Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Super Cub
7.5/10
Recensione di saji genpou
-
Ciò che ci rende speciali e che dà strada ai nostri sogni non è solo una moto, “diventa tutto il mondo”.
L'essenziale è invisibile agli occhi, così recitava una delle frasi meglio riconoscibili di quell'opera eterna che è “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, un essenziale che è la misura esatta di quello che a un essere umano fa battere il cuore: anche se la stessa rosa potrebbe essere uguale ad altre milioni di rose, per il principe in questione, è la sua rosa ed essere speciale, per averlo tratto in salvo dall'indifferenza e da una vita ordinaria.
Allo stesso modo anche il Super Cub di Koguma non è più solo una semplice moto, è qualcosa che l'ha salvata dal suo isolamento e dal ripetere sé stessa all'infinito. Probabilmente, qualcuno al primo episodio si è persino messo a ridere e ha commentato con la solita frase tipica di fronte agli slice of life, “non sta succedendo niente”, ma appunto, essendo l'essenziale invisibile a tanti, dà una conferma ancora più grande che il libro dell'artista francese è un libro più che valido come modello di comparazione. Spesso, per poter sopravvivere, abbiamo bisogno di un'idea nella testa capace di dar importanza alla nostra vita, qualcuno magari la può chiamare hobby, altri la possono chiamare semplicemente una sorta di missione, ma io vorrei chiamarla con il nome più forte in questi casi, ossia “Passione”. E la passione fortifica, definisce, descrive e ci dà la spinta per poter lenire il nostro male di vivere.
Quest'anime inizia con il titolo del primo episodio che mette bene in evidenza questo stato di cose: “La ragazza che non aveva niente” mette appunto in risalto quello che è la vita senza la passione, tanto da farla assomigliare a una grandissima scatola vuota. Così, appena si accende in noi l'idea di avere tra le nostre mani qualcosa di diverso e prezioso, iniziamo a volerci prendere cura di quella "Importanza", e modificare le nostre abitudini di conseguenza, solo per far posto a quella nuova arrivata.
In Koguma è avvenuta la stessa identica cosa, una ragazza che per sua natura non è mai stata estroversa, che vive di piccoli spazi e di una casa troppo grande per una sola persona. Forse sì, da principio era solo l'unire l'utile a dilettevole e rendere più facile l'andare a scuola, ma poi è diventato qualcosa di molto più grande. Il concetto stesso di confine ad esempio si è espanso, e a renderlo evidente sono bastate le parole pronunciate da Reiko, che è una delle amiche arrivate per caso grazie proprio all'essenziale di questa bellissima serie.
“Con il cub puoi andare ovunque tu voglia”, una frase che, detta a qualsiasi altra persona, potrebbe essere la frase più banale del mondo, ma non per chi ha vissuto tutta la vita con un percorso preordinato nella testa. Da casa a scuola e viceversa. Il concepire il mondo come uno spazio infinito diventa così un vero inno alla libertà, certo niente di paragonabile all'idea mentale della Route 66 della Beat Generation, ma neppure tanto distante da quella, se la si guarda un pochino più in piccolo.
Costruire dei legami e distinguersi dal resto come identità diventa un idea lampante, tanto che all'interno della scuola avere una passione in comune la fa emergere dalla massa. L'incontro con Reiko è quindi un passaggio importante nella sua esistenza. Avere un'idea che ci unisce ad esempio è importante per noi che abbiamo nei manga e negli anime la nostra importanza, così per loro due “guidare un cub” non è una cosa da nulla, è l'idea di vita stessa.
A inizio ora o all'intervallo, sapere di poter stare a cavalcioni sulla moto a consumare il pranzo diventa un'idea di sosta, partenza e traguardo. Un'idea da cui progettare la vita e filtrarla in base a quello di cui c'è bisogno. Così la ricerca di ciò che rende più piacevole il viaggio diventa un qualcosa per cui vale la pena vivere. Le stagioni sono un banco di prova speciale per chi ha le due ruote nel sangue. L'inverno con dei guanti caldi, o un paravento per evitare di venire schiacciati dalle intemperie di gennaio. L'idea di viaggio quindi è qualcosa che prende spazio nella mente poco per volta e dà modo alle ragazze di vedere la vita in una maniera completamente differente da come la vedevano prima.
Un cub quindi non è più solo un mezzo di trasporto. Alla fine la moto stessa diventa qualcosa di talmente forte, da determinare gli eventi in qualsiasi situazione normale o bizzarra che sia. Persino una scalata su una montagna diventa il banco di prova con cui misurare sé stessi. Una giornata sulla neve, qualcosa con cui fare i conti, persino tenendo conto del pericolo di una situazione del genere. Il cub diventa in questo modo la vita stessa, da vivere, progettare, sognare.
E senza accorgersi quasi di nulla, le due ragazze, Koguma e Reiko, avendo un cub fra le mani, diventano quasi invidiabili, un esempio, un qualcosa che le rende diverse da ogni altro essere umano; ma solo per chi riesce a rendersi conto di ciò che le rende speciali.
L'incontro con Shiori probabilmente nasce proprio da questa esigenza, se fino a un attimo prima non risultavano visibili per gli altri, il fatto di averle notate, le ha rese incredibili, qualcosa di quasi magico.
Io non so bene se l'amicizia nasca dal fatto che ci sia bisogno di qualcuno per completare il nostro dialogo interiore: così sicuramente in Shiori è scattato qualcosa che ha visto in quelle due, qualcosa di molto più profondo del solito. Un cub, quindi, non è solo qualcosa capace di trasportarci e di far raggiungere i posti più disparati, ma in chi riesce a vedere attraverso quel mezzo qualcosa di più grande vi è tutto un viaggio interiore che riesce a mettere in comunicazione pensieri, opinioni, desideri e sogni. Tanto che nemmeno la primavera diventa un meta impossibile da raggiungere, così, se si tengono ben chiusi gli occhi, si può disegnare tutto un percorso per superare il traguardo ideale per quel giorno, o forse per l'intera vita: “capace di farci risplendere.”
Un anime da sette mezzo, otto, che con i suoi episodi silenziosi è riuscito a mettere l'accento, ben più di altri anime blasonati di questa stagione appena trascorsa.
Premiatissimo. Vedetevelo con il cuore e non con la mente.
L'essenziale è invisibile agli occhi, così recitava una delle frasi meglio riconoscibili di quell'opera eterna che è “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry, un essenziale che è la misura esatta di quello che a un essere umano fa battere il cuore: anche se la stessa rosa potrebbe essere uguale ad altre milioni di rose, per il principe in questione, è la sua rosa ed essere speciale, per averlo tratto in salvo dall'indifferenza e da una vita ordinaria.
Allo stesso modo anche il Super Cub di Koguma non è più solo una semplice moto, è qualcosa che l'ha salvata dal suo isolamento e dal ripetere sé stessa all'infinito. Probabilmente, qualcuno al primo episodio si è persino messo a ridere e ha commentato con la solita frase tipica di fronte agli slice of life, “non sta succedendo niente”, ma appunto, essendo l'essenziale invisibile a tanti, dà una conferma ancora più grande che il libro dell'artista francese è un libro più che valido come modello di comparazione. Spesso, per poter sopravvivere, abbiamo bisogno di un'idea nella testa capace di dar importanza alla nostra vita, qualcuno magari la può chiamare hobby, altri la possono chiamare semplicemente una sorta di missione, ma io vorrei chiamarla con il nome più forte in questi casi, ossia “Passione”. E la passione fortifica, definisce, descrive e ci dà la spinta per poter lenire il nostro male di vivere.
Quest'anime inizia con il titolo del primo episodio che mette bene in evidenza questo stato di cose: “La ragazza che non aveva niente” mette appunto in risalto quello che è la vita senza la passione, tanto da farla assomigliare a una grandissima scatola vuota. Così, appena si accende in noi l'idea di avere tra le nostre mani qualcosa di diverso e prezioso, iniziamo a volerci prendere cura di quella "Importanza", e modificare le nostre abitudini di conseguenza, solo per far posto a quella nuova arrivata.
In Koguma è avvenuta la stessa identica cosa, una ragazza che per sua natura non è mai stata estroversa, che vive di piccoli spazi e di una casa troppo grande per una sola persona. Forse sì, da principio era solo l'unire l'utile a dilettevole e rendere più facile l'andare a scuola, ma poi è diventato qualcosa di molto più grande. Il concetto stesso di confine ad esempio si è espanso, e a renderlo evidente sono bastate le parole pronunciate da Reiko, che è una delle amiche arrivate per caso grazie proprio all'essenziale di questa bellissima serie.
“Con il cub puoi andare ovunque tu voglia”, una frase che, detta a qualsiasi altra persona, potrebbe essere la frase più banale del mondo, ma non per chi ha vissuto tutta la vita con un percorso preordinato nella testa. Da casa a scuola e viceversa. Il concepire il mondo come uno spazio infinito diventa così un vero inno alla libertà, certo niente di paragonabile all'idea mentale della Route 66 della Beat Generation, ma neppure tanto distante da quella, se la si guarda un pochino più in piccolo.
Costruire dei legami e distinguersi dal resto come identità diventa un idea lampante, tanto che all'interno della scuola avere una passione in comune la fa emergere dalla massa. L'incontro con Reiko è quindi un passaggio importante nella sua esistenza. Avere un'idea che ci unisce ad esempio è importante per noi che abbiamo nei manga e negli anime la nostra importanza, così per loro due “guidare un cub” non è una cosa da nulla, è l'idea di vita stessa.
A inizio ora o all'intervallo, sapere di poter stare a cavalcioni sulla moto a consumare il pranzo diventa un'idea di sosta, partenza e traguardo. Un'idea da cui progettare la vita e filtrarla in base a quello di cui c'è bisogno. Così la ricerca di ciò che rende più piacevole il viaggio diventa un qualcosa per cui vale la pena vivere. Le stagioni sono un banco di prova speciale per chi ha le due ruote nel sangue. L'inverno con dei guanti caldi, o un paravento per evitare di venire schiacciati dalle intemperie di gennaio. L'idea di viaggio quindi è qualcosa che prende spazio nella mente poco per volta e dà modo alle ragazze di vedere la vita in una maniera completamente differente da come la vedevano prima.
Un cub quindi non è più solo un mezzo di trasporto. Alla fine la moto stessa diventa qualcosa di talmente forte, da determinare gli eventi in qualsiasi situazione normale o bizzarra che sia. Persino una scalata su una montagna diventa il banco di prova con cui misurare sé stessi. Una giornata sulla neve, qualcosa con cui fare i conti, persino tenendo conto del pericolo di una situazione del genere. Il cub diventa in questo modo la vita stessa, da vivere, progettare, sognare.
E senza accorgersi quasi di nulla, le due ragazze, Koguma e Reiko, avendo un cub fra le mani, diventano quasi invidiabili, un esempio, un qualcosa che le rende diverse da ogni altro essere umano; ma solo per chi riesce a rendersi conto di ciò che le rende speciali.
L'incontro con Shiori probabilmente nasce proprio da questa esigenza, se fino a un attimo prima non risultavano visibili per gli altri, il fatto di averle notate, le ha rese incredibili, qualcosa di quasi magico.
Io non so bene se l'amicizia nasca dal fatto che ci sia bisogno di qualcuno per completare il nostro dialogo interiore: così sicuramente in Shiori è scattato qualcosa che ha visto in quelle due, qualcosa di molto più profondo del solito. Un cub, quindi, non è solo qualcosa capace di trasportarci e di far raggiungere i posti più disparati, ma in chi riesce a vedere attraverso quel mezzo qualcosa di più grande vi è tutto un viaggio interiore che riesce a mettere in comunicazione pensieri, opinioni, desideri e sogni. Tanto che nemmeno la primavera diventa un meta impossibile da raggiungere, così, se si tengono ben chiusi gli occhi, si può disegnare tutto un percorso per superare il traguardo ideale per quel giorno, o forse per l'intera vita: “capace di farci risplendere.”
Un anime da sette mezzo, otto, che con i suoi episodi silenziosi è riuscito a mettere l'accento, ben più di altri anime blasonati di questa stagione appena trascorsa.
Premiatissimo. Vedetevelo con il cuore e non con la mente.
Sakura Quest
8.5/10
È una serie che, se uscisse ora nel 2024, potrebbe reggere senza problemi la concorrenza di quasi tutto quello che c'è in giro.
La trama non è complessa, non ha intrecci ingarbugliati, ma è alquanto lineare. Yoshino, per un errore, si ritrova a dover risollevare le sorti di una cittadina di campagna tramite iniziative turistiche; ad affiancarla, altre quattro ragazze, una web designer scappata da Tokyo, una ex attrice tornata al paese, la dipendente dell'ufficio turistico innamorata della sua cittadina e una ragazza con problemi a livello interpersonale.
Un gruppo allo stesso tempo bene e male assortito, che dovrà anche mediare fra il loro a dir poco sciroccato capo e la serissima e intransigente rappresentante dei commercianti cittadini.
C'è chi lo definirebbe uno slice of life, ma a mio parere non lo è. Non mostra una quotidiana vita di persone, ma quello di una città, e di come le persone cerchino di cambiare quella quotidianità.
La serie è mediamente divertente, ma non mancano situazioni tese, commoventi e tristi.
Ci sono alcuni piccoli elementi, tutto sommato marginali, che ho apprezzato moltissimo. Il primo fra tutti è l'età delle ragazze, tutte più che ventenni. Cosa rara non avere a che fare con studenti e adolescenti in un anime!
Non c'è nessuna storia d'amore manco di striscio. O meglio, ci sono, ma sono ininfluenti per la storia, o talmente marginali che, anche se non ci fossero, non cambierebbe una virgola. Però non stonano e rendono più "denso" e tridimensionale il tutto.
I personaggi sono ben delineati e caratterizzati, non solo la protagonista e la sua cerchia, ma anche una schiera di personaggi minori. Giusto le comparse sono a livello di cartonato.
E arrivo alla cosa che più ho apprezzato.
Cos'è una storia? È l'evoluzione, la crescita, il cambiamento del protagonista, cambiamento che avviene affrontando delle sfide, fallendo e vincendo, finché il personaggio non dovrà mutare il suo modo di vedere il mondo e affrontarlo per poter arrivare alla vittoria. È quello che nella sceneggiatura (e non solo) si chiama arco di trasformazione. E qui assistiamo non al solo arco della protagonista, ma anche a quello dei personaggi secondari. Solo le comparse rimangono uguali a sé stesse durante tutta la storia, ma ben otto personaggi evolvono, maturano e cambiano, rendendoci partecipi dei loro problemi, dei loro difetti e facendoci tifare per loro quando affrontano i loro difetti per poter migliorare.
Tutto perfetto? No, alcuni personaggi sono stati scritti, per me, decisamente male: l'assurdo Sandal, l'inventore Doku (che, di fatto, se anche non ci fosse nella storia, cambierebbe poco) e la madre di Erika. Questi tre, pur non essendo comparse, sono poco più che carta velina come spessore, considerando il minutaggio a loro dedicato.
Ho apprezzato il design dei personaggi (in particolare ho apprezzato Maki) e il comparto tecnico.
Consigliato a chi vuole qualcosa di più di azione, effetti speciali e waifu.
La trama non è complessa, non ha intrecci ingarbugliati, ma è alquanto lineare. Yoshino, per un errore, si ritrova a dover risollevare le sorti di una cittadina di campagna tramite iniziative turistiche; ad affiancarla, altre quattro ragazze, una web designer scappata da Tokyo, una ex attrice tornata al paese, la dipendente dell'ufficio turistico innamorata della sua cittadina e una ragazza con problemi a livello interpersonale.
Un gruppo allo stesso tempo bene e male assortito, che dovrà anche mediare fra il loro a dir poco sciroccato capo e la serissima e intransigente rappresentante dei commercianti cittadini.
C'è chi lo definirebbe uno slice of life, ma a mio parere non lo è. Non mostra una quotidiana vita di persone, ma quello di una città, e di come le persone cerchino di cambiare quella quotidianità.
La serie è mediamente divertente, ma non mancano situazioni tese, commoventi e tristi.
Ci sono alcuni piccoli elementi, tutto sommato marginali, che ho apprezzato moltissimo. Il primo fra tutti è l'età delle ragazze, tutte più che ventenni. Cosa rara non avere a che fare con studenti e adolescenti in un anime!
Non c'è nessuna storia d'amore manco di striscio. O meglio, ci sono, ma sono ininfluenti per la storia, o talmente marginali che, anche se non ci fossero, non cambierebbe una virgola. Però non stonano e rendono più "denso" e tridimensionale il tutto.
I personaggi sono ben delineati e caratterizzati, non solo la protagonista e la sua cerchia, ma anche una schiera di personaggi minori. Giusto le comparse sono a livello di cartonato.
E arrivo alla cosa che più ho apprezzato.
Cos'è una storia? È l'evoluzione, la crescita, il cambiamento del protagonista, cambiamento che avviene affrontando delle sfide, fallendo e vincendo, finché il personaggio non dovrà mutare il suo modo di vedere il mondo e affrontarlo per poter arrivare alla vittoria. È quello che nella sceneggiatura (e non solo) si chiama arco di trasformazione. E qui assistiamo non al solo arco della protagonista, ma anche a quello dei personaggi secondari. Solo le comparse rimangono uguali a sé stesse durante tutta la storia, ma ben otto personaggi evolvono, maturano e cambiano, rendendoci partecipi dei loro problemi, dei loro difetti e facendoci tifare per loro quando affrontano i loro difetti per poter migliorare.
Tutto perfetto? No, alcuni personaggi sono stati scritti, per me, decisamente male: l'assurdo Sandal, l'inventore Doku (che, di fatto, se anche non ci fosse nella storia, cambierebbe poco) e la madre di Erika. Questi tre, pur non essendo comparse, sono poco più che carta velina come spessore, considerando il minutaggio a loro dedicato.
Ho apprezzato il design dei personaggi (in particolare ho apprezzato Maki) e il comparto tecnico.
Consigliato a chi vuole qualcosa di più di azione, effetti speciali e waifu.
Karakai Jozu no Takagi-san
7.5/10
Utente6010
-
Era da un po' che non trovavo un anime che mi prendesse così tanto!
Ok, ma... e gli dai solo 7½? Eh...
Trama e storia
Le dodici puntate di questa prima stagione ruotano attorno al rapporto tra due studenti delle scuole medie: Nishikata e Takagi. L'ambiente che fa da contorno è rilassato, rurale, molto semplice. Siamo nello Shikoku, e quindi siamo molto molto lontani dalla frenesia edochiana e dai suoi eccessi.
Karakai Jouzu no Takagi-san è una serie fatta di episodi a sé stanti, ciascuno a sua volta scomponibile in tre o quattro mini-episodi. Il fil rouge che unisce il tutto è il fatto che Takagi è invaghita di Nishikata, e quindi cerca di metterlo in imbarazzo, perché quello è il modo in cui cerca di catturare la sua attenzione.
E quindi abbiamo un gran numero di piccole vicende, alcune più divertenti, altre più sentimentali, in cui il rapporto tra i due protagonisti lentamente evolve. Vita di tutti i giorni: la scuola, gli amici, la scoperta del mondo (e di sé stessi); piccole sfide, piccoli confronti, piccoli fraintendimenti, piccole cose che a quell'età sembrano però grandissime.
Capiamoci, parliamo di un innamoramento da scuola media, quindi non c'è alcun riferimento neanche vagamente adulto. Non solo non si parla di sesso, ma anche solo l'idea di un bacio, o di stringersi la mano, imbarazza tantissimo Nishikata (e, un po' meno, anche Takagi).
In negativo, devo dire che il tipo di tema trattato porta a far sì che non tutti gli episodi siano ugualmente intriganti e interessanti. La serie mantiene un livello abbastanza alto, ma alcune "clip" hanno concept e sviluppi nettamente migliori di altre.
Ah... comunque il finale è un capolavoro di dolcezza.
Sviluppo dei personaggi
Ci sono due personaggi principali nella storia, ma la verità è che Takagi è davvero una spanna sopra.
Nishikata è, come tanti ragazzi di quell'età (undici o dodici anni) poco interessato alle faccende sentimentali. Gli interessano i manga, i videogame e le sfide che cerca inutilmente di vincere, per prendersi una rivincita delle continue "umiliazioni" subite da Takagi. È quasi fastidioso in alcune circostanze per la sua timidezza esasperante, per il suo essere ancora così tanto "bambino", per questa sua incapacità di affrontare anche solo lontanamente l'aspetto romantico di un rapporto con una persona dell'altro sesso.
Takagi, comunque, è un po' più sveglia, ma non è tanto meno imbranata, dal punto di vista sentimentale. È innamorata di Nishikata, ma non riesce a dirglielo, e il suo modo per catturare l'attenzione è vincere le piccole sfide in cui i due si confrontano, possibilmente mettendo l'amichetto in (bambinesco) imbarazzo. Solo che lei almeno un po' ci prova ad esporsi, a far crescere questo rapporto, ed è adorabile in questo suo tentativo.
La storia tra i due cresce lentamente ma organicamente, e si sviluppa, mano a mano che si accumulano le esperienze vissute assieme. Io credo sia davvero difficile rappresentare meglio una cotta delle medie di come è stato fatto in questo anime (e nelle serie successive).
Le storie dei due protagonisti sono intervallate dalle brevi avventure di un terzetto di ragazzine loro coetanee, Sanae, Mina e Yukari. Oltre ad essere piccoli frammenti piuttosto divertenti, le loro storie sono un supporto nel mostrare diverse facce di quell'età che è proprio a cavallo tra la tarda infanzia e la prima maturità.
Gli altri personaggi, perlopiù compagni di classe, sono meno delineati, ma hanno dei tratti sufficientemente definiti da renderli abbastanza unici (e miglioreranno nelle due serie successive). Alcuni sono divertenti, altri mostrano una visione diversa del concetto di "coppia" per quell'età, tutti sono funzionali alla rappresentazione di questo spaccato.
Animazioni e disegni
Animazioni e disegni sono quel che sono, nella media e adatti al tipo di prodotto. In tutta onestà, non ricordo di aver visto disegni "brutti", ma il livello di dettaglio non è altissimo. E come animazioni la richiesta non era certo quella di un battle shonen adrenalinico, quindi lo definirei un onesto lavoro di routine. Insomma, non è un prodotto di scarsa qualità, ma il tipo di storia non richiedeva certo chissà quale sforzo.
Comparto sonoro
Le voci sono tutte molto azzeccate, ma, in particolare, quella di Takagi inoltre è davvero molto dolce. In generale, comunque, mi è parso che sia stato fatto davvero un buon lavoro con il doppiaggio (ho guardato l'anime in giapponese).
E una volta tanto mi sento di dire che le sigle sono azzeccate e non mi sono dispiaciute per nulla.
In definitiva
La mia valutazione complessiva dal punto di vista emozionale, subito dopo la visione, era probabilmente un 8 ½. Forse anche 9, dopo aver visto il finale di stagione.
Questa serie è di una dolcezza infinita, è un inno alla giovinezza, alla spensieratezza e all'amore puro. Però io sono una persona altamente sensibile, quindi il mio metro di giudizio da questo punto di vista spesso non è applicabile alla maggior parte delle persone.
E quindi ho atteso qualche giorno, per soppesare a mente fredda, e, tenendo conto di tutti gli aspetti, direi che il voto corretto è un punticino più basso.
Comunque, tra uno o due anni il rewatch è quasi garantito, per quanto mi riguarda.
Ok, ma... e gli dai solo 7½? Eh...
Trama e storia
Le dodici puntate di questa prima stagione ruotano attorno al rapporto tra due studenti delle scuole medie: Nishikata e Takagi. L'ambiente che fa da contorno è rilassato, rurale, molto semplice. Siamo nello Shikoku, e quindi siamo molto molto lontani dalla frenesia edochiana e dai suoi eccessi.
Karakai Jouzu no Takagi-san è una serie fatta di episodi a sé stanti, ciascuno a sua volta scomponibile in tre o quattro mini-episodi. Il fil rouge che unisce il tutto è il fatto che Takagi è invaghita di Nishikata, e quindi cerca di metterlo in imbarazzo, perché quello è il modo in cui cerca di catturare la sua attenzione.
E quindi abbiamo un gran numero di piccole vicende, alcune più divertenti, altre più sentimentali, in cui il rapporto tra i due protagonisti lentamente evolve. Vita di tutti i giorni: la scuola, gli amici, la scoperta del mondo (e di sé stessi); piccole sfide, piccoli confronti, piccoli fraintendimenti, piccole cose che a quell'età sembrano però grandissime.
Capiamoci, parliamo di un innamoramento da scuola media, quindi non c'è alcun riferimento neanche vagamente adulto. Non solo non si parla di sesso, ma anche solo l'idea di un bacio, o di stringersi la mano, imbarazza tantissimo Nishikata (e, un po' meno, anche Takagi).
In negativo, devo dire che il tipo di tema trattato porta a far sì che non tutti gli episodi siano ugualmente intriganti e interessanti. La serie mantiene un livello abbastanza alto, ma alcune "clip" hanno concept e sviluppi nettamente migliori di altre.
Ah... comunque il finale è un capolavoro di dolcezza.
Sviluppo dei personaggi
Ci sono due personaggi principali nella storia, ma la verità è che Takagi è davvero una spanna sopra.
Nishikata è, come tanti ragazzi di quell'età (undici o dodici anni) poco interessato alle faccende sentimentali. Gli interessano i manga, i videogame e le sfide che cerca inutilmente di vincere, per prendersi una rivincita delle continue "umiliazioni" subite da Takagi. È quasi fastidioso in alcune circostanze per la sua timidezza esasperante, per il suo essere ancora così tanto "bambino", per questa sua incapacità di affrontare anche solo lontanamente l'aspetto romantico di un rapporto con una persona dell'altro sesso.
Takagi, comunque, è un po' più sveglia, ma non è tanto meno imbranata, dal punto di vista sentimentale. È innamorata di Nishikata, ma non riesce a dirglielo, e il suo modo per catturare l'attenzione è vincere le piccole sfide in cui i due si confrontano, possibilmente mettendo l'amichetto in (bambinesco) imbarazzo. Solo che lei almeno un po' ci prova ad esporsi, a far crescere questo rapporto, ed è adorabile in questo suo tentativo.
La storia tra i due cresce lentamente ma organicamente, e si sviluppa, mano a mano che si accumulano le esperienze vissute assieme. Io credo sia davvero difficile rappresentare meglio una cotta delle medie di come è stato fatto in questo anime (e nelle serie successive).
Le storie dei due protagonisti sono intervallate dalle brevi avventure di un terzetto di ragazzine loro coetanee, Sanae, Mina e Yukari. Oltre ad essere piccoli frammenti piuttosto divertenti, le loro storie sono un supporto nel mostrare diverse facce di quell'età che è proprio a cavallo tra la tarda infanzia e la prima maturità.
Gli altri personaggi, perlopiù compagni di classe, sono meno delineati, ma hanno dei tratti sufficientemente definiti da renderli abbastanza unici (e miglioreranno nelle due serie successive). Alcuni sono divertenti, altri mostrano una visione diversa del concetto di "coppia" per quell'età, tutti sono funzionali alla rappresentazione di questo spaccato.
Animazioni e disegni
Animazioni e disegni sono quel che sono, nella media e adatti al tipo di prodotto. In tutta onestà, non ricordo di aver visto disegni "brutti", ma il livello di dettaglio non è altissimo. E come animazioni la richiesta non era certo quella di un battle shonen adrenalinico, quindi lo definirei un onesto lavoro di routine. Insomma, non è un prodotto di scarsa qualità, ma il tipo di storia non richiedeva certo chissà quale sforzo.
Comparto sonoro
Le voci sono tutte molto azzeccate, ma, in particolare, quella di Takagi inoltre è davvero molto dolce. In generale, comunque, mi è parso che sia stato fatto davvero un buon lavoro con il doppiaggio (ho guardato l'anime in giapponese).
E una volta tanto mi sento di dire che le sigle sono azzeccate e non mi sono dispiaciute per nulla.
In definitiva
La mia valutazione complessiva dal punto di vista emozionale, subito dopo la visione, era probabilmente un 8 ½. Forse anche 9, dopo aver visto il finale di stagione.
Questa serie è di una dolcezza infinita, è un inno alla giovinezza, alla spensieratezza e all'amore puro. Però io sono una persona altamente sensibile, quindi il mio metro di giudizio da questo punto di vista spesso non è applicabile alla maggior parte delle persone.
E quindi ho atteso qualche giorno, per soppesare a mente fredda, e, tenendo conto di tutti gli aspetti, direi che il voto corretto è un punticino più basso.
Comunque, tra uno o due anni il rewatch è quasi garantito, per quanto mi riguarda.
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Super Cub mi è piaciuto tantissimo per l'atmosfera tranquilla e per i personaggi (Reiko in particolare).
Sakura Quest l'ho trovato carino, anche se non lo ricordo benissimo.
Di Takagi-san continua a dispiacermi tantissimo il doppiaggio monco (avrei voluto vederlo su Netflix per intero) e il fatto che sia stato spalmato su tre piattaforme differenti.
Sakura Quest - anime originale, slice of life... ognuno con i suoi problemi in questo paesino e vari mini archi narrativi.
Karakai Jozu no Takagi-san - bella romcom, c'è ne sono altre dove 2 compagni di classi si punzecchiano fra di loro, ma questi su quel "genere" è il più aprezzabile a parer mio. Non saprei dire se è "completo", almeno l'anime... 3 stagioni coprano vari capitoli non sempre in ordine e anche riadattandoli un po
e secondo me anche se in modo diverso possiamo considerarlo "concluso", non credo ci sarà una 4 stagione... magari più facile uno spin-off del manga spin-off
(da noi la seconda stagione è doppiata le altre no perché l'aveva presa netflix.. cosi a caso xD)
C'è anche film orginale anche quello bello
Che peccato, allora dovrò rinunciarci. Ripiegherò sul manga.
Cosa intendi? Da quanto ho letto il manga è completo.
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