La recente disputa legale tra il mangaka Raiku Makoto, autore di Zatch Bell! (e allievo del più famoso Kazuhiro Fujita, creatore di Ushio e Tora), e il suo ex editore ha sollevato grandi polemiche sulle condizioni lavorative a cui la Shogakukan, casa che ha prodotto famose opere come Detective Conan, Inuyasha, Saikano o Patlabor, sottoporrebbe i suoi autori.
Un'altra autrice è intervenuta sulla faccenda, pubblicando sul proprio blog parole durissime. Si tratta di Mayu Shinjo, nota in Italia per Strofe d’amore e Virgin Crisis pubblicati da Star Comics, che lo scorso anno ha deciso di abbandonare per sempre Shogakukan, per la quale lavorava dal 1994.
L'autrice lamenta condizioni al limite della schiavitù, umiliazioni verbali e minacce esplicite da parte del suo editor, sorta di tutor che le case editrici nipponiche assegnano ai propri autori col compito di consigliarli nel modo più produttivo e portare al successo le loro serie.
La Shinjo riferisce di essere stata praticamente costretta a realizzare, in prossimità di incombenti scadenze, anche 120 tavole in una settimana, dormendo solo 3 ore per notte, in una situazione di stress psico-fisico allucinante. Ricorda anche che agli inizi della sua carriera il suo editor di allora la insultava e la mortificava, chiamandola “verme” e lei doveva lavorare tra le lacrime. Di recente, quando finalmente ha avuto il coraggio di opporsi alla situazione, sarebbe stata minacciata di far ritirare dal mercato il suo intero catalogo produttivo. Sarebbero in molti ad evitare di prendere posizione e ribellarsi temendo possibili rappresaglie professionali. Non solo alla Shogakukan.
La realtà che sembra emergere da tali rivelazioni è molto cupa, simile a quella che riguarda direttamente i colleghi animatori, una categoria che fino a poco tempo fa, prima della costituzione della JAniCA, il sindacato nato per tutelare gli interessi dei creatori di animazione, era lasciata in balia di se stessa.
Se è vero che la professione di mangaka, in Giappone, può essere anche una delle occupazioni più reddittizie, e un autore di fumetti di successo può arrivare a guadagnare anche 500,000 $ annui, la realtà più diffusa non è certo delle migliori. Guarda caso, proprio un altro autore di Shonen Sunday lamentava di recente di avere il conto bancario in rosso.
Wakaki Tamiki, disegnatore di Sekesshou albatross, pubblicato sulla rivista per un anno, ha scritto sul suo blog di avere meno di 10,000 yen (circa 100$) in banca e di non essere in grado di pagare neppure le bollette. Tamiki accusa l'editore di non aver adeguato per anni il compenso per ogni tavola, malgrado la pattuizione di un aumento; lo stipendio da lui percepito, infatti, sarebbe molto inferiore a quello dei suoi colleghi che lavorano per altri magazine.
Aggiunge poi che raramente gli autori di manga riescono a vivere degnamente con quanto che ricevono per la serializzazione su rivista e possono ottenere somme consistenti solo dalle vendite dei tankobon (i volumetti da collezione).
Ma non tutti gli autori di Shogakukan la pensano allo stesso modo: dopo le polemiche sollevate da Raiku Makoto, qualche voce si è schierata in difesa dell'editore e dei suoi redattori. Hashiguchi Takashi, autore di Yakitate!! Japan, pubblicato sulla stessa rivista per ben sei anni, scrive sul proprio blog che gli editor descritti da Raiku come “persone orribili” non sono assolutamente come il collega avvelenato le racconta nella sua azione legale, ma sono professionisti che prendono seriamente il proprio lavoro nel campo dei manga. E aggiunge che se questi volessero denunciarlo per diffamazione sarebbe pronto a testimoniare in loro favore.
Nonostante ciò, il blog e la casella di posta di Raiku sono stati invasi da commenti di solidarietà dei suoi lettori, che già organizzano un boicottaggio nei confronti del magazine. L'autore, però, frena gli intenti dei suoi fan, preoccupato per il finale di Inuyasha, che sarà pubblicato su Shonen Sunday la prossima settimana: “non voglio che sia rovinato per colpa mia”.
Fonti:
MangaForever
Anime News Network
Canned Dogs.
Un'altra autrice è intervenuta sulla faccenda, pubblicando sul proprio blog parole durissime. Si tratta di Mayu Shinjo, nota in Italia per Strofe d’amore e Virgin Crisis pubblicati da Star Comics, che lo scorso anno ha deciso di abbandonare per sempre Shogakukan, per la quale lavorava dal 1994.
L'autrice lamenta condizioni al limite della schiavitù, umiliazioni verbali e minacce esplicite da parte del suo editor, sorta di tutor che le case editrici nipponiche assegnano ai propri autori col compito di consigliarli nel modo più produttivo e portare al successo le loro serie.
La Shinjo riferisce di essere stata praticamente costretta a realizzare, in prossimità di incombenti scadenze, anche 120 tavole in una settimana, dormendo solo 3 ore per notte, in una situazione di stress psico-fisico allucinante. Ricorda anche che agli inizi della sua carriera il suo editor di allora la insultava e la mortificava, chiamandola “verme” e lei doveva lavorare tra le lacrime. Di recente, quando finalmente ha avuto il coraggio di opporsi alla situazione, sarebbe stata minacciata di far ritirare dal mercato il suo intero catalogo produttivo. Sarebbero in molti ad evitare di prendere posizione e ribellarsi temendo possibili rappresaglie professionali. Non solo alla Shogakukan.
La realtà che sembra emergere da tali rivelazioni è molto cupa, simile a quella che riguarda direttamente i colleghi animatori, una categoria che fino a poco tempo fa, prima della costituzione della JAniCA, il sindacato nato per tutelare gli interessi dei creatori di animazione, era lasciata in balia di se stessa.
Se è vero che la professione di mangaka, in Giappone, può essere anche una delle occupazioni più reddittizie, e un autore di fumetti di successo può arrivare a guadagnare anche 500,000 $ annui, la realtà più diffusa non è certo delle migliori. Guarda caso, proprio un altro autore di Shonen Sunday lamentava di recente di avere il conto bancario in rosso.
Wakaki Tamiki, disegnatore di Sekesshou albatross, pubblicato sulla rivista per un anno, ha scritto sul suo blog di avere meno di 10,000 yen (circa 100$) in banca e di non essere in grado di pagare neppure le bollette. Tamiki accusa l'editore di non aver adeguato per anni il compenso per ogni tavola, malgrado la pattuizione di un aumento; lo stipendio da lui percepito, infatti, sarebbe molto inferiore a quello dei suoi colleghi che lavorano per altri magazine.
Aggiunge poi che raramente gli autori di manga riescono a vivere degnamente con quanto che ricevono per la serializzazione su rivista e possono ottenere somme consistenti solo dalle vendite dei tankobon (i volumetti da collezione).
Ma non tutti gli autori di Shogakukan la pensano allo stesso modo: dopo le polemiche sollevate da Raiku Makoto, qualche voce si è schierata in difesa dell'editore e dei suoi redattori. Hashiguchi Takashi, autore di Yakitate!! Japan, pubblicato sulla stessa rivista per ben sei anni, scrive sul proprio blog che gli editor descritti da Raiku come “persone orribili” non sono assolutamente come il collega avvelenato le racconta nella sua azione legale, ma sono professionisti che prendono seriamente il proprio lavoro nel campo dei manga. E aggiunge che se questi volessero denunciarlo per diffamazione sarebbe pronto a testimoniare in loro favore.
Nonostante ciò, il blog e la casella di posta di Raiku sono stati invasi da commenti di solidarietà dei suoi lettori, che già organizzano un boicottaggio nei confronti del magazine. L'autore, però, frena gli intenti dei suoi fan, preoccupato per il finale di Inuyasha, che sarà pubblicato su Shonen Sunday la prossima settimana: “non voglio che sia rovinato per colpa mia”.
Fonti:
MangaForever
Anime News Network
Canned Dogs.
Se è vero che si può trovare un altro editore disposto a puntare su di te (se non crearne addirittura uno proprio) è anche vero che gli editori non possono dire "se non vai bene tu cerchiamo un altro autore", dal momento che quello che conta è la storia.
Insomma, se ci fosse un sindacato per i mangaka credo che avrebbe vittoria facile.
Purtroppo poco si può fare sulla mancanza di, metaforicamente parlando, palle.
Come pensate siano nati casi editoriali come Yu-Gi-O, Naruto e altre fesserie pre-adolescenziali? Grazie alla qualità del manga? Ma lol!
Ad esempio è risaputo che i famigerati Cavalieri dello Zodiaco cartacei sono nati come costola della linea di giocattoli omonima, e non come manga originale.
Un mangaka senza casa editrice non andrà mai da nessuna parte. Al contrario, una casa editrice troverà sempre qualcuno disposto a farsi schiavizzare da cui trarre profitto. L'unico modo per bilanciare tutto questo è fondare un sindacato.
Quanto alle condizioni lavorative, pensavo fosse cosa risaputa che i mangaka lavorano più dei cinesi in miniera (o quasi), e questo succede fin dai tempi di Osamu Tezuka.
@ asd: questa cosa dei cavalieri non la sapevo, sei sicuro? Guarda che c'è un'intervista fatta all'autore che dice che l'idea di "tizi in armatura" era venuta ad un componente del suo staff, perché all'inizio volevano fare un manga normale di arti marziali, ma la storia era un po' banale, quindi cambiarono.
non mi risulta.
Comunque, sulla stessa falsariga, è noto che Getter Robot è nato proprio così (e qui sono sicuro).
Perchè fare questo lavoro, che si sogna da bambini, nonostante il mobbing?
Una volta acquisita notorietà non si può rescindere il contratto?
E non ci sono autori che, se va bene, fanno uscire un volume all'anno?
(E' solo una mia ipotesi, non voglio dire nulla come se sapessi)
Le condizioni contrattuali in un mondo come il nostro dove anche i diritti d'autore non sono, come sarebbe giusto che fossero, inalienabili, ma vendibili quasi come una merce, contano tanto. E' un discorso simile a quello per cantanti e discografici. Ed è uno dei motivi per cui penso che il futuro sarà di chi, sfruttando internet e la sua arte, pubblicherà da sè, in diretto contatto coi lettori/ascoltatori che dovranno anche pagare di meno perchè la catena di distribuzione si farà più corta.
Il problema potrebbero essere le "cattive referenze" che un autore si porterebbe in dote: se non è più che affermato e si è fatto la nomea di piantagrane (perché è così che sarebbe visto dalle altre case editrici) temo che avrebbe parecchie difficoltà a stipulare un altro contratto.
forse questo avviene per i comics americani e i videogiochi...
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