Mentre attendiamo notizie sul possibile nuovo capitolo di NieR, il suo autore Yoko Taro e altri suoi colleghi giapponesi, hanno espresso forti perplessità sull'utilizzo dell'intelligenza artificiale nel campo dei videogiochi.

In una tavola rotonda composta da Kazutaka Kodaka, Kotaro Uchikoshi, Jiro Ishii e appunto di Yoko Taro si sono espressi sulla tecnologia del momento e dei rischi che questa può comportare. Il rischio è addirittura quello di rendere gli sviluppatori figure obsolete, soprattutto grazie a IA generative che possono creare asset da zero con una facilità disarmante.
Il genere su cui è ruotata la discussione è quello d'avventura, con Detroit: Become Human preso come riferimento. Uchikoshi ne è un grande appassionato e si è discusso di creare qualcosa di simile evolvendolo grazie proprio all'IA. Tuttavia, lanciarsi in un progetto simile potrebbe essere tardivo, visto che esiste la possibilità che queste opere possano essere in futuro realizzare interamente da questa tecnologia.
Benché ancora indietro su diversi aspetti, soprattutto nella scrittura, Yoko Taro teme che entro cinquant'anni gli sviluppatori di videogiochi diventino come dei "bardi", portati a raccontare qualcosa che non esiste più. Vi invitiamo comunque a seguire l'intera tavola rotonda, perché regala spunti davvero interessanti, anche su come comincia lo sviluppo di un videogioco.
Come sappiamo, l'IA è uno strumento potente anche se ancora un po' grezzo. In questo caso viene temuto ma abbiamo visto come altri sviluppatori vedano in questa tecnologia qualcosa in grado di sbloccare tutte le potenzialità delle loro idee. Ci troviamo davanti all'inizio di una nuova era.
Fonte consultata: Famitsu

In una tavola rotonda composta da Kazutaka Kodaka, Kotaro Uchikoshi, Jiro Ishii e appunto di Yoko Taro si sono espressi sulla tecnologia del momento e dei rischi che questa può comportare. Il rischio è addirittura quello di rendere gli sviluppatori figure obsolete, soprattutto grazie a IA generative che possono creare asset da zero con una facilità disarmante.
Il genere su cui è ruotata la discussione è quello d'avventura, con Detroit: Become Human preso come riferimento. Uchikoshi ne è un grande appassionato e si è discusso di creare qualcosa di simile evolvendolo grazie proprio all'IA. Tuttavia, lanciarsi in un progetto simile potrebbe essere tardivo, visto che esiste la possibilità che queste opere possano essere in futuro realizzare interamente da questa tecnologia.
Benché ancora indietro su diversi aspetti, soprattutto nella scrittura, Yoko Taro teme che entro cinquant'anni gli sviluppatori di videogiochi diventino come dei "bardi", portati a raccontare qualcosa che non esiste più. Vi invitiamo comunque a seguire l'intera tavola rotonda, perché regala spunti davvero interessanti, anche su come comincia lo sviluppo di un videogioco.
Come sappiamo, l'IA è uno strumento potente anche se ancora un po' grezzo. In questo caso viene temuto ma abbiamo visto come altri sviluppatori vedano in questa tecnologia qualcosa in grado di sbloccare tutte le potenzialità delle loro idee. Ci troviamo davanti all'inizio di una nuova era.
Fonte consultata: Famitsu
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Da un lato la fantasia non ha limiti, quello che è capace di creare l'uomo è un qualcosa di incredibile per chiunque da sempre e in qualunque campo.
Dall'altro tendiamo a sottovalutarci, a convincerci di come, sbagliando, non vi è più creatività, originalità dando il benvenuto a qualcosa che sembra colmare un vuoto che non c'era ma che si cerca di creare.
Lasciando stare il giusto o sbagliato la scelta delle aziende di puntare sul secondo aspetto rimane una cosa comprensibile a breve termine ma a lungo andare potrebbe (per mancanza di empatia, d'emozioni, di quella coerenza narrativa e quella capacità di sorprendere) anche annoiare il fruitore finale.
Le IA non sono sbagliate, sono di certo l'ideale per sviluppare quei videogiochi con una struttura semplice e sono tanti, solo che non sono tutti. Quello che mi preoccupa è come l'avidità umana sia, talvolta, superiore alla sua intelligenza.
Visti i prezzi sempre più alti dei videogiochi, se l'uso dell'intelligenza artificiale può contribuire ad abbassarli, ben venga.
Il fatto che un gioco venga sviluppato con l'IA non significa automaticamente che sarà uno schifo, ci stanno riuscendo benissimo anche senza IA.
Al contrario, potrebbe essere una svolta per tanti sviluppatori indipendenti o per chi ha idee ma non ha le competenze tecniche per realizzarle.
Non è che da un giorno all’altro nascerà un’IA che fonda una sua software house e inizia a vendere giochi con successo.
E non è detto che una compagnia che licenzia il 90% del personale per puntare tutto sull’IA abbia vita facile o successo garantito.
Insomma, IA continuerà a evolversi anche fuori dal mondo dei videogiochi, perché ci stanno investendo un botto.
Che questi siano preoccupati o meno, questo cambiamento è in corso, da qualche anno o più e mi sembra che stia crescendo parecchio in fretta.
E' proprio per questo che occorre parlarne ORA, su tutto ciò che comporta e comporterà in futuro, a partire dal capire se la società umana attuale potrà "permetterselo", come affrontarne le conseguenze negative oltre che a beneficiare di quelle positive e progettare gli interventi necessari.
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