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DarkSoulRead

Volumi letti: 1/1 --- Voto 6,5
Ci sono mangaka in continua ricerca sperimentale, il cui corpus opere vanta i generi più disparati, da Osamu Tezuka a Jirō Taniguchi, ed altri invece che legano indissolubilmente la propria carriera ad una sola corrente specifica, dinamica piuttosto frequente quando si sposa lo stile orrorifico, Junji Itō ne è un chiaro esempio.

Hideshi Hino, uno dei massimi pionieri dell’horror manga insieme a Kazuo Umezu, rientra inevitabilmente nella categoria dei “monogami”.
Pur avendo spaziato con lavori minori dallo shōnen classico allo shōjo, Hino non si riconosceva in quei progetti su commissione nati per riempire i buchi delle varie riviste per cui lavorava, riuscendo a trovare la sua reale dimensione e la sua massima potenza espressiva soltanto all’interno dei racconti dell’orrore. Da sempre appassionato di fumetti, da bambino leggeva principalmente manga umoristici nutrendo un debole per Shigeru Sugiura, Hino era inizialmente intenzionato a mettere i suoi demoni su pellicola dopo esser rimasto folgorato dalla visione di “Harakiri” di Masaki Kobayashi, in seguito (con la carriera di mangaka già avviata) presterà la sua estrosa penna alla nona arte realizzando tre lungometraggi. A indirizzarlo definitivamente verso la nona arte furono sopratutto i lavori di Yoshiharu Tsuge, uno dei suoi massimi ispiratori, la cui poetica narrativa seppe illuminarlo sul percorso fumettistico da intraprendere, riconoscendo nel manga la sua vocazione. La sua semantica può per certi versi richiamare Tod Browning negli elogi al diverso, nel fornire quel punto di vista distante e distaccato dall'immaginario comune che ha reso celebri diversi artisti usciti dalla rivista Garo, tra cui Sanpei Shirato, Suehiro Maruo, Yoshiharu Tsuge appunto, Yoshihiro Tatsumi, Shigeru Mizuki e Usamaru Furuya.

“Bug Boy” è la storia di Sanpei, un ragazzo con un’indomita passione per gli insetti che, a causa di questo suo feticismo, viene deriso ed emarginato dai compagni di scuola. A casa i genitori non fanno altro che umiliarlo paragonandolo ai suoi fratelli, rimarcandogli costantemente la sua goffagine e il suo scarso rendimento scolastico. Sanpei trova un po’ di sollievo soltanto in un rifugio che pullula di insetti, un nascondiglio diroccato che ha amorevolmente costruito per i suoi animaletti. Dopo essere stato punto da una strano insetto rosso vermiglio, Sanpei inizia a tumefarsi, liquefacendosi fino a trasformarsi in un ripugnante verme assetato di sangue.

I manga di Hideshi Hino sono un turbinio sanguinolento di morte e disperazione, composti da truculenza e body horror, espliciti tanto nelle immagini cruente che rasentano lo splatter, quanto nei contenuti disturbanti che lasciano poco spazio all’immaginazione, con un stile che ricorda il primo Dario Argento, a differenza della corrente di Junji Itō, che invece si rifa al “vedo e non vedo” hitchockiano, facendo del mistero e del terrore psicologico i suoi punti di forza.
Che Hino amasse citare ed omaggiare non era certo un segreto: la sua prima opera lunga “Inferno del domani” richiamava nel titolo l’opera più in voga del periodo: “Ashita no Joe” (“Joe del domani”), famoso in Italia col titolo di “Rocky Joe”.
In “Bug Boy” le reference sono molteplici, le due che balzano immediatamente all'occhio sono sicuramente “La metamorfosi” di Franz Kafka e “Kitaro dei cimiteri” di Shigeru Mizuki, specie nell'emarginazione del protagonista, con qualche reminiscenza anche del William Burroughs de “Il pasto nudo”, che a sua volta si rifaceva alla scuola kafkiana. Abbondante l’uso della voce narrante, che col tempo la vedremo ricorrente nelle opere di Hino, diventando una della componenti principali della cifra stilistica dell’autore.

I disegni, oltre a risultare attempati, (l’opera è del 1982 e già all'epoca non risultava avanguardistica in termini di puro impatto visivo), soffrono di una natura caricaturale figlia del passato dell’autore da disegnatore di strisce umoristiche e demenziali, e non sempre si confanno alle atmosfere orrorifiche del racconto. Inoltre si riscontra qualche problema di prospettiva, specie nella rappresentazione insettoide del protagonista, le cui dimensioni variano di continuo: a volte viene raffigurato poco più grande di un piatto, altre volte ben più lungo di un essere umano adulto.

“Dokumushi Kozou” è nella sua natura anticonvenzionale al tempo stesso una storia di vendetta circolare e classica nello sviluppo. La trasformazione di Sanpei rappresenta la natura che si ribella al genere umano e il mostro creato dall’uomo, ma anche e sopratutto il Giappone che, menomato dalla seconda guerra mondiale, striscia a lungo prima di potersi rialzare, trasformato e inficiato dall'efferatezza del più famoso dei conflitti, il tema del bombardamento atomico è molto caro all’autore come vedremo nel suo magnum opus “Visione d’inferno”.
“Bug boy” è un piccolo classico per gli amanti del genere, che nel suo omaggiare reinterpreta senza però reinventare, declinando a fumetti la letteratura kakfiana con uno stampo tipicamente giapponese.
Seppur strutturalmente acerba e rudimentale risulta una delle opere che ha fatto da testa d’ariete alla poetica espressiva di Hideshi Hino, spianando la strada anche agli autori che lo succederanno, trovando nel tracciato scarlatto lasciato dal sensei un percorso da seguire.


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PukkaNaraku

Volumi letti: 1/1 --- Voto 7
Secondo volume del maestro Hideshi Hino per Showcase. Secondo, ma in realtà una delle prime opere pubblicate dall'autore. Molte (forse anche troppe) le similitudini con "Hell Baby" che, al netto della lettura, ho preferito di gran lunga. Ma andiamo con ordine.
Fin dalle primissime pagine (ma ce lo urla già il volume in quarta di copertina) possiamo notare la fortissima influenza Kafkiana e delle sue metamorfosi. L'incipit è praticamente il medesimo.
Facciamo la conoscenza del nostro protagonista, un ragazzino svogliato, pasticcione e anche un po' problematico (va bene che lo trattano malissimo, ma lui ce la mette tutta per non farne una giusta, tra il portare animali randagi in casa o a scuola, non studiare, non fare nulla se non prendersi cura dei suoi animaletti). Un ragazzino, tuttavia, dal cuore d'oro. La metamorfosi che subirà, ahimè, non sarà d'aiuto a questa sua problematica situazione. Anzi, paradossalmente segnerà definitivamente la sua vita, dando l'opportunità ultima alla sua famiglia di liberarsi di lui.

Attenzione parte contenente spoiler

Infatti, approfittando della strana malattia che lo colpisce, diagnosticata dal medico come fatale, con il suo corpo oramai vuoto (alla fine diventa tipo il bozzolo da cui fuoriesce il mostro-bruco della cover), inscenano prima il funerale del bambino...e poi cercano di farlo fuori e seppelliscono.
Da qui, partono poi le disavventure in giro per la città e zone limitrofe del nostro mostriciattolo che faticherà sempre più a trovare un posto nel mondo. Finché una serie sfortunata di eventi non lo porteranno a scoprire i suoi poteri. Ecco, se di questa parte ho apprezzato il senso di inadeguatezza e di perenne solitudine che affligge il nostro, non ho molto apprezzato le rapidissime conseguenze della sua presa di coscienza.
Resosi conto di essere velenoso e molto pericoloso, di punto in bianco (ok, ne ha passate e subite tante, ma questo non gli aveva mai fatto perdere l'umanità) si trasforma nel mostro che era fisicamente da tempo. E decide di vendicarsi per tutti i soprusi subiti. Su tutti. A partire dai tre bulli, passando per gli insegnanti, per poi prenderci gusto e iniziare a fare una carneficina di massa a random.
Questa parte è stata davvero troppo "rushata" e veloce. Quasi out of character. Altrettanto veloce, poi, la risoluzione che porta al finale. Un po' forzato.
Quasi a voler tornare sui suoi passi, l'autore fa in modo che d'improvviso il mostro sia attratto da casa sua da un odore. Non riconosce casa, ma la sente familiare. È solo affacciandosi alla finestra che il nostro ricorda chi e cosa era veramente...ma è troppo tardi, il padre, che si era preparato grazie ai notiziari, gli spara e lo mette in fuga. Quasi provando pena per lui, volendolo liberare. E così sarà. Il colpo sarà fatale e il mostro agonizzerà fino al suo ultimo respiro, ricordando la sua infanzia quando la famiglia ancora lo trattava bene e non ricordando quando i suoi incubi fossero iniziati, e tentando di fuggire da roditori avvoltoi, gettandosi nelle acque delle fogne che lo condurranno in mare aperto...

Fine della parte contenente spoiler

Insomma, la parte finale, seppur con una sua poetica e giustizia, è davvero tirata, frettolosa, rovinando quanto di buono si era narrato con calma fino a quel punto. Nulla a che vedere con "Hell Baby", decisamente più poetico e meglio pianificato nel ritmo. Gran peccato perché il cosa mi piaceva anche...ma con il come è venuto fuori un pasticcio.
Troviamo anche qui la voce narrante, decisamente meno presente che in "Hell Baby", che chiude la nostra storia di emarginazione e vendetta.
Mi spiace, il potenziale c'era, ma si vede come l'autore fosse ancora acerbo. HB è decisamente scritto meglio.

Edizione solita Showcase, i neri stavolta sono molti di meno, quindi le tavole mostrano più il fianco alle dannate trasparenze.


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Doddoxoxo

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8,5
La trama di questo manga potrebbe risultare semplice, come anche quella di altre opere dello stesso autore, ma personalmente questa in particolare mi ha trasmesso molto.

Il nostro ragazzo insetto, Sanpei, è innocente, ingenuo e, come detto dall'autore nelle prime pagine, "non ne fa una giusta". Viene preso di mira dai suoi coetanei a causa dei suoi atteggiamenti strambi e così per sentirsi meno solo passa le giornate con animali randagi e insetti che si diverte a catturare; successivamente anche la sua famiglia gli volta le spalle per via dei suoi comportamenti. Un giorno viene punto da uno strano insetto e si trasforma lui stesso in uno di questi. La mutazione viene rappresentata in ogni fase nelle vignette, con disegni semplici ma chiari che non faranno mancare qualche brivido di raccapriccio.
Lo stile distintivo di questo autore e lo sviluppo della trama permettono al lettore di instaurare col piccolo Sanpei un legame unico, provando per lui affetto e tenerezza nonostante il suo aspetto ripugnante.
La crescita o, meglio, la mutazione del protagonista è sviluppata bene e meritevole d'attenzione. Si seguirà infatti il suo percorso tra la libertà, la scoperta del mondo ma anche vera solitudine. Tutto ci condurrà ad un finale che ci farà tirare un sospiro di sollievo, sebbene malinconico.