In occasione del Milano Manga Festival, evento di cui abbiamo già avuto modo di parlare, sono stati invitati il 25 e il 26 giugno, come ospiti speciali, i mangaka Go Rikiya, Tori Miki e Mari Yamazaki.

Il 25 giugno è stata la volta di Go Rikiya, autore del manga Minami no teiou (l'imperatore del sud), il terzo manga più prolifico della storia - conta più di 100 volumi monografici.

Rikiya inizia l'incontro dicendo che quello del mangaka è un lavoro solitario, per questo si trova un po' a disagio a parlare in pubblico; considerato tuttavia che per lui tutti gli appassionati di manga sono come degli amici, immaginerà di parlare con un gruppo di vecchi amici.
Per quanto riguarda il suo soggiorno in Italia, Rikiya ne elogia la bontà del cibo, tanto che ora i pantaloni gli stanno stretti, e il grande patrimonio artistico, dicendo di essersi commosso ammirando L'ultima cena.
Parlando della sua opera più famosa, Minami no teiou, Rikiya afferma di avere avuto l'idea di partenza ascoltando la storia di un suo amico, per poi successivamente collaborare col fratello minore; mentre il fratello crea la sceneggiatura, Go si occupa dei disegni. Il ruolo dell'editor è stato importante all'inizio, tuttavia una volta che l'opera ha raggiunto il successo la figura dell'autore diventa più importante di quella dell'editor.
Minami no teiou è un'opera realizzata in stile gekiga: i disegni sono realistici, con espressioni facciali molto enfatizzate specialmente per quanto riguarda sentimenti come rabbia, sgomento o angoscia. Per esempio quando ha necessità di disegnare un personaggio arrabbiato lo delinea in modo che non sia possibile concepire un grado di rabbia superiore. L'enfasi viene posta anche nei dialoghi: per le scene urlate viene utilizzato un balloon più grosso e viene ingrandito il font.
Una domanda ricorrente che gli viene posta è da dove tragga ispirazione per la creazione dei personaggi: Rikiya afferma che si è basato spesso su amici e colleghi di lavoro. Conclude dicendo che il suo desiderio sarebbe di continuare a disegnare Minami no teiou fino alla sua morte.

Interrogato invece sulla figura del mangaka, sia riferito alla sua esperienza diretta che alla situazione attuale, Rikiya sconsiglia ai presenti di scegliere questa carriera, essendo una vita davvero difficile. Ma per quelli proprio convinti, consiglia di leggere, guardare film, di non fossilizzarsi solo su alcuni media ma variare il più possibile, in modo da sviluppare la propria immaginazione.
È in ogni caso caso fiducioso per quanto riguarda i mangaka stranieri, in quanto recentemente stanno emergendo diversi autori cinesi, ma non solo, di discreto successo. Facendo un paragone col passato, ritiene che la difficoltà di debuttare siano le medesime, sebbene ora il livello qualitativo medio sia più alto rispetto ad una volta.
Qualche consiglio per gli aspiranti fumettisti è stato elargito anche da un fumettista italiano presente tra il pubblico, che è stato invitato dal Maestro Rikiya a salire sul palco. I due hanno anche realizzato un disegno insieme, per poi regalarlo ad un ragazza del pubblico.
Rikiya non ha mai studiato disegno ma si è formato come assistente di un altro mangaka già affermato; il suo metodo di lavoro, abbastanza tradizionale, consiste innanzitutto nel creare la griglia delle vignette, seguite dai balloon; si passa poi alla bozza a matita che viene poi ricalcata a penna, a china e conclude la definizione degli sfondi; per i retini, vengono utilizzati quasi interamente a mano, limitando l'uso del digitale a qualche rifinitura conclusiva. Una tavola gli richiede all'incirca tre ore di lavoro, e viene disegnata su un foglio lievemente più grande del canonico A4.
Secondo Rikiya, un requisito fondamentale per creare un buon fumetto è quello di immedesimarsi nella storia che si sta disegnando. Ad esempio, disegnando una scena di pericolo a volte prova quasi paura oppure in una scena sentimentale arriva ad innamorarsi del personaggio.
Infine, su domanda del pubblico, non trova alcuna differenza tra manga, comics americani o fumetti europei, ritenendo tali distinzioni semplicemente parole diverse atte ad esprimere il medesimo concetto.

L'incontro si è concluso con l'estrazione di dieci persone del pubblico che avrebbero ricevuto un disegno autografato del maestro. I disegni sono stati realizzati sul momento dal maestro, tutti rappresentati il protagonista di Minami no teiou ma ognuno da una differente angolazione. Per la cronaca, il n° 17 del sottoscritto non è stato estratto.

Milano Manga Festival - Go Rikiya

Il 26 giugno invece c'è stato l'incontro con Mari Yamazaki, autrice di Thermae Romae, e Tori Miki, la cui opera più nota in Italia è probabilmente il film Patlabor WXIII, di cui ha curato la sceneggiatura.

Mari Yamazaki era venuta a studiare in Italia col sogno di diventare una pittrice ad olio, tuttavia, non essendo un lavoro sufficientemente redditizio, fu costretta a cambiare indirizzo, orientandosi, su consiglio di un amico italiano, verso il fumetto, sebbene non fosse mai stata una grande appassionata di manga; tra gli autori del passato che principalmente l'hanno influenzata, la Yamazaki cita Yoshiharu Tsuge.
Insieme a Tori Miki, mangaka attivo su più fronti, compresa l'animazione e la saggistica, la Yamazaki vuole contestare alcuni dei principali pregiudizi che all'estero ancora esistono sui manga, nonché il mostrare l'enorme varietà di manga esistenti, senza limitarsi ai pochi generi mainstream che vengono pubblicati in Italia ma pubblicizzando anche opere meno conosciute.

In Italia uno dei principali preconcetti è che il manga sia letto solo dai bambini, idea che esisteva anche in Giappone negli anni '60. La Yamazaki ricorda ad esempio di quando suo figlio era piccolo e raccontava ai suoi compagni di scuola che sua madre disegnava manga: i ragazzini arrivavano entusiasti da lei chiedendole dei disegni, per poi rimanere delusi quando vedevano un disegno in stile realistico come quello di Thermae Romae: “No, non quello, vogliamo un manga”; e allora la Yamazaki si trovava costretta, suo malgrado, a copiare Dragon Ball. Un'esperienza simile c'è stata recentemente in America, quando tutti si sono stupiti che il suo manga su Steve Jobs non presentasse personaggi dalle teste a punta o con occhi grandi, faticando quindi a considerarlo davvero un manga.
Questo è in parte anche dovuto al fatto che i due autori si dichiarano tra i pochi interessati a sperimentare nuovi stili grafici, cercando di alterare i propri disegni in funzione della storia che si vuole raccontare: personaggi semplici in tre parti per i gag manga, con occhi grandi per gli shoujo, più tradizionali e con ragazze carine per gli shounen, più particolari per i seinen, sono ad esempio le linee guida seguite da Tori Miki. Purtroppo però loro sono tra i pochi mangaka a farlo, dal momento che non solo i strettissimi tempi di consegna impediscono ai più di sperimentare o alterare il proprio stile a favore di uno disegno più semplice e veloce, ma gli stessi editor delle riviste sconsigliano, se non addirittura proibiscono, tale deriva in modo che i lettori possano riconoscere all'istante i vari autori.
Un'altra questione che i due mangaka trovano molto irritante è la necessità, costantemente professata dagli editor, di spiegare tramite dialoghi ogni minimo aspetto del manga. È capitato spesso che avessero disegnato una vignetta muta per far sì che fosse l'immagine, da sola, a far capire al lettore la situazione, solo per vedersela rifiutata dall'editor e trovarsi costretti ad aggiungere dialoghi esplicativi. Tori Miki fa l'esempio di una scena in cui si capisce perfettamente dal disegno che ad un personaggio ne piace un altro, in cui vengono costretti ad aggiungere pensieri come “Mi piace”. Tori Miki trova noiosi i manga di questo tipo, in cui i dialoghi finiscono per sovrapporsi al disegno, oltre a ritenere che un disegno “muto” sia spesso maggiormente in grado di stimolare l'immaginazione del lettore, moltiplicando le possibili interpretazioni della scena. Fa poi l'esempio di un suo gag manga, Intermezzo, interamente muto e volutamente ambiguo, così da lasciare libero il lettore di crearsi una propria interpretazione.
Più in generale, i due autori si lamentano dell'attuale modello produttivo dell'industria dei manga, idealizzabile nella figura dell'editor: molto rari sono gli editor dalla parte degli autori, in quanto la maggior parte arriva quasi a ritenersi proprietaria degli autori che vengono loro affidati. Mari Yamazaki fa l'esempio della sua situazione, in cui il suo editor era inizialmente un suo collaboratore ma successivamente, dopo la realizzazione del live action, ha iniziato a forzarla a partecipare ai lavori e a diminuire la sua libertà creativa, tanto da farle passare completamente la voglia di disegnare.

Riguardo Thermae Romae, vengono mostrare un paio di tavole presenti nel sesto e ultimo volume, ancora inedito in Italia, tramite cui osservare, con l'utilizzo dei livelli di photoshop, i vari strati del disegno, separando le parti disegnate direttamente dalla Yamazaki da quelle degli assistenti; scopriamo inoltre che buona parte degli sfondi romani del volume sono stati realizzati proprio da Tori Miki. Viene anche anticipato che i due autori hanno intenzione di collaborare ad una nuova opera.

Una discreta parte dell'incontro è stata incentrata sui gag manga, portati come esempio di tipologia di manga famosissima in Giappone ma poco nota in Italia. Secondo Tori Miki, la difficoltà principale degli stranieri a comprendere il gag manga è data dalla sua evoluzione storica e narrativa, che rende quasi impossibile apprezzare tale filone da chi non è stato educato fin dalla prima infanzia a leggere queste opere. Questo sebbene esistano numerosi gag manga in grado di divertire anche gli italiani: per provare questa tesi, vengono mostrate alcune tavole, tra cui una pagina con una chitarra incomprensibile per tutti i presenti ad eccezione dei pochi giapponesi; altre invece, più tradizionali, sono riuscite a strappare qualche sorriso anche al pubblico italiano.

Per finire, la stessa Yamazaki interroga il pubblico sulla questione del ribaltamento e del senso di lettura nelle versioni italiane dei manga, argomento che suscitò in Giappone, all'epoca in cui venne proposto, un profondo dissenso da parte dei mangaka, decisamente contrari al ribaltamento.
Dopo l'incontro la Yamazaki si è resa disponibile per autografi al pubblico.

Milano Manga Festival - Mari Yamazaki e Tori Miki