Tra le tante novità della stagione primaverile, un titolo decisamente interessante è Arakawa Under the Bridge, adattamento animato dell'omonimo manga di Hikaru Nakamura (Saint Young Men) in corso di serializzazione sulla rivista Young Gangan.

Arakawa, come altri prodotti Shaft con la regia di Akiyuki Shinbo (Sayonara Zetsubou Sensei, Bakemonogatari, Maria + Holic e Dance e Vampire Bund), non è un anime che potrà piacere a tutti: per alcuni sarà amore, mentre per altri potrà risultare quasi incomprensibile.
Si potrebbe definire come un prodotto dal riso amaro che, inizialmente, induce lo spettatore a ridere per le situazioni al limite del paradossale, salvo poi indurlo a riflettere, facendo affiorare in lui un pensiero critico.

In breve ci si accorge che la risata diventa quasi un modo per castigare le molte aberrazioni della società giapponese: l’emarginazione dei senzatetto, che vivono lungo le sponde dei fiumi nelle grandi città; il modello di uomo "perfetto ingranaggio della società", prima studente modello, poi lavoratore modello; e la solitudine, non solo degli emarginati, ma anche di chi ha successo, di chi deve essere “solo” e solo con le proprie forze deve raggiungerlo.

Arakawa  1 (Nino con fondo blu)

La storia è un seinen a tinte comico-romantiche pieno di gag, talvolta assurde, inquadrabili nel sottogenere denpa-kei, ovvero quelle storie che trattano di bizzarri comportamenti causati dall’esposizione alle onde elettromagnetiche. Il termine si riferisce a uno strano tipo di persone che paiono ascoltare qualcosa che solo loro sono in grado di sentire, come se intercettassero delle frequenze radio (“denpa” significa, infatti, “onde elettromagnetiche”). La parola è anche usata per indicare quegli individui che vivono reclusi nei loro mondi illusori e hanno difficoltà a interagire con il mondo reale (solitamente gli otaku).

Ko, il protagonista maschile, appartiene a una famiglia facoltosa ma è entrato nella Tokyo University grazie ai suoi ottimi voti, paga la retta e l’affitto con un proprio lavoro e arrotonda giocando in borsa: non pesa in alcun modo sui suoi, non pesa su nessuno. La filosofia della sua famiglia è: “non dovere mai nulla a nessuno, o meglio non dovere mai dipendere da nessuno”, un motto che gli è stato inculcato sin dall’infanzia, tant'è che è arrivato persino a stamparlo sulla cravatta.

Arakawa 2 (pantaloni)

La sua vita fila liscia finché non s'imbatte in un gruppo di bulli che, per divertimento, gli rubano i pantaloni e poi li appendeno su un pilone del ponte sul fiume Arakawa. Subito veniamo catapultati in una situazione improbabile, stile denpa–kei. L’orgoglio di Ko gli impedisce di chiedere aiuto, perché deve risolvere tutto da solo, così si arrampica per recuperare i pantaloni e, quando crede che ormai la “missione” sia compiuta, cade nelle acque del fiume. Inoltre, una trave d’acciaio, staccatasi durante la caduta, lo sta portando a fondo, e a questo punto Ko si rende conto di essere impotente e che sta per affogare. Ecco, in un attimo di lucidità, la rivelazione: l’orgoglio è inutile una volta morti. Così per la prima volta lo sfiora un pensiero: “che qualcuno mi aiuti”. Finalmente ammette la propria limitatezza, ammette di aver bisogno degli altri. In fondo Ko si rende conto di una cosa abbastanza ovvia, che non è possibile isolarsi nel proprio orgoglio e fare sempre tutto da soli, e che dove non arriviamo con le nostre forze possono e devono subentrare gli altri con il loro aiuto, poiché l’uomo è un animale sociale e ama, ma soprattutto ha bisogno di stare con gli altri.

Arakawa 4 (salvataggio)

Tuttavia Ko non potrà certo affogare nel fiume, altrimenti la storia finirebbe; viene quindi salvato da Nino, eccentrica senzatetto che abitata ai bordi dell'Arakawa. Passato il momento di lucidità, Ko è afflitto da un dilemma: come ci si può sdebitare con qualcuno a cui si deve la vita? Il ragazzo è ricco, vede che Nino è una senzatetto e pensa che basterà il denaro a soddisfarla, o magari una bella casa. Però Nino, che crede di essere una Venusiana, non ha alcun interesse per il denaro o per altri beni materiali. La ragazza risulta contrariata dalle varie offerte di Ko, e dice: “sul vostro pianeta si aiuta solo per ricevere qualcosa in cambio?”.
Cosa si può ribattere a una frase del genere? In effetti quasi tutti agiscono solo per un secondo fine, per un proprio tornaconto, e favore chiama favore in un clientelare “do ut des”. Ma davvero nella società moderna tutto ha un prezzo, e anche la vita può avere il costo di un appartamento a Tokyo?

Arakawa 6 (bella vista)

È divertente vedere questo ragazzo impeccabile e compassato, “il giapponese ideale”, perdere del tutto le staffe, invischiarsi in situazioni al limite dell’assurdo e avere a che fare con dei pazzi “denpa”.
In una sola puntata ha conosciuto personaggi strampalati e si è infilato in situazioni impensabili, e se per ora è venuto in contatto con solo due dei residenti del fiume Arakawa, chissà che succederà quando incontrerà gli altri. Ne vedremo delle belle!

La serie segue fedelmente il manga, quindi le battute pungenti dei personaggi non sono altro che la riproduzione di quella già scritte da Nakamura Hikaru nella versione cartacea. All’interno della puntata saltano all'occhio le continue suddivisioni e gli stacchi nella narrazione: si tratta della corrispondente divisione dei capitoli del manga, riproposta in tale maniera anche nell'anime.

Arakawa 8 (nella baracca)

Per quanto riguarda l’animazione, posso dire che è nella media. Sono buoni i fondali, specie i colori dei tramonti e gli azzurri del cielo e del fiume, e in particolar modo mi è piaciuto l’effetto dato all’acqua dell'Arakawa. Nel background la fanno da padroni il ponte e il fiume, mentre la città si vede solo in lontananza. Il character design non è male; a parte qualche espressione alterata, i personaggi non mutano di forma nelle scene demenziali, come sempre più spesso accade in molti anime, e invece vengono usati degli stacchi d'animazione che sfruttano un metodo simile alla pop art, l'openig theme è tutto in questo stile. Infine ho notato un massiccio uso di zoommate sugli occhi dei protagonisti, ma questa è una tecnica tipica del regista, usata ultimamente anche in Dance in the Vampire Bund.

I due doppiatori sono entrati magistralmente nei ruoli: Hiroshi Kamiya (Itoshiki Nozomu, Izaya Orihara, Arararararagi-kun) nei panni di Kou e Maaya Sakamoto (Kiyomi Takada, Makinami Mari Illustrious) in quelli di Nino. Kou è reso con uno stile un po’ esaltato, con continui picchi di voce che tendono all’isterico, mentre Nino ha una voce monotona, pacata, senza grandi variazioni di tono.

Quindi, in definitiva, se avete voglia di una commedia lontana dal soliti stereotipi harem pieni di fan service, Arakawa potrebbe fare al caso vostro. Buona visione!


Arakawa Under the Bridge opening theme "Venus to Jesus" di Etsuko:




Arakawa Under the Bridge ending theme "Sakasama Bridge" di Suneoha: