Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Spazio alla magia nella ribrica di oggi. Senza "puellae magi" però... Pretty Cure All Stars DX, Sailor Moon (il manga originale di Naolo Takeuchi) e Pretear.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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Non si può dire che alla Toei non ci avessero avvertito.
Già l'anno precedente, infatti, grazie a un cortometraggio proiettato in apertura al film relativo a "Yes! Pretty Cure 5 Go Go", ci avevano messo la pulce nell'orecchio, mostrando tutte le guerriere delle cinque serie Pretty Cure disponibili al momento impegnate in una battaglia contro un anonimo comune nemico.
Ecco quindi che, puntuale, l'anno dopo, nel 2009, quel concept viene ampliato e approfondito, sull'onda della serie Pretty Cure di quell'anno: nasce "Pretty Cure All Star DX".

La base è infatti la stessa: un nemico anonimo si presenta a creare scompiglio in città, intento a inglobare fonti d'energia per potenziarsi e annichilire tutto il creato. Contrapporsi al suo attacco è compito delle Pretty Cure, dapprima capitanate da Love/Cure Peach, Miki/Cure Berry e Inori/Cure Pine, le eroine della serie che veniva trasmessa ai tempi dell'uscita del film. Verranno ben presto, tuttavia, raggiunte anche dalle protagoniste di tutte le precedenti serie, che, in un simpatico gioco di strizzate d'occhio ai fan, finiscono per incontrarsi vicendevolmente scambiandosi le location.

L'intero lungometraggio, in realtà, non è che un grosso omaggio ai fan della serie, e non può che essere altrimenti. Le caratterizzazioni dei vari personaggi sono date per scontate ed è necessario aver precedentemente visto le prime cinque serie tv e almeno i primissimi episodi della sesta per riuscire a capirci qualcosa, altrimenti ci si perde nel grande marasma di eroine variopinte, potenziamenti e folletti dai buffi versi.
I punti di forza della saga Pretty Cure sono qui ben sintetizzati tutti quanti: i combattimenti molto vivaci, ricchi di raffiche di pugni e calci, colpi energetici, trasformazioni, mostri giganti, nemici che urlano, si pompano i muscoli e seminano distruzione ovunque passino, eroine che brillano ed emettono sacre luci, dialoghi che sottolineano l'importanza delle piccole cose, del coraggio e dell'amicizia. In particolar modo, è piacevole che il lungometraggio, per quanto mero divertissement per i fan, riesca tuttavia ad avere un forte messaggio portante: quello del "mondo è bello perché è vario", espresso tramite il confronto, fisico e ideologico, fra l'ombroso essere malvagio che brama di inglobare ogni cosa per sottomettere le tante individualità a un'unica entità e le colorate eroine, tutte diverse fra loro, che riescono, nonostante le loro diverse inclinazioni caratteriali, a unirsi nella lotta per un bene comune.

Per il resto, "Pretty Cure All Stars DX" non è che una grande festa dedicata ai fan della serie. Innumerevoli le citazioni a ognuna delle serie, fra la presenza di tutte le trasformazioni e gli attacchi delle varie eroine con relative tracce musicali e quella di tutte le sigle d'apertura delle serie televisive in sottofondo ai vari combattimenti. Emozionante, poi, rivedere anche, tramite un discorsivo flashback dei vari gruppi di eroine, diversi momenti cardine delle relative storie.
Una festa che intrattiene con ottime animazioni, tantissimo colore, belle musiche e un doppiaggio che fa rientrare in campo tutte le voci originali dei vari personaggi, alcune di esse persino sensibilmente migliorate nell'interpretazione, causa trascorrere degli anni e relativa maggiore esperienza, rispetto alle serie televisive di riferimento. L'unico difetto, dal punto di vista tecnico, è il riciclo di diverse animazioni durante i combattimenti, sia dalle sigle d'apertura delle varie serie (ma quanto piace agli autori la sigla della prima serie, che la omaggiano di continuo?), sia dal precedente corto crossover sopra citato.

Visivamente spettacolare, coinvolgente, emozionante e istruttivo, come si confà a un prodotto delle Pretty Cure che da sempre fanno di queste caratteristiche il loro cavallo di battaglia, questo "Pretty Cure All Stars DX" è uno spettacolo che avrà esaltato moltissimo i fan che lo videro al cinema, ancora una volta coinvolti attivamente nell'azione grazie al meccanismo delle Miracle Lights, dei gadget luminosi distribuiti in sala da utilizzare per incitare le guerriere sullo schermo nel momento clou del film. Tuttavia, anche per i fan stranieri che sono costretti a guardarlo in differita e lontani da uno schermo cinematografico, il film si rivela essere una festa a cui farà loro piacere partecipare, a patto, ovviamente, di essere amanti della saga.



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Da piccola non avevo mai visto Sailor Moon, se non qualche episodio sparso qua e là. Quindi, appresa la notizia di una nuova pubblicazione del manga in Italia, sono andata a leggermi qualche recensione. Erano tutte ottime, e in fin dei conti l'edizione italiana costava 4.50€ ed era grande il doppio dei manga che ero (e sono tutt'ora) solita prendere allo stesso prezzo. Perché no? mi sono detta, in fondo è un classico, questo è il manga che ha dato inizio al genere Majokko-sentai. Bene, dopo aver letto 12 volumi, 7 comprati e altri 5 presi in prestito, posso dire che non ci siamo. Per niente.
Dunque, la storia inizia con Usagi Tsukino, studentessa delle medie impacciata, pigra e affatto brava a scuola. Una mattina di una giornata particolarmente improduttiva, incontra Luna, una gattina che, scoprirà, può parlare, e che le rivela che lei è nientemeno che Sailor Moon, la bella guerriera della Luna che deve trovare le altre sue compari per proteggere la principessa Serenity. Il tutto ovviamente accompagnato da una misteriosa controparte maschile - personalmente non ho mai, e dico mai, smesso di chiedermi cosa ci trovasse un liceale come Mamoru in una pasticciona come Usagi.
Le premesse ci sono tutte, dico davvero. Solo che la storia, al contrario di molti altri manga, è troppo lunga. Per me, ci si poteva tranquillamente fermare ai cinque/sei volumi; approfondendo come dio comanda la parte sul Dark Kingdom e tagliando tutto il resto.
Perché, in effetti, solo quelli del Dark Kingdom sono nemici effettivi. È come giocare a Super Mario: "Your princess is in another castle" , praticamente sconfitta una serie di nemici ne arrivano altri, così, tanto per mettere dei nemici, e tutto riprende daccapo. Cosa fanno? Cercano di riportare in vita il/la loro re/regina. Come? Rubando le anime degli umani. Puntualmente scoprono dell'esistenza del cristallo di Usagi e, puntualmente, lo vogliono anche loro. Le "epiche battaglie" non sono nient'altro che cinque o sei pagine di "combattimenti" dove le guerriere, qui schierate al gran completo, lanciano attacchi dai nomi improbabili, che falliscono il 90% delle volte, finché, magicamente, Usagi trova "la chiave dentro di sé" e tira tutte fuori dai guai. Raggiungendo, per di più, un nuovo livello di trasformazione. Tutto così per dodici volumi. Praticamente, la storia mi scorreva addosso come acqua fresca, una cosa che detesto, in fondo un manga dovrebbe essere un piacevole svago. Quando c'era un "colpo di scena" mi dicevo "toh, è successo questo e quest'altro", ma niente di più. Niente, dopo il quarto volume, è riuscito a risollevare il mio interesse, e arrivare alla fine di ogni volume era sempre più difficile, ma mi ero detta che se dovevo recensire quest'opera, almeno dovevo averla letta tutta.
E questa è la trama, uno solo dei tre punti dolenti del manga. Il secondo? I personaggi. In genere disapprovo la scelta dei due/tre protagonisti, e qua -oserei dire, secondo il mio modesto parere- l'autrice ha avuto il coraggio e, forse, la superbia, di sceglierne cinque, di protagoniste. E già dal primo volume sapevo che, alla fine, l'unica di cui avremmo saputo vita morte e miracoli sarebbe stata Usagi. Quindi il mio stupore, e disappunto, andando avanti nella serie non ha fatto altro che aumentare esponenzialmente, di pari passo con l'aumento dei personaggi nel manga. E il fatto che gli unici nomi che mi ricordi siano quelli di Usagi, Ami e Rei la dice lunga.
Quindi, alla fine, anche volendo descrivere un pò come sono i personaggi, non lo si può fare, perché questi, di fatto, appaiono solo nelle battaglie. Di Usagi, dirò soltanto che il suo modo di fare, soprattutto all'inizio, mi irritava assai. Tutta un "oh Mamoo!" e "No, Mamoo!". Davvero terribile, l'unica persona capace di essere gelosa di una bambina (che poi sarebbe Chibiusa).
Fortuna che, con il passare del tempo, un pò è cambiata.
Il terzo punto dolente del manga sono i disegni. Le tavole sono pienissime, disordinate e molto, molto caotiche. A volte facevo fatica a seguire i discorsi dei personaggi. I disegni sembrano lasciati quasi in stato di schizzo, per non parlare di come sono disegnati Luna e Artemis. Gli unici disegni che ho apprezzato sono state le pagine a colori all'inizio di ogni albo.
Dunque, in conclusione: la storia non va, i personaggi non vanno; i disegni meno che meno... cosa ne resta? Niente. Ecco perché credo che Sailor Moon vada bene per le bambine delle elementari, forse delle medie- sempre secondo il mio modesto parere.
Se volete potete anche dargli un'occhiata, giusto perché è un classico; personalmente io penso di vendere i 7 volumi in mio possesso, che occupano solo spazio nella libreria.
Sarà anche il capostipite del genere Majokko-sentai, ma ci sono state altre serie molto, molto meglio fatte di questa.







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Pretear, a una prima occhiata, sembra il classico anime tratto da un otome game, in cui la protagonista è circondata da tutta una serie di bei ragazzi che si "contendono" il suo amore.
La protagonista, Himeno Awayuki, si trasferisce dopo il matrimonio di suo padre nella casa della ricca matrigna, dove non ha vita facilissima. Viene infatti ignorata da tutti, sia a casa sia a scuola, dove circola voce che suo padre si sia sposato solo per soldi. Il suo morale viene però risollevato dall'apparizione di sette cavalieri provenienti da un mondo parallelo che cercano proprio lei. Inizia così una trama un po' fiabesca e un po' majokko durante la quale Himeno dovrà aiutare i sette ragazzi nella lotta contro la misteriosa Principessa che sta cercando di distruggere il mondo di origine dei sette...

E' un po' difficile catalogare Pretear. E' un misto fra un otome game, un majokko e uno shoujo; possiede infatti elementi caratteristici di tutti i generi. I sette cavalieri sono per lo più bei ragazzi, a parte tre di essi che sono solo dei bambini e che aggiungono un tocco "carino" alla storia. Le vicende romantiche si orientano quasi subito verso uno solo dei cavalieri, ma non mancherà qualche sorpresa e qualche colpo di scena nella parte finale dell'anime. C'è anche un vago elemento majokko, essendo la protagonista in grado di trasformarsi con costumi diversi a seconda del cavaliere con cui combatte.
I personaggi nel complesso sono relativamente ben delineati, anche se non tutti riescono ad avere lo stesso spazio nel corso dei 13 episodi. Vengono caratterizzati principalmente la protagonista e i due cavalieri più grandi, essendo i più coinvolti nelle vicende amorose che si sviluppano nella serie. Gli altri restano più sullo sfondo, brillando a tratti. Tutti gli altri fanno semplicemente da sfondo e non risaltano mai.
Dal punto di vista tecnico, Pretear è un anime relativamente ben realizzato, che non raggiunge altissime vette di qualità tecnica ma che si mantiene sempre gradevole alla vista. Il comparto audio non è eccezionale, ma abbastanza in tono con le vicende narrate.

In definitiva assegno a Pretear un 7 e mezzo. Quest'anime ha il pregio di essere meno noioso e scontato di altri anime simili, tuttavia non bisogna aspettarsi nulla di eclatante. Sono 13 episodi da guardare tanto per passare il tempo se si è in cerca di qualcosa di poco impegnativo ma non troppo scontato. Sconsigliato a chi non sopporta le scene sdolcinate e una buona dose di buonismo e carineria.