Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo ai manga, con Saru, The Climber e Piece.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


7.0/10
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Un oscura profezia grava sull'umanità. Nostradamus predisse una fine del mondo che non è avvenuta, ma cosa è successo realmente? In un'opera che mescola tante culture, miti e leggende, un lettore può immergersi in quello che, di sicuro, è una bella panoramica di mitologia a fumetti. Credo e usanze di vari popoli sono messi al servizio di Daisuke Igarashi, autore di questo fumetto, anello di congiunzione tra il visual novel e il manga. Una sorta di gekira quindi, in cui il bravo autore di "Kaijou no Kodomo" si sbizzarrisce illustrando una sorta di breviario antropologico.
Niente di straordinario, sia chiaro, un'opera ben al di sotto delle potenzialità del maestro, che si allontana dai suoi amati scenari rurali per fare immergere il lettore in un clima ben più cupo, un incubo, in cui il mondo è prossimo alla distruzione. Ambientato in Europa, Saru sfiora tutte le culture del mondo perdendosi però parecchio, in futili cogitazioni. Igarashi si immerge, neppure troppo velatamente, in una crociata contro la globalizzazione, accusando la modernità di aver distrutto troppe micro culture e di aver letteralmente ucciso i miti antichi. Un discorso quantomai sterile quindi, che senza solide tesi non può che suscitare un certo risolino nel lettore informato. Il mondo è in continua evoluzione temporale e le culture oggi sradicate avevano, a loro volta, soppiantato altre culture quando si erano formate.

I discorsi anti progressisti del maestro, che tra chiesa cattolica, pratiche nepalesi e miti etiopi, si perdono in loro stessi, fanno pensare a un flop totale. Non è così. La storia è comunque gradevole, scorre bene e si lascia leggere senza problemi. In questo guazzabuglio di informazioni che l'autore ci dona, Igarashi riesce a non perdersi, a dare un filo logico costante e ben strutturato, con personaggi credibili e apprezzabili, che delineano uno spessore morale ben caratterizzato, anche nei soli due volumi dell'opera. Al lettore l'ardua scelta sui contenuti. Ignorarli, trattandoli come un noioso surplus, come ho fatto io; o farne tesoro. Eppure conditio sine qua non del buon manga d'autore dovrebbero essere proprio questi che, ahimè, qua traballano. Una "bella storia" quindi, ma niente di più, da gustare a cuor leggero.
Il disegno è meraviglioso, come Igarashi ci ha ormai abituato. Graffiato, rabbioso, eppure dolcissimo. L'assenza totale delle sfumature ci introduce in un tratto in cui è il chiaroscuro a farla da padrone e dove la retinatura è tutto. Dosata con perizia però, cosparge l'intera opera senza farsi invadente.

L'edizione è di buona fattura. Brossura tagliata, sovraccoperta con un pregevole effetto rilievo e coperta dorata con la stessa immagine in negativo. Carta in linea con le edizioni Jpop, bianchissima, con inchiostro non troppo secco e buona grammatura. Il tarlo sta nel testo, specie nel secondo volume dove Irène, uno dei personaggi principali, usa un carattere diverso per parlare rispetto agli altri, nel quale sono stati seminati via via sempre più, errori e dimenticanze di lettere. Cura sommaria dello scritto quindi, che fa un po' storcere il naso anche a una lettura superficiale.
Un opera interessante, anche se non eccezionale, che riporta Igarashi in Italia con uno dei suoi titoli più scadenti. In attesa dei grandi successi del maestro, primo tra tutti quel Kaijuu no Kodomo, gustiamoci Saru, senza troppe pretese, ma neppure senza troppe reticenze. Sette.



9.0/10
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"The Climber" (titolo originale: "Kokou No Hito") non è di certo uno di quei manga che va vissuto come un banale mezzo di evasione o tanto meno di distrazione.
Per la prima volta dopo molto tempo si ci trova di fronte ad un'opera che rispecchi pienamente le caratteristiche di un seinen manga; non troverete qui scene di efferata violenza fisica o carnale, ma bensì una curata esplorazione di tematiche mature, come la ricerca di se stessi o l'ingresso nella società e nella realtà lavorativa, con tutte le difficoltà e le scelte che le diverse situazioni comportano.

Non fatevi ingannare dal modo in cui vengono trattate trama e sceneggiatura nei primi volumi, che sono dotati di un'atmosfera dai caratteri più shonen, o dai personaggi, in particolare il protagonista, che ci viene presentato come il classico outsider chiuso e scontroso con un innato talento per ogni attività in cui si cimenta.
Aspettate di raggiungere il quarto volume ed assisterete ad un notevole cambio di prospettiva e salto di livello; in corrispondenza con la prima rilevante svolta della trama il manga assume quelle caratteristiche tipiche del fumetto maturo e riflessivo. Il manga abbandona la banalità degli inizi - parlo di banalità pur sapendo che anche nei primi volumi la trama è parecchio originale, solamente per evidenziare il salto di qualità - e si sviluppa in concomitanza con le tecniche narrative, che migliorano ad ogni capitolo.
Anche il disegno, che pur essendo sempre di alto livello era altalenante sulle prime battute, ha una crescita qualitativa costante fino al raggiungimento del quarto volume; da questo momento in poi, ormai stabile, ci offrirà rappresentazioni grafiche al limite della perfezione tecnica, spesso dotate di grande pathos ed espressività.
"Kokou No Hito" è un manga che mette in luce la crescita interiore dei suoi personaggi (principalmente del protagonista Buntarou Mori) e che mostra assieme ad essa anche la crescita degli autori stessi del fumetto, che come precedentemente riportato, migliorano in sceneggiatura, disegni e tecniche narrative con l'avanzare della trama.

Dotato di un crudo realismo e di atmosfere spesso tese e drammatiche, "The Climber" ci coinvolge da vicino in quelle che saranno le situazioni (spesso estreme) vissute dal protagonista e le sue relative scelte e decisioni, mostrandoci la sua crescita a livello introspettivo e psicologico oltre che fisico.
Interessante è inoltre la maniera con cui viene analizzata la psiche di Buntarou Mori, il nostro protagonista, le cui riflessioni, spesso accompagnate da visioni astratte, ricordi e simbolismi, ricordano il manga capolavoro "Homunculus" di Hideo Yamamoto; che una volta intrapresa la lettura di "Kokou No Hito - The Climber" si è subito sentito in dovere di consigliare questo manga a tutti gli amanti del genere e non.

I disegni di Shin'ichi Sakamoto sono, come già detto, magistrali e tendenti al realistico; trama e sceneggiatura, già di base splendide, sono impreziosite da tecniche narrative complesse e di alto livello - dovrete fare però l'abitudine ai numerosi "time skip" distribuiti lungo tutto il manga, che potrebbero rendere difficile per un lettore poco attento seguire senza incomprensioni l'evolversi della trama.

Il fumetto ruota principalmente intorno al protagonista Buntarou Mori che, pur sembrando piatto e monodimensionale sulle prime battute, incontra una continua crescita ed una costante evoluzione con il procedere della narrazione (in parole povere, funzionerà perfettamente come personaggio se sarete capaci di vederlo crescere e se ne avrete la pazienza; come già detto infatti, "The Climber" è un manga "di crescita" in tutti i sensi)

In definitiva uno dei migliori seinen degli ultimi anni, quasi sicuramente il migliore pubblicato in Italia (grazie a J-POP) nel 2011.
Se siete in cerca di un fumetto maturo, profondo, realistico e riflessivo che superi la banale utilità di mezzo di evasione e si trasformi un'esperienza coinvolgente ed emozionante leggete "Kokou No Hito - The Climber", non ne rimarrete delusi.

disegno: 9.5
trama: 9
sceneggiatura: 9



10.0/10
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Mizuho Suga è una ragazza distaccata da tutto ciò che la circonda e profondamente incompleta. Al primo anno di università si ritrova a dover investigare sul passato di Haruka Origuchi, una sua compagna di classe del liceo morta di malattia. Piano piano Mizuho incomincia a conoscere meglio sé stessa, ciò che le piace e quello che invece odia e le dà fastidio. Inizia ad accorgersi delle persone che le stanno accanto e dei loro desideri. Apparentemente sembrerebbe una ragazza insensibile, fredda e razionale; in realtà ha una sensibilità per nulla superficiale, ma molto molto fragile. E' volubile, emotiva e solo per difendersi da possibili dolori o emozioni negative non si coinvolge pienamente e con passione in tutto quello che fa. Il cambiamento giunge quando torna nella sua vita un ragazzo, Hikaru Narumi, al quale si era legata con affetto al liceo, apparentemente lasciandosi trasportare dagli eventi, presa da una forte curiosità per lui. Narumi è considerato da tutti uno sciupafemmine, un ragazzo scansafatiche e privo di tatto. Mizuho, nonostante sappia queste cose di lui, ne è attratta e vuole conoscerlo meglio. Lei è il tipo che "pur sapendo di aver preso l'autobus sbagliato, resta comunque a bordo."
La storia è un giallo, una ricerca verso la verità compiuta da un gruppo di ragazzi tra i 19 e i 20 anni che si mostrano per quello che sono, con i loro difetti e le loro insicurezze. In ognuno di loro è possibile scoprire un pezzo, un frammento del loro carattere in cui ritrovare qualcosa di familiare e conosciuto. E' questa l'attrattiva maggiore di questo shojo fuori dalle linee: le sfaccettature e la complessità della caratterizzazione dei personaggi.
La Ashihara dopo "la Clessidra" non delude affatto! Il plot può apparire confuso, ma come i pezzi di un puzzle si incastrano per dar forma a un disegno completo, così i fili della trama si intrecciano volume dopo volume e danno vita ad un'opera davvero interessante!