logo AnimeClick.it


Tutte 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10


 0
kirk

Volumi letti: 1/1 --- Voto 7
Il volume raccoglie sei storie auto-conclusive della grande Takahashi, l'ultima delle quali fatta a quattro mani con il mitico Mitsuru Adachi in occasione del cinquantennale di Shonen Sunday rivista con la quale ambedue hanno lavorato. Quest'ultima storia è disegnata male ma ti porta a ricordarti di riviste e autori sentiti magari una sola volta che in Giappone godono di fama imperitura.
Gli altri racconti sono graficamente più belli, i primi due si possono definire horror e rientrano nel filone orrifico della Takahashi iniziato con “La saga delle Sirene”: il primo narra di uno specchio che risucchia il male, credo che non sia venuto benissimo, il secondo (questo si riuscitissimo) narra di un mangaka fallito a cui arriva una bambola dotata di malvagi poteri. Il terzo episodio merita solo la sufficienza: è un episodio comico ma non all'altezza di quelli usciti in altri mondi rumici o nelle serie più lunghe della Takahashi. L'idea non sarebbe cattiva e ci porta come in “Revange doll” in un mondo che per molti otaku è affine a quello dei manga: parla infatti della scomparsa di una stella della televisione... cosa le sarà successo? Le ultime due storie sono una commedia che tratta del soprannaturale con un gatto moribondo che si impossessa del ragazzo di cui è innamorata la padrona. Mentre il quinto è un racconto di fantascienza... quindi riepilogando “Kagami ga Kita” è horror, commedia, fantascienza, fantastico e biografico... insomma il solito caleidoscopio di storie di una autrice poliedrica… Devo però dire che con il passare degli anni Rumiko peggiora, il tratto rimane sempre quello, la fantasia piena di idee… eppure non mi piace più come una volta, quando ogni sua storia comica faceva ridere e le altre mi facevano stupire dall'originalità. Dobbiamo dire che invecchiando la Takahashi perde colpi...


 0
alex di gemini

Volumi letti: 1/1 --- Voto 8
Date le sue serie, notoriamente interminabili, il grande pubblico potrebbe pensare che Rumiko non abbia la capacità di scrivere storie brevi. Invece scrive periodicamente vari brevi racconti a fumetti, radunati in apposite antologie. Se negli uccelli del destino l’atmosfera era decisamente malinconica, in Kagami ga kita troviamo addirittura un ‘atmosfera angosciante nelle cinque storie vhe la compongono. Troveremo infatti una giovane donna perseguitata da uno stalker, un giovane mangaka deciso ad uccidere chi gli sta stroncando la carriera, un liceale che ha il braccio trasformato in una zampa di gatto… Storie che tengono con il fiato sospeso e che sembrano in netto ontrasto con quanto l’autrice ci ha sempre fatto vedere. Certo, i finali saranno spiazzanti e consolatori ma non cancelleranno l’angoscia. Nel sesto racconto, invece, vireremo sull’allegro con un racconto autobiografico in cui la divina e Mitsuro Adachi racconteranno la loro vita, come sono entrati nel mondo dei manga e lo svolgimento delle loro carriere. Decisamente Kagami si è rivelata una vera sorpresa, spiazzante e che non lascia respirare, con un gran desiderio di vedere come si concludono le vicende. Il tutto in atmosfere davvero vicine a quelle di Dylan Dog. La grafica e la regia sono quelle tipiche della divina, per un prodotto decisamente sorprendente e imperdibile . Il sesto capitolo è decisamente nteressante e divertente, nonché stemperante la tensione accumulata.


 0
Arashi84

Volumi letti: 1/1 --- Voto 7,5
Rumiko Takahashi macina successi ormai da decenni e nonostante i possibili “cali di creatività”, è una di quelle autrici che non si discute, è la principessa del manga, non ci serve sapere altro. LaTakahashi però pare seguire un peculiare metodo di lavoro che differenzia nettamente il mood con cui si appresta a scrivere oneshot e quello che la accompagna nelle serializzazioni lunghe. Quando si occupa di queste ultime pare voglia divertirsi e rilassarsi, allo scopo di trasmettere ai suoi lettori queste stesse sensazioni, quando scrive storie brevi invece, la immagino mentre si siede davanti al suo tavolo di lavoro, prende un bel respiro e dice: “ora faccio la seria”.

Grazie a Star Comics abbiamo avuto l’opportunità di leggere le varie raccolte di storie brevi della sensei, innamorandoci praticamente di tutte, per un motivo o per un altro. Che siate rimasti ancorati all’horror del primo Rumic world, che abbiate ancora nel cuore i fantasmini di One or W, le casalinghe di Rumic Theater, gli impiegati di Rumic Short, Il boquet rosso o Gli uccelli del destino, avrete atteso con impazienza anche Kagami ga Kita – Lo specchio.
Perché chiunque conosca un minimo la Takahashi sa che in queste piccole storie riesce sempre a sorprendere, poiché vi riversa un’umanità e un impalpabile realismo che le rendono uniche.

Kagami ga Kita si compone di cinque storie autoconclusive più una molto particolare, vedremo poi perché.
La oneshot da cui prende il nome il volume apre la raccolta ponendoci di fronte alla Takahashi più cupa e tendente all’horror.
A seguire troviamo storia di un insoddisfatto mangaka che sfoga la frustrazione repressa lanciando maledizioni.
Le mille facce di una stella ci racconta di una giovane attrice codarda mentre Un fiore carino riporta finalmente in scena una delle tipiche e normalissime casalinghe Takahashiane alle prese con un evento bizzarro.
With cat ha infine il sapore della commedia romantica classica dell’autrice.

Seppur si tratti di racconti molto diversi, pare esserci un sottile filo che unisce le cinque storie, ossia, il senso del dovere e della responsabilità. In ognuno di questi racconti è espressa la necessità di “adempiere ad un dovere”, di soddisfare qualche aspettativa per il bene di qualcuno: scacciare dei mostri, soddisfare lettori o spettatori, risolvere un problema che intacca la propria quotidianità o più semplicemente riuscire a scusarsi per un errore nonostante l’orgoglio.
Tutti i personaggi di Kagami ga Kita fanno quello che va fatto, almeno secondo il proprio giudizio e ognuno usa un modo diverso le armi a disposizione, a volte anche in malo modo.
I protagonisti della Takahashi, positivi o meno che siano, agiscono, prendono in mano le loro storie e le modellano, mostrando tutt’altro che passività o rassegnazione: pensiamo alla signora Rikako di Un fiore carino, tipica casalinga in stile Takahashi che da normale donna di casa diventa vera protagonista della sua (dis)avventura, quasi come un’eroina di quartiere.

Il capitolo che chiude il volume è decisamente il più particolare, difatti, My Sweet Sunday racconta sotto forma di divertente fumetto autobiografico la storia di due colonne portanti di Shonen Sunday: la Takahashi per l’appunto e Mitsuru Adachi, portando in scena le loro vite, dagli esordi fino al loro incontro come professionisti. La divertente storiella dà modo di conoscere un lato un po’ buffo della sensei e dell’ammirato collega, intrecciando i racconti dell’uno e dell’altra.

I capitoli di Kagami ga Kita sono tutti abbastanza recenti per cui il tratto è quello al quale la mangaka ci ha abituati ormai da tempo, un po’ spigoloso e dalle linee forti e decise.
Star Comics propone il volume in grande formato (14,5x21), con pagine in bianco e nero e a colori al prezzo di 7 euro.

Kagami ga Kita non è la raccolta migliore partorita dalla mente di Rumiko Takahashi ma è un volume godibile per tutti i suoi fan che, in un modo o nell’altro, troveranno nella varie storie qualcosa di riconducibile all’autrice; potrebbe comunque risultare interessante anche per i novizi della sensei, che da questo volume potrebbero cogliere un accenno della sua poliedricità.
Come sempre, Rumiko Takahashi dà prova di grande maestria cimentandosi in storie che raccontano l’assurdo dentro il quotidiano, il fantastico nella normalità di tutti i giorni, facendo trapelare da ogni racconto l’amore per il suo lavoro, un amore che pur passando gli anni e perdendo forse ispirazione, non lascia neanche per un attimo la punta della sua matita.