È finalmente nelle librerie il nuovo volume di Davide Castellazzi, giornalista e scrittore, ben noto specialista del settore: Mobile Suit Gundam: Trent'Anni nello Spazio, dedicato al mondo e all’epopea del “robottone bianco” creato da Yoshiyuki Tomino. Una storia vista attraverso gli occhi dei suoi fan, mediata dalla penna di uno specialista del mondo della Nona Arte e del mondo del Gundam in Italia, quale è Davide Castellazzi, curatore per la Planet Manga delle prime collane manga di Gundam italiane, come Gundam 0079 di Kazuhisa Kondo, mangaka, character e mecha designer molto conosciuto.
Kazuhisa Kondo è stato il primo autore a cimentarsi con una versione manga completa della serie animata di Gundam 0079, un manga che fosse qualcosa di più che una semplice opera riassuntiva della serie stessa, ottenendo un permesso esplicito dalla Sunrise grazie al grande successo ottenuto in anni di carriera sulle cosiddette "Side Stories" (le storie parallele al mondo di Gundam, che narrano eventi non registrati nelle cronache ufficiali, ma ben noti ai fan). Una delle ragioni del formarsi e del persistere del successo - oramai più che trentennale - del mondo di Gundam è nell'esistenza di questa miriade di opere.
Davide Castellazzi è stato il curatore e ideatore della mitica collana Manga 2000, che tanti successi ha mietuto in Italia. Attualmente collabora con le case editrici Walt Disney, De Agostini e Coniglio Editore, per cui cura la sezione manga della rivista Scuoladifumetto.
Il volume di 128 pagine, edito per le Edizioni Iacobelli, inaugura la neonata Japan Files, una collana monografica che intende analizzare l’attualità del mondo descritto negli anime del Sol Levante.
In occasione dell'uscita di questo nuovo volume, Davide Castellazzi è stato intervistato.

- Come può un robot gigante e armato essere il veicolo di un messaggio di pace?
- “Non è il robot armato il veicolo di pace. Al centro della storia di Gundam c’è l’uomo che si porta dietro un pesante fardello: costruire una società e poi distruggerla. La guerra viene descritta in modo drammatico e realistico. Tomino utilizza un prodotto di largo consumo per lanciare un forte messaggio pacifista. La grande vittoria è descrivere la guerra così com’è, anche se in un contesto di robot, per fare antimilitarismo”.
- Lei in più parti del suo libro mette in evidenza il solco netto che l’uscita di Gundam segna con il filone dei “robottoni”. Quali sono le novità del cartone animato?
- “Gundam non è il robot, ma è un prototipo di serie. È come un carro armato dei giorni nostri che viene testato per poi essere riprodotto in centinaia di pezzi. Mentre Mazinga, ad esempio, è singolo e soprattutto onnipotente. Gundam si differenzia poi perché è facilmente distruttibile e il suo pilota è più umano e si muove all’interno di un mondo dove ci sono altri piloti e altri robot”.
- Lei scrive: “Tomino punta in particolar modo su due aspetti: i robot come mezzi meccanici e il dramma dei personaggi”. Qual è l’aspetto drammatico?
- “Non ci sono eroi, ma persone costrette a svolgere un lavoro sporco ovvero la guerra. Il protagonista, Amuro Rei, diventa casualmente il pilota di Gundam, ma non si diverte a combattere. Caso più unico che raro nei cartoni animati, Amuro arriva a lasciare la Base Bianca. È un personaggio reale che ha crisi di nervi per il lavoro che svolge. E questo è molto innovativo. Anche la federazione terrestre, che dovrebbe rappresentare i buoni perché opposta alla dittatura di Zeon, alla fine così buona non è perché in origine ha gestito le colonie come l’Inghilterra gestiva le colonie americane”.
- Parliamo delle influenze delle serie di fantascienza “made in USA” come Star Troopers, La luna è una severa maestra e La fanteria dello spazio.
- “Tomino ha assorbito degli spunti da queste serie. Evidenti soprattutto i riferimenti a Heinlein e al suo La luna è una severa maestra, ma lo stesso autore di fantascienza statunitense si era ispirato alla Guerra d’Indipendenza Americana. Ci sono delle idee di cui tutti si cibano”.
- L’impatto del cartone animato in Italia?
- “Nel 1979 eravamo bombardati dalle produzioni giapponesi. Atlas Ufo Robot ha lasciato il segno più profondo perché è stato il primo a essere trasmesso. In Giappone, invece, Mazinga era più popolare di Goldrake. Gundam, però, nel tempo ha lasciato una traccia indelebile perché i suoi contenuti erano più maturi. Nonostante sia stato concepito per un pubblico di giovanissimi, se un adulto guarda questo cartone animato ancora oggi non trova ingenuità perché l’universo descritto è molto coerente. Questo non può valere, ad esempio, per Mazinga”.
- Dal cartone al fumetto manga, quali le differenze?
“Cambia molto perché il manga può non rispettare fedelmente l’anime. Nel 1979 uscì il primo anime per ragazzini che era ridicolo, poi si è perfezionato e ha prese strade diverse. C’è il manga di Kazuhisa Kondo che è una trasposizione nel cartaceo dell’anime. Invece quello di Yoshikazu Yasuhiko è differente perché il mangaka ha creato il suo Gundam. Il successo del manga è dovuto a questo modo di essere al tempo stesso uguale e diverso dall’anime”.-
- Perché, a distanza di trent’anni, il mito di Gundam resiste?
“Ha un piano narrativo validissimo e segna una svolta. Ha calato nella realtà dei robot giganti tematiche importanti. È stato uno snodo e un punto di svolta che si è manifestato nella lunga distanza. Ci sono anime che ottengono un successo immediato ma poi finiscono per essere dimenticati, la storia di Gundam è stata opposta”.
Andrea Curreli
Un ringraziamento a Zooropa degli Starsubber per la segnalazione di questa l’intervista.
Kazuhisa Kondo è stato il primo autore a cimentarsi con una versione manga completa della serie animata di Gundam 0079, un manga che fosse qualcosa di più che una semplice opera riassuntiva della serie stessa, ottenendo un permesso esplicito dalla Sunrise grazie al grande successo ottenuto in anni di carriera sulle cosiddette "Side Stories" (le storie parallele al mondo di Gundam, che narrano eventi non registrati nelle cronache ufficiali, ma ben noti ai fan). Una delle ragioni del formarsi e del persistere del successo - oramai più che trentennale - del mondo di Gundam è nell'esistenza di questa miriade di opere.
Davide Castellazzi è stato il curatore e ideatore della mitica collana Manga 2000, che tanti successi ha mietuto in Italia. Attualmente collabora con le case editrici Walt Disney, De Agostini e Coniglio Editore, per cui cura la sezione manga della rivista Scuoladifumetto.
Il volume di 128 pagine, edito per le Edizioni Iacobelli, inaugura la neonata Japan Files, una collana monografica che intende analizzare l’attualità del mondo descritto negli anime del Sol Levante.
In occasione dell'uscita di questo nuovo volume, Davide Castellazzi è stato intervistato.

- Come può un robot gigante e armato essere il veicolo di un messaggio di pace?
- “Non è il robot armato il veicolo di pace. Al centro della storia di Gundam c’è l’uomo che si porta dietro un pesante fardello: costruire una società e poi distruggerla. La guerra viene descritta in modo drammatico e realistico. Tomino utilizza un prodotto di largo consumo per lanciare un forte messaggio pacifista. La grande vittoria è descrivere la guerra così com’è, anche se in un contesto di robot, per fare antimilitarismo”.
- Lei in più parti del suo libro mette in evidenza il solco netto che l’uscita di Gundam segna con il filone dei “robottoni”. Quali sono le novità del cartone animato?
- “Gundam non è il robot, ma è un prototipo di serie. È come un carro armato dei giorni nostri che viene testato per poi essere riprodotto in centinaia di pezzi. Mentre Mazinga, ad esempio, è singolo e soprattutto onnipotente. Gundam si differenzia poi perché è facilmente distruttibile e il suo pilota è più umano e si muove all’interno di un mondo dove ci sono altri piloti e altri robot”.
- Lei scrive: “Tomino punta in particolar modo su due aspetti: i robot come mezzi meccanici e il dramma dei personaggi”. Qual è l’aspetto drammatico?
- “Non ci sono eroi, ma persone costrette a svolgere un lavoro sporco ovvero la guerra. Il protagonista, Amuro Rei, diventa casualmente il pilota di Gundam, ma non si diverte a combattere. Caso più unico che raro nei cartoni animati, Amuro arriva a lasciare la Base Bianca. È un personaggio reale che ha crisi di nervi per il lavoro che svolge. E questo è molto innovativo. Anche la federazione terrestre, che dovrebbe rappresentare i buoni perché opposta alla dittatura di Zeon, alla fine così buona non è perché in origine ha gestito le colonie come l’Inghilterra gestiva le colonie americane”.
- Parliamo delle influenze delle serie di fantascienza “made in USA” come Star Troopers, La luna è una severa maestra e La fanteria dello spazio.
- “Tomino ha assorbito degli spunti da queste serie. Evidenti soprattutto i riferimenti a Heinlein e al suo La luna è una severa maestra, ma lo stesso autore di fantascienza statunitense si era ispirato alla Guerra d’Indipendenza Americana. Ci sono delle idee di cui tutti si cibano”.
- L’impatto del cartone animato in Italia?
- “Nel 1979 eravamo bombardati dalle produzioni giapponesi. Atlas Ufo Robot ha lasciato il segno più profondo perché è stato il primo a essere trasmesso. In Giappone, invece, Mazinga era più popolare di Goldrake. Gundam, però, nel tempo ha lasciato una traccia indelebile perché i suoi contenuti erano più maturi. Nonostante sia stato concepito per un pubblico di giovanissimi, se un adulto guarda questo cartone animato ancora oggi non trova ingenuità perché l’universo descritto è molto coerente. Questo non può valere, ad esempio, per Mazinga”.
- Dal cartone al fumetto manga, quali le differenze?
“Cambia molto perché il manga può non rispettare fedelmente l’anime. Nel 1979 uscì il primo anime per ragazzini che era ridicolo, poi si è perfezionato e ha prese strade diverse. C’è il manga di Kazuhisa Kondo che è una trasposizione nel cartaceo dell’anime. Invece quello di Yoshikazu Yasuhiko è differente perché il mangaka ha creato il suo Gundam. Il successo del manga è dovuto a questo modo di essere al tempo stesso uguale e diverso dall’anime”.-
- Perché, a distanza di trent’anni, il mito di Gundam resiste?
“Ha un piano narrativo validissimo e segna una svolta. Ha calato nella realtà dei robot giganti tematiche importanti. È stato uno snodo e un punto di svolta che si è manifestato nella lunga distanza. Ci sono anime che ottengono un successo immediato ma poi finiscono per essere dimenticati, la storia di Gundam è stata opposta”.
Andrea Curreli
Un ringraziamento a Zooropa degli Starsubber per la segnalazione di questa l’intervista.
ah, complimenti gundam per i trenta anni
Gundam o si ama o si odia, ma parliamo solo della prima serie...le altre seppur interessanti dal bel mecha designer...sono anime....RX78 no!!! Capolavoro.
Il Libro...sarà un prossimo acquisto!!!
Vabbè, vediamo se mi accettano l'Avatar Day dedicato ai trent'anni in Italia...
Per essere uno specialista del settore il signor Castellazzi pare avere le idee un po' confuse. Come può riconoscere (giustamente) a Gundam così tanto valore per poi definire l'anime da cui tutto è cominciato ridicolo?
Capisco che la serie datata 1979 ormai non rietra nei canoni imposti dalle serie odierne, e che quindi può sembrare un po' "povera", ma da qui a definirla ridicola ce ne passa.
Spero che all'interno del libro non siano presenti le stesse incongruenze presenti nelle sue parole.
Il libro sembra interessante ma dubito di prenderlo, troppi acquisti in programma..
Purtroppo si tratta di una vecchia serie ...Stephen Sogni di Gundam Serra uno dei nostri grandi modellisti ha diverso materiale su quest'opera,Star Troopers,ma è materiale fragile.
Scusate se non mi sono loggato troppe cose da fare.
Bellissimo (quasi tutte le serie per lo meno).
Nel senso che Gundam inteso come universo è bello,lo 0079 è infantile.
E' normale che lo dica,il primo cartone ha fortissimi debiti con il genere precedente,i super robot,e i paralleli con Mazinga Z si sprecano.
Condivido il ragionamento solo che ho gusti diametralmente opposti,adoro i super robot,mentre i real robot mi fanno ca**re!
L'unico che apprezzo è Macross,dei gundam quello che sopporto meglio senza cadere in catalessi è la prima serie.
I "super" hanno più attinenza col fantasy e coi supereroi,e se vogliamo la loro naturale evoluzione sono i Cavalieri dello Zodiaco e a seguire i vari jumpici come Dragonball,giù nello 0079 c'erano le avvisaglie di questo cambiamento,probabilmente sono quelli gli elementi che non gli piacciono.
I "real" invece sono serie di fantascienza,genere che non sopporto e va a braccetto con un altro genere a me indigesto:gli shojo.
Nei primi anni '80 è facile vedere serie che possiamo definire shojo-bot(Baldios,God Mars ecc) e rappresentano per me il punto più basso del filone robotico.
Lo 0079 è infatile, o almeno lo può apparire, se confrontato alle produzioni odierne. Se paragonato alle produzione del suo tempo, credo (è questo sia chiaro è un parere personale) che sia nettamente superiore. prima di Gundam profondità ella trama, introspezione dei personaggi o anche solo creare un minimo di storia antecedente ai fatti narrati (se capisci che volgio dire) era messo da parte per mettere in risalto il solo robot che appariva, combatteva, soccombeva, recuperava, vinceva e se ne andava. E così da capo per ogni puntata.
Gundam ha stravolto questa visone semplicistica (e semplice) degli anime robotici.
il robot componibile,i bambini con la palla robot,i poteri new type,amuro che impara a pilotare leggendo il manuale in 5 minuti ecc credo siano tutte queste cose spingono Castellazzi a definirlo ridicolo rispetto alle serie dopo.
Per i discorsi dopo c'erano cartoni molto più vecchi di Gundam che già lo facevano,per i robotici i vari Jeeg,Grande Mazinga,Goldrake avevano momenti solo che per esigenze di copione gli dedicavano 2 minuti a puntata.
Non ricordo chi(forse il capo della Toei?) disse che i robotici non avevano bisogno di trama,e secondo ma aveva maledettamente ragione!
D'altra parte che cavolo vuoi che interessi l'approfondimento psicologico al pubblico medio dei robot?
Da sempre il pubblico maggiormente interessato alla psicologia dei personaggi è quello femminile,mentre i robot li guardavano in maggioranza ragazzi a cui interessa l'azione.
Però mi redo conto ci sarebbe troppo da discutere sull'idiozia della trama di Gundam e la psicologia dei personaggi(casi umani al 90%) per cui passo
Non metto in dubbio che le cose da te citate possano sembrare strane, ma almeno (sempre tenendo conto di che anno stiamo parlando) si è cercato di dare un po' più di spessore all'opera.
Lo stesso ragionamento che fai tu potrebbe valere per quelle serie in cui il pilota entra in un robot e dopo cinque secondi sa già pilotarlo, come se fosse nato al suo interno, ovvero la maggior parte dei super.
Credo dipenda da i punti di vista.
È quello il problema: nelle serie da te citate tutto si risolveva in due minuti, mentre in Gundam si dava più importanza a questi aspetti.
Questa cosa che la psicologia dei personaggi interessa solo al pubblico femminile mi giunge proprio nuova, non l'avevo mai sentita...
Comunque... sei libero di pensarla come vuoi, d'altronde ognuno ha il suo modo di vedere e definire le cose (idiozia compresa).
È stato un piacere intavolare questo breve scambio di opinioni...
Certi elementi "infantili" erano necessari per vendere giocattoli, è a questo che servivano gli anime, soprattutto a quei tempi, e Tomino non l'ha mai nascosto. Per questo c'è Haro, e sempre per questo ha dovuto fare un upgrade giocattoloso, in fondo gli ascolti erano bassissimi e doveva creare qualcosa di accattivante per poter continuare a creare episodi e quindi ad aver lavoro (per questo finì con 7 episodi in anticipo, e alcune parti fondamentali della trama si trovano nella trilogia).
Il fatto che impara a guidare il robot dopo aver letto il manuale per 5 minuti è falso: impara a malapena ad accenderlo e poi va a caso, poi è l'intelligenza artificiale a migliorare i movimenti di volta in volta.
La serie è infantile perchè è pensata soprattutto per i bambini, lo dice lui stesso, ciò non toglie che mi sorprende come prima Castellazzi decanti la meraviglia della serie per poi definirla "ridicola"... prima di allora c'erano Godam, Zambot 3 (grandissima serie super robot) e Daitarn 3, è stato un passo in avanti FONDAMENTALE per l'animazione, definirla "ridicola" da chi ci ha portato in Italia quella st***zata colossale chiamata "Re Lupo" attirando solo coi nomi Buronson-Miura mi sembra proprio inaccettabile.
Ecco perchè NON comprerò questo libro.
Definirlo ridicolo e infantile mi pare proprio strano visto che prima di 0079 le serie robotiche erano di tutt'altra inpostazione che dopo Gundam la maggior parte di saghe robotiche ha iniziato a seguire.
@noritaka: Amuro le istruzioni non le legge affatto la prima volta che pilota il Gundam ma va ad istinto, mentre i robot componibili arrivano solo nelle serie successive
Bye.
Se è come dici tu, le cose cambiano decisamente, e ti potrei anche dare ragione. Potrei perché comunque non ho letto il manga del 1979 e quindi non ho le basi per giudicare.
(Ma sei lo stesso Davide che ha rilasciato l'intervista??)
Quasi quasi torno a leggermeli, ma non mi sembrava molto ferrato sull'argomento...
@Davide
Se è così, perchè l'ha pubblicato? A parte che poi col passare dei volumi passa dall'essere un riassunto disegnato male a una trasposizione quasi perfetta...
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