Esiste un proverbio giapponese che dice: 可愛い子には旅をさせよ (Kawaii ko niwa tabi o saseyo, letteralmente: "Mandate i bambini carini in un viaggio"). Il significato di questo detto è abbastanza chiaro, è un invito ai genitori a non viziare troppo i propri bimbi, in modo che questi possano gradualmente adeguarsi alle difficoltà della vita.
Non a caso uno dei programmi TV più seguiti degli ultimi venti anni si chiama はじめてのおつかい (Hajimete No Otsukai, letteralmente "La mia prima commissione"), una sorta di reality show in cui bambini piccolissimi vengono mandati dai genitori a sbrigare semplici compiti da soli.
Certo, un proverbio è solo un modo di dire, ma questo, forse, può aiutarci a comprendere un po' di più come ragiona una nazione che – anche se ci piace immaginarla vicina – sotto diversi aspetti è quanto di più diverso e distante si possa pensare. In Giappone, infatti, non è raro vedere bambini (anche molto piccoli) andare e tornare da scuola da soli, prendendo vari mezzi pubblici in totale autonomia. Mentre da noi (o, più in generale, in occidente) vedere dei bambini che camminano per strada senza la supervisione di un adulto porta immediatamente alla domanda "Ma non è pericoloso che si muovano da soli?", queste sono scene assolutamente normali in Giappone. In un paese come il nostro, in cui attraversare la strada sulle strisce pedonali o in un punto senza attraversamento comporta lo stesso rischio, la domanda è ovvia, ma lo stesso quesito nasce per paesi più "educati" sul codice della strada. E di certo l'attraversare una strada non è la sola situazione pericolosa esistente.
Il canale TV australiano SBS 2 ha caricato sul suo canale YouTube un mini-documentario dal titolo Japan’s independent kids (Bambini indipendenti del Giappone) che analizza, brevemente, le differenze tra una bambina giapponese e una australiana durante il "viaggio" verso la propria scuola.
Prima di tutto facciamo conoscenza di Noe Ando, di soli sette anni, che, ogni mattina, per andare a scuola cammina da sola verso la stazione, prende un treno sulla linea Yamanote per Shinjuku dove scende per prendere un secondo treno. Da notare che Shinjuku non è proprio la classica stazione di periferia, anzi è iscritta nel Guinness dei Primati per essere la prima stazione al mondo per numero di passeggeri annui (la media era di circa 3,64 milioni di passeggeri al giorno nel 2007), conta 36 binari (51 se si considerano le stazioni commesse) e oltre 200 uscite. Insomma, anche per un adulto non è per nulla una stazione user friendly. La madre di Noe ha così commentato: "I suoi genitori non saranno sempre con lei quindi deve imparare a cavarsela da sola. Se si perdesse o dovesse prendere il treno sbagliato, deve capire cosa fare per risolvere la situazione. Altrimenti non potrà tornare a casa... (ride)".
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In seguito viene intervistato Jake Adelstein, un giornalista americano esperto in crimine organizzato, che afferma di aver subito uno shock culturale a livello personale quando sua figlia, di soli quattro anni, ha cominciato ad andare a scuola da sola. A fine filmato afferma che l'intera società giapponese dovrebbe riorganizzarsi nel caso i genitori decidessero di accompagnare a scuola i propri figli.
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Infine incontriamo Emily Fraser, ragazzina australiana di dieci anni. Emily viene accompagnata a scuola ogni mattina dal padre e quando le viene detto che bambini giapponesi, anche più piccoli di lei, si muovono senza gli adulti risponde: "Bello!".
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Il documentario si conclude con una breve discussione riguardo le differenze sociali e le aspettative per i bambini in Giappone e Australia. Come ha commentato Harold Scruby del Pedestrian Council Australia: "La nostra società ha la paranoia di lasciare i bambini da soli".
Alcuni utenti hanno lasciato vari commenti al riguardo su Reddit:
Fonte consultata:
SBS2Australia YouTube Channel
RocketNews24
Non a caso uno dei programmi TV più seguiti degli ultimi venti anni si chiama はじめてのおつかい (Hajimete No Otsukai, letteralmente "La mia prima commissione"), una sorta di reality show in cui bambini piccolissimi vengono mandati dai genitori a sbrigare semplici compiti da soli.
Certo, un proverbio è solo un modo di dire, ma questo, forse, può aiutarci a comprendere un po' di più come ragiona una nazione che – anche se ci piace immaginarla vicina – sotto diversi aspetti è quanto di più diverso e distante si possa pensare. In Giappone, infatti, non è raro vedere bambini (anche molto piccoli) andare e tornare da scuola da soli, prendendo vari mezzi pubblici in totale autonomia. Mentre da noi (o, più in generale, in occidente) vedere dei bambini che camminano per strada senza la supervisione di un adulto porta immediatamente alla domanda "Ma non è pericoloso che si muovano da soli?", queste sono scene assolutamente normali in Giappone. In un paese come il nostro, in cui attraversare la strada sulle strisce pedonali o in un punto senza attraversamento comporta lo stesso rischio, la domanda è ovvia, ma lo stesso quesito nasce per paesi più "educati" sul codice della strada. E di certo l'attraversare una strada non è la sola situazione pericolosa esistente.
Il canale TV australiano SBS 2 ha caricato sul suo canale YouTube un mini-documentario dal titolo Japan’s independent kids (Bambini indipendenti del Giappone) che analizza, brevemente, le differenze tra una bambina giapponese e una australiana durante il "viaggio" verso la propria scuola.
Prima di tutto facciamo conoscenza di Noe Ando, di soli sette anni, che, ogni mattina, per andare a scuola cammina da sola verso la stazione, prende un treno sulla linea Yamanote per Shinjuku dove scende per prendere un secondo treno. Da notare che Shinjuku non è proprio la classica stazione di periferia, anzi è iscritta nel Guinness dei Primati per essere la prima stazione al mondo per numero di passeggeri annui (la media era di circa 3,64 milioni di passeggeri al giorno nel 2007), conta 36 binari (51 se si considerano le stazioni commesse) e oltre 200 uscite. Insomma, anche per un adulto non è per nulla una stazione user friendly. La madre di Noe ha così commentato: "I suoi genitori non saranno sempre con lei quindi deve imparare a cavarsela da sola. Se si perdesse o dovesse prendere il treno sbagliato, deve capire cosa fare per risolvere la situazione. Altrimenti non potrà tornare a casa... (ride)".
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In seguito viene intervistato Jake Adelstein, un giornalista americano esperto in crimine organizzato, che afferma di aver subito uno shock culturale a livello personale quando sua figlia, di soli quattro anni, ha cominciato ad andare a scuola da sola. A fine filmato afferma che l'intera società giapponese dovrebbe riorganizzarsi nel caso i genitori decidessero di accompagnare a scuola i propri figli.
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Infine incontriamo Emily Fraser, ragazzina australiana di dieci anni. Emily viene accompagnata a scuola ogni mattina dal padre e quando le viene detto che bambini giapponesi, anche più piccoli di lei, si muovono senza gli adulti risponde: "Bello!".
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Il documentario si conclude con una breve discussione riguardo le differenze sociali e le aspettative per i bambini in Giappone e Australia. Come ha commentato Harold Scruby del Pedestrian Council Australia: "La nostra società ha la paranoia di lasciare i bambini da soli".
Alcuni utenti hanno lasciato vari commenti al riguardo su Reddit:
"La ragazza nel video non è un caso comune: lei deve viaggiare così lontano da sola perché i suoi genitori probabilmente la mandano in una scuola privata. E' molto più comune per gli studenti delle elementari camminare brevi tratti per arrivare alla scuola più vicina a casa loro. I bambini più piccoli raramente camminano da soli: ci sono punti designati dove si incontrano con altri bambini del vicinato per avviarsi a scuola in gruppo e i ragazzi più grandi si comportano come leader. Quando si tratta di bambini dell'asilo o di prima elementare non è raro che vengano utilizzati dei piccoli bus o che le loro madri vadano a prenderli a scuola."
"Il caso nel video, anche se non troppo comune, non è neanche così raro. In generale il video ha ragione. I genitori giapponesi vogliono che i loro figli diventino indipendenti molto prima di quanto non ci si aspetti in Occidente. Non in tutti i casi, ma in generale è così. Hanno semplicemente scelto un esempio estremo per confermare l'ipotesi. Voglio dire, tutto quello che dovete fare è guardare le notizie circa i genitori negli Stati Uniti che hanno avuto problemi con la polizia perché il loro bambino stava giocando nel cortile di fronte da solo o cose simili."
"Credo che oltre al tasso di criminalità più basso, le comunità giapponesi tendono ad essere un po' più collettive quando si tratta dell'educazione dei figli. Forse non a Tokyo e in altre grandi città, non lo so, ma vedo sempre persone più anziane e persone a caso parlare con i bambini sul treno o nei negozi. [...] Penso che molti ragazzi, trovandosi in difficoltà, non avrebbero problemi a chiedere aiuto a sconosciuti, soprattutto persone anziane. Io sono stato cresciuto con l'idea opposta, ogni sconosciuto è un possibile criminale che può decidere di farmi del male."
Fonte consultata:
SBS2Australia YouTube Channel
RocketNews24
Io sono sempre andata a scuola da sola: non erano distanze immense ma ero comunque da sola. Come in tutte le cose il giusto sta nel mezzo.
Ma sempre considerato dove si abita, quartiere e varie distanze...
Non mi perdonerei se succedesse qualcosa, mia madre docet...
dawnraptor pensandoci ci sono molti manga con questo escamotage...
Ieri, a scuola, mi è capitato che una bimba di 10 anni mi abbia chiesto se poteva andare al supermercato dietro l'angolo per comprare la merenda: è sveglia e so che se la caverebbe ma le ho detto di no, perché non sapevo se sua madre volesse o meno che la lasciassi andare da sola (poi la signora mi ha detto che va bene, ma non sapendolo, ho preferito tutelare me e lei), io lo avrei fatto ma so che ci sono bambini incapaci di attraversare la strada e genitori che credono di avere figli dementi (o meglio, li crescono come tali).
Ricordo che quando ci fu l'ultimo grande terremoto in Giappone ho letto un articolo di un uomo italiano sposato con una giapponese che raccontava come la figlia piccola avesse affrontato la cosa sul momento; mi è rimasta impressa una frase riferita al momento in cui i bambini si erano nascosti sotto i banchi. Era circa: "i bambini non pregano, gli viene insegnato a non credere nei miracoli, piuttosto a realizzarli da sé". Forse non va bene responsabilizzare troppo i bambini, ma credo che i bimbi italiani (anzi, i loro genitori) dovrebbero imparare un po' da quelli giapponesi, anche per il modo in cui si affronta la morte, odio che anche se sei un mammalucco di 15 anni ti venga detto "no, non venire al funerale, sono cose brutte"...e grazie che sono cose brutte ma mica possiamo nasconderle a vita!
Aaaah ricordo anche di una mangaka che in un free talk del suo manga (non ricordo assolutamente quale) raccontava che quando faceva le elementari andava a scuola con il fratellino percorrendo un percorso di un'ora a piedi, solo andata!
Insomma da un lato è lodevole che un bambino impari ad essere indipendente almeno nelle cose essenziali ma dall'altro c'è da mettere in conto che l'umanità è composta da individui diversi. Poco tempo fa su questo stesso sito fu pubblicato un'articolo su quel famoso serial killer che rapiva bambine per torturarle, abusare di loro e poi ucciderle.
Cosa voglio dire? Alla fine i bambini rimangono bambini e difendersi da un potenziale pericolo più grande di loro risulta impraticabile. Quindi se in parte ammiro questa tendenza a lasciare i bambini da soli al fine di rendere meno "traumatico" il passaggio alla maturità dall'altro non so se io ne sarei capace, anzi dubito fortemente che ne sarei capace.
Magari in Giappone le cose funzioneranno diversamente ma con tutto quello che accade ogni giorno sia in Italia che nel mondo... beh francamente non parlerei di mancanza di fiducia nei confronti di un minore, quanto nei confronti della gente che potrebbe incontrare... e si sa che di squilibrati il mondo è pieno, inutile fare finta che viviamo nel mondo delle favole.
Ho sempre pensato che, se mai fossi diventata madre, avrei evitato di commettere lo stesso errore.
Leggere un articolo dove si tratta di uno stile di vita completamente diverso da quello che ho avuto io, ovviamente mi fa uno strano effetto.
Forse in Giappone è davvero possibile che i bambini si responsabilizzino così in fretta ma qua, in Italia, un bambino che prende il treno da solo mi sembra follia.
Credo comunque che si possano trovare ottime vie di mezzo, perché se è vero che "l'intera società giapponese dovrebbe riorganizzarsi nel caso i genitori decidessero di accompagnare a scuola i propri figli.", in ugual modo dovremmo riorganizzarci da noi, nel caso opposto.
Questo articolo comunque aiuta meglio comprendere la facilità con cui Tsutomu Miyazaki raccattava bambine sole per strada...
Allo stesso modo è esagerato il nostro di comportamento, che tende troppo a proteggere i bambini.
Non solo nell'andare a scuola, anche nella vita di tutti i giorni.
E non parlare di questa cosa perché i bambini, e non trasmettere questa cosa in TV perché i bambini, e non pubblicizzare questa cosa perché i bambini, e se il figlioletto fa domande non spiegare perché è un bambino... Troppi tabù, troppe cose nascoste, oserei dire.
Ci vorrebbe una via di mezzo, ma penso sia impossibile da raggiungere.
Dato che tutti raccontano, lo faccio anche io:
Sia elementari che medie sono stata sempre accompagnata. Un po' per via di genitori un po' protettivi, un po' perché il mio senso dell'orientamento è pari a zero.
(Vivo in un paesello di neanche 2mila abitanti da qualche parte nella Pianura Padana, e nonostante abbia tre vie in croce riesco a perdermici. >.>)
Comunque, a Settembre ho cominciato le superiori, e inutile dire che si trovano in una cittadina, ben più grande del mio paesello.
Il viaggio prevede di prendere un pullman. Prendo, vado, arrivo... e sbaglio fermata. Ne ha tre, io devo scendere all'ultima, e invece quel giorno sono scesa alla prima.
Alla fine, grazie all'aiuto delle persone del posto, son riuscita ad arrivare a scuola, ma ho dovuto girare mezza città. :'D
Questa esperienza mi ha segnata, ora infatti la strada pullman-scuola la potrei percorrere ad occhi chiusi. E di certo non sbaglio più la fermata!
Quel giorno però mi son sentita parecchio inesperta, terrorizzata e ''piccolina''. T.T
La possibilita' per un bambino italiano di finire sotto le mani di un pedofilo e' molto piu' bassa di quella di vincere alla lotteria di capodanno, inutile stare a angosciarsi. Pure la probabilita' per un bambino di finire sotto una macchina e' molto piu' bassa di quello che si pensa, e' una potenzialita', mentre il danno di crescere una persona ansiosa e' vigliacca e' molto piu'certo e pericoloso. E' un gravissimo problema che affligge le nuove generazioni. Nel passato questo problema non esisteva, per esempio io sono andato a scuola da solo fin dalla seconda elementare, in bicicletta e su di una strada trafficata. Non mi e' mai successo nulla. A quell'epoca (fine anni settanta) piu' o meno tutti nella mia classe andavano a scuola da solo, chi veniva accompagnato rischiava di venire sfottuto come mammoletta. Adesso le cose sono cambiate completamente. Ai miei tempi la parola "attacco di panico" neanche esisteva, mai sentito nessuno che l'avesse avuto. Adesso sembra che meta' dei ragazzi ne soffra, pure in eta' da scuola secondaria. Coincidenza? Mah, forse si' e forse no. Certo e' piu' facile imparare a cavarsela da soli a 7 anni che a 17 se non si e' mai fatto pratica prima.
Io su questo farei come i giapponesi, senza se e senza ma.
@micheles: Hahahaha, se, certo, te la sei sognata di notte. Non so tu dove vivi ma io sono di una piccola città del nord che risulta sempre tra le più vivibili in Italia, ebbene persino qui la gente quando ti vede attraversare sulle strisce invece di rallentare accelera per passare prima di te, causando numerosi incidenti. Una volta stavo passando in bici e un genio in motorino ha accelerato, nel momento in cui si è reso conto che non sarebbe mai passato ha inchiodato ed è scivolato per 5 metri fino ad arrivare quasi dove mi trovavo io, in mezzo alle strisce incredulo della scena vista. Per non parlare di quelli che stanno al telefono, fumano, guidano dopo che hanno bevuto e semplicemente non guardano la strada.
Ci manca solo che mandi mia figlia in giro da sola in sta giungla. Magari quando va alle medie.
Eppoi non conterei troppo sulla bassa quantita di maniaci, solo perchè i casi di sparizione non vengono registrati come rapimenti. Dove pensi che finisca la maggiorparte delle persone scomparse, se non nella cantina di qualcuno? Al paese della cuccagna?
Non mi sento però di condannare questo iperprotezionismo che si è venuto a creare nel passare degli anni...perchè di fondo trovo giustificabile (in parte) la paura che può provare un genitore nel perdere la cosa più preziosa. Che poi si sia trasformato tutto in una esasperante tutela e altro discorso...
Aggiungo anche che in Italia esiste anche il reato di abbandono di minore.. (questo per allargare i discorsi e come spunto)
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(parentesi tra le parentesi)
Comunque responsabilizzare il proprio figlio non significa dargli in mano un cellulare ad età scolare....questo l'ho dico perchè credo sia educativamente una delle peggiori cose che si possa fare.
Che ci siano molte questioni dalle quali imparare dai giapponesi sono d'accordissimo ma questo è un'argomento assai delicato. I giapponesi estremizzano un pò troppo e un pò tutto specie quando si parla di responsabilizzarsi. Io non starei tranquillo a mandare mio figlio (semmai ne avrò) lontano utilizzando i NOSTRI (ma anche quelli giapponesi, pur se di un'altro mondo in quanto a sicurezza) mezzi di trasporto.
Insomma parliamoci chiaro, è pur sempre di bambini che parliamo. Persino io o un'altra persona anche più adulta rischia un incidente, od altro, durante lunghi percorsi da solo senza la dovuta attenzione. Un bambino si distrae facilmente, molto più di un'adulto. Non hai idea di quante volte mi sia capitato di ammonire dei genitori in mezzo ad una strada quando i loro figli prendevano roba da terra o cominciavano ad allontanarsi... e qua oserei dire, che figura di m**da per loro.
E' tutta una questione di educazione, è chiaro, ma spesso non basta. Siamo umani d'altra parte, non macchine esenti da errori ed è per questo che i genitori o i tutori sono TENUTI ed hanno il DOVERE di guidarli fino ad un certo punto o ad una certa età (a mio modo di vedere fino agli 8-9 anni). E poi essere accompagnati dai genitori a scuola non è nulla di vergognoso, pertanto "mammoletta" un paio di palle, abbi pazienza.
Però non trovo ideale neanche tutta l'indipendenza dei bambini giapponesi, è giusto dare fiducia e autonomia ma a piccoli passi, certe volte ho l'impressione che siano un pò abbandonati a se stessi con tutta questa libertà d'azione.
Bisogna tenere in conto il fatto che l'Italia di oggi e' molto meno sicura, sotto molteplici punti di vista. Trovo alquanto fastidioso comunque il fatto che oggi molti di quei genitori tanto "apprensivi" che accompagnano i figli a scuola, sono assenti per tutto il resto. Vedi infatti bimbetti di 9/10 anni in giro fino a tarda sera, a bighellonare con le loro bici, e pure con la sigaretta in bocca ( e l'immancabile telefonino...evidentemente a molti di questi genitori basta che il figlioletto sia rintracciabile, per lasciarlo rincasare quando vuole e restare in giro a fare le peggio cose). Molti genitori giovani di adesso sono in questo modo: apprensivi nella forma, totalmente menefreghisti nella sostanza.
Io ho incominciato ad uscire di casa da solo a 12/13 anni, e in men che non si dica mi sono beccato gente che faceva il gioco del motorino, ovvero cercava di prendermi sotto con la motoretta mentre attraversavo la strada, per pura cattiveria fine a sé stessa e/o stato di ebrezza.
Ai giardinetti pubblici mi beccavo fior fiore di drogati e pusher, che giravano indisturbati nei parchi gioco.
Insomma, ci siamo capiti.
Se avessi un figlio/a piccolo in questo paese non lo farei uscire mai da solo, almeno sino a 17 anni. Fossi in Svizzera o in un paese civile, il discorso sarebbe diverso.
Con il tempo l'iperprotettività e l'ossessione verso i figli è degenerata e si vede che le ultime generazioni stanno crescendo dentro le campane, viziati e spesso incapaci di darsi da fare da soli.
Porto ad esempio solo un episodio della figlia di dieci anni di un'amica. Premettendo che nonostante i miei erano protettivi ma in maniera molto accettabile e che non mi permettevano di andare in gita scolastica se si trattava di dormire fuori casa (mi son persa così alcune gite T_T), questo episodio è emblematico e grottesco XD In pratica la ragazzina per la prima volta andava in gita mancando per tutta la giornata. La mia amica, e anche le altre mamme, ha ossessionato maestre e figlia tramite whatsapp per sapere dove erano arrivati, cosa facevano, se erano ancora vivi, ecc XD La ragazzina, per perculare la mamma ossessiva, le ha detto a un certo punto che avevano avuto un incidente, ma non era vero. Il tutto condito da risate l'indomani mentre mamma e figlia me lo raccontavano -_-'
Certo, un Paese così sviluppato che due genitori se ne fottono bellamente se la loro figlia di sette anni perde il treno. Va beh, tanto torna a casa in qualche modo no? Chissà, magari sarà anche questo forte amore familiare ad aggiungersi alle cause che fanno del Giappone il primo Paese al mondo per suicidi minorili.
Io ho incominciato ad uscire di casa da solo a 12/13 anni, e in men che non si dica mi sono beccato gente che faceva il gioco del motorino, ovvero cercava di prendermi sotto con la motoretta mentre attraversavo la strada, per pura cattiveria fine a sé stessa e/o stato di ebrezza.
Ai giardinetti pubblici mi beccavo fior fiore di drogati e pusher, che giravano indisturbati nei parchi gioco.
Insomma, ci siamo capiti.
Si è capito che vivi nel Bronx.
l'indipendenza viene man mano, con la maturità (che ovviamente vien fuori da una buona educazione da parte dei genitori, naturalmente) ma ci vogliamo rendere conto che un bambino di 5 anni, ma anche di 10 o 13 anni, non ragiona come un'adulto di almeno 30-40 anni?...
Alla buon ora, qualcuno se ne accorge. Che poi, ok tu bambino a 7 anni vai a scuola da solo per lunghe tratte, figo, ma i genitori alla fine della fiera cosa sanno del loro figlio? Cacchio, l'andare a prendere il figlio a scuola è uno dei modi migliori per rendersi anche conto che gente frequenta il bambino, magari ti fermi un pò a chiacchierare con le maestre o con i genitori degli altri bambini tanto per rendersi conto ( in caso di pernottametti da amichetti ) con che genere di gente lasci tuo figlio.
PS: non ho mai fumato in vita mia e sono quasi astemio.
Impara a quotare, vah!
E sappi che le violenze e il bullismo ormai ci sono pure nei quartieri "per bene", non solo in quelli come il bronx.
Fonte: vita vera, non chiacchere alla Maria de Filippi.
Mi accodo a chi dice che dipende da situazione e situazione, ma sopratutto anche dal carattere dei bambini... ci sono bambini che a 5 anni sono sveglissimi e altri che invece si vede che sono dei tontoloni (niente di strano visto l'età XD), però insomma, bisogna anche vedere il carattere di un bambino. Per esempio se mio figlio fosse super ingenuo, da madre avrei paura... in giro c'è gente che ti avvicina con qualsiasi scusa e per quanto puoi insegnargli qualcosa purtroppo il male è sempre dietro l'angolo!
Io ho iniziato alle medie ad andare da sola e anche i miei fratelli, ma almeno nella mia città mi capita spesso di vedere bambini intorno ai 7-8 anni che gironzolani da soli (magari vanno al bar o a farsi un giro, ma solitamente in estate...)
@Fm35
A differenza degli altri, in parte concordo con te xD ma c'è anche da dire che secondo me per loro è una scusa questa cosa dell'indipendenza, non hanno tempo e basta. Inutile che continuiamo girarci intorno con tremila cose, genitori che lavorano tutto il giorno dove lo trovano il tempo di accompagnare i figli a scuola?
Ora potrete pensare che sia ingenuo da parte mia ma a questo punto accosterei al fatto che negli anime i bambini vanno a scuola da soli il fatto che i genitori di questi ultimi si vedono di rado o per niente. Ricordate K-ON? Durante 3 anni di scuole superiori delle 5 ragazze non si è mai vista l'ombra di un padre o di una madre, MAI. I genitori di Yui erano sempre in viaggio e a tutte le festività e cerimonie (natale, ultimo dell'anno, cerimonia del diploma, ecc.) non sono mai state con le figlie... solo nel film appaiono per un paio di minuti. Ma K-ON è solo un'esempio, se fate mente locale trovate un'altra infinità di opere con queste caratteristiche, e non venitemi a dire che è per dare risalto ai personaggi principali che non ci crede nessuno.
Ripeto, sembrerà ingenuo ma a questo punto devo pensare che ciò che vediamo negli anime risulti abbastanza coerente con la realtà della vita quotidiana giapponese.
Sappi che le violenze ed il bullismo sono fenomeni RARI, e stando a fonti ufficiali ( non Studio Aperto ) l'Italia è uno dei Paesi più sicuri del mondo ma si sa, la violenza fa audience e dunque vai di terrorismo psicologico 24 ore su 24. Ah, il Giappone a bullismo è messo peggio dell'Italia.
Fonte: vita vera, non chiacchere alla Maria de Filippi.
Ovvero fonte: La mia vita che vale come statistica ufficiale.
a c'è anche da dire che secondo me per loro è una scusa questa cosa dell'indipendenza, non hanno tempo e basta. Inutile che continuiamo girarci intorno con tremila cose, genitori che lavorano tutto il giorno dove lo trovano il tempo di accompagnare i figli a scuola?
Il Giappone è uno degli Stati in cui l'occupazione femminile è minima, la maggior parte delle donne sposate è casalinga ed al riguardo non sono rare le notizie di mobbing verso le donne sposate che lavorano affinchè si licenzino per far posto a "carne giovane" per andare a curare il marito ed i figli come la società vuole.
Io non mi fiderei mai a lasciare andare a scuola da sola una bambina così piccola. Anche io andavo e tornavo da scuola senza i miei genitori ma facevo le medie, mica la prima elementare. L'ideale sarebbe trovare una via di mezzo.
@Fma mi dispiace contraddirti, io ho 18 anni e sono quindi appena uscita dall' età di potenziale bullismo. Ne sono stata vittima per 6 anni, così come il 75% dei miei amici, alcuni di loro anche per più tempo. In Italia il bullismo è spaventoso.
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