I colleghi di 'Manga Forever' dedicano un articolo allo spinoso problema di adattamento che prevede la traduzione o meno delle onomatopee, ovvero i "rumori" presenti nelle pagine di un fumetto.
E' lo stesso Paolo Gattone di J POP che spiega le scelte e il lavoro grafico di arrangiamento necessario nei manga. Riportiamo l'incipit dell'articolo:
"Adattare o meno le onomatopee? E' questa una delle questioni più importanti che deve affrontare ogni editore nell’adattamento di un fumetto asiatico. Si tratta di una questione economica: si deve pagare qualcuno in grado di fare un buon lavoro, manuale o digitale; e anche di un problema filologico: quanto l'intervento di un adattamento modifica l'intenzione originale di un autore? Quanto l'aspetto di una tavola adattata si distacca dall'originale?
Partiamo da un presupposto importante, senza nasconderci dietro a falsi giri di parole: non adattare i rumori rappresenta un grosso risparmio, di tempo e denaro. Un buon adattamento grafico necessita competenza e precisione delle persone che prendono parte all'edizione.
In passato l'adattamento grafico veniva realizzato manualmente su un supporto: le pellicole di stampa. Le pellicole di stampa hanno l'aspetto di fogli di plastica trasparente su cui è impresso il colore nero. A partire da queste pellicole veniva poi realizzata una lastra, che potete immaginare come una sorta di stampino con cui poi "imprimere" la carta gli albi (la realtà è un po' più complessa, ma credo l'immagine possa rendere l'idea).
Il lavoro del bravo adattatore era quindi quello di raschiare le scritte dalle pellicole e ridisegnare il rumore a china sul supporto plastico, cercando di rimuovere le parti in eccesso. Per questo motivo, spesso e volentieri si tendeva a mantenere gran parte del rumore originale che poi andava modificato. Lo stesso lettering veniva in gran parte realizzato giocoforza a mano sulle pellicole così adattate.
Oggi il procedimento è molto velocizzato, grazie ai computer: i file delle pagine sono in formato digitale, il lettering viene inserito attraverso dei programmi di impaginazione e anche per lavorare alle onomatopee c'è la possibilità di avere un supporto digitale.
Le possibili scelte da parte di un editore sono quattro"...
Continua su Manga Forever.
E' lo stesso Paolo Gattone di J POP che spiega le scelte e il lavoro grafico di arrangiamento necessario nei manga. Riportiamo l'incipit dell'articolo:
"Adattare o meno le onomatopee? E' questa una delle questioni più importanti che deve affrontare ogni editore nell’adattamento di un fumetto asiatico. Si tratta di una questione economica: si deve pagare qualcuno in grado di fare un buon lavoro, manuale o digitale; e anche di un problema filologico: quanto l'intervento di un adattamento modifica l'intenzione originale di un autore? Quanto l'aspetto di una tavola adattata si distacca dall'originale?
Partiamo da un presupposto importante, senza nasconderci dietro a falsi giri di parole: non adattare i rumori rappresenta un grosso risparmio, di tempo e denaro. Un buon adattamento grafico necessita competenza e precisione delle persone che prendono parte all'edizione.
In passato l'adattamento grafico veniva realizzato manualmente su un supporto: le pellicole di stampa. Le pellicole di stampa hanno l'aspetto di fogli di plastica trasparente su cui è impresso il colore nero. A partire da queste pellicole veniva poi realizzata una lastra, che potete immaginare come una sorta di stampino con cui poi "imprimere" la carta gli albi (la realtà è un po' più complessa, ma credo l'immagine possa rendere l'idea).
Il lavoro del bravo adattatore era quindi quello di raschiare le scritte dalle pellicole e ridisegnare il rumore a china sul supporto plastico, cercando di rimuovere le parti in eccesso. Per questo motivo, spesso e volentieri si tendeva a mantenere gran parte del rumore originale che poi andava modificato. Lo stesso lettering veniva in gran parte realizzato giocoforza a mano sulle pellicole così adattate.
Oggi il procedimento è molto velocizzato, grazie ai computer: i file delle pagine sono in formato digitale, il lettering viene inserito attraverso dei programmi di impaginazione e anche per lavorare alle onomatopee c'è la possibilità di avere un supporto digitale.
Le possibili scelte da parte di un editore sono quattro"...
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Invece mi da un po' fastidio che la Planeta lasci le onomatopee senza uno straccio di traduzione... certe volte non capisci che sta succedendo!
Il punto è che, visto che i giapponesi si impegnano tanto a rendere in maniera particolare i suoni (tanto da farne quasi una lettura a parte), cambiarli completamente non ha senso neanche in italiano (se mi scrivi splash va bene -anche se il rumore splash non esiste-, se ti inventi termini ammucchiando lettere a caso no -la h la t e la s sono le più inflazionate), cercare di dargli un senso per chi legge è una scelta sensata fino ad un certo punto (se scrivessero "rumore della lancia che fende l'aria" o "brezza leggera che passa attraverso le travi smosse di una casa di legno" le persone forse non capirebbero, ma capisco meno whiussh -che sarebbe il rumore della lancia, boh?). Quello che fanno con l'immortale mi sta anche bene, tanto le note dei rumori non le leggo. L'importante è che resti l'originale, visto che fa parte del disegno più che della parte scritta.
Gulp, ho scritto troppo...
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Volevo aggiungere una cosa a quello che ho scritto prima dopo aver letto attentamente questo passaggio dell'articolo integrale: "La differenza che passa tra leggere un fumetto con le onomatopee in originale con traduzione a fronte, e un manga in cui i rumori sono adattati, è molto simile a vedere un film sottotitolato piuttosto che doppiato. Si ha la massima fedeltà con l'originale, ma si perde l'immediatezza con cui il lettore deve potersi avvicinare all'opera. Lo scopo dell'editore, infatti, dovrebbe essere quello di far godere al lettore italiano la stessa esperienza di quello giapponese."
Per la prima parte posso anche essere d'accordo, ma dal momento che si tratta di una forma di arte disegnatascritta e non parlata non è che leggere una nota faccia male agli occhi. Non paragonerei neanche le due cose, per le quali c'è un approccio senso-immagine abbastanza diverso (semplicemente senza sottotitoli un film in originale non lo capisci, le situazioni sì; per i fumetti sbaglio o tutti hanno iniziato da piccoli guardando le figure, e anche mancando l'immediatezza del senso non erano opere cubiste, vabbé...). Sull'immediatezza avrei da ridire, visto che leggere -qualsiasi cosa, dalla rivista di moda al Circolo Pickwick- richiede sforzo interpretativo e, nel caso di un fumetto, associazione complessa (sembra più difficile leggere un libro, ma le aree del cervello interessate dalla lettura di fumetti sono maggiori -non pappa pronta come gli intellettuali pensano) con le immagini. Una scritta originale più che essere saltata senza darle importanza al contrario stimola la curiosità verso qualcosa che non si conosce (e questo lo dico per esperienza mia di quando ho iniziato a leggere manga, per gli altri non so se sia lo stesso).
Per quanto riguarda l'ultima parte della citazione, niente di più errato a livello cognitivo. Non esiste la possibilità che un lettore italiano provi la stessa esperienza di quello giapponese per diversi motivi: la traduzione non potrà mai rendere pienamente il senso delle parole di un'altra lingua; la differenza culturale, che però -bisogna ammetterlo- non limita la comprensione di alcune situazioni anche molto folkloristiche; le interpretazioni che si fanno di ogni cosa (quando parte la rissa perché uno ci ha visto questo e un altro no); semplicemente il fatto che non siamo giapponesi. Non voglio riaprire una discussione su quanto sia davvero comprensibile un manga, per carità. Parlo di adattamento, non di sensazione. E non credo che l'adattamento dei rumori sia poi una cosa così simpatica, per quanto ci siano persone capaci che ci lavorino sopra. Ho detto prima che è impossibile tradurre un rumore perché non è tecnicamente una parola (a meno che uno che si soffia il naso in Giappone non lo faccia in giapponese), ma una convenzione di scrittura (che poi uno può rendere come gli pare) che può variare da paese a paese ma non ha corrispondenza precisa (io mi posso alzare la mattina e dire che frrrr è il suono di un gatto che ruota un ombrello sopra un pallone o che vhshaaaa è il suono dello scaldabagno di casa mia -infatti fa così). Già mi immagino schiere di linguisti, glottologi e quant'altro che dibattono su come rendere il rumore di un polpo che suga un paguro da una conchiglia (io propongo frrr con una erre in meno per non confonderlo col gatto di prima). Editori, date rette, non pensate che il pubblico che legge manga e fumetti sia facilone e voglia sempre la soluzione più facile. Ogni tanto parlateci con le persone che leggono, non ragionate per loro. Anche perché quello che per voi che adattate sembra ostico o inibente (termine che potevo evitare) non è detto che necessariamente lo sia. Anche allacciarsi una scarpa rende meno immediato il camminare ma non pago nessuno per farlo al posto mio.
-Traduzione letterale del suono come lo leggerebbero i nipponici e a piede o successiva, una spiegazione per gli occidentali.
Nulla di complesso.
O no?
E commento anche il commento di Kenzo Tenma (di cui ho letto solo la prima parte). In realtà le onomatopee classiche (splash, bang, gulp, sigh, ecc.) sono parole onomatopeiche inglesi/americane che esistono veramente (es.: gulp = inghiottire, sigh = sospirare o sospiro (e si legge "sai"), ecc.). Non so chi e quando, ha cominciato ad usare come onomatopee parole che non esistono, ma che dovrebbero rendere l'idea del rumore che vorrebbero simboleggiare. "Spakk" si può capire, ma si capisce anche dal disegno che accompagna! Inventare per inventare, sarebbe meglio lasciare, nel caso dei manga, le onomatopee originali (che sono disegnate, fanno parte della tavola!) e affiancare loro la semplice traslitterazione.
Al limite si può sottotitolarle, ma anche qui, personalmente farei a meno.
Ciao.
(se non si è capito, a me sta benissimo che le onomatopee vengano tradotte e riscritte in italiano... ho sempre trovato orrendo vedere le onomatopee originali, magari anche ribaltate, e a fianco appiccicata una malatraduzione italiana)
Lascerei in originale solo qualche onomatopea particolarmente elaborata dal punto di vista grafico, che comporterebbe un lavoro eccessivo e toglierebbe anche un disegno valido (la maggior parte delle onomatopee NON le considero disegni). Alcuni esempi ci sono in "City hunter".
Già che l'argomento è stato sfiorato, preferisco anche il lettering manuale, se fatto bene. Ma pare che nessun editore manga lo faccia, solo la FlashBook utilizza un font che assomiglia a una scrittura umana (o a ddirittura creato a partire da questa).
Beh a me sta bene tutto a parte dvisual che nemmeno si prende la briga di tradurle a margine.
NO NO NO...ASSOLUTAMENTE NO
scusate l'urlo
se cosi non è, basta un asterisco e la traslitterazione fuori vignetta.
Non capisco come si possano sopportare tutte quelle scrittine in surplus solo per adattare una onomatopea.. che mandano a quel paese tutto l'equilibrio della tavola. Perciò, personalmente, non mi cambia nulla se sono adattate o meno. Ma o uno, o l'altro. Niente asterischini, scrittine e compagnia bella. Mi sta bene, se proprio, una traduzione a lato vignetta se proprio (il Gyabo di Nodame non lo perderei per nulla al mondo). Se dovessi scegliere per forza tra le due opzioni succitate: tradotte. Come ha detto Kaneda non sempre le onomatopee sono accompagnate da una immagine (per esempio le scene con rumori fuori campo.. se non scrivono frush o bang mica posso immaginarmi che cosa è..)
Una soluzione potrebbe essere questa: qualche anno fa acquistai il primo numero di Kurosagi Corpse Delivery Service (che tra l'altro consiglio) in USA. Ebbene la Dark Horse (casa che lo pubblica) ha optato per lasciare le onomatopee intatte, in lingua originale, per poi allegare a fine albo un “Sound FX Glossary” con riportato il suono di ogni onomatopea e la spiegazione in inglese (es. PIPEPE PEEPU PIPAPAPA nel baloon a p. 170, vignetta 2 = cell ringing. Ma lo stesso squillare del cellulare qualche pagina dopo è PIPAPA PIPAPUPAPA PIPAPI e ogni volta diverso, anziché un semplice ring-ring o drin-drin. Vero che le suonerie dei cellulari sono le più varie! Altri es. POTSU POTSU POTSU = raindrops, GEBOBOBO = vomiting blood, e così via!!!).
Insomma, la solita fatica di saltare a fine volumetto per ogni onomatopea diventa estenuante, però le tavole sono lasciate in qualche modo integre.
Concordo che talvolta le onomatopee (soprattutto quando occupano un'intera pagina, come un urlo disperato) sono dei veri e propri disegni, quasi opere d'arte, e che per renderle nella lingua tradotta bisognerebbe fare un bel lavoro.
Concordo anche sul fatto che in alcune scene se non fossero tradotte non capiremmo che sta per accadere (e ciò è fondamentale in manga ad alta tensione, quando un rumore di passi o uno sparo in lontananza ci metterebbero sul “chi-va-là” proprio come il protagonista del manga!).
Insomma, come dice DoctorDoomIII, accontentare tutti è un'impresa!
Se non erro una soluzione simile a quella che citi fu adottata su Immortale.
E in teoria sarebbe la quadratura del cerchio (a parte che le vuole adattate punto e basta).
Il grosso problema è che così sono impossibili da leggere, è difficile che uno faccia avanti e indietro per recuperare il significato dell'onomatopea.
Io già lo trovo un po' arduo da fare con le note di Akumetsu o del vecchio Keji ma dato che sono una decina non è un problema.
Ma per tutte le onomatopee sarebbe drammatico...
@Ananke, l'asterisco si può benissimo tralasciare se la traduzione è messa in un punto che rende chiara l'associazione con l'onomatopea giapponese.
Per esempio in Anne Freaks la Planet ha optato per disporre la traduzione come semplice scritta proprio di fianco (o a volte sopra) le onomatopee disegnate della vignetta.
Come impatto visivo credo sia meno doloroso delle traduzioni a piè di vignetta e sparse nella pagina.
Sinceramente tra tutte le possibili soluzioni finora esaminate in questa discussione, non saprei per quale optare…
Mi sono dimenticato di dirti che avevi ragione, ho controllato sul primo numero de l'Immortale pubblicato da Comic Art ed effettivamente vale lo stesso discorso di Kurosagi. Tuttavia nel caso dell'opera di Samura le onomatopee sono state occidentalizzate in appendice (thud, swish, cof cof, bang). Inoltre hanno omesso di tradurre anche intere frasi pronunciate 'di sfondo' ai baloons principali nelle vignette (guarda ad esempio a pagina 184 e 185) e tradotte solo in appendice. Questo mi sembra un poco eccessivo!
PS: io compro solo alcuni dei tanti manga che vorrei avere, proprio perché trovo insulso regalare 5,50 euro ad esempio per un volume non completo. E solo e soprattutto se non ci sono altre possibilità per poterli leggere.
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