Riportiamo direttamente dalle news sul sito di Yamato Video:
"Quando si dice: basta saper pazientare. Lo sapevano quelli dello studio Madhouse, lo sapeva il regista Sunao Katabuchi e lo sapeva pure il pubblico francese che nel mese di novembre 2007 ha affollato il “Palais des Beaux Arts” a Lille in quell’omaggio all’artista giapponese denso di novità, amabili conversazioni, un piccolo rinfresco e grandi anticipazioni in forma di videoclip. Ovverosia, una manciata di secondi del nuovo film che il regista sta realizzando per la prossima stagione cinematografica 2009. Il titolo è Mai Mai Atarashi to Sennen no Mahou ed è tratto da un romanzo per ragazzi scritto dalla signora Nobuko Takagi nel 2004. Un libro carico di memorie e nostalgia, che l’autrice considera autobiografico con omaggi deliberati al libro Anna dai capelli rossi (1908) di Lucy M. Montgomery particolarmente amato dalla Takagi.
Il film è la storia di due ragazzine e della loro frizzante amicizia, con annesso mistero che incombe sulle loro giovani vite. Una trama piuttosto ordinaria, non fosse che Katabuchi le sue prove da regista le ha affrontate e vinte, quindi può cimentarsi davvero con ciò che più lo interessa. Nato a Osaka nel 1960, è famoso tra gli anime fan per aver conosciuto Hayao Miyazaki durante un corso universitario e averlo seguito in diverse avventure, dal disastroso Little Nemo di TMS a Il fiuto di Sherlock Holmes, fino al successo di Kiki’s Delivery Service. Poi le strade si dividono e Katabuchi cerca una sua identità come regista. La prova del nove arriva qualche anno fa con il delizioso Princess Arete (2001), quindi con la direzione generale della serie Black Lagoon. Ma l’anima di questo artista è tutta cinematografica, ed ecco perché oggi ci riprova nuovamente accompagnato da grandi temi e ideologie da raccontare al pubblico. Lo stesso pubblico che si perde via fra costosi iPhone e nuove mitologie dell’effimero, perdendo di vista cos’è realmente la vita e di che pasta sono fatti i sentimenti. Un regista “impegnato”, con licenza parlando, come diversi altri colleghi che non si limitano più a trattare la materia animata di casa loro con banale leggerezza.
Di Mai Mai Atarashi to Sennen no Mahou sappiamo che non sarà una fiaba tipo Princess Arete ma che ci sarà libero sfogo per la fantasia. Poiché il romanzo è ambientato nella Prefettura di Yamaguchi (la stessa dove la scrittrice è cresciuta), la produzione si è servita di interpreti e attori del luogo. Lo sforzo produttivo è enorme con Madhouse a provvedere alla parte animata, coadiuvato dalla Avex e da Shochiku per la distribuzione nelle sale giapponesi.
C’è da aggiungere che il fermento produttivo in Madhouse non ha precedenti: tolte le nuove serie televisive in lavorazione tra cui il disneyano Lilo & Stich, oltre al nuovo lavoro di Katabuchi per l’anno prossimo dovrebbe essere ultimato Yume Miru Kikai di Satoshi Kon; così come molto attesi sono i nuovi anime per il cinema di Mamoru Hosoda (di cui in Italia per i tipi di Kaze è appena uscita la sontuosa edizione in dvd di La ragazza che saltava nel tempo), Masayuki Kojima e Tsutomu Mizushima. Senza contare il chiacchieratissimo Ninja Scroll 2 di cui Yoshiaki Kawajiri e Masao Maruyama (patron della Madhouse) hanno già avviato la lavorazione con il primo impegnato in questi mesi a scrivere la sceneggiatura. Una data di uscita ancora non è ovviamente disponibile. L’annuncio del sequel è stato fornito dallo stesso Maruyama nel corso dell’ultimo “Otakon 2008” e accolto con un ruggito di entusiasmo da parte del pubblico americano.".
E, a proposito del citato Anna dai capelli rossi, il romanzo di Lucy Maud Montgomery, dal quale l'anime diretto da Isao Takahata (cofondatore con Miyazaki dello Studio Ghibli) è tratto, riprendiamo la notizia sempre dalle pagine di Yamato:
"Innamorato della scrittrice Lucy Maud Montgomery e dei suoi romanzi (così come di tantissimi altri autori per l’infanzia… altro che l’analfabeta Italia), il Paese del Sol Levante ha conosciuto l’autrice canadese nel lontano 1952 quando la scrittrice Hanako Muraoka, aiutata dalla figlia, tradusse per la prima volta in giapponese il romanzo Anne of Green Gables pubblicato negli Stati Uniti nel 1908. Un volume apparso per l’editore Mikasa-Shobo e subito diventato uno dei libri più venduti e letti, tanto da entrare nei programmi scolastici nipponici di letteratura straniera. Nel tempo nuove edizioni e traduzioni si sono succedute, fino all’inevitabile comparsa della serie animata diretta nel 1979 da Isao Takahata: Akage no An per il ciclo del Sekai Meisaku Gekijo (i capolavori della letteratura mondiale) prodotto da Nippon Animation.
In occasione del centenario della pubblicazione, Tochigi Television lo scorso aprile ha trasmesso per intero l’anime di Takahata. Nel frattempo hanno preso corpo numerose iniziative, come le rappresentazioni teatrali e musicali legate al personaggio di Anne Shirley.
C’è solo l’imbarazzo della scelta: dallo spettacolo musicale scritto da Mariko Hashimoto e allestito presso il “Karuizawa Ohga Hall in agosto, ; la pièce teatrale messa in scena allo “Hyogo Performing Arts Center” (vicino Osaka) sempre in agosto con due celebrità locali nei panni dei fratelli Cuthberg: Daisuke Miyagawa (Matthew) e Hanako Miyagawa (Marilla); ben cinque diverse interpreti per Anne e la veterana del takarazuka Natsuko Migawa (Oscar in Versailles no bara) nel ruolo ultrasimpatico della signora Rachel Lynde, la pettegola vicina di casa dei Cuthberg.
E ancora: la commedia musicale portata in scena dalla compagnia Gekidan Shiki Anne of Green Gables – The Musical (su copione anglosassone) con Rie Yoshizawa nella parte principale. Tra le numerose altre iniziative ricordiamo la traduzione in giapponese del romanzo Before Green Gables scritto da Budge Wilson con il permesso degli eredi della Montgomery, pubblicato da Shinchosha con il titolo Konnichiwa Anne. E sempre in ambito editoriale impossibile dimenticare la biografia scritta dalla nipote della Muraoka, Eri, uscita nei mesi scorsi con il titolo Anne’s Cradle. A biography of Hanako Muraoka.
Sarà presto contento anche il pubblico femminile giapponese amante dei telefilm e dei tv movie: il prode Kevin Sullivan, colui che nel 1985 produsse e diresse il più famoso adattamento per il piccolo schermo del romanzo, ha già in serbo il nuovissimo Anne of Green Gables – A new beginning con la superba Shirley MacLaine nel cast.".
Fonte: Yamato Video.
"Quando si dice: basta saper pazientare. Lo sapevano quelli dello studio Madhouse, lo sapeva il regista Sunao Katabuchi e lo sapeva pure il pubblico francese che nel mese di novembre 2007 ha affollato il “Palais des Beaux Arts” a Lille in quell’omaggio all’artista giapponese denso di novità, amabili conversazioni, un piccolo rinfresco e grandi anticipazioni in forma di videoclip. Ovverosia, una manciata di secondi del nuovo film che il regista sta realizzando per la prossima stagione cinematografica 2009. Il titolo è Mai Mai Atarashi to Sennen no Mahou ed è tratto da un romanzo per ragazzi scritto dalla signora Nobuko Takagi nel 2004. Un libro carico di memorie e nostalgia, che l’autrice considera autobiografico con omaggi deliberati al libro Anna dai capelli rossi (1908) di Lucy M. Montgomery particolarmente amato dalla Takagi.
Il film è la storia di due ragazzine e della loro frizzante amicizia, con annesso mistero che incombe sulle loro giovani vite. Una trama piuttosto ordinaria, non fosse che Katabuchi le sue prove da regista le ha affrontate e vinte, quindi può cimentarsi davvero con ciò che più lo interessa. Nato a Osaka nel 1960, è famoso tra gli anime fan per aver conosciuto Hayao Miyazaki durante un corso universitario e averlo seguito in diverse avventure, dal disastroso Little Nemo di TMS a Il fiuto di Sherlock Holmes, fino al successo di Kiki’s Delivery Service. Poi le strade si dividono e Katabuchi cerca una sua identità come regista. La prova del nove arriva qualche anno fa con il delizioso Princess Arete (2001), quindi con la direzione generale della serie Black Lagoon. Ma l’anima di questo artista è tutta cinematografica, ed ecco perché oggi ci riprova nuovamente accompagnato da grandi temi e ideologie da raccontare al pubblico. Lo stesso pubblico che si perde via fra costosi iPhone e nuove mitologie dell’effimero, perdendo di vista cos’è realmente la vita e di che pasta sono fatti i sentimenti. Un regista “impegnato”, con licenza parlando, come diversi altri colleghi che non si limitano più a trattare la materia animata di casa loro con banale leggerezza.
Di Mai Mai Atarashi to Sennen no Mahou sappiamo che non sarà una fiaba tipo Princess Arete ma che ci sarà libero sfogo per la fantasia. Poiché il romanzo è ambientato nella Prefettura di Yamaguchi (la stessa dove la scrittrice è cresciuta), la produzione si è servita di interpreti e attori del luogo. Lo sforzo produttivo è enorme con Madhouse a provvedere alla parte animata, coadiuvato dalla Avex e da Shochiku per la distribuzione nelle sale giapponesi.
C’è da aggiungere che il fermento produttivo in Madhouse non ha precedenti: tolte le nuove serie televisive in lavorazione tra cui il disneyano Lilo & Stich, oltre al nuovo lavoro di Katabuchi per l’anno prossimo dovrebbe essere ultimato Yume Miru Kikai di Satoshi Kon; così come molto attesi sono i nuovi anime per il cinema di Mamoru Hosoda (di cui in Italia per i tipi di Kaze è appena uscita la sontuosa edizione in dvd di La ragazza che saltava nel tempo), Masayuki Kojima e Tsutomu Mizushima. Senza contare il chiacchieratissimo Ninja Scroll 2 di cui Yoshiaki Kawajiri e Masao Maruyama (patron della Madhouse) hanno già avviato la lavorazione con il primo impegnato in questi mesi a scrivere la sceneggiatura. Una data di uscita ancora non è ovviamente disponibile. L’annuncio del sequel è stato fornito dallo stesso Maruyama nel corso dell’ultimo “Otakon 2008” e accolto con un ruggito di entusiasmo da parte del pubblico americano.".
E, a proposito del citato Anna dai capelli rossi, il romanzo di Lucy Maud Montgomery, dal quale l'anime diretto da Isao Takahata (cofondatore con Miyazaki dello Studio Ghibli) è tratto, riprendiamo la notizia sempre dalle pagine di Yamato:
"Innamorato della scrittrice Lucy Maud Montgomery e dei suoi romanzi (così come di tantissimi altri autori per l’infanzia… altro che l’analfabeta Italia), il Paese del Sol Levante ha conosciuto l’autrice canadese nel lontano 1952 quando la scrittrice Hanako Muraoka, aiutata dalla figlia, tradusse per la prima volta in giapponese il romanzo Anne of Green Gables pubblicato negli Stati Uniti nel 1908. Un volume apparso per l’editore Mikasa-Shobo e subito diventato uno dei libri più venduti e letti, tanto da entrare nei programmi scolastici nipponici di letteratura straniera. Nel tempo nuove edizioni e traduzioni si sono succedute, fino all’inevitabile comparsa della serie animata diretta nel 1979 da Isao Takahata: Akage no An per il ciclo del Sekai Meisaku Gekijo (i capolavori della letteratura mondiale) prodotto da Nippon Animation.
In occasione del centenario della pubblicazione, Tochigi Television lo scorso aprile ha trasmesso per intero l’anime di Takahata. Nel frattempo hanno preso corpo numerose iniziative, come le rappresentazioni teatrali e musicali legate al personaggio di Anne Shirley.
C’è solo l’imbarazzo della scelta: dallo spettacolo musicale scritto da Mariko Hashimoto e allestito presso il “Karuizawa Ohga Hall in agosto, ; la pièce teatrale messa in scena allo “Hyogo Performing Arts Center” (vicino Osaka) sempre in agosto con due celebrità locali nei panni dei fratelli Cuthberg: Daisuke Miyagawa (Matthew) e Hanako Miyagawa (Marilla); ben cinque diverse interpreti per Anne e la veterana del takarazuka Natsuko Migawa (Oscar in Versailles no bara) nel ruolo ultrasimpatico della signora Rachel Lynde, la pettegola vicina di casa dei Cuthberg.
E ancora: la commedia musicale portata in scena dalla compagnia Gekidan Shiki Anne of Green Gables – The Musical (su copione anglosassone) con Rie Yoshizawa nella parte principale. Tra le numerose altre iniziative ricordiamo la traduzione in giapponese del romanzo Before Green Gables scritto da Budge Wilson con il permesso degli eredi della Montgomery, pubblicato da Shinchosha con il titolo Konnichiwa Anne. E sempre in ambito editoriale impossibile dimenticare la biografia scritta dalla nipote della Muraoka, Eri, uscita nei mesi scorsi con il titolo Anne’s Cradle. A biography of Hanako Muraoka.
Sarà presto contento anche il pubblico femminile giapponese amante dei telefilm e dei tv movie: il prode Kevin Sullivan, colui che nel 1985 produsse e diresse il più famoso adattamento per il piccolo schermo del romanzo, ha già in serbo il nuovissimo Anne of Green Gables – A new beginning con la superba Shirley MacLaine nel cast.".
Fonte: Yamato Video.
Vorrei davvero capirlo anch'io cos'è realmente la vita!
Questo capoverso mi lascia piuttosto freddino... spero sia tutta farina del sacco dell'articolista di Yamato sennò, da questo nuovo film ci sarebbe da temere il peggio (un altro predicozzo alla omohide poroporo? Spero di no!). Già, Princess Arete s'aggirava in territori un po' rischiosi (e ne usciva grazie soprattutto all'eccezzionale personaggio del mago!).
Poi, a margine c'è davvero da aspettare con ottimi auspici le prossima stagione cinematografica di Madhouse. Ci sono molti titoli interessanti ai nastri di partenza. Oltre a quelli già citati nell'articolo vorrei aggiungere pure Red line di Koike Takeshi (quello di record nel mondo per intenderci!).
Alla prossima
Ad ogni modo l'anime di Anna secondo me è stato uno dei grandi capolavori dell'animazione giapponese..indimenticabile e commovente ancora oggi..
Esce in dvd in edicola da agosto,per chi non lo conosce ancora.
Il film mi sembra davvero carino, però!
Il progetto anime "Anna dai capelli rossi" ha potuto contare sulla presenza di artisti attenti e sensibili, capaci di raccogliere e in seguito restituire lo spirito del meraviglioso romanzo della Montgomery.
La Montgomery, nel suo libro, racconta la vita attraverso le piccole cose e la quotidianità. Le scelte di Anna vanno nella direzione dell'amore, della cura degli affetti, della crescita attraverso la conoscenza e della gioia di un lavoro ben fatto (che può essere una cosa semplice come una torta di mele o una giornata di lezioni a scuola).
Non credo che qualcuno possa insegnare la vita a qualcun altro, per il semplice fatto che la vita è una scoperta personale. Quello che si può fare è raccontare la propria scoperta, il proprio viaggio. La storia scritta dalla Montgomery ha un forte significato autobiografico, per cui rappresenta anche una preziosa testimonianza di vita. E la testimonianza di vita di un'altra persona io la considero un dono. E' qualcosa che ci fa sentire meno soli lungo il cammino.
@Epicuro:
Ho trovato spontaneo collegarmi al tuo commento sul significato della vita, ma in effetti seguivo il filo dei miei pensieri. Alla prossima!
Sono d'accordo sulla questione della lettura e anche sul fatto che l'anime di "Anna" sia un capolavoro.
Poi un'altra cosa: proprio l'ammirazione dimostrata dagli stranieri verso la nostra cultura dovrebbe costituire un motivo di gioia e un ulteriore stimolo a valorizzarla. Le culture dei vari paesi del mondo sono patrimonio dell'umanità. E' nostro dovere non essere un paese "analfabeta". Lì dove ci sono delle lacune si lavora per colmarle. Non lo condivido proprio questo atteggiamento di passiva indifferenza...
Attendo anche di vedere il prossimo film di Mamoru Hosoda, che con "La ragazza che saltava nel tempo" ha realizzato davvero qualcosa di bello.
Poi, quanto al discorso "Italia analfabeta" sono anni che metto il dito nella piaga perchè a mio giudizio la situazione volge drasticamente verso il declino. Sono d'accordo in larga misura con l'utente flanders, ma è anche vero che in questa palude c'è gente che cede alla curiosità: legge Paolo Giordano, legge Gomorra, si interessa, curiosa ma alla fin fine trova sempre le porte sbarrate. Nelle università, nel mondo del lavoro, nella politica. Insomma è come se alla personale passione e voglia di curiosare venga posto un freno.
Adesso rischio di perdermi via, lo so. Spero sia chiaro il senso generale del discorso. C'è molto da dire e rimproverare. Molto da fare.
Credo che l'amore dei giapponesi per la Montgomery e per quei romanzi sia una spia luminosa. Ci dice: guardate quanta creatività è saltata fuori, per adulti e bambini, per gli amanti del cinema, del teatro e dei musical.
E termino con quel nuovo "Green Gables" in arrivo. Anche lì, grande coraggio e passione da parte di Sullivan. Ha creato "Road to Avonlea" che è uno dei serial in costume più belli (e anche divertenti) degli anni '90, prodotti in Canada. Dove non mancano i serial ben fatti: vedi il mio favorito "Due South".
Sullivan ha fatto strada e carriera perchè innamorato dell'isola Prince Edward e della femminile scrittura della Montgomery. Si è dato completamente a quella magica cultura dei sentimenti.
Qui da noi, al massimo, saltano fuori fiction sbilenche e sit-com per dare lavoro ad amici di amici. Pochi prodotti di qualità. E rimpasti narrativi. Totale dipendenza dai reality, che vengono visti come un'alternativa al mondo del lavoro e dell'impegno come artisti (le attrici saltano fuori da Miss Italia, gli attori dai reality o dalla De Filippi). C'è qualcosa che non va.
Scusate quindi il mio malessere verso queste realtà e perdonate la mia esterofilia...
MaRumor
Da parte nostra invece occorre più coraggio, perché non basta individuare il male, se poi non si fa appello alle proprie risorse.
Ogni paese trova i propri strumenti di comunicazione prediletti: il Giappone parla attraverso l'animazione, il Canada, che condivide con gli States la consolidata scuola cinematografica, parla attraverso i telefilm di Sullivan. L'Italia possiede strumenti diversi (e prima ne ho parlato).
Non mi soffermo sul discorso dei reality, che affollano le televisioni di tutto il mondo, o su quelle trasmissioni giapponesi dove propongono gare assurde e stravaganti e che sono molto seguite dalle famiglie.
Quella che si vede in televisione non è l'Italia, ma solo un suo riflesso distorto.
E' giusto anche riportare l'attenzione su chi lavora nei settori dell'arte e della cultura facendo semplicemente il proprio dovere giorno dopo giorno. Non basta un'atteggiamento di curiosità. E poi una curiosità che si lascia bloccare ha di per sé una certa fragilità. Occorrono progetti e finanziamenti. Se si trovano le porte sbarrate, bisogna continuare a cercare. Sosteniamo le proposte, gettiamo luce sulle iniziative, scriviamo e parliamo. Chi si muove alla fine riesce a spostarsi. Flanders parlava di una goccia nell'oceano. Ma l'oceano è appunto fatto di tante, tantissime goccioline d'acqua messe insieme.
p.s.
"La strada per Avonlea" è andato in onda prima sulle reti Rai e in seguito su Rete 4 mi sembra alle sei di mattina. Spero che venga data maggiore visibilità a questa serie che rivedrei volentieri per l'ennesima volta. A spiccare nel cast è certamente l'attrice Jackie Burroughs che interpreta il ruolo della mitica zia Hetty King (grande personaggio). Il doppiaggio della serie vanta nomi come Roberta Greganti (deliziosa), Mino Caprio, Carmen Onorati, Ilaria Latini, Perla Liberatori, Alessio De Filippis...
Spero anche di poter rivedere un giorno la prima serie di "Anna", di cui ho vaghi ricordi.
Dipende quanto dureranno. Una società del genere non potrà reggere a lungo.
Ps. "Road to Avonlea" visto su Rai2. Ma la settima e ultima stagione non l'hanno trasmessa. O me la sono persa io mentre davo la caccia agli zombie??
Anche a me adesso è più chiaro il tuo discorso..era lo sfogo più che legittimo di un amante della lettura,dunque!!!^^
Però,credimi..qualcosa si sta muovendo davvero,soprattutto attraverso le nuove generazioni,che per fortuna non seguono l'esempio dei padri,che passano serate e domeniche pomeriggio stravaccati davanti alla tv.
Merito anche dei manga che hanno fatto a scoprire a molti il piacere della lettura e la strada per le librerie??(In molte piccole città le fumetterie sono anche librerie..quindi uno sguardo qua,uno là e magari ci scappa pure un bel libro...)
E grazie anche a Moccia se convince i giovani a superare i tabù che avvolgevano la lettura..da qualche parte bisogna pure cominciare,no???
Tornando a "Road to Avonlea", non conto mai le stagioni di quelle poche serie televisive che seguo, quindi non saprei...
Le ultime puntate che ho visto su Rai Due mostravano una Felicity King adulta che aveva già lasciato Avonlea per intraprendere gli studi di medicina in città e il suo nuovo incontro con Gus Pike (il ragazzo col violino venuto dal mare che aveva preso dimora presso il vecchio faro di Avonlea). Veniamo anche a sapere che Sara Stanley è finalmente partita per andare a studiare in Europa. Non so se si trattasse dell'ultima stagione, ma nell'incontro dei due giovani e nello scambio delle loro promesse mi è sembrato di intravedere la degna conclusione di questa lunga e bella serie.
A Sullivan va anche il merito di avere mostrato i luoghi e i paesaggi descritti dalla Montgomery. Mi hanno colpita molto le riprese invernali, fatte praticamente in mezzo alla neve. Ma anche la ricostruzione del "Rose Cottage" (l'abitazione delle sorelle King) ha mantenuto tutta la poesia e la bellezza delle case e dei villaggi dipinti dalla scrittrice canadese.
Come dicevo prima, le iniziative culturali in Italia ci sono, ma non sono supportate dai media. Manca un corretto uso dei mezzi di comunicazione e di informazione. Spesso la gente non partecipa alle manifestazioni culturali e ai cenacoli per il semplice fatto che *non sa* che essi hanno luogo. E' su queste lacune che si deve lavorare. Vorrei ricordare che le nostre università, pur attraversando seri problemi economici, sono vive intellettualmente. Ma il problema del denaro non è secondario. Mi duole ammettere che in Italia non disponiamo delle strutture necessarie per seguire i nostri studenti, i quali spesso sono costretti a partire (ma non vanno in Giappone) per continuare a fare ricerca (la famosa fuga dei "cervelli").
Il Giappone mostra i segni di una sofferenza che appartiene a tutte le società moderne tecnologiche. Ma nella terra del Sol Levante questa sofferenza appare esasperata. Sicuramente i giapponesi si sono accorti del problema, perché il numero di ragazzi che si gettano dalle terrazze delle scuole non può lasciare indifferenti.
Per un giovane giapponese il non riuscire ad accedere all'università attraverso l'esame di ammissione è una sconfitta insopportabile: lo pone in una condizione di inferiorità rispetto ai suoi coetanei e getta ombre sulla sua futura professione e sulla sua vita.
Io penso che il Giappone potrà superare questi problemi non tanto ricercando i modelli culturali occidentali, ma recuperando la propria identità, le proprie tradizioni, la propria peculiare spiritualità.
E' superfluo dire che il nome della Montgomery in Giappone è legato soprattutto alla popolarità dell'anime di "Anna". La Nippon Animation con la serie di storie animate tratte dai romanzi per ragazzi scoprì una fortuna. Non solo il successo in patria fu immediato (lo credo bene), ma si aprì anche un considerevole canale di commercio con l'occidente, che ricevette in "forma animata" le sue stesse favole. Per cui non mi stupisce l'interesse delle industrie nipponiche verso questo genere di prodotto, piuttosto mi chiedo quanto questo interesse potrà servire.
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