Tokyo, epoca Taishō. Presso l'agenzia investigativa Narumi, guidata dal detective Shohei Narumi, lavora il giovane Raidou Kuzunoha XIV, agli ordini dello Yatagarasu, una misteriosa organizzazione dedita a proteggere il futuro del Giappone dalle minacce ultraterrene. In qualità di protettore assegnato della capitale, Tokyo, è compito di Raidou debellare minacce demoniache o ultraterrene per la città. Durante un'indagine di routine per l'agenzia, Raidou e Narumi incontrano la loro cliente, una giovane studentessa delle superiori di nome Kaya Daidōji. Lei chiede misteriosamente ai due di ucciderla, ma prima che i due possano indagare ulteriormente, compaiono dei soldati in armatura rossa e mantelli, rapiscono Kaya e aggrediscono Raidou, per poi dileguarsi. Narumi ritiene che sia loro responsabilità rintracciare Kaya e risolverne il mistero, ma non possono immaginare che questa immagine apparentemente isolata, è parte di qualcosa di molto più grande.



Nella sua opera del 1930, Sulle lumache, lo studioso di folklore Kunio Yanagita sviluppò la sua teoria del centro contro periferia (Hōgen-Shūken-Ron "Teoria del dialetto delle zone circostanti"), secondo la quale, la cultura e la lingua si svilupperebbero prima nei centri culturali, per poi espandersi alle comunità periferiche. Il risultato fu che particolari pratiche linguistiche e culturali avrebbero formato una sorta di sistema di strati geologici, in cui la cultura e la lingua vanno a ritroso nel tempo in proporzione alla distanza della comunità dal centro. Dopo Nara e Kyoto, a partire dall’epoca Meiji, il centro della cultura giapponese diviene inequivocabilmente Tokyo, applicando tale teoria al folklore, molte rappresentazioni popolari della storia giapponese sono state plasmate da questo contrasto tra il centro urbano imperiale e gli interessi provinciali della periferia. Le teorie di Yanagita sono un utile aneddoto di come una particolare versione immaginaria della storia giapponese sia arrivata ad essere incarnata in una storiografia del fantasy, radicata infine con un certo successo editoriale negli anni Ottanta, periodo nel quale la trilogia di romanzi horror di Aya Nishitani, Digital Devil Story, e Teito Monogatari (“Racconti della Capitale”) di Hiroshi Aramata, ispireranno la nascita del filone RPG di Atlus.



Sulla scia della Restaurazione Meiji, la storia degli shogunati decentralizzati del Giappone lascia il posto ad uno stato imperiale altamente militarizzato, centralizzato e occidentalizzato, e quando una nuova generazione guarda al passato, inevitabilmente lo immagina sotto forma di una narrazione che spiega il proprio presente. In questo senso, una teoria come quella di Kunio Yanagita, che spiegava le sottoculture periferiche del Giappone in termini di rapporto con il centro dell'autorità imperiale, capita nel momento opportuno di massicci cambiamenti sociali ed economici. Sotto la direzione di una nuova élite di corporazioni in via di sviluppo, il Giappone passa dal mondo chiuso di secoli di dominio Tokugawa all'occidentalizzazione Meiji e, in conformità con il paradigma occidentale prevalente, alle mire imperialiste e colonialiste. Il pur breve periodo Taishō segnò una svolta sociale con riforme e nuovi costumi (su tutte le divise scolastiche di ispirazione militare, dal gakuran per gli uomini alla sailor fuku per le ragazze), virando verso un rinnovato interesse per il modello occidentale, ma l'affermazione di un nuovo tipo di autorità imperiale viene retroattivamente legittimata come una continuazione della storia centenaria del "centro" giapponese che governava le comunità "periferiche" delle isole giapponesi, andando a riscrivere anche la mitologia.
Ambientato in epoca Taishō, Sakura Wars (1996) vede un gruppo di ragazze formare una squadra di combattenti chiamata Imperial Combat Revue, che utilizza i poteri spirituali per difendere Tokyo usando dei mech a vapore, i Kobu. La minaccia è guidata da un’organizzazione demoniaca, l'Alveare dell'Oscurità, un gruppo di maghi neri che hanno l'obiettivo di ripristinare lo shogunato e bandire le crescenti influenze occidentali dal Giappone. Nel caso di Sakura Wars la contrapposizione tra Centro (Tokyo, Esercito Imperiale, modernità e nuove tecnologie) e periferia (demoni, poteri occulti, recrudescenza del vecchio shogunato), viene naturale.



In conformità con la sua tradizione iconografica che affonda le sue radici della Okaruto būmu (lett. “boom dell’occulto”) degli anni Settanta e Ottanta, Atlus, con Shin Megami Tensei: Devil Summoner: Raidou Kuzunoha vs. The Soulless Army, propone un’ambientazione affine a quella di Sakura Wars, ovvero in un’immaginaria epoca Taishō (anno 20, che non esiste, essendo tale epoca durata 14 anni), trattando anche in questo caso di demoni e misticismo. Ma rispetto alla visione centralizzata e imperialista di Oji Hiroi, va detto perfettamente in linea con il contesto storico, Raidou Kuzunoha rimarca pericoli e incongruenze della rapida e incontrollata militarizzazione del Giappone (che infatti lo porterà alla sua disfatta), rappresentati dal Generale Munakata e il suo progetto di un “Esercito Senz'Anima”, idea concepita dal director Kazuyuki Yamai immaginando la creazione di super soldati tramite la tecnologia allora esistente con l'obiettivo di un'espansione globale, un sentimento realmente esistente all'epoca. I loro mantelli rossi si ispirano invece alla leggenda metropolitana degli Aka Manto. D’altro canto, i demoni, come da usanza Atlus, non sono necessariamente minaccia, ma anzi possono essere risorsa e preziosi alleati, basta trattare con loro, con quelli ragionevoli, quantomeno. Relegati sempre più ai margini di un mondo in rapido cambiamento, tra chi riesce a camuffarsi in umano e chi si rifugia in una versione oscura di Tokyo che si sviluppa in maniera parallela a quella reale, nel corso delle sue indagini Raidou ha a che fare con demoni che odiano gli umani e la loro urbanizzazione che si sta prendendo sempre più spazio vitale, ma anche con demoni che si appassionano alla nuova musica jazz e gli chiedono di trovare dei membri per formare una band; il fascino di un affresco narrativo come quello di Raidou Kuzunoha vs. The Soulless Army risiede in questa molteplicità di anime, dove nulla è mai del tutto bianco o nero.



Dopo il cyberpunk di Soul Hackers (1997), la sottoserie Devil Summoner si tinge dunque di investigativo storico, in un contesto che crea più di un parallelismo con i romanzi gialli di Ranpo Edogawa, ad esempio, tra intrighi famigliari, rapimenti e oggetti perduti. L’investigazione di Raidou Kuzunoha parte da un singolo caso di sparizione, per poi procedere a spirale verso qualcosa di molto più grande che coinvolge facoltosi imprenditori, demoni e, come già accennato, i vertici militari. Nulla di esagerato, né di esondante dal punto di vista contenutistico, rispetto a Nocturne (il progetto di Raidou era inizialmente previsto per un sistema portabile, presumibilmente la PSP), eppure Atlus dimostra la solita maestria artistica ricostruendo i quartieri di una Tokyo di epoca Taishō con una certa accuratezza, sfruttando a dovere l’hardware di PS2. Rispetto ai precedenti Shin Megami Tensei, Raidou Kuzunoha è un action rpg con un sistema di combattimento in tempo reale, con gli scontri che si svolgono all’interno di arene circoscritte. Il protagonista può effettuare attacchi la spada, con la sua pistola per i colpi dalla distanza e (nel remaster) tre abilità speciali, facendosi assistere da due demoni manovrati dalla CPU. Ovviamente è possibile catturare i demoni in battaglia e accrescere così i nostri ranghi, oltreché fonderli tra loro tramite il Goumaden del Dr. Victor (palesemente ispirato a Victor Frankenstein), per crearne di più potenti. Più un demone viene impiegato e più cresce il suo livello di lealtà nei confronti di Raidou, permettendo così di sbloccare colpi speciali in coppia con l’invocatore con la caratteristica del suo elemento. e poi evocarli in battaglia per combattere al suo fianco. Dove il gioco delude è nell'esplorazione, i dungeon sono per lo più "versioni oscure" dei quartieri di Tokyo e anche quelli del tutto originali, non sono neanche lontanamente articolati come i MegaTen ci hanno abituato.



I demoni possono assistere Raidou anche al di fuori delle battaglie, grazie alle loro peculiarità, che permette loro di setacciare luoghi, superare barriere spirituali o leggere nella mente delle persone, saranno ben felici di aiutare il loro evocatore nel corso delle sue indagini. Tokyo, come accennato, è fedelmente ricostruita nei suoi quartieri più caratteristici dell’epoca, come l’elegante Ginza, la “nuova” Harumi-cho sulla baia con i suoi edifici in stile occidentale, e il più antico Fukagawa. Tsukudo-cho, dove si trova l’agenzia investigativa, è fittizio ma corrisponde grossomodo con quei quartieri storici (Yotsuya, Ushigome) che confluiranno poi nella moderna Shinjuku. Il Santuario senza nome, protetto da due volpi, si ispira al Santuario Inari di Izumi, legato alla leggenda della kitsune “madre” dell’onmyoji Abe no Seimei, chiamata, per l’appunto, Kuzunoha.



Atlus ripropone sui sistemi moderni la prima avventura investigativa Raidou Kuzunoha con il titolo Raidou Remastered: The Mystery of the Souless Army. Rispetto alla rimasterizzazione di Shin Megami Tensei: Nocturne, uscita nel 2021, l’operazione ha richiesto molte più modifiche al sistema di gioco, in particolare per quanto riguarda le battaglie, dove l’originale mostrava le sue maggiori criticità. Sono state aggiunte, come già accennato, le abilità dell’evocatore, le abilità passive della spada, un sistema di assorbimento del MAG, il lock-on sui nemici, un nuovo sistema di sparo, il colpo furtivo e lo Spirit Slash, effettuabile con un QTE. Non sono tuttavia da meno gli aggiornamenti implementati anche nelle altre fasi di gioco: il numero dei demoni sale da 70 a 120, alcuni dei quali presi dal sequel o prelevati da altri capitoli della serie, i demoni guadagnano esperienza anche se non impiegati in battaglia, sono state inoltre aggiunte nuove funzioni quali un sistema di ricerca per le fusioni, la fusione inversa (ovvero partendo direttamente dal risultato, invece che dai singoli demoni da fondere), l’alchimia della spada, il tram espresso per i viaggi rapidi selezionabile direttamente dal menu a comparsa, la minimappa, il diario dell’investigatore, un doppiaggio completo (giapponese e inglese), salvataggio istantaneo e salvataggio automatico, scatto per la corsa e altre modifiche più o meno rilevanti. Raidou Remastered ha ben cinque livelli di difficoltà, dal più basso, che non prevede neanche la sconfitta in battaglia, al più alto, sbloccabile dopo aver finito l’avventura una volta, la quale richiede circa 25 ore per essere completata, il che dovrebbe ricordare alla stessa Atlus di oggi che è possibile creare un buon rpg che non duri una quaresima. Gioco testato su PS5, disponibile anche per PS4, Switch, Switch 2, Xbox e PC.


 
Raidou Kuzunoha vs Souless Army è la rappresentazione del videogioco di ruolo più distintivo e allo stesso tempo sperimentale di Atlus, che in epoca PS2 attraversa una fase di estro artistico multiforme (tra Devil Summoner e Digital Devil Saga), che pare essersi in parte sopito con gli anni nella sua aderenza ad un sistema produttivo più standardizzato. Raidou Kuzunoha è un’opera contenuta ma stratificata, che mescola in modo interessante l’occulto di stampo Atlus con l’investigativo storico, con al centro del palcoscenico la raffigurazione di una capitale pervasa di quella caotica e poetica contrapposizione tra classico e moderno, tra dedali di fili del telefono, tram e grandi stradoni da belle époque. Raidou Remastered migliora l’esperienza sostanzialmente laddove è migliorabile, nell’ottica di un’operazione di recupero oculata ma attenta al materiale originale.