Manca pochissimo al debutto nelle sale italiane de Il ragazzo e l'airone, il nuovo film di Hayao Miyazaki, e per l'occasione abbiamo voluto regalarvi una chicca. Quando si parla di trovare italiani legati per varie ragioni al nostro mondo di appassionati, ma le cui storie sono poco conosciute, al solito c'è il nostro inviato speciale: Francesco Chiatante. In questa occasione ci fa conoscere Giovanni Mirabassi, il pianista preferito di Hayao Miyazaki (a detta dello stesso regista premio Oscar)  e si farà raccontare la sua storia e come nel 2019 ha mostrato al mondo intero la primissima immagine del film “Il ragazzo e l’airone” grazie ad un suo disco!

di Francesco Chiatante

A fine estate, esattamente venerdì 15 settembre passato, sono stato al Jazz & Image, la manifestazione estiva dell’Alexanderplatz Jazz Club, storico tempio del jazz di Roma, che si svolge da anni in via del parco del Celio, letteralmente di fronte al Colosseo, per assistere all’emozionante concerto di Giovanni Mirabassi (piano), Toku (voce e tromba), Gianluca Renzi (contabbasso) ed
Enrico Morello (batteria) basato sull’album Toku in Paris (Jazz Eleven, 2019) ma non solo.
Toku, al secolo Tokuyuki Baba ( 馬 場 督 之 ), noto trombettista giapponese proveniente dalla prefettura di Niigata, che ne tempo ha lavorato con i più svariati musicisti nipponici e internazionali (tra i tanti da segnalare troviamo indubbiamente la cantante pop americana Cyndi Lauper e il maestro jazz Yuji Ohno, noto anche in Italia per i più famosi temi musicali delle serie
anime Lupin III e la colonna sonora del miyazakiano Lupin III - Il castello di Cagliostro).
Gianluca Renzi, bassista originario di Frosinone, vive a New York dal 2008, ha un enorme curriculum e può vantare nel tempo esibizioni con le più importanti jazz star mondiali; ha lavorato anche a diversi progetti discografici con Giovanni Mirabassi (Terra Furiosa, Out Of Track, Live at the Blue Note Tokyo, Tribute to Bill, Viva V.E.R.D.I., No Way Out, Summer's Gone e Mitaka Calling).
Enrico Morello, batterista che nasce a Roma. Inizia a studiare il suo strumento a 9 anni; conduce un’intensa attività professionale che gli consente di guadagnare un posto di rilievo fra i più richiesti e interessanti musicisti di jazz e non solo in Italia.
E ovviamente Giovanni Mirabassi, pianista e jazzista autodidatta nato a Perugia che vive a Parigi ed ha da anni gran seguito in Francia, Corea del Sud e soprattutto in Giappone e che mi ha dato la possibilità di porgli qualche domanda per permetterci di ascoltare la storia musicale della sua vita
tra Oriente e Occidente!
 
Giovanni Mirabassi & Toku
 
Giovanni Mirabassi & Toku - Concerto al Colosseo (Roma, 15-09-2023).jpg


Come nasce la tua passione per la musica e come ti sei formato in questo settore?

Non è esattamente una passione. Il fatto è che ho sempre avuto una musica per la testa. Da bambino credevo che la vita fosse accompagnata dalla musica come nei film, e quando la musica
che avevo in testa era inquietante avevo paura che mi succedesse qualcosa di brutto. Ci ho messo un po’ per capire che ero il solo a sentirla, e a scoprire che potevo farci quello che volevo.
Purtroppo la mia famiglia non mi ha assecondato anzi si è mostrata particolarmente ostile all’idea che potessi essere musicista, ho dovuto quindi imparare a spizzichi e bocconi, di nascosto.

Da giovanissimo, ancora in Italia, hai suonato con mostri sacri della storia del jazz come Chet Baker e Steve Grossman e poco dopo ti sei trasferito in Francia. Cosa ricordi di quel periodo e di questi incontri?

Il periodo fu complesso e gli incontri tra il magico e il traumatico ;-) , ma la mia vita è cominciata a Parigi. I primi anni sono stati difficili, ho dovuto fare la gavetta, ma ho avuto la fortuna di incontrare persone straordinarie, come il grande pianista classico Aldo Ciccolini, che mi ha insegnato tutto ciò che so e mi ha mostrato la via. Non sarei mai riuscito a fare ciò che ho fatto
senza di lui.


A metà settembre ho avuto il piacere di ascoltarti dal vivo in una grande esibizione di fronte al Colosseo ma so bene che sei solito suonare in palchi di mezzo mondo, racconti di questo concerto romano e magari del successo che hai avuto in Corea del Sud e Giappone?

In effetti, sono venuto eccezionalmente a Roma per la rassegna Jazz & Image, con il trombettista cantante giapponese Toku, il mio complice di sempre Gianluca Renzi al contrabbasso e il batterista romano Enrico Morello. Per quanto riguarda la mia carriera in Asia, tutto é cominciato con il mio primo disco in trio Architectures, uscito nel 1998. Il disco ha avuto un successo immediato in Francia, grazie soprattutto alla radio nazionale France Inter Paris (FIP) che lo ha selezionato come disco del mese. Un famoso produttore nipponico lo ha sentito per caso e
ne ha chiesti 250 esemplari per fare un test presso il pubblico giapponese. Due settimane dopo ne comprava migliaia. Il mio disco successivo Avanti!, in piano solo, ha avuto ancora più successo. Un brano di questo disco, “Je chante pour passer le temps” è stato associato al personaggio di Byakuya Kuchiki nella serie Bleach. Nel 2004 sono andato al cinema la sera prima della
registrazione del mio album Prima o poi, e ho visto Il castello errante di Howl. Il bellissimo tema di Joe Hisaishi mi é molto piaciuto, e ho deciso di registrarlo l’indomani: grazie a ciò sono entrato nella Top 3 coreana, e sono stato invitato a suonare al famoso Jarasum International Jazz Festival in Corea. Da allora posso contare su un pubblico fedele in questi due paesi. And the best is yet to
come... (nota di redazione, dall’inglese: “E il meglio deve ancora venire...”).

Com’è nato, si è poi sviluppato il tuo sodalizio artistico con Toku e a cosa altro porterà?

Ho conosciuto Toku durante la mia seconda tournée in Giappone, nel 2004. Lui era la nuova star di Sony Japan, e io la nuova star del jazz europeo. Siamo rapidamente diventati amici, e per molti anni, ogni volta che andavo in Giappone, ci riservavamo una serata per fare il giro di tutti i club di Tokyo e suonare con tutti i musicisti in città. Blue Note, Cotton Club, Body and Soul, Electrik Jinja,
per finire a fare colazione di sushi a Tsukiji alle 5 del mattino. Abbiamo anche suonato un po’ in Europa grazie ad un amico comune che organizzava scambi tra musicisti francesi e giapponesi.

Quando ho aperto la mia etichetta Jazz Eleven nel 2018 ho invitato Toku sul disco di Sarah Lancman À contretemps, e Sony Music mi ha incaricato di produrre il disco Toku in Paris nel 2019. Prevediamo di produrre nuove registrazioni di Toku con musicisti europei nel 2024.



E invece delle tue realizzazioni discografiche cosa ci dici?

Ho fatto parecchie cosette in questi ultimi 25 anni, e ho firmato una buona trentina di dischi a mio nome registrati tra Francia, Italia, Germania, Polonia, Inghilterra, Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Thailandia... con musicisti di tutto il mondo. Il mio ultimo album The Swan and the Storm, dedicato alla città ucraina di Odessa, ha in copertina una bellissima illustrazione del grande
Tommaso Renieri che dovrebbe piacere ai fan degli anime.

Quella sera a Roma mi hai raccontato di essere un amante dell’animazione giapponese e che hai realizzato ben due dischi che omaggiano le colonne sonore degli anime e nello specifico le musiche di Joe Hisaishi nei film di Hayao Miyazaki, ma non solo; da dove nasce questa passione e come arriva a culminare in questi due album in CD (uno dei quali ha avuto addirittura un’illustrazione layout originale inedita di Miyazaki per la sua copertina)?

Sono della generazione Goldrake, e sono sempre stato attirato dagli anime e dal Giappone. Come molti della mia generazione mi sono innamorato della principessa Nausicaä della Valle del Vento negli anni ‘80. Ho proposto al mio produttore francese, poi al giapponese, un disco di musiche provenienti da anime per la prima volta nel 2007, ma era troppo presto, e i due hanno rifiutato per snobismo intellettuale (il jazz è un mondo un po’ strano) e incomprensione totale. La cosa che più mi colpì all’epoca fu che non riuscii a fargli ascoltare la musica, il no era categorico a prescindere.
Tutti a suonare Nino Rota come fosse Mozart ma Joe Hisaishi era “commerciale”. Va’ a sapé...
Vabbé, comunque, lungi da me l’idea di creare polemiche. Ci sono voluti sette anni prima che Nippon Columbia capisse che era una buona idea, e finalmente ho potuto registrare l’album Animessi - Le Chateau dans le Ciel (titolo scelto dalla produzione, così come la copertina...) un gioco di parole tra ‘anime’ e ‘Mirabassi’. Nel 2018, avendo qualche ritaglio di tempo durante la registrazione del disco di Sarah ho registrato il disco Mitaka Calling per la mia etichetta, dato in licenza a Nippon Columbia, con il disegno di Hayao Miyazaki in copertina.
 
Mitaka Calling - Copertina di Hayao Miyazaki del CD (2019)



Ti andrebbe di raccontarci qualche aneddoto sul tuo rapporto col Giappone?

Amo molto il Giappone, ho avuto modo di viaggiare un po’ dappertutto, e amo molto la regione del Kyūshū. Cerco anche di imparare la lingua ma è parecchio complicato, soprattutto alla mia età. Un giorno, volendo fare un giro verso il parco di Ueno mi sono perduto, e mi sono ritrovato in un cimitero. Non è come qui, da noi, non c’era delimitazione alcuna. La cosa che mi ha colpito era che
c’erano famiglie intere che facevano un picnic in mezzo alle tombe, con bentō, saké e chitarre, ed erano tutti contenti, in una bella giornata di sole. Che bell’omaggio alla vita.
 
Hayao Miyazaki, Joe Hisaishi e Giovanni Mirabassi
 


E con Studio Ghibli e i suoi artisti? E’ vero che anche Hayao Miyazaki e Joe Hisaishi sono venuti ad apprezzarti in concerto?

Quando il mio disco Animessi - Le Chateau dans le Ciel è uscito abbiamo fatto una tournée la cui ultima data era a Mitaka, la città in cui si trova lo Studio Ghibli. Un giorno Hayao Miyazaki ha chiamato Nippon Columbia e ha detto: Il mio pianista preferito suona le musiche dei miei film nella mia città e non mi ha invitato nessuno?”. Quando sono arrivato nel mio camerino ho trovato un enorme mazzo di fiori da parte di Studio Ghibli e Miyazaki-sama è venuto al concerto
accompagnato da Tokiko Katō, la cantante che interpretò “Le Temps des Cerises” nel film Porco Rosso. Mi ha invitato a suonare nel suo studio personale. Ho incontrato Isao Takahata, Toshio Suzuki e Joe Hisaishi in questa occasione. Ho anche suonato nel Ghibli Museum. Quando ho aperto l’etichetta ho mandato una mail all’entourage del maestro dicendogli che sognavo da sempre di avere una copertina disegnata da lui, avevo anche registrato il disco perfetto per
l’occasione, ma non avrei mai potuto ricambiare, né pagare. Tre settimane dopo ho ricevuto l’artwork via email, una bozza/layout di lavoro del film Il ragazzo e l’airone, che figura in copertina del mio disco. Nel 2019 ho partecipato ad una residenza d’artista con Nizo Yamamoto, sull’isola di Yakushima. Purtroppo il Covid mi ha impedito di viaggiare in Giappone per tre anni, e alcune persone ci hanno lasciato, ma spero veramente poter passare a salutare Hayao al più presto.
 
Layout di Hayao Miyazaki dal film 'Il ragazzo e l'airone'
 


E adesso, progetti per il futuro?

Lavoro molto come produttore per la mia etichetta, e sto lavorando ad un progetto di quintetto internazionale che vorrei registrare nel 2024. 
 
I fiori per Giovanni da Hayao Miyazaki
 


Grazie del tempo che ci hai dedicato e mi auguro di poter avere il piacere di riascoltarti presto
ancora dal vivo in Italia!

(Intervista rilasciata a Francesco Chiatante per Animeclick.it il 14 ottobre 2023)