Nella giornata di sabato 2 maggio, in occasione della prima edizione di NovaLudica Atto I - La fortezza del divertimento, a Palmanova (Udine), AnimeClick.it era presente in veste di ospite ufficiale. Tra le iniziative da noi organizzate, vi è stata la proiezione del film Il mio vicino Totoro, preceduta da un'introduzione sulla storia dello Studio Ghibli a cura di Fabio "Kyon" Palumbo.

Di seguito vi riportiamo il video della presentazione e la sua trascrizione integrale.

 

Buongiorno a tutti! Il film che ci apprestiamo a vedere è Il mio vicino Totoro (Tonari no Totoro). A presentarvelo è AnimeClick.it che, forse alcuni di voi già lo conosceranno, è il sito italiano numero uno per quanto riguarda l’animazione e il manga giapponese. Ho il piacere di introdurre Totoro cercando di dare uno sguardo generale su questo film che magari vi aiuterà nella visione, a scoprire o riscoprire (per chi lo ha già visto) qualcosa che magari non tutti sanno. Prima di tutto Totoro è un film che ormai ha la sua bella età, perché è un film del 1988, e non è un periodo casuale per la sua uscita, perché è il momento in cui in Giappone gli anime vivono il proprio “boom”. Il boom degli anime in Giappone comincia effettivamente negli anni Settanta e si trascina per tutti gli anni Ottanta e i primi anni Novanta, cioè questo è il periodo in cui in Giappone i disegni animati iniziano ad essere visti da sempre più persone, e questo spinge i produttori a riportare gli anime al cinema. Quindi a un certo punto il signor Miyazaki fonda lo studio di animazione Ghibli, che ha prodotto alcuni tra i film animati più famosi al mondo e anche in Italia, ovviamente Totoro, Ponyo sulla scogliera, Il castello errante di Howl, La città incantata, Si alza il vento.

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Lo Studio Ghibli nasce con tre persone fondamentalmente: il regista Hayao Miyazaki, il produttore Toshio Suzuki e Isao Takahata, l’altro grande regista dello Studio Ghibli. Come cominciano a lavorare agli anime all’interno dello Studio Ghibli? Prima di tutto bisogna ricordare che Miyazaki aveva già lavorato a progetti per altri studi di animazione fra i quali il suo primo film per il cinema: Nausicaa della valle del vento. A questo seguì Laputa, il castello nel cielo. Entrambi i film sono molto diversi da Totoro, hanno ambientazioni fantastiche, scenari che non sono la campagna giapponese che vedremo in Totoro, si tratta di posti lontani, immaginari. Laputa ad esempio è ispirato ai viaggi di Gulliver. Però a un certo punto Miyazaki ha un’idea diversa, l’idea di portare al cinema il Giappone reale, il Giappone vero, e porta sulla scena il Giappone degli anni Cinquanta. Siamo alla fine degli anni Ottanta e con un'operazione che potremmo definire quasi nostalgica vuole far rivedere la campagna giapponese degli anni Cinquanta.

unatombaperlelucciole.jpgTotoro è un film sulla vita di campagna, quella del Giappone negli anni Cinquanta, dicevamo. E cosa fanno alla Ghibli? Non solo decidono di mandare in cartellone questo film sul Giappone degli anni Cinquanta, ma fanno qualcosa di ancora più audace, di più coraggioso, perché assieme a Totoro proiettano Una tomba per le lucciole: non so quanti di voi l'abbiano visto, ma si tratta di un film dell’altro regista della Ghibli, Isao Takahata. Una tomba per le lucciole è un film ispirato alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale. È la storia di due fratelli che si ritrovano praticamente da soli a dover affrontare la tragedia della guerra e tentano in qualche modo di sopravvivere. Questi due film vengono proiettati insieme in Giappone, nella primavera del 1988, cioè chi andava al cinema vedeva due film che fra l’altro venivano proiettati in ordine casuale, a volte prima Totoro e a volte Una tomba per le lucciole. A seconda dell’ordine con cui venivano proiettati succedeva che gli spettatori uscivano dal cinema sorridendo, felici e contenti, oppure piangendo, perché Una tomba per le lucciole è una storia drammatica, quindi se vedevano questo per ultimo uscivano dal cinema abbastanza affranti. Voi siete fortunati perché vedrete solamente Totoro che è un film decisamente rilassante.
 
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L’immagine che Miyazaki vuole dare della campagna giapponese, è anche un’immagine particolare, presentata in maniera abbastanza idilliaca, bucolica. Le bambine e i bambini di Miyazaki in Totoro sono bambini buoni e felici diremmo, cosa che, andando più avanti ad esempio ne La città incantata, non sarà proprio così. In questo momento nei film di Miyazaki non ci sono cattivi, in Totoro cattivi non ce ne sono, però c’è una cosa: molti non sanno che cos’è Totoro e lo chiedo anche a voi, vediamo se qualcuno mi sa rispondere. Che animale è Totoro? Vi faccio quattro proposte, quattro risposte possibili: un gatto, un coniglio, un gufo oppure non è un animale?
Esattamente, non è un animale. La risposta troll è quasi giusta. L’altra domanda è: da dove viene il nome Totoro? Allora, Totoro è un fantasma, non un fantasma per come lo intendiamo noi, è un fantasma nel senso giapponese del termine, quindi una creatura fantasmatica.
 
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Effettivamente nella tradizione giapponese esistono delle figure che assomigliano ai Totoro, sono i tanuki, che sono una specie di procioni. Infatti qualcosa dei procioni anche Totoro ce l’ha, ha qualcosa del gatto, ha le orecchie appuntite, potrebbe somigliare anche a un gufo perché poi “bubola” la notte e fa quegli strani versi, però non è niente di tutto questo. È un fantasma e il suo nome gli viene dato da Mei. Totoro è un nome storpiato però, perché in realtà, in questa scena, che nel film non vedete in quanto presente solo nei titoli di coda, è un fotogramma della sigla, vedete che la mamma di Mei e Sasuke sta leggendo alle bambine una favola, un libro di favole che in italiano potremmo tradurre come I tre caproni. È una favola norvegese in cui ci sono tre caproni che devono attraversare un ponte, ma sotto questo ponte c’è l’immagine di un troll. In effetti noi i troll non ce li immaginiamo proprio così. Se qualcuno ha visto Harry Potter, lì vediamo dei troll diversi, o anche ne Il signore degli anelli, però qui abbiamo un troll che assomiglia molto a Totoro. Quando la mamma legge la favola dice - questo è un tororu – troll in giapponese. La bambina non capisce bene e quando vede Totoro dice - ah ma tu sei come il troll della favola, sei un totoro (distorcendo la parola tororu)! – insomma gli dà del troll al poverino! Ecco da dove deriva il nome Totoro: è la storpiatura di troll, ma in realtà è un fantasma. In effetti non è una creatura della mitologia giapponese, somiglia ad alcune creature come i tanuki, ma è un personaggio totalmente inventato.
 
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Secondo voi Totoro ha avuto successo al cinema, quando è uscito nel 1988? In realtà è andato malissimo. Ricordiamo che è stato proiettato insieme a Hotaru no haka. Da due film la casa di produzione è rientrata solamente del cinquanta per cento delle spese, cioè sono riusciti a coprire le spese di un solo film. Insomma non è il massimo quando si producono due film e si rientra nelle spese di uno solo. Tanto che a un certo punto avevano quasi l’idea di chiudere bottega. Infatti loro stessi quando hanno fatto questi due film, hanno detto – bene, se vanno bene continuiamo sennò chiudiamo bottega! Però alla fine si salvano in corner con il film dell’anno seguente, il 1989, che è Kiki consegne a domicilio, una storia che piace molto di più: è una storia di magia, la storia di una streghetta, fra l’altro co-prodotta con la Disney. Grazie agli incassi di questo film si riescono a coprire i buchi di bilancio della Ghibli, soprattutto grazie agli introiti della vendita di video cassette di Kiki.

Studio_Ghibli_Logo.jpgQuindi fondamentalmente all’inizio sia Una tomba per le lucciole che Totoro furono un enorme insuccesso. Però quest’ultimo film, col passare degli anni, viene riscoperto e fra l’altro è un film che piace tantissimo alla Ghibli, tanto che ancora oggi se voi comprate un DVD della Ghibli o andate a vedere un film della Ghibli al cinema, la prima cosa che compare è il faccione di Totoro che è diventato il logo dello Studio Ghibli. Addirittura in Giappone se comprate un DVD o un BD della Ghibli, prima del film c’è una pubblicità in cui compaiono le due bambine, protagoniste rispettivamente di Totoro e di Una tomba per le lucciole. Questo per dirvi quanto erano importanti questi due film e quanto saranno importanti per la storia della Ghibli. Ad esempio anche in Italia se andate in una qualunque fiera del fumetto trovate tantissimi cosplayer che ripropongono i personaggi di Totoro. Per dirne due: nel 2013, quando Totoro ha festeggiato i venticinque anni, a Lucca Comics and Games c’è stata una sfilata di tutti i personaggi dello Studio Ghibli, e Totoro è stato proiettato ben due volte all’interno di Lucca Comics. Più recentemente la maschera di Totoro ha vinto il Far East cosplay contest a Udine, quindi praticamente è diventato un personaggio amatissimo a distanza di anni, e in un certo senso la scommessa di Miyazaki è stata decisamente vinta.
 
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Prima di lasciarvi alla visione del film vorrei presentarvi alcuni personaggi. Totoro, abbiamo visto che si tratta di un fantasma/troll. Poi c’è il papà, su cui ci sarebbe qualcosa da dire. È un papà studioso, ricercatore universitario, che a un certo punto si trasferisce in campagna. Egli ricorda da vicino un’altra figura dei film di Miyazaki. A qualcuno che ha visto tutti i film della Ghibli viene in mente qualcuno? Si tratta di Jiro Horikoshi di Si alza il vento: come vedete ci sono molte affinità tra i due personaggi, che non sono solamente grafiche ma anche caratterialmente i due si assomigliano molto. In un certo senso è un po’ come se Miyazaki avesse voluto chiudere un cerchio nei propri personaggi, nell’aver proposto in quello che probabilmente sarà l’ultimo film di Miyazaki, quella che è l’icona tipica dei suoi personaggi maschili. Passiamo all’altro personaggio: la madre di Mei e Satsuki. Anche lei ricorda un’altra situazione di Si alza il vento, perché la mamma è malata e va in un sanatorio, e ciò ricorda la Naoko di Si alza il vento: anch’ella va in un sanatorio, anche se poi fa una fine molto differente, molto più infelice. Qui Miyazaki in un certo senso ripropone la stessa situazione di una persona malata, quasi anche in questo caso a voler chiudere il cerchio.

71TFJNY2J0L.jpgAndiamo all’ultimo “personaggio”: si tratta dei nerini del buio, o corrifuliggine. Anche questi personaggi hanno dietro una storia. Il nome nerini del buoi deriva dal giapponese makkurokurosuke, ovvero 'nerini del buio pesto'. Effettivamente se andiamo in una stanza buia, poi accendiamo la luce e la spegniamo subito dopo, notiamo che rimane un effetto luminoso, vediamo dei puntini luminosi che si muovono nel buio, e questa è la spiegazione scientifica che il papà dà alle bambine. Il termine corrifuliggine, invece, viene dal giapponese susuwatari, che è il nome che viene dato dall’anziana signora, e per l’appunto dovrebbero indicare degli spiritelli che seguono la fuliggine, e sono delle creaturine che si creano in quelle case di campagna, come quella dove si trasferisce la famiglia di Mei e Satsuki, rimaste a lungo abbandonate, quindi riaprendole compaiono i corrifuliggine. Dove li ha scovati questi personaggi Miyazaki? Li ha trovati in questo romanzo che si chiama Der kleine nerino, che è una favola, un racconto di un’autrice svedese di lingua tedesca. E lui cosa fa? Prende il nome nerino (quindi di colore nero, kuro, in giapponese) e ci aggiunge makkuro (cioè buio pesto). Quindi sono presi da un libro per l’infanzia. Dovete sapere cha la maggior parte dei soggetti di Miyazaki, escluso Totoro, sono presi da libri per l’infanzia, cioè va a pescare quelli che sono i libri della letteratura, spesso europea, così come altri registi dello Studio Ghibli, e poi li trasporta in quelle splendide storie che tutti impariamo ad amare. Un'ultima cosa: semplicemente vorrei farvi ascoltare le versioni in giapponese della sigla iniziale di Totoro, Sanpo (Passeggiata), e di quella finale, Tonari no Totoro (Il mio vicino Totoro), anche perché, come molti di voi sapranno, il compositore di quasi tutte le colonne sonore dei film di Miyazaki è Joe Hisaishi, che è stato qualche giorno fa a Udine per un concerto, e come una sorta di omaggio al maestro Hisaishi vorrei farvi ascoltare nell’originale giapponese quelle stesse canzoni che sentirete tradotte in italiano nel film. Da notare come nella sigla finale un verso ci dice che Totoro suona nei pleniluni l’ocarina, infatti durante il film vedrete la scena nella quale Totoro suona effettivamente l’ocarina sul ramo di un albero. Le sigle descrivono quello che poi succede nel film, come nel verso: "l'ombrello tuo offrigli, dai!", dalla scena mitica che abbiamo visto anche nella locandina, quella di Totoro che si prende la pioggia e gli viene insegnato dalle bambine come non bagnarsi grazie all’ombrello.
 
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Nella locandina di tutti e due i film (Totoro e Una tomba per le lucciole) lo slogan dice: “siamo venuti a portarvi qualcosa i dimenticato”. Di dimenticato perché, quando esce il film nell’88, i giapponesi avevano dimenticato com’era vivere in campagna, com’era vivere negli anni ’50, ovvero in maniera non frenetica, ma più pacifica, in maniera anche più solidale, perché alla fine Totoro è anche un film di solidarietà, di aiuto reciproco, di capacità delle persone di venirsi incontro le une con le altre. Quindi se anche voi avete dimenticato la storia di Totoro, questo è il momento per rivederla, per sorridere e, perché no?, anche per commuoversi. Vi lasciamo alla visione del film. Grazie e arrivederci!

Fabio "Kyon" Palumbo

N.B.: Molto di questa conferenza riprende ed è debitrice di quella tenuta da Gualtiero 'Shito' Cannarsi a Lucca Comics 2013.