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Aminako

Volumi letti: 25/18 --- Voto 10
Jenny la tennista racconta la metamorfosi di un talento sportivo, Hiromi Oka, e della sua conquista per gradi della scena nazionale e internazionale. Hiromi sceglie di frequentare un liceo conosciuto in tutto il giappone per il prestigio del club di tennis e per la sua capacità di offrire alla Nazione dei campioni competitivi, agili e imbattibili. In questo contesto, il talento della nostra protagonista è espresso a fatica a causa di una sua iniziale mancanza di fiducia e di incapacità di affrontare il bullismo delle colleghe più anziane del club. Accade perché l'allenatore del club riconosce in lei un potenziale e la sfida a tirarlo fuori, passo dopo passo, finché lei prenderà consapevolezza di questa forza e imparerà a reagire agli ostacoli ricambiando la fiducia che le è offerta.

Non solo l'allenatore, anche le persone che condividono la quotidianità di Hiromi e l'amore per il tennis la accompagneranno in questa progressiva e ricca evoluzione fisica e interiore. Ciascun personaggio ha un ruolo di peso e viene ben espresso sia nelle dialoghi di approfondimento, sia nei tormenti interiori che la protagonista accende nei suoi amici, alleati e avversari. Nella gerarchia dei personaggi, ve ne sono alcuni chiave che arricchiscono l'opera e la rendono a mio avviso talmente ricca da renderla superiore ad altre storie sulla scena del genere manga sportivo.

Jenny la tennista tocca il tema dei sentimenti facendo coesistere il pudore e la passione. L'autrice Sumika Yamamoto dimostra che il genere sentimentale sportivo può generare forti emozioni anche senza scadere nei soliti cliché melensi fini a se stessi. L'amore può esprimersi in molte sfaccettature in modo ricco, intenso e violento oppure nascosto in uno spazio interiore senza necessariamente offrire al lettore scene di contatto o dichiarazioni audaci. L'amore viene vissuto attraverso gli sguardi, i sacrifici, i monologhi interiori e i dialoghi dei personaggi che antepongono sempre il benessere del personaggio principale e il suo ruolo nell'affermazione di questa Nazione che vuole riscattarsi sulla scena mondiale.

La modalità con cui evolvono la trama e i personaggi; l'approccio scelto per raccontare i sentimenti; il tema del talento che esprime il suo potenziale; il messaggio più ampio coerente con il contesto storico globale del tempo. Sono tutti elementi che rendono questo fumetto sportivo a mio avviso eccellente. Vi auguro di leggere questo gioiello.


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Slanzard

Volumi letti: 18/18 --- Voto 9
Tokyo 1964, le Streghe d'Oriente e l'oni-coach* vincono l'oro olimpico nella pallavolo femminile, chiudendo un percorso iniziato un decennio prima che aveva visto un gruppo di operaie trasformarsi in una delle più forti compagini sportive di tutti i tempi. Assurto ad imperitura gloria, quest'affiatato gruppetto divenne non solo l'apice di una manifestazione, i giochi olimpici, atta a mostrare al mondo il desiderio di rinnovamento e la resurrezione di un paese che aveva faticosamente iniziato a lasciarsi alle spalle lo spettro della bomba atomica, della disfatta mondiale e della crisi economica e sociale dell'immediato dopoguerra, ma anche il punto di partenza di un prolifico filone del fumetto giapponese: lo shoujo sportivo. Giunto proprio in un periodo di profondo mutamento per la cultura giapponese tutta, la vittoria olimpica segnò profondamente l'immaginario collettivo femminile, rendendo naturale che il fumetto per ragazze, che di lì a poco avrebbe attraversato la sua più importante metamorfosi grazie all'avvento del Gruppo del '24 e di una generazione di disegnatrici donne, si interessasse come non mai al panorama sportivo. Tra queste, impossibile non citare Ace wo nerae, l'appassionante e sofferta storia di Hiromi Oka e del suo ingresso nel mondo del tennis liceale. Notevolmente evolutosi rispetto al capostipite Attack No.1, Ace wo nerae segue la via tracciata dai drammi del Gruppo del '24, avvicinandosi ad opere come Le rose di Versailles (pubblicato in contemporanea sulla medesima rivista) o Caro fratello di Riyoko Ikeda... perchè, oltre allo stile grafico oltremodo simile, non è difficile ripensare a Maria Antonietta che si strugge d'amore per il bel conte Fersen nel vedere Hiromi che rinuncia, tra atroci sofferenze, all'amore per il compagno di club Todo, così da meglio concentrarsi sulla sua crescita come atleta sotto la supervisione dell'allenatore Munakata. Con Le rose c'è in comune anche la gestione corale dei personaggi che, pur focalizzandosi principalmente sulla protagonista, caratterizza alla perfezione tutto il gruppetto principale, da Reyka a Ozaki, da Munakata a Todo, ecc...
Questo senza tuttavia allontanarsi dalla struttura degli spokon del dopoguerra, riuscendo in una, forse improbabile seppur riuscitissima, sintesi delle storie di crescita e sacrifico alla Ashita no Joe col gusto del titanismo tragico del nascente shoujo sentimentale anni '70.

* Streghe d'oriente e oni-coach: Streghe d'oriente è il soprannome dato alla prima nazionale giapponese di pallavolo femminile; oni-coach (allenatore demonio) è invece il soprannome del loro allenatore, Hirofumi Daimatsu. Per maggiori dettagli sulla loro storia rimando al mio approfondimento su Attack No.1, [url=/InfoExtra.php?nome=Attack+No.1&test=legm]secondo paragrafo[/url].


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ninokun

Volumi letti: 25/18 --- Voto 7
Da tempo siamo stati abituati agli usuali ritmi degli shoujo manga classici: forti passioni che ardono incontrollate, e non solo in campo sentimentale, amori tragici che sopravvivono alla vita terrena e rivali che mettono in discussione anche la nostra autostima o ci spingono a migliorarci ogni giorno. Jenny la tennista riprende tutti questi parametri e rivaleggia con i manga migliori degli anni '70.
La storia di "Ace wo Nerae!" la conosciamo tutti, e tutti sappiamo del fatto che è divisa in due parti. La prima eccelsa sotto tutti i punti di vista, la seconda inutilmente ridondante e ossessiva.
Insomma, se Sumika Yamamoto, l'autrice, è famosa per solo due opere, un motivo ci deve essere e cioè che secondo me a un certo punto i suoi manga si perdono.

<b>[Attenzione spoiler]</b>
In Jenny la tennista, la nostra Yamamoto (che da una decina, se non quindicina, d'anni ha lasciato il mondo dei manga e fa la santona su una montagna!) ha deciso di far continuare la storia ben oltre il periodo di "allenamento tra Munakata e Hiromi" ed ha continuato con un semplice pretesto: Hiromi non riesce a staccarsi dal suo allenatore e questo diventa il pretesto per migliaia di inutili e straviste rivisitazioni del passato di Munakata e di quello che i personaggi principali hanno provato nel perderlo. Non voglio dire che questa parte del manga sia inutile, ma se fosse stata più breve o meno Munakata-centrica, sicuramente il manga ne avrebbe giovato. È chiaro che dopo un finale della prima metà così possente, devastante e svuotante (ho pianto tutte le mie lacrime durante le ultime comparsate di Munakata che non fossero dei flashback, chi conosce la storia sa di cosa parlo), fosse impossibile realizzare un altro punto di così grandiosa maestosità a fumetti, quindi, per me, la Yamamoto avrebbe dovuto fermarsi lì. Inoltre, la metà dei personaggi, se non tutti, vivono quasi in funzione di Hiromi e questa cosa diventa spesso molto difficile da digerire: dove sono finite la Madame Butterfly e l'Orchidea della prima parte? Com'è possibile che certi personaggi così belli debbano subire una tale sorte?
<b>[Fine spoiler]</b>

Come se non bastasse, a complicare le cose ci si è messa l'edizione italiana: non solo volumetti smilzissimi che hanno inutilmente prolungato l'agonia, un'edizione che da 28 volumi è diventata di 25 (a causa delle scarse vendite, gli ultimi volumi sono stati presentati nel formato originale), cambiando formato e periodicità, ma anche un improvviso appesantimento delle onomatopee che sono passate, durante la seconda parte, nelle mani del bravissimo Francesco Barbieri, che purtroppo questa volta risultava inadatto per una serie come quella di Hiromi.
Francesco Barbieri è l'adattatore grafico della maggior parte della serie di Jojo e di tantissimi manga per Star Comics ed il suo lavoro è riconoscibilissimo grazie ad onomatopee pesanti e invadenti come quelle di Jojo devono essere, ma che in Jenny la tennista non funzionano e rendono la lettura della seconda parte ancor più pesante.

Che dire? Un manga partito normalmente, diventato immenso e distruttosi nel giro di nulla.
Voto: 7. Per la nostalgia, per tutta la prima parte e per le scene sentimentali, ma soprattutto per il personaggio di Munakata.

Una curiosità: ad un certo punto, Munakata sostiene che il Giappone (negli anni '70!) abbia vinto al mondiale della pallavolo. Io di storia della pallavolo non ne so nulla, ma viste le similitudini e il fatto che "Ace wo nerae" era pubblicato su Margareth di Shueisha, la cosa mi ha fatto pensare che fosse un omaggio a Mimì (Attack number 1), dato anche il grande contributo che questo titolo ha avuto nello sviluppo dei futuri (come "Ace wo nerae") manga sportivi. Ma questa è solo una mia divagazione.


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nepi

Volumi letti: 25/18 --- Voto 9
Questo è stato uno dei pochi manga che mi hanno coinvolto completamente, sia per la struttura narrativa, sia per i disegni che per la trama; insomma un manga completo, dove i sentimenti si possono respirare ad ogni giro di pagina.
Ho anche avuto il piacere di vedere l'anime tratto dal medesimo, al quale però mi sento di dare un giudizio decisamente più basso, in quanto è stata tagliato gran parte del finale originale.

Considerando gli anni che si porta appresso i disegni sono magnifici; hanno realmente il senso di leggerezza del movimento e gli occhi sono espressivi in maniera straordinaria.
Per quanto riguarda la storia la si può collocare difficilmente agli anni nostri, per il semplice motivo che il tennis non è molto "popular" oggi (se non per i veri amanti di questo sport) come negli anni '60 fino ai primi degli anni '90 (per non parlare dei vestitini anni '70 a manetta!), ma nonostante questo il messaggio che si vuole trasmettere è sempre valido: il volere è potere, il non arrendersi per raggiungere i propri scopi, il saper rinunciare a qualcosa per perseguire il propri sogni.
Hiromi, giovane studentessa liceale, dovrà lottare per quello che ama, dovrà impegnarsi per raggiungere i propri scopi, dovrà rinunciare all'amore dei suoi 14 anni dovendo fare una scelta per perseguire i suoi sogni e saprà mettersi in "gioco" per raggiungere tutto ciò.


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kikkokat

Volumi letti: 25/18 --- Voto 8
Ho trovato bellissimo questo manga. A parte la storia, davvero avvincente, e la caratterizzazione dei personaggi, ho adorato tanto anche i disegni, anche se devo dire che sono di parte, in quanto amo il "tratto" anni '70-'80 non ci posso fare nulla.
Solitamente non amo i manga che trattano temi sportivi (preferisco a questo punto gli anime, poiché in video le azioni sportive sono più credibili e realizzate meglio), ma "Jenny" mi ha incantato anche su quel lato, quindi tanto di cappello alla Yamamoto.

L'unica nota dolente è l'edizione italiana. Questi scialbi volumetti costavano sì solo 2 euro l'uno, ma erano tanti (25 sono davvero tanti secondo me, specie per chi ha poco spazio!). Avrei preferito un'edizione con i 18 numeri originariamente pubblicati in Giappone o addirittura un edizione deluxe/bunko, che spero magari verrà pubblicata quanto prima.


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Sonoko

Volumi letti: 25/18 --- Voto 6
Ho comprato questo manga per via dell'"effetto Girella", ma soprattutto perché mi era piaciuto l'OAV trasmesso in TV, splendidamente ridoppiato (il doppiaggio dell'anime che seguivo con tanto interesse da piccola era orrendo).
Risultato: sinceramente credo che potendo tornare indietro non lo ricomprerei, dato che come voto non mi sento di dare più della sufficienza.

La storia scorre piacevolmente nella prima parte, finché scompare il personaggio per me più significativo. Ok, è molto interessante tutto il percorso psicologico della protagonista che deve reagire alla terribile perdita e ciò la farà maturare, ma mentre lei si riprende alla grande io non mi sono ripresa affatto! Non che il personaggio che appare come sostituto sia noioso, ma ho trovato terribilmente noiosa l'ultima parte della storia, per via di tutte le trasferte di Jenny, l'apparizione di personaggi insignificanti come i tennisti americani, per non parlare dell'entrata in scena dei sosia più giovani di Jin e Reika, una trovata allucinante, a mio avviso.

Pessima l'edizione, non per la carta, ma per la stupidissima usanza della Planet (ormai fortunatamente abbandonata da tempo) di aumentare le dimensioni dei volumetti a metà serie: per velocizzare la pubblicazione a causa delle scarse vendite?

Concludendo, il motivo principale per cui do la sufficienza a questa deludente serie è quello stesso "effetto Girella" di cui sopra, oltre al merito che ha la prima parte del manga, a cui darei un bell'8, contro il 4 che darei alla seconda parte, con una media risultante che è appunto 6.

bunny

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bunny

Volumi letti: 25/18 --- Voto 10
Un manga meraviglioso che la versione animata ha spogliato dei suoi momenti più elevati. Certo il tennis la fa da padrone in ogni volume, ma la storia non diventa mai monotona o ripetitiva e anche chi non conosce questo sport ne rimane affascinato. Del resto credo che più ancora del tennis i motivi dominanti di questo manga siano la crescita interiore della protagonista, il concetto di elevazione spirituale e di nobiltà d'animo, il proponimento di una totale abnegazione in favore del proprio ideale. E sullo sfondo un Giappone elegante, talvolta onirico, fatto di fiori di ciliegio, di feste tradizionali e di frammenti di haiku.