 41/41 --- Voto 9,5
Quante volte, nell’arco della mia vita, ma scommetto anche della vostra, mi sarà capitato di sentir parlare di ciclo bretone? Quante volte, nel descrivere scene di oggetti rimasti conficcati nei posti più strambi, avrò fatto menzione della famosa spada nella roccia? Quante volte, per scherzo, nel venire a capo di un indovinello, mi sarà capitato di paragonarmi a Mago Merlino? Tantissime, innumerevoli. Eppure, fino ad oggi, tutti questi oggetti e personaggi, nella mia mente, non hanno mai fatto parte di un immaginario comune, se non in maniera vaga. Questo perché vaga, fino ad oggi, è stata la mia conoscenza sulla materia di Britannia.

Come forse molti di voi sapranno, il ciclo bretone o arturiano è l'insieme delle leggende sui Celti e la storia mitologica delle Isole britanniche e della Bretagna. In particolar modo, quelle riguardanti re Artù e i suoi cavalieri della Tavola Rotonda. Ancora oggi, è considerata una delle saghe più famose di sempre, fonte inesauribile di ispirazione per il genere fantasy. Queste storie, giunteci sparpagliate, tra poesie e romanzi di origine inglese e francese, furono raccolte e riscritte da uno scrittore che avrebbe legato, per sempre, il suo nome a quello del ciclo bretone, sir Thomas Malory. Autore per noi molto oscuro, di cui si conosce incredibilmente poco, ma che ci ha tramandato, in una forma più moderna ed ordinata, tutti i testi sulla vita di Re Artù. “La morte di Artù”, la sua opera più importante, rappresenta, da questo punto di vista, un patrimonio letterario inestimabile, a cui, ancora oggi, si rifanno quanti coloro vogliono scrivere del ciclo bretone.

Tra questi, Nakaba Suzuki, autore dell’ormai celebre “The Seven Deadly Sins”, manga shounen serializzato da Kodansha in Giappone e Star Comics in Italia, nel periodo a cavallo tra il 2012 e il 2020. L’opera, che affonda le radici nei testi di sir Thomas Malory, si fa carico dell’eredità lasciata dai grandi shounen del passato, tra cui “Drangoball”, oltre che delle grandi storie cavalleresche, nel tentativo di rinnovarsi e riuscire a creare un ponte tra il classico e il moderno.

Attenzione: la recensione contiene spoiler.

La storia segue le vicende dei Sette Peccati Capitali, un gruppo di formidabili cavalieri un tempo al servizio del re, e del loro squinternato capitano, Meliodas. Sul loro conto, girano una serie di voci, per lo più tutte infondate. Tra queste, che i Sins sarebbero ormai morti e che, dieci anni addietro, avrebbero cercato di rovesciare il regno di Liones, uccidendo il comandante dei cavalieri sacri, Zaratras. La verità, però, tipico di queste situazioni, è un'altra e le voci sono destinate a rimanere tali. L’unica certezza è che i Sins, da dieci anni a questa parte, sono scomparsi dai radar e nessuno ha avuto più loro notizie. Intanto, a Liones, c’è stato un colpo di stato, organizzato dai due leader dei cavalieri sacri, per spodestare il re ed impossessarsi del regno. A questo punto, Elizabeth, una delle figlie del sovrano, parte per un viaggio alla ricerca dei Sette Peccati Capitali, con l'intenzione di reclutarli e riprendersi il suo regno, perché, in fondo, nessuno crede alle storie, che si raccontano sul loro conto.

Questi sono gli assunti di base, che ci proiettano all’interno di una storia tipicamente shounen, dove il viaggio dell’eroe è, ovviamente, il tema principale. Alla ricerca dei famigerati Sins, veniamo portati per mano in questa avventura alla scoperta di luoghi misteriosi, personaggi eccentrici e oggetti dal potere nascosto. La riconquista del regno di Liones è soltanto la punta di un iceberg enorme, formato da ben 41 volumi, e il trampolino di lancio, necessario all’autore, per raccontare una storia di guerra, che vede coinvolti il clan dei demoni e quello delle dee. Una storia appassionante ed emozionante, perché in mezzo all’esaltazione per le tante mazzate, il lettore non potrà che piangere nei suoi momenti più toccanti. Uno shounen che, più di tanti altri, ci insegna che eros e thanatos sono legati indissolubilmente e si sospingono l’un l’altro. Un’opera in grado di imprimersi nel cuore del lettore, per tanti motivi, ma soprattutto grazie al carisma dei suoi protagonisti, unici ed eccentrici. Nominarli tutti sarebbe impossibile, quindi, cito solo i miei preferiti.

Meliodas, il peccato d’ira. Un ragazzino nelle apparenze, un uomo estremamente navigato nei fatti. Lui, da solo, ha vissuto la vita di quaranta uomini messi insieme. Sul suo passato si sa incredibilmente poco, ma non si fa fatica a capire quanto questo sia oscuro. Si specula tanto sul suo conto, ma, alla fine, conta solo l’impressione del singolo. Simpatico ed incredibilmente donnaiolo, non perde mai l’occasione di infilarsi sotto la gonna di Elizabeth, con cui ha un rapporto particolare. In Meliodas, più che in qualsiasi altro Sins, l’eros è legato indissolubilmente al thanatos. Ai momenti di piacere, corrispondo sempre quelli di dolore e morte. La guerra incombe e Meliodas è pronto a combatterla in prima linea, perché farebbe di tutto pur di difendere i suoi amici e la donna che ama. E poi, non c’è quasi nessuno che possa tenergli testa in un combattimento. Quando c’è lui, l’opera ne beneficia incredibilmente. Come nessun’altro, riesce a regalare, contemporaneamente, gioia e tristezza. Non per niente, mentre combatte il nemico, potreste trovarlo a palpare il seno di Elizabeth. A mio avviso, uno dei migliori protagonisti shounen di sempre. Incredibilmente forte, buono di cuore e dalla vena comica. I combattimenti in cui appare Meliodas sono i migliori del manga e la sua storia, tanto oscura quanto affascinante, ne è uno dei punti chiave e motivi trainanti.

Ban, il peccato d’avarizia. Un essere umano che bramava la vita eterna e, alla fine, è riuscito ad ottenerla, ma ad un prezzo altissimo, la donna da lui amata. Più volte, all’interno della storia, per Ban viene usato l’appellativo di zombie e definirlo come tale, non sarebbe del tutto sbagliato. Per tanto tempo ha vagato senza meta, dopo aver perso la persona a lui più cara. Tutto questo, almeno, fino all’incontro decisivo con Meliodas. Il sodalizio stretto con quest’ultimo e con gli altri Sins gli concedono una nuova vita, a lui che di vite ne può vivere quante ne vuole. Proprio l’amicizia con il capitano sembra essere per lui, ormai, l’unica ancora di salvezza rimastagli. I due sono più che amici e meno di fratelli. Si spalleggiano sempre e tutte le volte che si incontrano, si prendono amorevolmente a mazzate, come se si stessero dando un cinque alto. Di tempo insieme ne hanno passato e, da quest’amicizia, Ban ne ha tratto solo benefici. Alla fine della storia, è lui il personaggio più cresciuto e maturato di tutti. L’amicizia con Meliodas è una delle cose che preferisco del manga. Il loro capirsi al volo e l’essere pronti a combattere per salvare l’altro, le cose che ammiro e invidio di più.

Escanor, il peccato del leone. Figura misteriosa, che si degna di apparire circa a metà dell’opera. Un uomo in età avanzata, gracilino ed estremamente insicuro di sé. La grazia gli ha fatto dono di un potere insolito ed incredibilmente forte, che a mezzogiorno lo trasforma in uomo muscoloso, superbo come un leone e incapace di controllare la propria forza, tanto da essere considerato un pericolo pubblico. Una persona così nessuno la vuole tra i piedi. Ecco, dunque, che è costretto a fuggire dal regno e nascondersi da tutto e tutti, per evitare di combinare guai. Anche per lui, la vita cambia dopo l’incontro con Meliodas. Da quel momento in poi, i Sins rappresentano per lui la sua nuova famiglia, per cui è giusto combattere e morire, perché loro lo hanno accettato così com’è, lì dove tutti gli altri lo hanno ripudiato. Amante fedele ed eroe di guerra. La sua morte, avvenuta sul campo di battaglia, per proteggere le persone che ama, rappresenta il momento più toccante dell’intera opera, per cui parlare di lacrimuccia sarebbe riduttivo. Una morte necessaria per conferire drammaticità e veridicità alla storia. Un personaggio che è difficile non amare e che, come dice un mio amico, rappresenta il primo vero chad della storia. Quelli in cui ci sono Escanor, sono indubbiamente i momenti più epici ed iconici del manga.

Infine, Hawk, il Gran Cavaliere degli Avanzi. Un maiale parlante, che accompagna fedelmente Meliodas e compagni nel corso della loro avventura. Hawk rappresenta la linea comica del manga, che dovrebbe stare lì tanto per divertire e nulla più. Eppure, anche lui ha una storia degna di essere raccontata, fatta di separazione e solitudine, fino all’incontro con il capitano. Il debito di riconoscenza che ha verso quest’ultimo è enorme, per questo, quando può, cerca di rendersi utile anche in combattimento, nonostante la sua scarsa abilità. Hawk rappresenta l’amico fedele su cui sai di poter contare, disposto a fare qualsiasi cosa per coloro che ama, anche cimentarsi in una battaglia, senza averne le competenze. Altro che linea comica. Hawk ci insegna che debolezza non è sinonimo di codardia e che, se lo si vuole, tutto è possibile, con un poco di impegno.

“The Seven Deadly Sins” presenta tutto ciò che si richiede ad uno shounen con la ‘s’ maiuscola. Le mazzate sono all’ordine del giorno e di altissimo livello, merito sia dei disegni puliti, seppur non sempre perfetti, del mangaka e dell’ampissimo ventaglio di tecniche sfoggiate in combattimento. In questo, Nakaba Suzuki ha dato prova del suo genio e della sua sconfinata fantasia. I temi toccati non sono poi così elaborati, d’altronde siamo al cospetto di uno shounen, ma neanche tanto banali. Oltre ai temi classici, come quello dell’amicizia e dell’amore, c’è spazio anche per quelli più profondi, come l’abbandono, la solitudine, l’accettazione di sé, il conflitto paterno e altri. Emblema di una certa maturità, acquisita dall’opera nell’arco degli anni. La storia non è né più né meno di quella tipica degli shounen. Un protagonista che parte all’avventura, in cerca di risposte e destinato a trovare altre domande. Un susseguirsi di peripezie di vario genere, che coinvolge i nostri protagonisti in questioni sempre più spinose e combattimenti all’ultimo sangue. Una storia in continuo movimento, dove non sono solo i personaggi ad evolvere, ma anche le situazioni. La bravura di Nakaba Suzuki sta proprio nel riuscire a proseguire la sua storia, intrecciando fatti vecchi e nuovi, e a mantenere desta l’attenzione e, ancor di più, la curiosità del lettore, senza mai risultare prolisso o incoerente. A tutto viene dato una spiegazione, alla fine ogni cerchio si chiude e questo è, a mio modesto parere, uno dei punti di forza maggiori del manga. Le domande trovano sempre una risposta, ma solo a tempo debito e in ogni caso, l’attesa viene ripagata degnamente, perché prevedere la mossa successiva, almeno per me, è risultato quasi sempre impossibile. Erroneamente, potreste pensare che 41 volumi siano tanti e, effettivamente, lo sono. Ma ciò, permette all’autore di tessere una trama complessa ed elaborata e, soprattutto, consente al lettore di affezionarsi, capitolo dopo capitolo, ai personaggi della storia. Il finale rappresenta, probabilmente, l’unico momento calante dell’intera opera. Discreto, ma non eccellente. Ripetitivo e a tratti frettoloso ma, alla fin fine, soddisfacente. Un happy ending che mette d’accordo chiunque e chiude discretamente una storia stupenda. Perché gli espedienti usati potranno anche essere quelli classici dello shounen, ma a fare la differenza sono sempre i personaggi e le situazioni e credetemi se vi dico che, almeno in questo caso, la fanno, enormemente.

Se non lo si fosse capito, dunque, consiglio vivamente la lettura di “The Seven Deadly Sins”. Un’opera che mi resterà nel cuore e di cui conservo ricordi bellissimi. Dai messaggi scambiati con i miei compagni di lettura, in occasione dei tanti momenti clamorosi della storia, alle speculazioni con loro intavolate, nel tentativo di predire la mossa successiva, cosa che, in molte occasioni, si è rivelata più difficile del previsto. Non è di certo una lettura leggera, né tanto meno breve, ma se avete voglia di uno shounen adrenalinico ed emozionante, questo è il titolo che fa per voi.


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kirk

Volumi letti: 41/41 --- Voto 8,5
"Nanatsu no taizai" ovvero i sette peccati capitali, ovvero un manga fantasy e un battle shonen… cosa dire?
Quando è arrivato in Italia è stato abbastanza osannato, per poi essere denigrato paragonandolo a Rave o Fairy Tail, altri fumetti Kodansha pubblicati sulla stessa rivista. Non mi soffermerò sul fatto che tutte le riviste giapponesi hanno una loro impronta cui si conformano le serie che pubblicano, piuttosto devo dire che se lo scopo di un manga è di essere letto con piacere The deadly seven sins con me ci è riuscito.
Potrei fare una sintesi della trama ma mi limito ad un quadro veloce: in un mondo in cui esistono varie razze (demoni, giganti, elfi, dei, druidi, umani, vampiri…) la principessa Elisabeth parte alla ricerca di un gruppo di eroi che hanno più volte salvato il regno in passato ma che adesso sono al bando come criminali con l’accusa di aver tentato un colpo di stato.
Man mano trova questi eroi e man mano i nemici diventano più potenti: nulla di originale.
Eppure si legge che è un piacere.
Certo non ci sono temi per cui puoi dire che è roba d’autore o che ti ha fatto crescere leggendo.
Ma è bello.
I disegni sono pieni di linee e di dettagli e i personaggi sono uno diverso dall’altro.
Buona parte della storia ad un certo punto si copre di romanticismo e i buoni sentimenti sono sempre dietro l’angolo.
Troverai personaggi interessanti (i quali non si martoriano di fisime mentali), con un carattere definito: i più interessanti a mio avviso sono Gowter, la capra, peccato di lussuria e Escanor, il leone, peccato di superbia.
L’ambientazione medioevale è l’antica Britannia ma tutto e' fantasy, potrete trovare nel nome personaggi che si ispirano ai racconti della tavola rotonda, ma il loro somportamento è lontano da quello degli eroi delle antiche saghe.
Lo consiglio agli amanti del fantastico e a coloro che cercano solo botte da orbi. Voto 8 ½.


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m_minerva

Volumi letti: 23/41 --- Voto 2
La recensione contiene spoiler.

The seven deadly sins è un agglomerato di tutti quelli che sono i soliti espedienti narrativi sgradevoli stereotipicamente tipici dei manga shonen di infima qualità, sensazione che viene man mano esacerbata nel corso della serie da una mediocrità crescente.

La storia si svolge in uno scenario fantasy caratterizzato molto sommariamente, magari nei primi volumi un po’ di superficialità era accettabile essendo la storia ancora agli inizi ma andando avanti non verrà mai sviscerato a pieno. L’ambientazione principale è il regno di Liones, dieci anni dopo che i seven deadly sins, un tempo il gruppo di cavalieri alle dirette dipendenze del re, diventassero criminali accusati di aver tentato di rovesciare il regno sovvertendo l’ordine costituito. Di loro vengono perse le traccie ma per la principessa Elizabeth sono l’unica speranza di fermare l’ordine dei cavalieri sacri che minacciano la pace. In viaggio alla loro ricerca, Elizabeth riesce ad incontrare Meliodas, proprio il capitano dei seven deadly sins, che gestisce una bizzarra osteria chiamata Boar Hat con il maiale parlante Hawk, una mascotte che risulta sin da subito davvero insopportabile.

I cavalieri sacri si presentano quindi come i cattivi della storia, sebbene all’inizio possano sembrare intriganti ben presto risulteranno privi di qualunque fascino e mordente. Sono dei malvagi usurpatori che presumibilmente hanno perso i tutti loro ideali dopo essere stati corrotti dai due capi dei cavalieri sacri, i quali hanno una caratterizzazione ai limiti del ridicolo e motivazioni dietro alle loro azioni dettate dal semplice “avevamo bisogno di un cattivone da sconfiggere perché fa cose cattivissime in quanto cattivo”: Hendrickson che vuole resuscitare il clan dei demoni motivato dalla voglia di fare la guerra santa perché cosi gli girava.

Ma tristemente non sono gli unici, l’autore lascia la caratterizzazione di molti personaggi al caso, infatti li fa muovere secondo le circostanze, a come serve sul momento, ossia passano repentinamente dalla parte del bene o del male motivati da un bislacco senso di giustizia - veramente cambiano idea anche nel giro di una pagina - o che tra coincidenze varie prendono decisioni incoerenti con le loro azioni precedenti.

A riprova di ciò sono i tentativi di foreshadowing spesso ridicoli e chiaramente risultato di retcon fatta male. A partire proprio dalle azioni estremamente confusionarie di Dreyfus e Hendrickson - inizialmente la loro motivazione di iniziare una Guerra Santa sembrava essere l’invidia nei confronti di Zaratras e la convinzione che l’ordine dei cavalieri sacri non avrebbe nessuna ragione di esistere in un’epoca senza guerre come previsto dalle visioni del Re - da che erano i cattivi poi nel corso del piano di resuscitare il clan dei demoni si scopre che sono buoni, il tutto impacciatamente giustificato dal fatto che in realtà Dreyfus è stato impossessato da Fraudrin, uno dei dieci comandamenti, e Hendrickson è stato manipolato da Fraudrin stesso per aprire il sigillo. Ma il potere di Dreyfus non era avere una volontà ferrea, quindi caratterizzato da una mente incrollabile? Dreyfus sembra non avere il controllo del proprio corpo in certi passi e sembra se’ stesso e sincero in altri, così come Hendrickson che ha un cambiamento troppo repentino. Il fatto che dietro le loro azioni ci fosse Fraudrin è stato presentato in maniera incomprensibile e in contraddizione con ciò che è stato mostrato in precedenza, risulta davvero una cosa campata in aria per farli tornare dalla parte dei buoni e introdurre quindi i veri cattivi potentissimi per allungare il brodo. Un Hendrickson mansueto e pentito che in seguito si aggiunge alla combriccola degli smidollati e comincia a lavorare nell’osteria poi è la ciliegina sulla torta. Per non parlare del folletto Helbram che torna in vita una marea di volte e che compare come spirito davanti a King per ricadere nuovamente in un ciclo infinito di sentimentalismi in cui King piagnucola perché non è riuscito a salvare il suo migliore amico ormai divenuto una specie di zombie - va bene che ci viene detto che il corpo dei folletti non si decompone - ma perché Elaine è vincolata nella città dei morti e Helbram no? A quanto pare Elaine stessa dice ad Helbram di rimanere al fianco di King ma non viene giustificato da nessuna parte il fatto che Helbram non possa andare nell’aldilà. Anche il modo in cui successivamente Melascula fa tornare sulla terra le anime con ancora dei rimpianti cozza con questa vicenda. Certe scelte danno proprio l’idea che l’autore fosse motivato solo dalla necessità di avere dei plot twist a tutti i costi e non avesse la più pallida idea di dove far andare a parare la storia, dimostrando solo una grande presunzione di poter essere capace di spalmare efficacemente la storia su ben 41 volumi o semplicemente sottostimando l’intelligenza dei propri lettori che dovrebbero farsi andare bene un numero imbarazzante di coincidenze e spiegazioni incoerenti.
Altro esempio è Gilthunder, inizialmente spietato al punto da prosciugare la sorgente di Vanya e spazzare via l’intero villaggio, che fa del male a dei civili come se niente fosse, che appena nel sesto capitolo ferisce gravemente Meliodas, e invece nel capitolo 79 viene fuori che era controllato da una maledizione non specificata e che in realtà non ferirebbe mai il suo eroe, non era mai stato dalla parte dei cavalieri sacri e si pente di tutto quello che ha fatto, ha “combattuto sul serio” solo perché rischierebbe la vita per la donna che ama - cioè la principessa Margaret, la sorella di Elizabeth. Ebbene si, nel manga viene tutto trainato dall’ammmore.

In principio non ci sarebbe nulla di male nel dare più spazio alle questioni sentimentali ma in questo manga vengono incredibilmente abusate per far andare avanti la trama e per motivare qualsiasi cosa, è un continuo di azioni e reazioni dei personaggi fondate esclusivamente su emozioni e sentimenti. In certi casi riesce, come per Ban ed Elaine: la loro vicenda è toccante al punto giusto e si collega efficacemente con il peccato stesso di Ban, ma per altri personaggi la componente amorosa è forzata e a tratti anche noiosa. Pensiamo a King e Diane - per non parlare di Escanor e Merlin - l’autore usa nuovamente l’espediente narrativo della fanciulla in pericolo per mostrare un adirato King che va in suo soccorso, sullo sfondo del flashback di un passato strappalacrime. Il problema è che la fanciulla in pericolo in questione è una gigantessa di 915 cm che negli scontri precedenti non aveva avuto alcun problema, anzi era stata presentata incredibilmente forte ed in grado di badare a se stessa. Purtroppo incongruenze come questa con la gerarchia di forza sono una costante in the seven deadly sins, a partire dal power system stesso abbastanza ambiguo con le solite uscite del tipo “non stavo facendo veramente sul serio” e altre robe per far spiccare Meliodas sopra tutti gli altri. Si passa da power up vari in mezzo a personaggi feriti mortalmente prima e che inspiegabilmente stanno benissimo poco dopo, personaggi che per essere riciclati tornano in vita, poteri assegnati a casaccio nel maldestro tentativo di dare agli scontri più pathos (dato che se nulla ha più senso è facile rendere impossibile sapere chi vincerà, spoiler: in comunque casi Meliodas), fino alla trovata ridicola del maiale con il ciondolo magico che vede il grado combattivo della gente a mo’ di scouter di Dragon Ball. Man mano che spuntano questi cattivoni sempre più cattivi in questo genere di manga dovrebbe destarsi nel lettore qualche sorta di speranza che i propri beniamini abbiano la meglio, ma i moventi illogici che li pervadono un po’ tutti fa perdere l’interesse nel vederli trionfare.

Punto dolente sono proprio Meliodas ed Elizabeth, i protagonisti più sgradevoli di qualunque shonenata abbia mai letto. Ho trovato impossibile empatizzare con loro, Nakaba Suzuki nei confronti di Meliodas fa dei favoritismi mai visti prima nei confronti del protagonista di un manga shonen, è inevitabile supporre che sia banalmente un suo patetico self-insert. Sin dall’inizio Meliodas risulta detestabile: non ha carisma, ha sempre la stessa espressione indecifrabile in faccia, è immediatamente fortissimo, non ha nessun percorso di crescita e il suo unico quirk é essere un pervertito. Probabilmente gli viene conferito l’aspetto di un bambino per rendere meno inquietanti o addirittura innocenti le continue palpate ad Elizabeth, che ricordiamo avere 16 anni.
Sebbene un po’ di fanservice possa anche essere sopportabile nel contesto di qualche gag comica, le scenette in cui Meliodas si avvinghia ad Elizabeth e si comporta da maniaco diventano fastidiose e ripetitive in fretta. L’autore per rendere la cosa meno ambigua fa anche innamorare sin da subito Elizabeth del suo molestatore, che a sua volta tiene a lei per una fortuita somiglianza con la sua ex ragazza (deceduta in circostanze lacrimose ovviamente), con vari rossori imbarazzati fa presentire qualche sorta di consenso e fa rimanere la ragazza immobile e muta mentre subisce qualsiasi cosa senza reagire. Come non notare poi il disturbante “non toccare la mia donna” pronunciato da Meliodas con in braccio una Elizabeth neonata quando Zaratras inspiegabilmente torna in vita e viaggia nel tempo con la ragazza, commossa da tale esternazione di “amore”. Subito dopo la morte di Liz quindi Meliodas vede in Elizabeth ancora in fasce il suo ripiego: l’angosciante conclusione cui si potrebbe giungere è che Meliodas fa una specie di child grooming di sta poveretta, nell’attesa di palpeggiarla tutto il tempo una volta cresciuta perché è la reincarnazione di Liz. Ma come si fa ad arrivare a parare ad una situazione così inquietante?
Elizabeth è veramente insipida, sta sempre a piagnucolare, agisce per essere la waifu perfetta e nel tentativo goffo di sopperire alla sua inutilità le viene fornito all’improvviso un potere sopito curativo incredibile, tra l’altro come ennesimo deus ex machina (di cui è pieno fino alla nausea questo manga) per concludere lo scontro con Hendrickson-demone. Ovviamente è ingenua, pensa sempre solo agli altri e mai a se stessa, è audace tra un panty shot e l’altro ma allo stesso tempo modesta, pudica e genuina e mamma mia che noia, un personaggio estremamente svilente il cui ruolo è commensurabile a quello di un soprammobile o per essere più schietti a un giocattolo sessuale in abiti succinti che urla “nobile Meliodas” a ripetizione.

Per non parlare degli altri personaggi femminili, come detto prima se già i personaggi principali lasciano a desiderare figuriamoci i secondari, sia maschili che femminili, ma in particolare qualsiasi tentativo di approfondire la psicologia delle ragazze risulta ridicolo: Diane che non si sa perché è innamorata del capitano, il motivo alquanto imbarazzante dovrebbe essere che è stato il primo che l’ha definita “fanciulla indifesa” (ma dove?), vorrebbe coronare il sogno della sua vita di starci insieme, desidera essere piccola e carina per compiacerlo ma poi dal nulla questi sentimenti svaniscono perché in realtà stava proiettando i ricordi di King su Meliodas e per necessità di trama il suo nuovo interesse amoroso diventa lui, Vivian che spunta fuori nello scontro con Hendrickson motivata solo dall’amore non corrisposto per Gilthunder e poi sparisce, Liz che senza nessuna caratterizzazione schiatta solo ai fini del power up successivo di Meliodas, Jericho che vuole dimostrare al fratello di essere forte e per perseguire questo obbiettivo beve il sangue del demone rosso, dopodiché ha diverse uscite campate in aria sul cosa significhi sentirsi donna e quando viene salvata da Ban, che inizialmente l’aveva anche umiliata, si innamora di lui e vuole seguirlo solo per farsi continuamente denudare, boh. Insomma, nessuna ragazza in sto manga pare avere una volontà propria, tutte agiscono solo in funzione di un uomo e soprattutto sono tutte sempre mezze nude. Guila pare essere l’unico personaggio femminile non eccessivamente sessualizzato e l’ho trovata gradevole, ha un desiderio di rivalsa motivato dalla necessità di proteggere suo fratello piccolo e il parallelismo con il padre e il suo successivo cambiamento in positivo sono credibili, ma anche lei purtroppo si perde in seguito nella storia, tra scenette mezze yuri con Veronica - che era anche stata uccisa da Guila stessa ma non si sa come é resuscitata e ha perdonato la sua assassina perché giustamente il suddetto omicidio è stato solo un piccolo e triviale errore del passato - senza contare che viene sfruttata per dare spunti sull’approfondimento di Gowther quando quest’ultimo le fa il lavaggio del cervello.

Parlando proprio di Gowther, si tratta del trito e ritrito concetto dell’androide desideroso di provare sentimenti umani riproposto come la bambola che mossa da un dolore artificiosamente inconsolabile vuole avere un cuore, inoltre ad aggiungersi alla lista lunghissima di plot twist incongruenti fa anche parte dei 10 comandamenti di cui Meliodas era il capo. Per approfondire il suo personaggio - sgradevole sin da subito tra l’altro - l’autore crea nuove sottotrame inutili, rovinando anche il personaggio di Diane che per l’ennesima volta perde la memoria e da quel momento in poi diventa sempre più inutile e subordinata a King che la deve salvare, tanto potenziale sprecato in lei. Si può dire che dei fantomatici 7 peccati capitali Ban sia l’unico con una caratterizzazione decente, insieme al potere interessante di Escanor mal sfruttato.

Il voto potrebbe essere anche 1 ma i disegni salvano l’intera serie, tralasciando pose e proporzioni dei personaggi a volte un po’ strane, le tavole sono piene di dettagli e gli sfondi hanno prospettive ben fatte: primi piani di castelli medievali e paesaggi suggestivi, villaggi che si ergono su cime maestose, dalle pesanti armature dei cavalieri fino alla dinamicità nelle scene di combattimento. Insomma, i disegni sono forse l’unico pregio di questo manga.
Qualche personaggio riuscito con cui si riesce un minimo ad empatizzare, rari momenti divertenti e pochi scontri ben riusciti in un mare di mediocrità: the seven deadly sins si può dire che “arriva tardi”, portando stilemi tipici di opere precedenti ormai già superati (è praticamente Dragon Ball nel medioevo), fanservice esasperante, sentimentalismi vari ai limiti del trash, relazioni amorose inquietanti frutto delle innumerevoli perversioni e fetish dell’autore e facendo un minestrone di elementi fantasy senza nulla di innovativo. Uno dei pochi manga che dopo la lettura non mi ha lasciato assolutamente niente, se non un senso di fastidio e soprattutto rimorso di aver buttato il mio tempo e i miei soldi, motivo per cui ho dovuto sfogarmi scrivendo questa recensione lunghissima per i malcapitati che avranno voglia di leggersela tutta.


 1
vittoluca

Volumi letti: 41/41 --- Voto 7,5
Il manga di Nakaba Suzuki è riuscito ad affascinarmi dapprima grazie ad un mondo fantasy, quasi fiabesco, in un contesto storico medievale accattivante, per poi progredire e affermare una trama interessante anche se, nel complesso, banale.
La principale forza del manga è la riconoscibilità di un cast di personaggi ben definiti, ognuno con i propri tratti peculiari, un background approfondito e uno sviluppo coerente, sia nei protagonisti che, in parte, degli antagonisti.
Sicuramente l'approccio deve essere di puro intrattenimeno. Con Seven deadly sins, oltre a qualche momento emozionante, non troverete messaggi profondi. Per questo l'autore ha imposto come focus del manga i combattimenti, che si presentano molto chiari ed avvincenti (nonostante qualche pleonastica incoerenza circa i livelli di potere), che, nonostante alcune incertezze di trama che si concretizzano sempre di più avvicinandosi al finale, riescono a reggere il ritmo cavalcante del manga rendendo ogni singolo volume catchy.
Trovo molto interessante anche lo sviluppo di certe trame secondarie, per lo più amorose, dei personaggi. Queste spezzano il rapido ritmo narrativo dandoci un attimo di pace tra una battaglia ed un'altra.
La pecca di questo manga è purtroppo la trama, nonostante alcune intuizioni da parte dell'autore che mascherano il riciclo di una storia già vista e rivista, risulta nel completto banale e a tratti prevedibile.

In conclusione "Seven Deadly Sins" è un manga da 7.5, un manga dove più che la storia ricordo con affetto i personaggi del cast di protagonisti e le mazzate che continuamente mi tenevano attaccato ai volumetti.

Consiglio la lettura a un pubblico che cerca belle botte intrattententi e con poche pretese.


 1
Frau Blücher

Volumi letti: 41/41 --- Voto 5
"Nanatsu no taizai", conosciuto in occidente come "The seven deadly sins", sembrava essere uno shounen promettente. Dico "sembrava" proprio perché l'entusiamo iniziale è andato scemando volume dopo volume. Acquistato con convinzione dopo la visione della prima stagione dell'anime, sembrava il classico shounen di azione ma con qualcosa di originale che in realtà si perde, o forse non c'era mai stato. La storia inizia con Elizabeth, la terzogenita del re del regno di Liones, che vaga alla disperata ricerca dei famigerati 7 peccati capitali, dei guerrieri fortissimi che avevano servito il suo regno ma che, considerati dei traditori, divennero dei ricercati e quindi andarono via, ognuno per la propria strada. Ma il regno è in pericolo e solo loro potranno salvarlo. In questa sua disperata ricerca, ben presto Elizabeth si imbatte in Meliodas, proprietario di una strana taverna nonché capitano dei peccati. Inizia così l'avventura.
Il voto così basso che dò al manga dipende da svariati fattori: innanzitutto lo sviluppo della storia e dei personaggi, che definirei eccessivamente banale, nonostante il tentativo, a volte anche riuscito, di scuotere un po' la storia con dei colpi di scena. Praticamente è tutto un susseguirsi di nemici via via sempre più forti dei precedenti. Riguardo i personaggi, a parte quei pochi capitoli in cui si svela il loro passato, non vengono più approfonditi, cosa grave secondo me in un manga che conta ben 41 volumi, per non parlare poi dell'eccessiva componente amorosa, che in alcuni tratti ci sta e fa anche piacere ma in altri è assolutamente superflua e fuori luogo. Altra cosa che ho trovato fastidiosa è il combattimento in sè. I peccati in pratica, per 40 volumi non fanno altro che celare la loro vera potenza, tirando fuori giusto quel che serve per vincere il combattimento di turno. Insomma, banale e ripetitivo, si ha quella sensazione di allungamento inutile della trama, il mangaka avrebbe potuto e dovuto concludere la sua opera molto prima. Peccato, un'occasione sprecata.


 1
Look.at_alex

Volumi letti: 31/41 --- Voto 7
The Seven Dedly Sins è un manga con i suoi alti e bassi.
Non è un capolavoro, non sarà una di quelle opere che faranno la storia, ma non può neanche considerarsi spazzatura.
Sopravvalutato? Un po' sì, devo ammetterlo, ma non è neanche così male come alcuni dicono.

E' un fantasy molto semplice, a tratti banale, con un'ambientazione medievale molto ben curata.

Ci troviamo nella Britannia dove nacquero le storie dei cavalieri, quelle delle gesta dei grandi re, e infatti sono presenti moltissimi riferimenti alle leggende di quel tempo. L'elemento principale è la magia, non trattata come fulcro del manga, come succede per esempio in Fairy Tail, ma vista come qualcosa che solo pochi possono usare. Certo, poi i personaggi principali hanno tutti dei poteri magici, nessuno escluso, ma si può ben intuire come ciò sia una caratteristica di poche persone, se si considera l'intero regno.

La trama, per me, non si salva. E' intuibile, come più o meno in quasi tutti gli shounen manga, a tratti banale, e soprattutto ha troppi riferimenti a opere esterne, sia manga che non. Basti pensare che la vera storia dei due protagonisti - e qui non sto a parlarne per evitare spoiler - è quasi tale e quale a quella di "Fallen" di Lauren Kate.
Per di più, molte scene non sono trattate nel modo giusto, così come alcuni personaggi. La comicità esce spesso nel momento sbagliato, la tragicità è trattata forse troppo poco superficialmente, rendendo difficile emozionarsi nei momenti clue. Inoltre, quelle storie d'amore che, forse, sarebbe stato meglio tenere in secondo piano, sono quasi diventate il tema principale, cosa che non c'entra assolutamente con il tipo di manga con il quale ci stiamo approcciando.
Dà fastidio l'enorme quantità di coincidenze all'interno del manga stesso: gente che muore, poi resuscita, si reincarna, gente che viene posseduta e la storia che si ripete, in continuazione, ruotando sempre attorno alle stesse figure.

La caratterizzazione dei personaggi e il loro design danno tanti punti in più a questo manga.
Ci sono tanti personaggi, e ognuno di essi vede il suo carattere e i suoi modi di relazionarsi con gli altri evolversi notevolmente. E' molto bello il modo in cui vengono trattati i rapporti, anche se personalmente, vedendo gli ultimi capitoli, credo che questa cosa stia mutando troppo, stravolgendo completamente alcuni personaggi.
C'è varietà, sia nei personaggi, che nei vari "mostri" utilizzati dal sensei Suzuki. Si distinguono chiaramente le razze, che sono quelle tipiche dei fantasy: demoni, fate, giganti, druidi etc.
Come già detto, è trattato molto bene anche il design: ogni personaggio ha il suo stile, diverso da quello delle altre razze, ma incredibilmente simile a quello della razza a cui appartiene. Anche il ceto sociale influisce molto sui personaggi, sia per quanto riguarda il loro aspetto psicologico, che anche quello fisico.

Il disegno può piacere e non piacere.
Il perchè? E' molto dettagliato, troppo, secondo me.
Ci sono tante linee, spesso viene utilizzato il puntinato, si aggiunge una quantità di dettagli indescrivibile a qualsiasi vignetta, tanto che alcune scene sono completamente incomprensibili. Ciononostante si capisce come i disegni siano pensati come se fossero colorati, infatti quelle poche tavole non in bianco e nero sono veramente belle, e le sfumature di colore sono trattate molto bene. Certo, più si va avanti a leggerlo, più ci si abitua, ma a volte queste tavole così cariche fanno passare la voglia di leggere.
Diciamo che chi volesse leggere il manga dopo aver visto l'anime farà molta fatica.

Detto ciò, consiglio la lettura di The Seven Deadly Sins, perchè se preso con leggerezza, può piacere veramente tanto. Lo ribadisco: farà un po' storcere il naso a chi è in cerca di un capolavoro, ma se vi piacciono i fantasy e non sapete devo ficcare il capo, si può tranquillamente seguire la serie senza stare troppo a pensarci sopra.


 8
Pipebomb Teller

Volumi letti: 20/41 --- Voto 5
La narrativa fantasy, pur non essendo per caratteristiche concepita verso un target specifico, è quella che certamente riscuote maggiore successo presso gli adolescenti, specialmente nei paesi occidentali. E si sa, il mercato editoriale punta a massimizzare i guadagni.
In quest’epoca è veramente difficile trovare opere che si assumono rischi a livello contenutistico, poiché sponsor e network non mancano di far sentire il proprio peso.
L’osservatore non crea il mondo, ma gli dà senso. L’originalità significa tutto e niente al giorno d’oggi, poiché è veramente difficile creare qualcosa di nuovo senza attenersi agli innumerevoli canovacci narrativi.
Esiste, tuttavia, la tendenza ad emulare nella speranza di ottenere il successo altrui, perché cavalcare l’onda e riprendere le atmosfere di Dragon Ball e One Piece è sempre più facile che partire da zero.
Nanatsu No Taizai non si presenta come un titolo di pura evasione, mira a sottolineare i valori più puri attraverso un linguaggio molto semplice e comune, mantenendo una narrazione fresca e leggera.
Si viene catapultati all’interno di un universo di cui l’autore stabilisce da subito regole e leggi, salvo poi incappare in qualche svista, come le gerarchie di forza che col progredire della storia appaiono sempre più confusionarie e dispersive.
Chi si cimenta con questo genere non può inoltre ignorare l’importanza della documentazione, che qui risulta solo abbozzata.
L’introspezione non è contemplata, il setting sociale e storico non è assolutamente all’altezza, e non viene nemmeno sviluppato a causa di una sceneggiatura più avvezza al fanservice esasperato, che strumentalizza la figura femminile a più riprese.
Sappiamo che il Giappone non è il paese più facile da questo punto di vista, come testimoniano le riforme attuate al termine dell’era Meiji, ma il modo in cui quest’opera relega la donna è degna delle peggiori commedie amorose del secolo scorso. Avrei anche potuto accettarlo negli anni 80, ma ormai il panorama nipponico è notevolmente cambiato.
Insomma, un inno alla mediocrità; un’opera imbarazzante, rivolta palesemente ad una frangia molto giovane, la quale brucia un incipit interessante all’interno del solito mondo stereotipato, attraverso una struttura narrativa abbastanza fiabesca che mescola comicità, azione e dramma proponendo temi e situazioni scontate. Il character design infantile contribuisce allo scopo.
Ricordate quando Mamoru Oshii (Tenshi No Tamago, Ghost In The Shell, ecc.) affermò di produrre film soprattutto per se stesso? Ecco, qui invece abbiamo la prova lampante di tutto ciò che racchiude la fredda logica del consumismo giapponese.


 2
massa_fox_sin

Volumi letti: 11/41 --- Voto 9
Quando me lo hanno consigliato ero un po incredulo; dato ne parlavano molto bene e io invece mai lo avevo sentito nominare. Ma forse è proprio questo il bello: appassionato di shounen da molto, questo titolo non mi diceva nulla, e da come si presentano le prime pagine, pensavo di aver buttato via 4 euro.
Invece The Seven Deadly Sins è un manga che va oltre ai classici shounen di azione pieni di power up, nemici che spuntano fuori come funghi, combo di mosse che nemmeno poi ricordi come si chiamavano: unisce mistero, combattimenti epici, con personaggi semplici e molto azzeccati ( soprattutto mi rispecchio molto con uno di loro), che si alternano a momenti divertenti, con spiegazioni e teorie che non annoiano il lettore, ma anzi aiutano meglio ad immergersi in un manga che consiglio veramente di leggerlo fino in fondo, senza lasciarsi frenare da un inizio un po tranquillo e lento.


 4
Atsushi

Volumi letti: 11/41 --- Voto 9
Sapete? Per far sì che qualcosa sia bello non deve essere per forza qualcosa di assolutamente unico, può essere un semplice slice of life o un qualcosa di incredibilmente popolare. Ma la parte buffa è l'inaspettato, quando pensi che qualcosa non avrà un certo effetto su di te ma in realtà ti sbagli. Ed è proprio così che mi sono sentito dopo aver iniziato a leggere The Seven Deadly Sins. La cosa che mi ha colpito di più all'inizio dell'opera è questo terrificante mondo fantasy, con creature che passano dai demoni e gli dei alle fate e ai giganti.

Parto subito dando i consueti voti al disegno, alla trama e all'edizione.

Per quanto riguarda il disegno, il chara non mi dispiace per niente così come le ambientazioni e la struttura delle tavole. Se devo dare un voto allora è 8,5/10.
La trama può anche non essere completamente originale, ma sul serio: al giorno d'oggi a chi importa ancora dell'originalità se l'opera è emozionante, intrigante e piena di epicità? E con ciò ho detto tutto, il voto alla storia è 8,5/10.
L'edizione della Star Comics non è male, non perde inchiostro e non fa rumoracci strani mentre si svoglia un volume aprendolo leggermente di più; il mio voto è 8/10.

Ma parliamo della trama. La storia inizia in una piccola locanda in una cittadina sperduta nel regno di Britannia. La principessa Elizabeth arriva in questa locanda gestita da un ragazzino di nome Meliodas e dal suo compare (un maiale parlante di nome Hawk) e dice di essere alla ricerca dei Sette Peccati Capitali per farsi aiutare da loro a liberare il regno dalla corruzione e dal colpo di stato dei Paladini. E qui subito iniziano i problemi visto che quando lei è arrivata aveva addosso una vecchia e imponente armatura arrugginita, così quando i gli abitanti della città la hanno vista è girata subito la voce e si pensava fosse un membro dei Sette Peccati Capitali. Dei cavalieri bussano alla porta della taverna e Elizabeth è costretta a fuggire nel bosco, ma viene inseguita da uno di questi, molto forte, che vuole ucciderla; per fortuna Meliodas la salva rivelando di essere il capitano dei Sette Peccati Capitali e che la aiuterà nella sua ricerca degli altri sei. Ed è così che inizia l'avventura dei protagonisti alla ricerca di tutti e sette i Peccati Capitali per salvare il regno.

Le mie conclusioni su questo manga sono molto buone. Mi sono subito innamorato dei personaggi e della storia quindi lo consiglio a tutti quelli che cercano un opera divertente ma allo stesso tempo seria ed epica.


 7
Hikari

Volumi letti: 9/41 --- Voto 5
I primi volumi sono stati piacevoli, lo ammetto: bei disegni, bell'ambientazione, personaggi simpatici, gag carine e così via. Ma più andavo avanti nella lettura, più notavo l'inconsistenza di questo manga, dove nulla è originale, ma tutto è rielaborazione di qualcos'altro (in particolare, c'è tantissimo di One Piece, qualcosa di Full Metal Alchemist, e di certo altro di cose che non ho letto).
Ogni situazione potenzialmente interessante, poi, viene trattata troppo superficialmente, quindi anche i momenti che vorrebbero essere drammatici non toccano per niente il lettore, e ad un certo punto pure i personaggi cominciano a diventare fastidiosi.
L'unica caratteristica che mi sento di promuovere è il disegno, il tratto è veramente piacevole e rende al meglio l'atmosfera da fiaba medievale.

Insomma, è un manga buono per un target molto giovane, o comunque per chi non cerchi necessariamente qualcosa di nuovo e originale, perchè The Seven Deadly Sins è evidentemente tutt'altro.


 6
Goge

Volumi letti: 11/41 --- Voto 6
È un manga sopravvalutato.
Ha un ottimo chara design, l'ambientazione è suggestiva quanto basta ad un fantasy per non distaccarsi troppo dal periodo storico cui strizza l'occhiolino. Ma... è la fiera dello stereotipo caratteriale della donna ed è l'ennesimo ribadire i buoni sentimenti che albergano in molti di noi. E, dove non arrivano i sentimenti, arrivano i pugni, i calci, i power up e le mazzate di ogni genere, e pure i power down se il cattivo deve sembrare spropositatamente forte.

Praticamente... È Rave 2.0, disegnato meglio, con personaggi più simpatici, banale fino alla morte ma gradevole se non lo prendi affatto sul serio. E in quanto manga che sa farsi apprezzare per la sua pochezza, verrà incensato a tutto spiano...

Il potenziale c'era, ma dopo aver letto 104 capitoli e aver visto diversi personaggi bruciati e scene di un disturbante che neanche mi va di rimembrarle posso anche classificarlo come la solita serie da "C'hai provato, ma non ho più tredici anni e non spenderei un centesimo per il tuo manga". E comunque, visto che si sa come vanno questi titoli, ci tengo a invitare la gente a notare che il nanerottolo protagonista è giovanissimo solo per fattezze fisiche e aspetto, e che quindi non è decente che finirà certamente accoppiato alla principessa bambolina che lo accompagna sin dal capitolo 1.
<b>SPOILER</b>
Specialmente se si considera che la sta usando come rimpiazzo per la sua ex, di cui è ovviamente il clone.
<b>FINE SPOILER</b>

Darcia

Volumi letti: 7/41 --- Voto 9
Mi muovo anch'io per riempire la mancanza di recensioni per questo buon titolo (preciso che segnalo come letti 7 volumi perché essendo in pari coi capitoli giapponesi penso di essere più o meno arrivato a tale cifra).

Ed eccoci qui alla recensione. Che cos'è Nanatsu no Tazai? Sicuramente uno shounen con una storia ben articolata che pur prendendo spunto da molte tematiche care al genere fantasy si districa brillantemente tra di esse riuscendo a trovare una propria originale e ricca identità. La storia in particolare parla di Elizabeth, principessa di un regno caduto preda di un colpo di stato da parte della stessa milizia che ne doveva proteggere i confini, i "Sacri Cavalieri", e della sua ricerca dei "Sette Peccati Capitali", un potente gruppo di ex-cavalieri che si è dati alla macchia dopo essere caduto in disgrazia presso la corte, e che ora rappresentano la sua ultima speranza per salvare la propria famiglia ed il proprio reame. Gli sviluppi della trama ovviamente sono semplici, e la nostra eroina troverà ben presto ciò che cerca.. nella figura di un simpatico e scostumato oste di una pittoresca locanda in cima ad una collina. Tale oste infatti si dimostrerà essere nient'altro che il capitano della suddetta leggendaria compagnia di ex-cavalieri e messo presto al corrente della grave situazione in cui giace il regno si dirà subito ben disposto a fare di tutto per aiutare la nostra principessa nella sua missione. Coincidenza fortunata, o semplice ed evidente intreccio narrativo dell'autore, i due partono assieme alla ricerca degli altri membri del gruppo per poter riformare la squadra e liberare il regno dai cavalieri oppressori e con queste premesse finisce anche la parte di trama "prevedibile". Sì perché il resto è tutta fantasia. Fantasia, spensieratezza e tanta, tanta avventura per l'esattezza.
L'autore infatti non si abbandona molto alla lirica e fa entrare subito la storia nell'azione vera e propria, introducendo pian piano i vari componenti del gruppo, l'uno più pazzo e simpatico dell'altro, con caratteristiche a dir poco peculiari e "atipiche" per ognuno, e svelando nel corso del tempo anche la loro controparte, "i sacri cavalieri", che con la loro varietà, dinamicità ed interessanti retroscena si dimostreranno essere ben presto avversari ostici, poco scontati e ben caratterizzati (tanto che ben presto si verrà a simpatizzare anche per alcuni di loro). A contorno di tutto questo l'autore aggiungerà una buonissima cura delle ambientazioni e di tutti i personaggi di contorno, ognuno con i suoi ruoli e con le sue distinte personalità, venendo così a creare un universo vivo, dettagliato ed in piena evoluzione in cui i nostri protagonisti si muovono, combattono, crescono e sviluppano i proprio rapporti con il naturale fluire della storia che, priva di forzature narrative di qualunque sorta, si dipana naturalmente nel corso dei capitoli coinvolgendo ed affascinando sempre di più il lettore. Un buonissimo lavoro, che viene ulteriormente valorizzato da uno splendido stile di disegno, molto caratteristico, dettagliato e particolare (come lo si può apprezzare nelle prime 3 immagini presenti qua a fianco nella scheda), e da un ottima cura della tavola, sia a livello di divisione in riquadri che nella cura dei singoli dettagli presentati in ogni vignetta, facendo diventare questo "Nanatsu No Tazai" una piccola perla a cui ogni appassionato di shounen, o di fantasy in generale, dovrebbe dare almeno un'occhiata (e da qui il mio voto così alto).
Recensione finita quindi? Non ancora. Non ancora perché ovviamente il manga è ancora in corso d'opera e vi possono essere ancora evoluzioni nel mio giudizio e nella sua valutazione, facendolo arrivare più in basso.. o ancora più in alto. Infatti i buoni elementi per uno shounen di successo ci sono tutti e le potenzialità per crescere ancora di più e diventare una delle prossime colonne portanti del genere in Giappone ci sono e se ben sfruttate faranno la fortuna dell'autore ed il piacere di tutti i suoi fan. Stay Tuned!

Il Giudice

 8
Il Giudice

Volumi letti: 5/41 --- Voto 9
Esprimere un giudizio oggettivo su un Manga non è mai cosa semplice. I gusti personali finiscono bene o male per influenzare il giudizio critico, e qui siamo di fronte a un opera che è stata in grado di appassionarmi già dalle prime pagine. La storia è scorrevole, non c'è mai quella sensazione di stallo o di ripetività che è propria degli shonen, e il velo di mistero gettato dall' autore sembra non sollevarsi mai. È proprio sul non detto che questo shonen basa il suo successo. I personaggi, il cui livello combattivo è dal primo capitolo oltre 9000, si sfidano a suon di tecniche speciali in un mondo fantasy medievale abbastanza, e son talmente cazzuti da non prendere mai sul serio le proprie battaglie: gli scontri sono piuttosto epici e sanguinosi, ma c'è sempre spazio per un po' di humor e qualche gag ecchi. Altro fatto degno di nota è la qualità dei disegni, un buon compromesso tra semplicità e dettaglio, sempre piacevoli all'occhio e divertenti, ma anche grandiosi e "folli" durante i combattimenti. È un manga che andrà lontano, la storia ha una solida base e può prendere qualsiasi piega, ma prima o poi i misteri saranno svelati, e tutto starà alla capacità dell'autore di mantenere l'atmosfera di troppo. Consigliato per i ragazzi più grandi, e per tutti gli amanti degli shonen che vogliono provare qualcosa di nuovo, epico e coinvolgente.