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esseci

Volumi letti: 10/10 --- Voto 8
Mi ritrovo a recensire la terza opera che ho avuto modo di leggere di Shuzo Oshimi e, rispetto a "I fiori del Male" e "Dentro Mari", devo riconoscere che in "Happiness" l'autore ha creato una sorta di "ossimoro" non tra due parole nella stessa frase, ma tra la parola e il significato che ho ricavato dal manga, che può essere "everything but happiness".

Rispetto alle precedenti opere lette, ammetto che "Happiness" mi ha coinvolto meno.
Da un lato riconosco l'originalità e il coraggio dell'autore di andare a prendere un classico della cultura occidentale (i vampiri), oggetto di ennemila film e opere, per inserirlo nel classico tema che a lui sembra stare molto a cuore: l'emarginazione e il dramma della "anomalia" ("hentai", nell'accezione più classica del termine e non quella riferita alla perversione sessuale) di soggetti che si ritrovano a vivere nella società giapponese e, soprattutto, nella sua massima e più fulgida espressione, ovvero la scuola. Ma, d'altro canto e come noto, il vampiro e la sua sete implacabile di sangue può far cadere l'attenzione del narratore e dei lettori più sugli aspetti horror e splatter della loro brama e sull'impossibilità a resistere al loro istinto piuttosto che sul dissidio interiore tra indole umana e quella "vampiresca". Oshimi in "Happiness" , alla pura e profonda introspezione interiore dei personaggi, preferisce descrivere la manifestazione del raptus istintuale dell'essere soprannaturale, lasciando l'aspetto psicologico in secondo piano, celato dall'escalation dell'orrore, del sangue e della "perversione". Il tutto, adottando uno stile grafico molto pulito e cupo all'inizio, per poi evolvere verso uno stile allegorico/metaforico con un tratto "visionario" espressionista in cui, illustrando il punto di vista dell'umano che si trasforma in vampiro, trasmette con immagini "distorte" alla "Urlo" di E. Munch; il prevalere doloroso dell'animo istintuale vampiresco su quello razionale umano.

L'aspetto grafico è a mio avviso il tratto distintivo e qualificante di quest'opera: rispetto a "I fiori del male" e "Dentro Mari", Oshimi compie un ulteriore "step ahead", che potrebbe anche non piacere, ma che denota la grande capacità del mangaka di saper unire contenuti di valore ad uno stile grafico originale e di impatto rispetto ai temi trattati, tanto da creare il mix equilibrato.

Attenzione: questa parte contiene spoiler

"Happiness" a mio avviso rappresenta anche un'evoluzione della Weltanschauung di Oshimi: il protagonista Makoto, steso a terra nelle grinfie di Nora (la vampira che lo ha ghermito come un falco a caccia della lepre), posto di fronte al dilemma ontologico del "Preferisci morire o diventare come me?" prospettatogli da Nora, compie una scelta che probabilmente i protagonisti di "Aku no Hana" o "Dentro Mari" non avrebbero compiuto. Sawa e Takao de "I Fiori del Male" avrebbero scelto l'"other side" mentre Mari/Isao di "Inside Mari" avrebbero risposto con "Chi sei tu"?

Makoto sceglie di vivere assumendosi il rischio di diventare vampiro e, sebbene all'inizio chieda a Nora di restituirgli la natura umana, accetta il nuovo status di "emarginato" assetato di sangue, dopo quello di bullizzato dal compagno di classe Yuki. E dietro si potrebbe vedere Oshimi che prova a farsi una ragione dei suoi problemi...
Una positiva evoluzione dell'autore che passa dagli istinti suicidi, ai dubbi amletici sul proprio io fino alla tolleranza del suo essere "hentai"...
Menzione d'onore anche al finale sull'immortalità dei vampiri: il manga si conclude con una fase un po' "rushata" in cui si mostrano le persone cui lui era affezionato (famiglia, Yukiko Gosho, ecc.) crescono, invecchiano e muoiono.
Makoto ha ormai compreso quanto sia doloroso veder morire e dover sopravvivere alle persone amate e giustamente ha evitato di allacciare rapporti umani, così da non doversi ritrovare a piangere la morte di amori e amici.
Il protagonista ritiene il suo essere immortale alla stregua di una maledizione, ma elabora un modo "tutto suo" per superare sia quella vita eterna che gli impedisce di assaporare a pieno l’unicità degli istanti sia quella necessità di cibarsi di sangue umano, superando la conseguenza di vivere una vita di solitudine e dannazione. Makoto/Oshimi hanno così trovato la via dell'"Happiness"?