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Adotta un titolo 1Adotta un titolo 2Titoli poco conosciuti, passati in sordina all'epoca dell'uscita o dimenticati col tempo... su AnimeClick.it abbiamo migliaia di schede anime e manga senza alcuna recensione, privando quindi i lettori di uno dei principali punti di forza delle stesse.
Per cui, ad ogni appuntamento di questa rubrica vi proporremo alcuni di questi titoli, con la preghiera di recensirli qualora li conosciate. Tutti gli utenti che recensiranno le opere proposte entro la scadenza assegnata riceveranno l'icona premio Scheda adottata. Per le regole da seguire nella stesura delle recensioni rimandiamo al blog apposito, che vi preghiamo di utilizzare anche per commenti, domande o tenere traccia dei premi (non commentate l'iniziativa in questa news).

I titoli al momento disponibili sono:

[ANIME] Maryuu senki - Evil Dragon War Chronicles (Scadenza: 11/2/2015)

[MANGA] Facciamo i pervertiti (Scadenza: 15/2/2015)

[DRAMA] Attack No.1 (Scadenza: 18/2/2015)

[ANIME] Desert Rose - Snow of the Apocalypse (Scadenza: 22/02/2015)


Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi ci dedichiamo al genere ecchi, con gli anime Kenzen Robo Daimidaler e Legend of Lenmear ed il manga Miyuki nel paese delle meraviglie.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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Basta con i piagnistei, le lamentele, la mania della crisi, il rimpianto del buon tempo andato: "Daimidaler" è la dimostrazione che anche nel 2014 si realizzano degli ottimi robotici!

Fin dal primo minuto "Daimidaler" si presenta bene, con una opening a dir poco spumeggiante, opera del JAM project. Si tratta di gente che di sigle robotiche se ne intende: per chi non lo sapesse, il gruppo è stato fondato nel 2000 da Ichiro Mizuki, il cantante della sigla giapponese di "Mazinger Z" e molti altri super robot degli anni settanta. Oltre alle musiche, sono ottime le animazioni e il mecha design, per una volta senza ricorso alla CGI. Impeccabile il chara design, di stampo classico. Ma soprattutto sono indovinati i nemici, avversari di spessore che sono indispensabili per fare una grande serie, ovvero l'Impero Pinguino. Giunti da una dimensione parallela per rubare ai Terrestri le Ero-particelle, i pinguini sono i veri coprotagonisti di "Daimidaler", insieme a Ritz, l'orfanella terrestre che abbandona l'umanità per allearsi a loro. Ritz è il miglior personaggio della serie, seguita dall'Imperatore Pinguino. Seguono poi il secondo team di piloti di Daimidaler, Kiriko e Shouma, e infine il primo team, Koichi e Kyoko. Merita una menzione particolare il pinguino Henry, protagonista di una triste storia d'amore, che dimostrerà quanto sia labile il confine tra Umani e Pinguini. I Tre Professori sono senz'altro più gradevoli dei Tre Professori di "Mazinga Z".

I robot sono tutti genialmente ridicoli, specialmente quelli dell'Impero Pinguino, che fanno il verso ai robot nemici di "Tetsujin 28". Ovviamente le citazioni robotiche in una serie di questo tipo si sprecano, motivo per cui non starò a farne una lista infinita. Ci sono veramente tanti dettagli ben pensati: per esempio il Daimidaler Tipo 6, che è un robot fico in condizioni normali, quando si trasforma e raggiunge il massimo potere ritorna agli stupidissimi occhi a palla del primo Daimidaler! Le battaglie sono ben realizzate, spettacolari e piene di colpi di scena, motivo per cui il Daimidaler spesso e volentieri si salva per puri colpi di fortuna, quando i pinguini stanno vincendo. Molto buoni i testi, tutti rigorosamente basati su doppi sensi sessuali, che pervadono tutta la serie. Trattandosi di un anime ecchi, naturalmente consiglio di vedere la versione "uncensored"; ne sarete soddisfatti. Si tratta comunque di una serie in cui gli aspetti parodici vincono sugli aspetti ecchi. La consiglio anche ai fan del majokko, perché le scene tristi tipiche di questo genere (e ben presenti anche nel robotico anni settanta) non mancano, naturalmente in chiave parodica.

Il manga è concluso, ma spazio per una seconda serie ce ne sarebbe: chi sono i Fortissimi Cinque dell'Impero Pinguino, di cui abbiamo visto un solo membro? Chi sono gli umani della dimensione dei pinguini, in grado di realizzare Daimidaler a Propulsione Termale? Chissà se ne vedremo un seguito. Certamente si tratta di una serie imprevedibile e capace di tenere desta l'attenzione dello spettatore con le sue mille trovate inaspettate. Come direbbero i pinguini, in alto le code frontali!



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Mi spiace un po' dare un voto basso a un'opera delle CLAMP, che sono a tutti gli effetti le mie autrici preferite, ma d'altra parte trovo che, a cuor sincero, Miyuki nel paese delle meraviglie non meriti di più.

Nel complesso è un'opera graziosa da un punto di vista estetico e avrebbe anche potuto essere divertente, se non fosse stata così breve e lapidaria. So benissimo che nel realizzarla le CLAMP non dovevano avere nessuna aspettativa, tuttavia, credo che avrebbero potuto far molto di più anche in un'opera come questa, chiaramente pensata come un divertissement, un'auto-parodia del genere ecchi, nonché un'opera autoreferenziale.

In sette brevissimi capitoletti vediamo ripetersi all'infinito lo stesso canovaccio: Miyuki, graziosa studentessa qualunque, viene magicamente e improvvisamente risucchiata in un'altra dimensione, dove incontra donne lascive e vogliose, che tentano in ogni modo di spogliarla (e non solo). Nel primo capitolo finisce nel paese delle meraviglie (proprio così, quello di Lewis Carroll), nel secondo nel paese degli specchi (sempre dal romanzo di Carroll), nel terzo in un programma TV, nel quarto nel mondo dei lavori part-time, nel quinto nel paese del mahjong, nel sesto nel paese dei videogiochi e nel settimo nel mondo di X (notissimo fumetto horror delle CLAMP). Di tutti questi capitoli, trovo che i più riusciti siano i primi due e gli ultimi due: in quelli ambientati nel mondo di Carroll è divertente ritrovare i personaggi che tutti conosciamo in versione femminile e super sexy; il sesto è un simpatico omaggio al mondo degli RPG (ed anche a Rayearth, altro noto manga delle CLAMP) e il settimo fa ovviamente sorridere perché si ritrovano in un contesto demenziale dei personaggi tanto drammatici come quelli di X.

Nel complesso, però, trovo che il risultato sia riuscito solo a metà. Il susseguirsi delle scenette comiche una dietro l'altra è talmente rapido che a stento si riesce a seguire e notare i numerosi personaggi che ci vengono presentati. Trovo che sia un peccato, perché sono tutti graficamente bellissimi e ben caratterizzati da un punto di vista estetico. Alla fine il manga mi ha fatto un po' sorridere, ma soltanto in quegli stralci con i personaggi più noti o per l'autoreferenza (vedi gli RPG e X). Verosimilmente se l'intero tankobon fosse stato tutto dedicato a una parodia ecchi del romanzo di Carroll, credo che il manga sarebbe risultato più divertente e riuscito (se non erro la versione animata, che non ho visto, segua questa strada).

I disegni sono veramente bellissimi e ci mostrano la versione più matura e completa dello "stile classico" della CLAMP, quello di Mokona (già apprezzato in Rayearth e in X per l'appunto). Le tavole sono ben strutturate, i disegni curatissimi, i dettagli di ogni sexy ragazza incredibili, ottimo l'uso dei retini per dare profondità e sfumature.

Nel complesso quindi un volumetto che vale soprattutto per la parte grafica e che avrebbe potuto essere più divertente di quanto sia. Consigliato solo ai fan delle CLAMP, che potranno godere dei disegni e del rivedere alcuni personaggi e/o citazioni dalle loro opere (P.S. poi per carità, se avete un amico "sporcaccione" regalateglielo pure, non gli dispiacerà di certo!).



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Negli anni '80, il genere fantasy di stampo occidentale, con elfi, draghi, imponenti castelli di pietra, valorosi guerrieri e potenti stregoni, si impone anche in Giappone: nel 1983 Yoshiyuki Tomino dirige Aura Battler Dunbine, robotico ambientato in un universo parallelo di stampo medievale, Byston Well, cui lo stesso regista (che è anche scrittore) dedica poi una lunga serie di romanzi; nel 1986 viene prodotto l'OAV Amon Saga; nel 1986 esce in Giappone il primo Dragon Quest, seguito l'anno dopo dal primo Final Fantasy; nel 1988 debutta sulle pagine di Weekly Shonen Jump Bastard!! L'oscuro distruttore, il celeberrimo manga di Kazushi Hagiwara, e nel 1989 è la volta, sulla rivista Young Animal, di Berserk di Kentaro Miura. Sempre nel 1989 viene prodotto l'OAV Legend of Lemnear, frutto della collaborazione di Kinji Yoshimoto e di Satoshi Urushihara, il primo come regista e sceneggiatore, il secondo come character designer; i due, poi, collaboreranno anche nella realizzazione del manga omonimo, curando rispettivamente la storia e i disegni.

Essendo composto da un solo episodio di quarantacinque minuti, Legend of Lemnear si presenta come un basilare sword and sorcery, con una trama semplice e lineare fondata sulla ricerca di vendetta da parte della protagonista Lemnear e su un'antica profezia, secondo cui lei sarebbe il Guerriero d'Argento, destinato insieme al Guerriero di Bronzo a sconfiggere il malvagio mago Varohl, Guerriero d'Oro decaduto e divenuto malvagio perché, come si scopre quando viene tentato un minimo di approfondimento psicologico del personaggio, a causa della sua natura è stato emarginato e maltrattato dagli esseri umani. Gli stereotipi e i cliché dell'heroic fantasy qui si sprecano: l'eroina avvenente e poco vestita, le antiche profezie, il crudele signore oscuro, il mago malvagio che gli fa da braccio destro (anche se sarebbe più corretto dire che qui è il braccio a fargli da mago!), il vecchio saggio che indica all'eroina la via da seguire, e poi monili magici, trasformazioni in draghi, giganti di pietra... ma considerando la scarsa durata dell'opera, il voler puntare su caratterizzazioni stereotipate e quindi già pronte è un punto a favore, che permette di avere personaggi ben definiti senza doverli approfondire ulteriormente.

Come tanti OAV degli anni '80 e '90, Legend of Lemnear più che su una trama complessa e originale si basa interamente sul ritmo frenetico dell'azione, sui combattimenti mozzafiato e sul pregevole comparto tecnico, ma a spiccare è soprattutto lo stile di Urushihara, aggraziato ed elegante, nonché capace di conferire sensualità alle figure femminili che, spesso e volentieri in questa come in altre sue opere, si ritrovano denudate e con le proprie grazie esposte. È probabile che per il personaggio di Lemnear ci si sia ispirati a Taarna la Taarakiana, eroina di uno dei segmenti del film d'animazione americano Heavy Metal del 1981, in quanto entrambe sono guerriere, hanno i capelli argentei, dei vestiti molto striminziti e cavalcano una bestia volante.

Legend of Lemnear non è dunque un capolavoro, contenutisticamente parlando; probabilmente, se fosse stato composto da più episodi avrebbe presentato una trama più ricca e uno sviluppo migliore degli avvenimenti, che invece in quarantacinque minuti risultano essere troppo rapidi e repentini. Resta comunque un buon intrattenimento, soprattutto se siete amanti dell'heroic fantasy e avete sempre avuto un debole per le eroine poco vestite come Red Sonja.