Lucca Comics & Games 2015: Hikari, suddivisione manga di 001 Edizioni, ha portato in Italia Shintaro Kago, autore del quale sta recentemente pubblicando alcune opere quali Fraction e Diari di massacri. Dopo l'iniziale insuccesso della pubblicazione in Italia del manga Kasutoro Shiki, tradotto da d/Visual con il titolo L'enciclopedia delle Kagate, l'autore è stato successivamente riscoperto da Hikari e presentato doverosamente al pubblico in quanto uno dei maggiori esponenti del genere ero-guro. Questa volta ha ottenuto il successo meritato, tanto che alcuni dei suoi volumi sono andati addirittura esauriti proprio durante quest'ultimo Lucca Comics & Games.
 

Shintaro Kago  Scontro accidentaleShintaro Kago Fraction

Shintaro Kago ha partecipato a due incontri organizzati dallo staff della fiera. Il primo incontro si è intitolato "Manga tra seinen, gekiga e sperimentazione, con Usamaru Furuya e Shintaro Kago", assieme appunto a Usamuru Furuya (La crociata degli innocenti, Litchi Hikari Club) un altro mangaka di gran calibro le cui opere sono state pubblicate recentemente da diversi editori in Italia.
 
 

Com'è nata la passione per il fumetto? Sia come lettori che come fumettisti.
Furuya
: Prima di diventare mangaka ho lavorato come insegnante di arte in un liceo subito dopo la laurea all'accademia delle belle arti. Contemporaneamente ho iniziato a disegnare manga. Mi occupavo di arte contemporanea ma verso i 24 anni mi sentivo insoddisfatto del mio percorso e ricordandomi dell'amore che avevo da bambino per il disegno, ho deciso di diventare un mangaka. E' stato come un fulmine a ciel sereno. Quando facevo arte contemporanea, mi servivano molti soldi, mentre il pensiero che per disegnare manga mi bastano un foglio e una penna, mi soddisfa molto moltissimo. Sono molto grato della semplicità dei mezzi che occorrono per creare un manga ma al contempo sono grato del percorso che ho fatto, perché mi ha condotto dove sono ora.
Kago: Da piccolo, a 5-6 anni, mi piaceva disegnare manga, alle scuole superiori sono entrato in un gruppo di mangaka e ho iniziato a disegnare. In quel momento non pensavo ancora di farne una professione ma già da piccolo desideravo fare un lavoro creativo, all'epoca più dei manga mi piaceva il cinema quindi il mio desiderio era di entrare in quel mondo per fare il regista o il produttore. Però, per produrre un film ci vogliono molti soldi e un gran dispendio di energie, quindi, quando ho capito che fare il regista era una strada troppo difficile, mi sono chiesto cosa in tal senso avessi potuto fare da solo e ho pensato ai manga. Ho iniziato a 19 anni e ho capito che era la mia strada. Per adesso voglio continuare a fare manga, ma chissà, magari un giorno proverò una nuova esperienza nel campo delle arti visive.

Nei vostri fumetti si nota a volte la presenza dell'autore nelle storie. E' un modo per entrare in contatto con il pubblico o per esprimere ed esplorare al meglio la storia?
Furuya:
Mi vengono in mente Lo squalificato e Palepoli. Nel manga tratto dal romanzo di Dazai, che si svolge in epoca moderna, si parte dal ritrovamento del diario di Yozo, mentre lo creavo riflettevo su chi potesse essere la persona che lo ritrova e ho pensato a me stesso. In questo modo si trasmette al lettore un maggior senso di realismo ma è anche una soddisfazione per l'autore, perché leggendo lui stesso il diario contemporaneamente disegna la storia. Probabilmente, rispetto ad altri mangaka, sono consapevole della volontà di inserire la mia figura nelle mie storie, forse succede per effetto dei manga che leggevo da bambino, quelli di Tezuka ad esempio, ero felice quando vedevo un autore che amavo all'interno dei suoi manga, quindi quando sono diventato mangaka forse ho voluto che i miei lettori provassero quella stessa sensazione di felicità.
Kago: Appaio nel mio manga Fraction, in questa storia avviene un terribile omicidio e il mio personaggio, Shintaro Kago, viene coinvolto. C'è un motivo per tutto ciò: la storia è ovviamente di fantasia ma volevo creare un'atmosfera realistica e per riuscirci ho inserito me stesso nel racconto, volevo che il confine tra realtà e finzione fosse molto flebile. per raggiungere questo realismo nei disegni mi sono fatto fotografare e ho ricalcato l'immagine. Chi ha letto Fraction sa che ad un certo punto della storia c'è un grosso colpo di scena, in un certo senso si può dire che io abbia ingannato il lettore inserendo me stesso e facendo credere al lettore che fosse un episodio reale.

Entrambi gli autori mostrano nelle loro storie uno sguardo molto attento al presente. Gli scenari in cui si svolgono sono sempre molto veri e mostrano spesso dettagli molto crudi del Giappone di oggi. Mi chiedo se lo facciano con occhio critico o se sia una semplice osservazione di quello che è il Giappone di oggi.
Kago:
Nelle mie storie ho trattato anche passato e futuro. Per creare una storia spesso mi ispiro a fatti reali sentiti in tv o letti sul giornale e alle chiacchierate con gli amici, le mie storie rispecchiano quindi il Giappone attuale in modo satirico. Mi piace usare la satira o il black humor perché sono sempre stato un fan di Monty Phiton, un'opera che mi ha influenzato molto; in terza media ho visto il film al cinema, il modo di far ridere era del tutto diverso dai soliti programmi della tv giapponese, parlava di fatti che per la morale giapponese erano dei tabù.
Furuya: Scrivo con l'intento di attirare l'attenzione sui problemi della società moderna, ad esempio, Lo squalificato parla di un ragazzo che a poco a poco diventa un emarginato. In 51 modi per salvarla invece si parla di un terremoto che colpisce la città di Tokyo e analizzo i comportamenti che potrebbero avere le persone coinvolte e come la città ne risentirebbe: è un manga ambientato nel futuro ma si basa su un fatto potenzialmente reale, lo scopo è quindi quello di soffermarsi a pensare a problematiche che spesso si ignorano, pensare sia a quello che potrebbe accadere ma anche al come un disastro di questo tipo potrebbe essere evitato o risolto. Spesso vengo frainteso, descrivo senza barriere anche scene molto forti, ma non è che il mio scopo sia unicamente disegnare scene di quel tipo.

Cosa vi porta a mostrare in modo così dettagliato la violenza nelle vostre storie?
Furuya:
In Hikari Club ci sono scene molto cruente, omicidi, ma il messaggio della storia è che non bisogna uccidere le persone, i miei disegni vogliono mandare questo messaggio: è sbagliato uccidere o far uccidere. E' una specie di denuncia, bisogna capire questa cosa nel proprio cuore. Anche in 51 modi per salvarla, le scene cruente, i cadaveri, le ho mostrate proprio per far capire quanto sia terribile la violenza che si scatena tra le persone quando accade un evento talmente disastroso. Io sono una persona molto buona, ho due bambini, quindi anche se disegno queste cose il mio messaggio è l'opposto di quello che può sembrare.
Kago: A me invece piace molto disegnare scene violente. Furuya sensei ha parlato dei suoi figli, ma anche io sono padre di una bambina di 6 anni. Mia figlia dice "mio padre è quello che disegna le teste che esplodono!". Comunque considero le mie storie comiche, se pensate ai film muti, ricorderete che anche lì ci sono spesso esplosioni ma facevano ridere. Anche Monthy Phiton fa ridere anche mostrando sangue che schizza, in Europa forse è più diffuso il black humor. Io considero comiche le mie storie ma capisco che qualcuno possa non percepirle così.

Quali sono gli autori del passato che vi hanno influenzato?
Furuya:
Oltre a Osamu Tezuka, quando andavo alle medie ci sono stati Azuma Hideo, Moroboshi Daijiro, alle superiori Maruo Suehiro. Non riesco a contarli tutti, mi piace moltissimo Miyazaki, anche il pittore tedesco Gerhard Richter. Sono tutti parte di ciò che sono oggi.
Kago: Per quanto riguarda i disegni, da bambino mi piaceva Mizuki Shigeru, crescendo mi è piaciuto molto Otomo. Da bambino mi colpì molto il surrealismo di Salvador Dalì. Per quanto riguarda le storie, sono stato influenzato da Monty Phiton, Fujiko F. Fujio. Mi piace molto anche il romanziere Yasutaka Tsutsui, autore di La ragazza che saltava nel tempo, ha scritto moltissime storie diverse da quella, completamente all'opposto.

Il sensei Kago ha parlato della "scena dell'inganno" di Fraction, quella tecnica l'ha usata anche in un altro suo manga, Harem End. Anche in un film di David Lynch succede qualcosa di simile, si è per caso ispirato quel film o a scene simili apparse in altre pellicole?
Kago:
No, non mi sono ispirato a quel film ma ad alcuni racconti gialli giapponesi. Mi piacciono molto i romanzi gialli, ad esempio, in Sherlock Holmes, Watson racconta ciò che fa il suo amico Sherlock; il romanzo giallo crea l'illusione che il fatto fantastico sia reale. Succede spesso anche nel mondo dei manga che un autore si palesi nelle sue stesse storie.

Cosa conoscete del fumetto europeo e cosa ne pensate? Che somiglianze e che differenze trovate con il fumetto giapponese?
Kago:
In Giappone arrivano pochi fumetti europei e americani, io mi sono ispirato a Moebius ma la maggior parte dei mangaka non conosce gli autori europei. Ieri ho notato molti fumetti in stile manga, quasi degli ibridi, quindi, forse, il confine tra fumetto europeo e giapponese sta svanendo a poco a poco. Negli ultimi anni pare che gli autori europei diano più importanza alle espressioni del viso, forse succede proprio perché si ispirano ai manga.
Furuya: Io invece possiedo molti fumetti europei, ad esempio Moebius e Enki Bilal, ritengo che questi due autori abbiano avuto un forte impatto sui fumettisti giapponesi. Moebius ha sicuramente influenzato gli autori che ho citato prima, e anche noi siamo stati influenzati da due autori giapponesi a loro volta influenzati da Moebius. I manga sono diventati molto più stilosi e moderni per influsso di questo autore. Prima il disegno giapponese aveva un tratto molto spesso e statico rispetto a quello europeo, forse, senza questo autore anche Death Note sarebbe stato disegnato con un tratto diverso.


Il secondo incontro invece è avvenuto durante un press café, in questa occasione Shintaro Kago ha potuto rispondere alle domande di alcuni addetti ai lavori, grazie anche all'aiuto del traduttore ed interprete Francesco Nicodemo.

Vorrei subito chiedere al sensei una prima impressione di Lucca Comics & Games e capire come ha vissuto questi primi momenti in Italia e al nostro festival.

Kago: La manifestazione di Lucca è un po' diversa da quello che mi immaginavo. Mi aspettavo una manifestazione più tradizionale, quindi che si svolgesse all'interno di un palazzetto o un'area chiusa, ed è la prima volta che vedo invece una manifestazione che si svolge in vari punti all'interno di una città, quindi quasi come se fosse in osmosi con essa.

Secondo alcuni suoi fan, se lei non avesse deciso di diventare un mangaka, sarebbe stato un perfetto serial killer, cosa ne pensa?

Kago: Confermo!

Cosa la spinge a disegnare scene così crude nei suoi manga? E soprattutto la satira che ogni tanto si nota nei suoi scritti è indirizzata a qualcosa o a qualcuno in particolare?

Kago: Per quanto riguarda prima domanda, è un tipo di rappresentazione che mi è sempre piaciuta fin da molto giovane, inoltre mi piace cercare delle cose che creino impatto nel lettore, per shockarlo.

Invece per quanto riguarda la seconda domanda, non vedo i miei fumetti come una satira, e soprattutto non una satira indirizzata verso qualcosa in particolare. Ritengo che il modo tradizionale di vedere le cose nel mondo, anche per quanto riguarda la società giapponese, sia un punto di vista di cui dubitare, perché quello della massa non è necessariamente il punto di vista corretto. Nei miei fumetti propongo un altro modo di vedere le cose, faccio vedere che ci può essere anche un'alternativa, cioè un altro modo di guardare la stessa cosa.

In alcune interviste di suoi colleghi giapponesi, ovviamente anche di altri generi, spesso c'è un certo distacco dall'opera che si realizza, cioè quando vengono fatte domande sulle emozioni che l'autore prova realizzando quell'opera c'è sempre un certo distacco. Rispondono "io realizzo l'opera e basta". Queste sue opere sono da considerarsi in qualche maniera la catarsi delle sue paure, delle sue emozioni? Questa morbosità su cui lei insiste, morbosità che affascina così tanto noi lettori, qual è il suo senso artistico?

Kago: Questa cosa non è soltanto per i manga, può succedere anche agli artisti di altrie opere, non solo di fumetti. Per me il manga è soltanto uno degli strumenti con cui esprimersi, si possono fare anche illustrazioni, eccetera. Per quel che mi riguarda, quello che disegno, che sia un fumetto o un'illustrazione, è comunque una parte di me, e quindi la mia opera nel suo complesso è ciò che in qualche modo mi forma, posso dire di riflettermi in ciò che disegno. Ma più che riflettere le mie paure e le mie morbosità, il mio scopo è quello di rappresentare ciò che ritengo interessante, qualcosa che abbia dei punti di forza, di interesse, di impatto. Cerco la rappresentazione di qualcosa di forte, ma non perché lo provo in prima persona, quanto perché lo ritengo appunto interessante. Una mia illustrazione non riflette una mia emozione, quanto la mia ricerca estetica, più rivolta verso l'esterno che verso ciò che provo.

Vorrei capire quali sono i suoi principali punti di ispirazione, sia visiva (sia in senso delle arti grafiche, sia nel senso del mondo del cinema e della televisione) sia del mondo letterario. E se e quanto questi si riflettano nella sua opera.

Kago: Traggo ispirazione da qualsiasi cosa, quindi fumetti, film, letteratura, cose visuali, qualsiasi cosa per me può essere una potenziale fonte di ispirazione.

E c'è tra queste un linguaggio da cui lei solitamente "pesca" maggiormente oppure sono tutti equivalenti?

Kago: Direi da un po' di tutto, tranne che dalla musica, quella un po' meno.

Si può sapere perché? Perché non la ama o perché non ci si riflette direttamente?

Kago: Non saprei spiegarlo, è una cosa proprio così istintiva, non c'è una ragione specifica.

La cosa che mi colpisce di più e che secondo me è il segreto del suo grande successo mondiale, a parte la componente splatter che rende meravigliosamente, è il suo studio della divisione della tavola, dell'illusione della realtà sul piano bidimensionale. Lei fa continui studi, continue invenzioni, secondo me è l'unico a livello mondiale attualmente a fare questa continua ricerca stilistica, che, aggiunge piani concettuali alla nostra visione del fumetto, come nessun altro autore fa così in maniera continuativa. Da dove viene questa sua ricerca stilistica?

Kago: Prima di tutto vorrei sapere in quali opere in particolare vede questa ricerca stilistica.

In realtà un po' in tutte, per esempio nella prima opera che arrivò in Italia, quella che fu tradotta malissimo con "L'enciclopedia delle Kagate", terribile, ma ne ho visti tanti di esempi, non c'è un fumetto in particolare... anche nelle illustrazioni singole. Cioè oltre che la scena horror, c'è sempre uno studio prospettico, mi sembra che lo faccia in tutta la sua produzione, sinceramente.


Kago: Allora, questa è la domanda più difficile alla quale potrei rispondere. Personalmente vedo l'impatto del disegno come una cosa diversa dalla divisione in vignette, quindi per esempio nel caso di un'illustrazione singola ho un'ispirazione che mi può venire da qualsiasi cosa, poi la  elaboro mentalmente e infine la rappresento sempre avendo l'impatto come risultato principale. Quindi siccome questa cosa deriva da un'ispirazione quasi istintiva, mi è difficile dare una spiegazione dettagliata di come la realizzo sulla carta, perché è una cosa quasi naturale. Mentre invece nel caso di un fumetto, praticamente decido un inizio e una fine, solo dopo decido come sviluppare la storia e conseguentemente la divisione in vignette delle pagine. Cerco di immaginare volta per volta cosa il lettore si possa aspettare, e faccio in modo che la conclusione reale sia diversa da quella che il lettore aveva immaginato. Per esempio nel caso di Fraction ho cercato in tutti i modi di pensare di sviluppare la storia in modo che il lettore non potesse assolutamente immaginare quella che sarebbe stata la reale conclusione dell'opera, portandolo continuamente fuori strada.

Il gekiga è un genere nel quale si potrebbe collocare la sua opera. Sappiamo che in Giappone è un genere storico particolarmente simbolico, soprattutto per la vecchia generazione degli anni '60, con tutto il suo carico di rivolta e contestazione. Cosa rappresenta per lei oggi questo genere? Esiste ancora il gekiga?

Kago: In verità non mi sento di dire che la mia opera possa appartenere al filone del gekiga, dev'essere il lettore a dover valutare se le mie opere possano o meno essere iscritte in questo genere. A parte questo, il gekiga è un genere che mi è piaciuto molto in passato e mi piace molto tuttora, però in questo caso parlo da lettore più che da autore di fumetti.

Osservando la sua presenza "attiva" sul web, non tanto per la produzione di manga quanto proprio la sua presenza "social", si nota che rispetto a molti altri autori giapponesi affermati, lei si pone spesso direttamente in contatto col pubblico. A tal proposito mi chiedevo come si ponga nei confronti dell'evoluzione del fumetto rispetto al web, e anche cosa ne pensa dell'atteggiamento diverso che hanno solitamente i suoi colleghi, che sono solitamente più chiusi.

Kago: Allora, innanzitutto vorrei smontare un po' questa impressione che magari può essere fatta dai miei colleghi sulla chiusura verso il pubblico. In realtà ci sono molti altri autori di fumetti che comunicano direttamente con il pubblico e quindi forse una volta poteva essere vero però oggi lo fanno anche altri autori e io non mi sento un'eccezione particolare in questo senso. C'è una ricerca di contatto col pubblico direttamente dall'autore al lettore. Però c'è da dire che magari una ragione che può far pensare al distacco dell'autore dal lettore in realtà non è tanto una voglia di distacco in sé, quanto è causata da un lato dal grande impegno dell'artista, che quindi lascia veramente poco tempo anche per questo tipo di attività di comunicazione, e poi anche dal fatto che apprendere direttamente dai lettori la loro opinione potrebbe essere pericoloso da un punto di vista artistico, perché può portare a compiere delle scelte diverse da quelle che magari si avevano in mente, finendo per farsi influenzare.
Invece per quanto riguarda i fumetti su internet, sarà sicuramente il futuro del fumetto, però dietro a questa realtà ci sono anche motivazioni economiche, nel senso che oggi fare riviste e libri su carta è molto costoso e quindi è molto meno conveniente di una volta, quindi anche per motivi di bilancio delle case editrici lo spostamento dalla carta al web sta diventando un modo per superare i problemi economici che ci sono un po' in tutto il mondo e anche in Giappone. Sicuramente c'è anche una valenza artistica, se vogliamo, nell'utilizzare il web, però è anche vero che a volte ci sono casi in cui si è costretti a ricorrere al web per produrre delle cose che su carta non avrebbero sufficiente budget e non sarebbe più conveniente fare, e ci sono molte case editrici che si stanno orientando sul web perché altrimenti non riuscirebbero a sostenere i costi di produzione cartacea, soprattutto per quanto riguarda riviste e periodici.

Volevo sapere com'è accolto in Giappone questo suo stile ricercato e autoriale che potremmo definire di nicchia.

Kago: Intanto so benissimo che non sono un autore che viene sponsorizzato dalle major, quindi non sono letto da tantissime persone, e so che mi sto rivolgendo a un pubblico un po' particolare, che non è il "pubblico della massa". Però in questo ultimo periodo oltre all'attività di mangaka, mi sto dedicando anche all'illustrazione, e questo mi ha permesso di raggiungere un pubblico che non legge magari i miei manga ma che grazie a questa attività mi può conoscere ugualmente tramite le mie illustrazioni. Inoltre, siccome nelle mie illustrazioni sono molto meno splatter rispetto ai miei fumetti, mi sto accorgendo che ci sono anche delle persone che amano le mie illustrazioni pur non amando i miei fumetti, perché è tutto sempre di impatto, ma meno truculento e quindi così facendo riesco a raggiungere anche le persone che non apprezzano questo tipo di fumetto ma che riescono ad apprezzarmi come illustratore.



In aggiunta ai due incontri, Shintaro Kago ha partecipato a tre sessioni di autografi organizzate da Hikari, oltre che ad alcune sessioni di ritratto durante le quali il sottoscritto ed altri fortunati siamo stati ritratti dal sensei, ovviamente col suo inconfondibile stile guro:

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