Nella primavera del 2024 Netflix svela per la prima volta il progetto Glass Heart, ispirato alla light novel omonima di Mio Wakagi e legato a più fili all'attore protagonista Takeru Sato (First Love Hatsukoi, Rurouni Kenshin), che ne è anche produttore.
Svariate sono le peculiarità della serie, musicalmente curata da Yojiro Noda (RADWIMPS) e di Masahiro Tobinai: ve le lasciamo scoprire anche attraverso le recensioni a seguire.
 
Glass_Heart copertina
 
La studentessa universitaria Akane Saijo suona la batteria in una band musicale; improvvisamente la ragazza ne viene buttata fuori, ma il geniale musicista Naoki Fujitani nota il suo talento e le chiede di entrare a far parte del proprio gruppo. Akane inizia così a suonare con il chitarrista Sho Takaoka e il pianista Kazushi Sakamoto; la band rivaleggia con un gruppo concorrente, di cui il vocalist è il talentuoso Toya Shinzaki.
 
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Mesi ricchi per i fan di Takeru Sato: dopo l’uscita del film Cells at Work su Netflix e il drama Sposa mio marito su Prime, approda su Netflix anche la serie Glass Heart
Tratto da una serie di light novel, il cui primo volume è uscito nel 1993, Glass Heart è un drama di dieci episodi della durata di circa 40 minuti cadauno, fortemente voluto dall’attore, che ne è perfino coproduttore. 
Takeru Sato, infatti, si è innamorato del romanzo non appena l’ha letto, al punto da desiderare di crearne un live-action; ha deciso, però, di rimandare fino a quando non fosse stato sicuro di avere l’esperienza e le risorse necessarie per realizzare un adattamento che rendesse giustizia al cartaceo. Non solo: ha anche seguito personalmente le audizioni. 

Non è facile spiegare il perché questo drama meriti di essere visto; la cosa migliore sarebbe guardarlo. Personalmente mi sono bastati cinque minuti per innamorarmene, per la precisione quando la protagonista, una giovane batterista che è stata appena buttata fuori dalla propria band, decide di mettersi a suonare la batteria, a piedi nudi, sotto un temporale, con le gocce di pioggia che danzano ogni volta che le bacchette toccano il rullante. 
La poesia che troviamo in questo primo episodio non viene meno mai. Tutto è perfetto e studiato nei minimi particolari. 
La fotografia e le inquadrature sono particolarissime e cambiano a seconda se i personaggi sono sopra o al di fuori del palco. Quest’ultime scene sono quasi intime con messe a fuoco inusuali, luci soffuse e colori tenui. 
Le scene esplodono, invece, quando suona la musica grazie a composizioni dinamiche, cambi di prospettiva veloci, colori vividi, inquadrature a campo lungo sul pubblico e primi piani su strumenti musicali, tanto che sembra di star seguendo un video musicale o un concerto vero e proprio.

Come ogni singolo suono, ogni rumore, ogni silenzio, ogni pausa hanno un significato preciso all’interno dell’episodio, anche le canzoni non fungono solo da cornice della storia, ma ne diventano ogni volta parte integrante, creando uno scorcio da cui poter spiare nelle emozioni dei personaggi: le canzoni, coinvolgenti e bellissime, tanto da finire presto in ogni playlist, sono state realizzate grazie alla partecipazioni di artisti come Yojiro Noda dei RADWIMPS e Taka degli ONE OK ROCK.

La band TENBLANK, protagonista in Glass Heart, ha debuttato davvero nel mondo reale: l’album è uscito il 31 luglio 2025 in versione digitale e il giorno successivo in versione fisica. 
Per questo motivo, ma soprattutto per rendere le riprese del drama ancora più realistiche e non ricorrere a controfigure, gli attori protagonisti, scelti alla perfezione, hanno investito oltre un anno per imparare a suonare realmente i propri strumenti. 

Il ritmo della storia risulta assolutamente coinvolgente: Glass Heart, infatti, alterna momenti più introspettivi e silenziosi quando si focalizza sui personaggi, a scene intense e travolgenti quando sono presenti gli strumenti; quest’alternanza fa in modo che la serie non risulti mai lenta, ma emozionante, anche nelle parti in cui si prende il tempo per raccontarci le retrospettive e il passato dei personaggi.

Nonostante sia tratto da una storia pubblicata negli anni ‘90, questo drama risulta sorprendentemente attuale. Le difficoltà a cui vanno incontro idol e band per debuttare risultano essere molto contemporanee. 
Le nuove tecnologie, come l’uso degli smartphone, sono amalgamate in maniera saggia all’interno della trama, non risultando mai troppo eccessive. 
Eppure qualcosa che ci riporta indietro nel tempo è presente: non è niente di tangibile, resta quasi una sensazione, ma si capisce che questa storia non è nata ai tempi di oggi, portando con sé un fascino passato.

Glass Heart, in realtà, è questo e molto altro; è una serie imperdibile, soprattutto per chi ama il genere musicale, ma anche per chi vuole emozionarsi con una regia impeccabile, una sceneggiatura sorprendente e personaggi ben caratterizzati. 
Ben lontano da avere qualche difetto, forse l’unico è proprio quello di finire troppo in fretta, tanto da desiderarne una seconda stagione o almeno la novel edita in Italia.

Voto complessivo: 99
Autore: alis89
 
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Glass Heart è uno dei titoli più attesi della stagione estiva, complice un cast d'eccezione, ma anche grazie alle musiche e alla fotografia, che già dai primi trailer sembravano promettenti.
Akane, una studentessa universitaria che lavora nel ristorante della madre, sogna di vivere suonando la batteria. Tuttavia, il suo stile troppo potente la rende incompatibile con le band in cui suona. Dopo essere stata esclusa dal gruppo il giorno stesso di un'esibizione, sfoga la rabbia suonando da sola in un piazzale, finché un pianoforte le risponde da lontano: nasce un breve ma intenso dialogo musicale, interrotto da un fulmine.
Anni dopo, quando Akane è sul punto di abbandonare la musica, viene contattata da Naoki Fujitani, proprio il misterioso pianista di quel giorno. Insieme formano i TENBLANK, un gruppo di quattro solitari che, unendo i propri suoni, riescono finalmente a creare qualcosa di magico.

Ma torniamo al primo punto: il cast.
Takeru Sato, che ha fortemente voluto questo progetto, di cui è anche produttore, dimostra ancora una volta la sua bravura interpretando un ruolo complesso. Il suo personaggio, Naoki Fujitani, è un geniale compositore che sa fare tutto, davvero tutto. Non è per niente lineare: ha tre personalità distinte — una per il palco, una per la band e un’altra persa nel suo mondo fatto di note e magia. La difficoltà e la forza della performance di Sato stanno proprio nel riuscire a dare coerenza e unità a questa molteplicità.
Yu Miyazaki, giovane protagonista che si ritrova suo malgrado in una band di geniali (e bellissimi) ragazzi — che sfortuna, eh? — tiene benissimo la scena, nonostante la poca esperienza dovuta alla giovane età. Riesce a rendere il personaggio di Akane fresco e genuino.
Jun Shison (Yu Yu Hakusho, Fermat's Cuisine) interpreta Kazushi Sakamoto, un personaggio che nel corso della serie compie una grande crescita emotiva. È difficile non affezionarsi a lui.
Keita Machida (Cherry Magic!), nei panni di Sho Takaoka, è il motore della trama: è lui a volere la formazione della band, dando inizio alla nuova avventura. La sua recitazione è sempre misurata, delicata, mai invadente. Sho è il collante del gruppo, e Machida lo rende perfettamente, lasciando spazio a tutti gli altri personaggi.
Masaki Suda interpreta il "rivale", membro di un'altra band. Con il suo stile particolare, crea tensioni e provoca riflessioni nei protagonisti, dando una spinta significativa allo sviluppo della storia.
Akari Takaishi è invece la giovane cantante di punta di una nota casa discografica. All’inizio può sembrare un personaggio piatto, ma dimostra grinta e profondità sorprendenti col passare degli episodi.

Il cuore della serie sono ovviamente le musiche, che sono diventate virali fin da subito: in Giappone è già disponibile l’album dei TENBLANK. Ogni brano contribuisce a costruire l’atmosfera giusta, racconta qualcosa di vero sui personaggi e ne smuove l’anima. Lo spettatore si ritrova a ridere, commuoversi e magari anche a cantare dal divano.
Tutto il cast interpreta i ruoli da musicista in modo impeccabile, tanto da sembrare sempre a un concerto dal vivo. La regia è formidabile: dà grande spazio all’espressività non verbale, concentrandosi su dettagli come le mani che suonano o gli sguardi scambiati durante un’esibizione. Così facendo, ci permette di esplorare il “non detto” tra i personaggi.
L’alchimia tra gli attori è così naturale che non sembra recitazione, ma qualcosa di vero, vissuto.
Anche la fotografia è notevole. Una scena in particolare evidenzia la profondità emotiva della serie e lascia senza fiato, ritraendo i protagonisti alle prese con un ombrello e una romanticissima pioggia al rallentatore.
La serie è disponibile su Netflix soltanto con i sottotitoli, e questo è un peccato, perché parlando di musica, sarebbe potuta piacere a un pubblico ancora più ampio con un buon doppiaggio e una buona pubblicità anche in Italia.

Era da tempo che non trovavo una serie capace di dare spazio a tutti i sentimenti, senza concentrarsi troppo su un solo aspetto narrativo. C’è il dramma, ci sono momenti leggeri, ma soprattutto emerge la vera essenza della storia: la vita della band.
Un’altra stagione? Beh, ci spero proprio.

Voto complessivo: 100
Autore: Ilia86
 
 
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Quando ho visto l’annuncio di questa serie, non credevo facesse per me. Forse perché, a parte le colonne sonore di anime e drama, conosco poco la musica giapponese. Quindi l’ho guardata principalmente per Takeru Sato. E l’ho divorata.

I punti di forza di Glass Heart sono sicuramente due: la musica e i personaggi.
La storia è raccontata dal punto di vista della protagonista femminile, una giovane batterista che non riesce a far decollare la sua carriera musicale a causa dell’eccessiva energia che mette nel suo sound. Questo è il primo aspetto che mi ha colpito, perché spesso quando abbiamo una protagonista circondata da uomini belli e carismatici, lei ne esce rimpicciolita, la damigella da salvare, timida e insicura. Invece Akane Saijo, nonostante le insicurezze dovute alla giovane età e al fatto di attraversare un momento critico della sua crescita umana e professionale, è energica come il suono della sua batteria, solare e positiva.
Il suo talento è scomodo per molte persone, ma le critiche e gli ostacoli non bastano a scoraggiarla.
Il suo universo è messo sottosopra quando, sotto una pioggia torrenziale, il suono della sua batteria incontra quello di un pianoforte misterioso. In quel momento nasce in lei una nuova consapevolezza: “Sono nata per trovare questo suono”.

Poi c’è lui, il genio, che abita un mondo a parte interagendo con la realtà in modo a dir poco peculiare. Vive per la musica, per esprimere il suono che ha dentro. Quando compone o registra può andare avanti per giorni senza mangiare né dormire; insegue ossessivamente un’idea finché non si sente soddisfatto e dopo aver suonato con Akane non riesce più a dimenticare quel sound.
Non è facile delineare in poche parole un personaggio poliedrico come Naoki Fujitani, che grazie all’interpretazione di Sato prende vita sullo schermo e si imprime in modo indelebile nei nostri occhi.
A me ha continuato a sorprendere per tutta la durata della serie, smentendo le aspettative e rivelando ogni volta un lato nuovo della sua personalità.
E se l’interpretazione di Sato è magistrale, anche gli altri membri della band non sono da meno. Jun Shison è Kazushi Sakamoto, pianista talentuoso e apparentemente scostante che pian piano si apre rivelando i suoi sentimenti, mentre Keita Machida interpreta Sho Takaoka, chitarrista affermato e colonna portante della band, che si prende cura di Naoki anche a costo di sacrificare sé stesso.

Il rapporto tra i quattro membri dei TENBLANK si rafforza e si evolve fra le varie vicissitudini che la band deve affrontare, mentre altri personaggi entrano in gioco e i fili della trama si moltiplicano. Il mondo spietato dello show business è rappresentato in modo efficace.

La musica è sempre lì, protagonista anch’essa fra registrazioni ed esibizioni dal vivo, e non è facile togliersi dalla testa le canzoni create da Naoki, nate dall’ascolto di ogni tipo di suono e dall’osservazione dei più piccoli dettagli; ma anche – che lui ne sia consapevole o meno – espressione dei sentimenti nuovi che stanno sbocciando in lui: “Da come tenevi l’ombrello ho capito cos’era la gentilezza”.

Glass Heart è una serie appassionante che parla di musica, di amore romantico e di relazioni in senso lato, di riflessioni sulla vita e sulla morte.
Gli eventi rappresentati non sono sempre il massimo della verosimiglianza, ma è un difetto che si può perdonare considerando che in quei momenti la poesia vince sul realismo.
Il finale aperto lascia varie domande senza risposta (e va bene così), ma è senza dubbio una dichiarazione d’amore per la musica. Una musica che nasce dall’amore e che, superando rivalità e rancori, crea legami.

Voto complessivo: 95

Autore: BeneS
 
Glass_Heart-Naoki
Glass Heart è un’esplosione non solo di suoni e colori, ma anche di tematiche coinvolgenti ed emozioni forti.

Il primo punto importante riguarda certamente la rilevanza della musica all’interno della serie: chi è alla ricerca di un’opera fortemente incentrata sulla musica sarà soddisfatto al 100%.
La musica in ogni suo aspetto, affrontata con gli occhi e il cuore di chi la vive: sentimenti ed emozioni contrastanti di produttori, manager, cantanti, cantautori, componenti di una band.
Cosa li spinge a dare tutti se stessi? E cosa li spinge, quando scelgono di farlo, a rinnegare questi sentimenti? Non solo lo spettatore, ma anche alcuni personaggi secondari afferreranno queste verità rispecchiandosi nei protagonisti.
Ogni puntata è un viaggio musicale anche in un altro senso: possiamo osservare in tempo reale la genesi delle canzoni stesse della band, il processo di ideazione e scrittura, che culmina nell’esecuzione finale nel corso dei concerti, i quali però sono solo la parte finale di tutto il viaggio al quale allo spettatore ha preso parte. 

La storyline personale dei componenti della band è molto presente, compresa quella sentimentale, ma è ben amalgamata con la componente musicale in quanto costituisce motore e carburante dei sentimenti che spingono i protagonisti a produrre e realizzare musica.
Per dirla con le parole di Sho Takaoka, “In momenti così… anche se sembra forzato, trasformiamo il dolore in musica.
La band dei TENBLANK inoltre, anche attraverso varie tribolazioni, si dimostra sempre unita e in grado di affrontare questi sentimenti in modo maturo, e così la serie riesce a evitare completamente una deviazione melodrammatica e mantenere invece il focus sul suo elemento principale.

Il punto che ho trovato più interessante è tuttavia ancora un altro: il tema della genialità di Naoki Fujitani.
“I geni rendono infelici le persone comuni”, è quello che più di un personaggio riferisce ad Akane e a Naoki nel corso della serie.
Naoki ha infatti un’evidente plusdotazione in campo artistico e musicale, che è vista da alcuni come un dono, da altri come una minaccia, da altri ancora vissuta con la grande sofferenza di non poter essere al suo livello. Naoki ha vissuto per molto tempo ignaro della sofferenza che questo suo talento potrebbe causare e ha causato, ma comprende nel corso della storia come riuscire a non mettere più al centro solo sé stesso, come far parte di un gruppo in modo sano, creando qualcosa forse meno perfetto ma con molto più cuore.
Sho: “Questa canzone è fantastica e tu sei un genio. Davvero un genio.
Naoki: “Smettila di dire queste cose! […] Te l’ho data perché voglio che tu la distrugga.” 

I TENBLANK  sono in grado di stare accanto a Naoki, a differenza di altre persone che il musicista ha incontrato sul suo cammino, proprio perché accettano di metterlo e mettersi in discussione e distruggere e ricomporre i suoni insieme a lui.
Glass Heart è il nostro viaggio insieme a loro.


Voto complessivo: 92
Autorehachi_rosa92
 
 

Trailer completo con sottotitoli in italiano