Al Far East Film Festival il 25 aprile arriva il momento di Nobuhiro Yamashita (già ad Udine per Linda Linda Linda nel 2006 e Tamako in Moratorium nel 2014), con Misono Universe - La la la at Rock Bottom, film interpretato da Subaru Shibutani, voce e chitarra dei Kanjani8, e dalla promessa mantenuta Fumi Nikaido, aggiudicatasi giovanissima nel 2012 al Festival del cinema di Venezia il Premio Marcello Mastroianni, prima attrice giapponese a conquistare l'ambito riconoscimento destinato agli artisti emergenti. Su questi lidi il film è giunto in anteprima assoluta attraverso una recensione/reportage della proiezione al Rotterdam Film Festival, perciò possiamo aggiungere molto poco alle parole già tributate a questa pellicola, semplicemente raccontandovi dell'accoglienza calorosa del pubblico udinese, che accompagnava con un battimani ritmato le parti cantate dall'alto della terza galleria, e lasciandovi a un breve trafiletto e, prima di tutto, alla lettera di Shibutani al pubblico italiano letta prima dello spettacolo dal regista Yamashita.

FEFF 17 - Nobuhiro Yamashita porge i saluti al pubblico di Subaru Shibutani



Misono Universe:
 
Kasumi, una ragazzina ritrovatasi a dover gestire il negozio dei genitori e a convivere con un nonnino ormai rintornato, si rimbocca le maniche e manda avanti la propria vita animandola con la pittoresca band degli Akainu, che 'dirige' con ferma tenerezza. E all'improvviso si imbatte in un 'randagio', un uomo smarrito e in preda a un'amnesia che gli ha rubato il passato. Kasumi lo invita senza indugi a costruirsi un futuro. A "Pochi", il nomignolo da cagnolino con cui la ragazza ribattezza lo sconosciuto, è rimasto qualcosa a cui aggrapparsi: il canto. Yamashita sembra volerci dire che la voce è il corpo dell'anima: ecco perché chi canta può toccare l'anima con mano. E "Pochi"/Shigeo riesce a farlo con un'intensità che lascia esterrefatta Kasumi. La musica è davvero la linfa vitale che fluisce nelle corde di uno Shibutani convincentissimo sia nel cantato che nella recitazione. Se a Pochi manca il passato e Kasumi è ferma al giorno della morte del padre, entrambi possono ritrovare un modo di stare al mondo: il presente può essere stretto tra le dita di una mano, il passato e il futuro si possono custodire dentro una scatola. La memoria, il presente, la speranza: tutto può diventare musica. Se la voce è il primo modo di fare musica, il soffio dell'armonica è un prolungamento della voce di Shibutani, capace di assumere le tinte più varie, dalla forza emotiva di Old Diary fino alla intensa Kioku. Una conferma graditissima la giovane Fumi Nikaido, attrice dalla forza delicata. Il film è un tributo ad Osaka fin dal titolo, e ci porta dritti al centro della palpitante umanità della metropoli del Kensai. Il messaggio della pellicola è un inno alla speranza: «ame futte chi ga katamaru naraba» dice Kokoro Odoreba, uno dei brani che dolcemente trascinano il film... dopo la pioggia, la terra si compatta, i legami, dopo le difficoltà, si rafforzano.

キョン

***
Di seguito le mini-recensioni di Women Who Flirt (Cina, 2014) e Confession (Corea del Sud, 2014), sempre presentati al FEFF nella giornata del 25 aprile.

Women_Who_Flirt_film_poster.jpgConfession-KM-p01.jpg

Women Who Flirt:
 
Una prima serata all’insegna del buon umore nel secondo giorno di programmazione del Far East Film 17 per la prima europea dell’ultima fatica di Pang Ho-cheung, regista di Hong Kong.
Angie e Marco sono una giovane coppia di colleghi di lavoro a Shanghai la cui amicizia dura sin dai tempi dell'università e sembra destinata verso un'inevitabile love story. Almeno questa è l'aspettativa di Angie, che però viene disattesa quando Marco si innamora di Hailey, volubile e superficiale ragazza di Taiwan. A questo punto Angie, da tutti considerata un maschiaccio, decide di ricorrere all'aiuto di un gruppetto di amiche che la introdurranno alle basilari tecniche nell'arte della seduzione, con l'intento di dirottare il cuore di Marco nella sua direzione.
Sofisticata musica lounge-jazz e ambienti raffinati fanno da contorno a questa frizzante commedia romantica. Le scene sono dominate da uno humour sensuale e ammiccante e i brillanti dialoghi spesso sono conditi con piccanti battute che non scadono mai nel cattivo gusto. Il regista Pang Ho-cheung, con questo ritorno alla commedia, dimostra di muoversi con disinvoltura fra diversi generi. Bravi e simpatici e ‘nella parte’ gli attori protagonisti Zhou Xun, nel ruolo di Angie, e Huang Xiaoming (Ip Man 2), nel ruolo di Marco. Nota di colore: gli ‘hot pants’ mostrati nel film sono davvero la ‘divisa ufficiale’ delle Taipei girls.

bob71

Confession:
 
La seconda serata del Teatro Nuovo Giovanni da Udine si tinge di colori cupi con il dolente dramma familiare Confession del regista sud coreano Lee Do-Yun, alla sua opera prima. Il film narra la storia di tre amici molto legati sin dai giorni di scuola. Hyun-Tae (Ji Sung) ha un forte senso di giustizia, lavora come pompiere e ha una moglie e una figlia. In-Chul (Ju Ji-Hoon) lavora come agente assicurativo, ma è impelagato in traffici poco trasparenti. Min-Soo (Lee Kwang-Soo) è un single con problemi di alcolismo, ha una piccola attività in proprio e considera i suoi amici come la sua vera famiglia. La loro forte amicizia però si incrina quando la madre di Hyun-Tae muore accidentalmente durante l'incendio alla sua sala giochi messo in scena con la complicità di In-Chul e Min-Soo al fine di riscuotere il premio assicurativo.
Per quanto si sforzi di fare qualcosa di veramente originale e distintivo, nella complessa e articolata scrittura del plot, il giovane regista ci propone un noir che per certi versi ricorda altri film del genere, come Blood simple, Non è un paese per vecchi e soprattutto Onora il padre e la madre di De Palma, nel riproporre una scorciatoia per la felicità in cui però qualcosa va storto: casualità o destino segnato nelle personalità dei tre amici che non potrebbero essere più diverse? Forse ciò che difetta di più a questo film è un contrappunto di speranza, perché la ruota del caso sembra davvero essere guidata da un fato davvero crudele. Per essere un esordiente, Lee Do-Yun è un regista e sceneggiatore perfettamente a suo agio con il mestiere del cinema e in sintonia con le motivazioni che spingono l'umanità ad essere sorprendentemente disinteressata e sconsideratamente crudele. Crea un mondo intorno a tre personaggi a tutto tondo e lo descrive con un emozionante stile visivo e un'estrema attenzione ai dettagli.

bob71