Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Quest'oggi cerchiamo di alleggerire un po i toni con qualche titolo più spensierato per disimpegnarci un pò. Tocca dunque a MM!, Rio - Rainbow Gate e Hanasaku Iroha.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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6.0/10
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Ammetto di non essere un'amante del genere, ma essendomi stato consigliato fortemente, mi sono decisa una volta per tutte a guardare quest'anime, che di certo non è un capolavoro dell'animazione giapponese. Ciononostante sarebbe ridicolo non riconoscere che ci siano alcuni tratti positivi che ne rendono gradevole la visione.
Quest'opera è stata realizzata dalla Xebec ed è tratta da "MM!" un romanzo giapponese in più volumi di Akinari Matsuno, scomparso ad Aprile di quest'anno. La storia è molto semplice e ruota intorno a un club, chiamato "il secondo club di volontariato", composto da studenti che presentano profili fuori dal comune.
Il protagonista è indubbiamente Sato, un ragazzo che ha tendenze masochiste e che gode nell'essere malmenato e ricoperto di insulti da belle ragazze; poi c'è chi soffre di androfobia, chi ama travestirsi da donna, un lolicon, ecc…
Gli altri studenti si riuniscono in questo club e seguono i tentativi di guarigione messi in atto dalla più che sadica Mio Isurugi, che vuole salvare Sato dal suo inguaribile masochismo.
Ogni puntata racconta di uno di questi esperimenti sempre diversi condotti sulla pelle del povero Sato, che danno vita a una sequenza senza fine di scenette comiche ed esilaranti al limite della (in)decenza.
Insomma "MM!" è un bell'assortimento di personaggi ben caratterizzati a mio parere, che presentano lati perversi.

Alcuni di loro cercano di guarire, per migliorare la loro vita. Sì, perché tali perversioni, nel caso siano state rese pubbliche, portano all'isolamento da parte degli altri. Ad esempio, Sato viene considerato un malato e visto con indifferenza e sospetto dai suoi compagni, ad eccezione di uno, e pensa che risolvere il suo problema possa riabilitarlo agli occhi altrui.
Credo che il vero fiore all'occhiello di quest'anime siano le animazioni e la resa di ogni episodio, che viene arricchito di espedienti sempre diversi.
Trattandosi di un anime harem e comico non manca una buona quantità di fanservice, che non dà particolarmente fastidio. Ciò che è più interessante è l'intento parodistico di alcune scene, nelle quali vengono rievocati personaggi o scene di altri anime famosissimi e messi in ridicolo. Inoltre, talvolta, addirittura nello stesso episodio, compare un mix di generi diversi in stile scary-movie; si passa da quello comico a quello fantascientifico, da quello drammatico - soprattutto quando si fa un breve ritratto delle problematiche dei nostri protagonisti - a quello d'azione, mantenendo sempre viva la prospettiva ironica che funziona benissimo.
Per me quest'anime si meriterebbe un bel 6 e mezzo, ma non ci sono mezzi voti. Intanto lo consiglio a chi vuole godersi qualche ora di divertimento senza troppe pretese.



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Cosa aspettarsi da questo <i>Rio - Rainbow Gate</i>? All'inizio è cosa piuttosto ignota, più o meno come le sfavillanti case da gioco che gli fanno da ambientazione: da un lato ricolme di luci e abbaglianti colori e dall'altro piene di un atmosfera tesa e opprimente quando il gioco arriva alla puntata decisiva... Così è più o meno anche l'anime: sarà una cavolata attraente, ma solo ben colorata, oppure un qualcosa di più sostanzioso che ci fa immergere nella tensione del tavolo verde?

Protagonista è Rio Rollins Tachibana, bella croupier in servizio al casino Howard Resort, che però passa più tempo a fare la ragazza immagine per conto del padrone del casinò (che la sa lunga), che al tavolo verde a mischiare le carte e a fare girare la roulette. Tempo un episodio e poco più che arriva già il momento per Rio di formare una cricca di alleate per essere messa in mezzo a una competizione tra abili giocatori per il possesso delle carte "Gate" e ambire al titolo di "Miglior croupier in circolazione", o qualcosa di equipollente, insomma...
La citata cricca di Rio comprende: la sorellastra Rina, altro mazziere molto forte; la goffa Anya, pure lei croupier al resort; tre cameriere, sempre vestite da conigliette (i vestiti so' finiti a quanto pare); un attrice di Hollywood, si suppone caduta in disgrazia poiché non si stacca mai da slot-machines e roulettes; un robot a cui si stacca sempre la testa; la piccola Mint, bambina in vacanza al casinò (beata lei), e il suo coerente e adorato peluche Choco.
In mezzo a tutto ciò, piazziamo anche un simil-complotto internazionale già che ci siamo, va'.

Ritornando ora alla domanda iniziale sullo sviluppo che l'anime avrebbe preso, ebbene lo si scopre ben presto. Di tensione al tavolo verde se ne vedrà ben poca, anche perché spesso le varie sfide avranno come terreno dei giochi di abilità più che dei classici giochi d'azzardo. E inoltre, anche considerato che un poker o un black jack di per loro mal si prestano a essere romanzati senza un adeguato contorno, vero ago della bilancia saranno dei poteri speciali, sul tipo delle "arti illusorie di Naruto", in possesso di Rio e di altri personaggi, che permettono di manipolare il gioco e le menti dei giocatori avversari. Una trovata anche plausibile, ma che a conti fatti impoverisce non poco la componente di sfida.
D'altra parte non c'è neanche molto sviluppo dei personaggi per sopperire, dal momento che l'attenzione è tutta per Rio, un po' anche per Rina e quasi niente per i personaggi secondari, in cui, di roba suscettibile di sviluppo, sarebbe davvero arduo trovarne.
Resta solo una buona dose di fanservice non molto pruriginoso e qualche gag ora riuscita, ora no.

Graficamente, <i>Rainbow Gate</i> si presenterebbe anche bene: grafica ben rifinita e molto colorata, chara design gradevole, sfondi ben realizzati, animazioni ed effetti non trascendentali ma comunque adeguati. Niente da dire in generale sulle musiche, tuttavia l'opening e l'ending non sono un granché, specie la prima, che si porta dietro sequenze a dir poco statiche, il ché non è bello se si tratta di fare animazione.
Per quanto riguarda il doppiaggio, abbiamo la sempre brava Marina Inoue a dare la voce a Rio, e questo è già un punto di merito, ma anche per tutto il resto del cast abbiamo buone voci.

Tirando quindi le somme, possiamo dire che <i>Rio - Rainbow Gate</i> è un anime di discreta presenza a un primo sguardo, ma che purtroppo non fa seguire altrettanta sostanza. A tratti è gradevole ma neanche fornisce grandissimi numeri. È sicuro comunque che ho visto di peggio.
E per concludere, un'ultima riflessione: per il bene di un casinò i giocatori che lo frequentano globalmente dovrebbero perdere, ma avere Rio, detta anche la "dea della vittoria", al tavolo verde, che per la felicità del cliente fa vincere più o meno tutti, dev'essere una sciagura per il proprietario del casinò.



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"Mi rendo conto di essere ancora un bocciolo, ma proprio per questo guardo sempre in alto verso il sole, perché so che presto arriverà anche per me il tempo della fioritura". In queste semplici parole della giovanissima protagonista, troviamo il perfetto compendio se non l'essenza stessa di quello che è stato il titolo di punta della P.A. Works nel 2011: 'Hanasaku Hiroha'. Niente voli pindarici, niente universi di fantasia; dopo il successo di 'Angel Beats!' e per festeggiare i 10 anni di attività dello studio, la storia scelta è inaspettatamente uno slice of life dai toni pacati e dai ritmi rilassati.

Ohana è un'ingenua sedicenne di Tokyo cui la vita non ha riservato di certo un trattamento di favore. Non ha il padre e la madre è quanto di più lontano da una figura genitoriale ci possa essere; pur tuttavia la sua vita procede tranquilla fino al fatidico giorno in cui sarà costretta a trasferirsi dalla nonna, la quale gestisce un ryokan, un albergo tradizionale in una città termale nella bucolica regione di Yusonagi .Un cambio di vita radicale a cui va aggiunto il fatto che Ohana non verrà trattata con riguardo, ma anzi dovrà rimboccarsi le maniche e imparare il duro mestiere della cameriera per volontà della sua burbera parente.

Il buon successo, in termini di ascolti televisivi e vendite, che ha ottenuto questo titolo palesa per l'ennesima volta un dato di fatto ovvio ma non scontato, e cioè che il buon esito di una serie animata deriva dalla riuscita alchimia di un duro lavoro di equipe. 'Hanasaku Iroha' riesce nel difficile risultato di rendere godibile allo spettatore una trama che certo non spicca per originalità né per colpi di scena, facendo perno sulla semplicità, ingrediente sempre meno presente nelle produzioni odierne che, ostinandosi nell'insistente tentativo di meravigliare, riescono alla fine a ottenere il risultato contrario, annoiando mortalmente lo spettatore. Questa è una genuina storia di crescita personale, di perseguimento dei propri sogni nel ritrovare le proprie radici nella sempre amata tradizione giapponese; non c'è da stupirsi che in un paese uscito sgomento da una delle più spaventose calamità che la storia recente dell'uomo ricordi, scopertosi vulnerabile nonostante tutta la sua tecnologia di avanzata potenza economica mondiale, una trama del genere risulti quasi un balsamo taumaturgico.

Questo non implica però che questa serie non possa venire adeguatamente apprezzata anche da noi occidentali anzi, gli appassionati di cultura giapponese non potranno che rimanerne affascinati; 'Hanasaku Iroha' riesce perfettamente a calare lo spettatore nella quotidianità della vita di una tipica struttura termale della provincia giapponese, come mi era capitato soltanto leggendo le pagine di un romanzo di Banana Yoshimoto. Ho citato la semplicità della trama a questa va aggiunto un adeguato approfondimento psicologico di tutti i personaggi, anche se alcuni non risulteranno essere molto convincenti, non riuscendo a varcare la barriera del facile stereotipo; a dirla tutta il personaggio più riuscito è la protagonista Ohana, che, pur con la lacrima facile, riesce a creare una buona empatia con lo spettatore, che verrà conquistato dalla sua verve e dalla sua ingenuità per nulla artificiosa. La piccola Ohana sembra distinguersi dalla massa degli altri personaggi anche per un look diverso e particolarmente riconoscibile, in un titolo che denota una banalizzazione estrema del chara design dove si è puntato sopratutto a enfatizzare le sinuose forme delle giovani protagoniste, con l'intento neanche tanto mascherato di stuzzicare l'interesse anche di un pubblico maschile su una storia altrimenti quasi completamente in rosa.

Dal punto di vista tecnico non si può non elogiare il gran lavoro fatto sui fondali, splendidi e delicati, adeguata cornice della storia narrata come la colonna sonora, semplice e ben modellata sulle vicende. Le due canzoni di opening, frizzanti e giovanili, riescono nel compito di trasportare lo spettatore subito nei temi trattati, mentre le ending più riflessive e delicate chiudono in maniera a mio avviso adeguata ogni puntata.
Siamo di fronte quindi a un prodotto ben confezionato, forse un po' troppo "leggero" data la quasi completa assenza di una qualsivoglia drammaticità che magari in una storia di crescita personale, di ricerca del proprio posto nel quadro della vita, non avrebbe affatto stonato e avrebbe reso il tutto più credibile e meno "all'acqua di rose". Questo è forse il grande limite di questo titolo, che denota una certa refrattarietà odierna alla tragicità tanto abusata invece dall'animazione nipponica degli anni '70 e '80.
'Hanasaku Iroha' è uno di quei titoli, insomma, da vedere solo se ci si trova in uno stato d'animo disteso e distaccato, in modo da apprezzarne appieno i 26 episodi , forse un po' troppi per una serie che a mio avviso avrebbe assolto appieno il suo compito con la metà delle puntate, ma che riesce comunque a conquistare in un periodo come questo, dove si sente un gran bisogno di storie pacate e rassicuranti.