Tra musica rap e riscatto sociale, è arrivato in Italia, grazie a J-POP Manga, La voce della strada, opera di Kei Usuba e candidata ai prestigiosi Kono Manga ga Sugoi! 2025. Acclamata da autori come Keigo Shinzo (Hirayasumi) e pubblicata in patria dal 2023, prima su Gekkan Spirits! e poi su Big Comic Spirits di Shogakukan, la serie si compone al momento di 5 volumi, affermandosi come un'opera potente e toccante che racconta come la musica possa diventare l'unica via di salvezza.
"Non so se il rap faccia davvero per me. Non so cosa scrivere… Non ho nulla da dire".
All'apparenza, La voce della strada potrebbe sembrare semplicemente la storia di un ragazzo che scopre il rap e cerca di farne una carriera. Ma pagina dopo pagina, questa interpretazione si rivela riduttiva, perché il cuore del manga non è l'ascesa musicale, ma l'evoluzione interiore. Yukito non cerca solo di sopravvivere: vuole scoprire se ha ancora qualcosa da dire, se la sua voce ha valore, se merita di occupare uno spazio nel mondo. Il suo viaggio non è una scalata verso la fama, ma un cammino fragile e sofferto verso l'identità, verso un sé che fino a quel momento nessuno — nemmeno lui — aveva avuto il coraggio di ascoltare davvero.

La bellezza de La voce della strada risiede proprio qui: nella difficoltà di esprimersi, nel bisogno urgente di trovare un linguaggio quando sembra che nessuno sia disposto ad ascoltare. Yukito non è un eroe e non aspira a esserlo, è solo un ragazzo con un microfono in mano e una vita che brucia dentro. Ma la sua storia va oltre il semplice racconto di formazione; è una riflessione cruda e intensa sul significato stesso di vita e di vivere, e sul bisogno disperato di essere ascoltati, sul potere salvifico dell'arte quando tutto il resto crolla.
Con una sensibilità rara, Kei Usuba intreccia tragedia e creatività, dando vita a un'opera che commuove e tocca nel profondo senza manipolare, spingendo il lettore a guardarsi dentro e a chiedersi: "qual è la mia voce? E chi sono io, quando nessuno mi ascolta?".

Non ci sono effetti speciali, ma solo ragazzi che si aggrappano alle parole come a una scialuppa, usando la musica per non affondare. Le rime di Yukito non sono solo canzoni, bensì sono un atto di sopravvivenza, una dichiarazione di esistenza. Ogni verso è un "ci sono anch'io" lanciato contro un sistema che aveva già deciso per lui. E in questo contesto, anche il silenzio — denso, pesante, incombente — riesce a fare più rumore di uno sparo.
A far scattare qualcosa in Yukito è anche l'incontro con Lily, uno dei personaggi di questo primo volume. Senza tanti giri di parole, lei lo mette di fronte a una verità brutale: "Se non hai niente da scrivere, meglio se lasci perdere". Una frase che per Yukito suona come un colpo allo stomaco, ma si rivela anche un momento di svolta ed è in quel momento che inizia a rimettersi in discussione: "Io non sarò figo come Lily...", si dice. "Ma qualcosa che voglio dire... forse c'è". Da lì in poi capisce che non può più restare in silenzio: le sue rime diventano così armi affilate — dolorose, ma necessarie — per incidere la propria esistenza in un mondo che lo ha sempre ignorato.

Il tratto grafico, sporco e grezzo, si sposa perfettamente con il tono crudo della narrazione, restituendo una sensazione costante di verità e urgenza. I personaggi dai volti tondeggianti si muovono in fondali caotici e disordinati, creando un contrasto visivo potente tra la tenerezza umana e la durezza del mondo che li circonda. Ogni capitolo è un frammento di vita, un freestyle lanciato contro l'indifferenza, mentre le tavole sono spesso intervallate da frasi isolate, versi, pensieri, come se una voce narrante ci parlasse direttamente all'orecchio. Anche nel bianco e nero delle tavole, le parole danno colore alla storia: sfumature cupe, disperate, ma straordinariamente vibranti.
L'edizione curata da J-POP Manga si presenta nel classico formato 12,4x18, brossurata con sovraccoperta, al prezzo di 7,50 €.
"Non so se il rap faccia davvero per me. Non so cosa scrivere… Non ho nulla da dire".

Ambientato tra le strade di Osaka, La voce della strada è una storia spigolosa, viscerale e profondamente umana, che segue il diciassettenne Yukito Ojiro, un ragazzo che ha conosciuto il dolore troppo presto. Orfano di madre tossicodipendente e della sorella maggiore a cui era legatissimo, Yukito sopravvive come può: fa il piccolo spacciatore, subisce le violenze del suo capo, e ha come unico legame umano un amico che gli è rimasto accanto. La sua quotidianità è fatta di solitudine, disagio e marginalità, e dentro di lui sembra non esserci più nulla da dire. Eppure, nascosti in un armadio, conserva mille quaderni pieni di parole, frammenti sparsi della sua anima. È attraverso il rap — scoperto quasi per caso, accolto con riluttanza e poi con urgenza — che Yukito riesce finalmente a esprimere tutto ciò che lo divora. Tra beat e rime taglienti, la musica diventa la sua arma, il suo grido disperato contro l'indifferenza, e un modo per riscrivere la propria identità in un mondo che lo ha sempre ignorato.
All'apparenza, La voce della strada potrebbe sembrare semplicemente la storia di un ragazzo che scopre il rap e cerca di farne una carriera. Ma pagina dopo pagina, questa interpretazione si rivela riduttiva, perché il cuore del manga non è l'ascesa musicale, ma l'evoluzione interiore. Yukito non cerca solo di sopravvivere: vuole scoprire se ha ancora qualcosa da dire, se la sua voce ha valore, se merita di occupare uno spazio nel mondo. Il suo viaggio non è una scalata verso la fama, ma un cammino fragile e sofferto verso l'identità, verso un sé che fino a quel momento nessuno — nemmeno lui — aveva avuto il coraggio di ascoltare davvero.

La bellezza de La voce della strada risiede proprio qui: nella difficoltà di esprimersi, nel bisogno urgente di trovare un linguaggio quando sembra che nessuno sia disposto ad ascoltare. Yukito non è un eroe e non aspira a esserlo, è solo un ragazzo con un microfono in mano e una vita che brucia dentro. Ma la sua storia va oltre il semplice racconto di formazione; è una riflessione cruda e intensa sul significato stesso di vita e di vivere, e sul bisogno disperato di essere ascoltati, sul potere salvifico dell'arte quando tutto il resto crolla.
Con una sensibilità rara, Kei Usuba intreccia tragedia e creatività, dando vita a un'opera che commuove e tocca nel profondo senza manipolare, spingendo il lettore a guardarsi dentro e a chiedersi: "qual è la mia voce? E chi sono io, quando nessuno mi ascolta?".

Non ci sono effetti speciali, ma solo ragazzi che si aggrappano alle parole come a una scialuppa, usando la musica per non affondare. Le rime di Yukito non sono solo canzoni, bensì sono un atto di sopravvivenza, una dichiarazione di esistenza. Ogni verso è un "ci sono anch'io" lanciato contro un sistema che aveva già deciso per lui. E in questo contesto, anche il silenzio — denso, pesante, incombente — riesce a fare più rumore di uno sparo.
A far scattare qualcosa in Yukito è anche l'incontro con Lily, uno dei personaggi di questo primo volume. Senza tanti giri di parole, lei lo mette di fronte a una verità brutale: "Se non hai niente da scrivere, meglio se lasci perdere". Una frase che per Yukito suona come un colpo allo stomaco, ma si rivela anche un momento di svolta ed è in quel momento che inizia a rimettersi in discussione: "Io non sarò figo come Lily...", si dice. "Ma qualcosa che voglio dire... forse c'è". Da lì in poi capisce che non può più restare in silenzio: le sue rime diventano così armi affilate — dolorose, ma necessarie — per incidere la propria esistenza in un mondo che lo ha sempre ignorato.

Il tratto grafico, sporco e grezzo, si sposa perfettamente con il tono crudo della narrazione, restituendo una sensazione costante di verità e urgenza. I personaggi dai volti tondeggianti si muovono in fondali caotici e disordinati, creando un contrasto visivo potente tra la tenerezza umana e la durezza del mondo che li circonda. Ogni capitolo è un frammento di vita, un freestyle lanciato contro l'indifferenza, mentre le tavole sono spesso intervallate da frasi isolate, versi, pensieri, come se una voce narrante ci parlasse direttamente all'orecchio. Anche nel bianco e nero delle tavole, le parole danno colore alla storia: sfumature cupe, disperate, ma straordinariamente vibranti.
L'edizione curata da J-POP Manga si presenta nel classico formato 12,4x18, brossurata con sovraccoperta, al prezzo di 7,50 €.

La voce della strada è un manga che non ha paura di fare male, ma lo fa con un'onestà rara. Non offre soluzioni facili, ma ci mostra quanto può essere vitale il bisogno di esprimersi, di gridare il proprio dolore prima che diventi cenere. Se cercate un manga che vi faccia riflettere, che vi spacchi dentro con parole affilate come vetri rotti, e che vi ricordi perché l'arte è così necessaria, la serie di Kei Usuba è il titolo che fa per voi. Un'opera per chi ha ancora qualcosa da dire. E da urlare.
La voce della strada 1
Questa è la storia di Yukito Oji, 17 anni, spacciatore. Rimasto solo al mondo in tenera età, dopo la morte della madre tossicodipendente e dell'adorata sorella maggiore, gli resta un unico amico disposto a credere in lui. Cosa cela nel suo cuore, mentre continua a spacciare con il volto tumefatto degli abusi dei suoi superiori? Una storia drammatica, un vivido ritratto di chi ripone nella musica ogni speranza di salvezza.
Data pubblicazione: 02/07/2025
Prezzo: 7,50 €
Prezzo: 7,50 €
Totale voti: 5 0 0
Altri Voti
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
La voce della strada 1 | € 7.50 | JPOP |
La voce della strada 2 | € 7.50 | JPOP |
I collegamenti ad Amazon fanno parte di un programma di affiliazione: se effettui un acquisto o un ordine attraverso questi collegamenti, il nostro sito potrebbe ricevere una commissione.
marco97fe
Un ottimo primo volume, sia a livello di trama che di disegni. La musica come rivincita, un grido contro l'indifferenza e un modo per riscrivere sé stessi, anche quando il mondo ti dà per perso...
10/07/2025