Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Per oggi, una rubrica dai toni delicati con opere dall'atmosfera in tema: EF - a tale of memories, La voce delle stelle (il manga) e Hoshizora e Kakaru Hashi.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


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Abbiamo la ragazzetta con la benda sull'occhio, un triangolo amoroso, ragazze con i capelli viola, un mangaka di successo di 16 (17?) anni a mò di Bakuman, una suora misteriosa e così via. Si dovrà variare. Si dovrà rendere "Ef - a tale of memories" qualcosa di diverso dalla massa delle commedie sentimentali pucci pucci di bassa caratura che ogni anno invadono i palinsesti televisivi puntuali come il Grande Fratello.
Ce la fa, con due storie alternate sicuramente toccanti, con un'estetica eccezionale nei suoi sperimentalismi, l'atmosfera fiabesca, la scenografia inusuale da nord Europa e un accompagnamento sonoro di pregevole fattura.

Due storie, si diceva. La prima è un classico triangolo tra adolescenti, Hiro, giovane mangaka di talento conteso tra la sua migliore amica Kei Shindo e una ragazza misteriosa incontrata a Natale, Miyako Miyamura. Quest'ultima è decisamente più intraprendente e il suo arrivo sconvolgerà non poco Kei che al contrario non ha mai fatto nulla di concreto per conquistarlo. Tra le due nascerà quindi una forte rivalità.

L'altra storia è decisamente più emozionante e dall'aria piacevolmente poetica, con l'incontro in una stazione abbandonata tra un ragazzo, Renji Sato, e una coetanea con una benda sull'occhio, Chihiro Shindo. Tra i due s'instaura un forte rapporto di amicizia, ma le cose saranno tutt'altro che semplici, la ragazza a causa di un incidente soffre di un disturbo alla memoria che le fa dimenticare quanto accaduto ogni tredici ore circa. Tenta di ovviare al problema annotando tutto su un diario, avvenimenti ed emozioni, dato che ogni mattina è come se incontrasse Renji la prima volta.

Inutile dire che è questa storia il punto forte di "Ef - a tale of memories", più particolare (per quanto non originale, vedi il "Memento" di Christopher Nolan), e più avvincente, a tratti drammatica ma allo stesso tempo delicata e romantica mentre l'altra, per quanto pregna di sentimenti di amore, odio e gelosie, risulta decisamente più convenzionale. Ma il tema principe di "Ef" è la solitudine, tutti i soggetti, chi più chi meno, soffrono, o temono di soffrire, questo sentimento, che arriva a toccare consistenti livelli di (instabile) emotività nel personaggio di Miyako.

L'aspetto grafico è l'altro biglietto da visita della serie, con i suoi giochi di luci e ombre, la particolare regia sempre attenta ad accompagnare i sentimenti dei personaggi tramite effetti cromatici e stilistici di svariato genere, bianco e nero, contorni fluorescenti, split/screen. A ciò si aggiunge un accompagnamento sonoro di grande spessore, con piano e violino a farne da padrone, tale da rendere "Ef" un'esperienza audiovisiva di forte impatto dal primo all'ultimo minuto.

Una certa prevedibilità narrativa per quanto concerne il triangolo di Hiro tale da farla sfigurare in confronto a quella di RenjixChihiro impedisce a "Ef" di raggiungere l'eccellenza, ma la breve durata (12 episodi) con conseguente mancanza di momenti morti rende la serie meritevole di attenzione, adatta a coloro in cerca di una, due storie di sicuro appeal romantico senza che queste scadano nel sentimentalismo più banale di altre commedie moderne e non, grazie ai suoi personaggi fragili, e umani. Degno.



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Premetto che non ho visto l'anime e non è detto che lo farò in seguito. Sempre in movimento il futuro è, per dirla col maestro Yoda. Ho letto il manga perché pareva fosse più approfondito dal punto di vista caratteriale e, da questo punto di vista, non sono stata delusa.

Poetica: questo è, forse, l'aggettivo che meglio definisce quest'opera. C'è poesia nel malinconico comprendere quanto si stia allontanando, più nel tempo che nello spazio, qualcosa che si vorrebbe vicino. Affrontando il tema dei paradossi temporali nei viaggi interstellari, "La voce delle stelle" ci regala uno spaccato un po' infantile e ingenuo dei possibili pensieri e percorsi di vita di due innamoratini divisi dagli anni-luce. Anzi, descrive il bizzarro nascere di un amore a distanza, perché i due ragazzini non si erano resi conto, al momento della partenza della ragazza, di amarsi. Vediamo quindi uno dei rari casi in cui la distanza, che qui è doppia, trattandosi di spazio e tempo, lungi dal distruggere un amore, lo fa sbocciare.

E' tutto molto delicato, sognante. Per una volta, non è la ragazza a rimanere a casa a struggersi per il suo uomo che parte per la battaglia: è invece lei che viene arruolata e dovrà combattere con un nuovo ambiente, pericoli alieni e il dubbio di essere stata dimenticata. Sarà il ragazzino a restare sulla terra e a diventare adulto, nei mesi e negli anni scanditi da messaggi al cellulare sempre più distanziati e sempre meno significativi, almeno in principio. Ma basterà che ciascuno, nella propria solitudine, abbia la conferma di essere ricordato, che ecco: nel deserto del freddo vuoto degli anni luce sboccerà l'amore.

Ci lasciano con la speranza che le cose finiscano bene, prima o poi: in fondo si tratta solo di aspettare. Peccato che uno svarione nelle ultime pagine rovini un po' tutta la storia: non si capisce perché un messaggio, che dovrebbe impiegarci quasi vent'anni, arrivi con immediatezza. E purtroppo, in una storia dove il fattore tempo è così essenziale, questa è una pecca imperdonabile.

Non bisogna però dimenticare che, oltre a questo tema dell'amore a doppia distanza, ne viene sviluppato un altro: la missione spaziale parte per raccogliere dati su una civiltà extraterrestre che viene vista come minaccia letale da distruggere, ma che in realtà potrebbe benissimo essere pacifica. Assistiamo quindi alla condanna della solita filosofia del "prima sparo e poi chiedo cosa vuole". E questa è decisamente una buona cosa.

Devo però ammettere che i disegni non mi hanno completamente soddisfatto: i tratti sono spesso abbozzati, gli sfondi abbastanza carenti. Insomma: dal punto di vista grafico non si può certo definirlo un capolavoro.

Tutto sommato, a mio modesto e personalissimo parere, considerata la grafica e lo svarione di cui sopra, non mi sentirei di dare più di 6,5. Ma, considerata quella che per me è una trama molto originale, per quanto spesso un pò ingenua, arrotonderò a 7.



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Sono convinto che chiunque di voi, nella sventura di doversi trasferire in uno sperduto paese di campagna, lasciandosi alle spalle le comodità metropolitane, maledirebbe l'ingratitudine della sorte.
Sempre che non siate giapponesi, ovviamente, nel qual caso la bilancia della fortuna penderebbe decisamente dalla vostra parte: le aree rurali del bucolico entroterra del Paese del Sol Levante pullulano infatti di affascinanti ragazze, rigorosamente sexy e rigorosamente single.
Se inoltre, come accade a Kazuma Hoshino, protagonista dell'anime "Hoshizora e Kakaru Hashi", l'esilio forzato è dovuto ai problemi di salute del vostro androgino fratellino, le probabilità che queste bellezze locali si invaghiscano del premuroso 'oni-chan' salgono alle stelle. Come tessere del domino, sedotte dal vostro involontario fascino, cadranno tutte ai vostri piedi, sicché - beati voi! - non vi rimarrà che l'imbarazzo della scelta: ognuna diversa per statura, colore dei capelli, misura di reggiseno e personalità - dal maschiaccio all'introversa, dalla timida alla sportiva, dalla maggiorata provocante alla senpai dall'istinto materno - sarà impossibile non trovare fra di loro un'anima gemella con cui condividere una relazione amorosa.

Non sono necessari particolari sforzi ermeneutici per decifrare la natura di "Hoshizora e Kakaru Hashi", harem in piena regola la cui formula narrativa non si discosta molto dalle strade ampiamente battute da questo genere di animazione: un protagonista imbranato catapultato in un ambiente sconosciuto stracolmo di fanciulle ammiccanti, la scelta di una 'route' che lo porterà a innamorarsi di una di loro - con inevitabile disperazione delle altre - e il sospirato 'happy ending' finale.
L'originalità è chiaramente messa al bando, le situazioni proposte sanno di già visto, eppure, se come il sottoscritto non disdegnate questo tipo di commedia, potreste ugualmente trovare gradevole la visione del sopracitato anime, caratterizzato peraltro da qualche spunto degno di nota.
Da ammirare innanzitutto la sincera passione per la campagna e per le tradizioni a essa collegate, come traspare in maniera sintomatica dalla maniacale realizzazione dei fondali, nei quali, ai margini degli spazi plasmati dalle attività umane, emerge tumultuosa una natura lussureggiante e incontaminata.
Poi c'è il cast, ben assortito e privo di personalità inutilmente eccentriche, che in Ui, Madoka e Ibuki ha le sue attrici più carismatiche, personaggi energici e prorompenti capaci di rubare la scena all'anonimo protagonista maschile, di cui però - caso più unico che raro - ho approvato appieno le scelte sentimentali.
Infine, non va trascurato l'ottimo lavoro fatto sul comparto tecnico, decisamente di buona fattura, a testimonianza di una produzione accurata e attenta ai particolari, e di una regia che, scansando le secche del fanservice più fastidioso, ci presenta un prodotto elegante e dai toni pacati.

In dodici puntate segnate da ritmi piuttosto blandi - senza però evidenti cadute di tono - "Hoshizora e Kakaru Hashi" ci rende partecipi di una garbata storia d'amore, forse scontata nelle sue dinamiche, tuttavia estremamente coinvolgente, in un affascinante scorcio di Giappone dove, nelle notti estive più limpide, è ancora possibile stupirsi di fronte al ponte che conduce al cielo stellato.