Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.

Oggi appuntamento libero, con i manga Il giocattolo dei bambini - RossanaAkira e Chobits.

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.


Per saperne di più continuate a leggere.


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Ho deciso di leggere il manga di Kodomo no Omocha – Il Giocattolo dei Bambini, perché anni fa mi capitò di guardare qualche episodio dell’anime in TV. L’anime in versione italiana era censuratissimo, titolo modificato: “Rossana” e adattamento infantile con nomi dei personaggi inglesi come Eric, Terence, ecc. Non ce la facevo a guardarlo e abbandonai.

A distanza di anni, mi capita l’occasione di leggere il manga originale, mi son detto: perché no?
Quando l’ho iniziato a leggere, non sapevo neanche di cosa parlasse la trama, con l’anime non avevo mai approfondito, e mi aspettavo di leggere un manga comico. Quanto mi sono sbagliato!
In verità scene comiche sono presenti, ma il punto di forza del manga è la storia tutt’altro che divertente di Sana, la protagonista. Una bambina che a 10 anni è già una star televisiva, e che dunque deve conciliare la vita da personaggio televisivo con quella da normale bambina, ad esempio con la scuola. Ovviamente la cosa non sarà semplice, e le situazioni che si verranno a creare nel manga non sempre di facile risoluzione.
Molti sono i temi affrontati, tra cui i primi amori, bullismo, disagio infantile, abbandono, problemi di salute fisica e mentale, i difficili rapporti tra genitori e figli e più in generale tra adulti e bambini. Davvero tante cose, ma tutte raccontate in modo particolare, nel modo giusto, mai troppo pesante, o semplice e banale.
Una delle cose che mi ha colpito di più è stata proprio il modo della mangaka di rendere i “bambini” protagonisti, degli “adulti” e al contrario i veri “adulti” dei “bambini”, che in alcuni momenti sono persi senza sapere come meglio agire, senza l’aiuto di quei bambini che avevano ritenuto troppo piccoli perché possano comprendere alcune cose, e invece sono più maturi di quanto si crede.

I disegni sono molto belli. Hanno il classico stile da shojo manga, con corpi magrolini, ragazzi dall’aspetto effeminato, e grandi occhi luccicanti, ma per la storia che raccontano, non può esserci stile migliore.

Un manga che mi ha davvero sorpreso per vari aspetti, che è riuscito a emozionarmi facendomi provare molte emozioni diverse, e mi ha portato alle lacrime diverse volte.
Lo consiglio a tutti, non fatevi ingannare dalle immagini in copertina o dal titolo, è un manga serissimo, una bellissima storia di risate e lacrime. I personaggi entrano nel cuore, e probabilmente ci resteranno per un bel po’.




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9.0/10
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Negli ultimi anni le maggiori case di produzioni cinematografiche americane hanno iniziato a puntare lo sguardo verso l'interminabile serbatoio dei manga e degli anime, proficuo bacino di idee rimasto finora quasi del tutto inesplorato. Si è parlato di molti titoli, alcuni dei quali anche molto famosi, come Death Note, Cowboy Bebop, Mai la ragazza psichica, con annessi dubbi e perplessità sulla validità di un ipotetica versione statunitense. Tra tutti questi spicca un titolo che, paradossalmente potrebbe venir trasposto in maniera molto fedele dal cinema americano visti i suoi contenuti. Sto parlando di Akira.

Akira nasce dalla fervida mente del mangaka Katsuhiro Otomo nel 1982 continuando per un lungo periodo di serializzazione fino al 1990, contando 6 numeri, edito da Kodansha. La visionaria opera ci porta nell'anno 2019 in una Tokyo risorta dalle ceneri della Terza Guerra Mondiale e che, a fatica cerca a stento di ritirarsi su dal disastro mondiale. In questa giungla metropolitana, costituita da degrado e criminalità come mai se ne sono visti di simili si muove la disordinata banda di teppisti capitanata dal giovane Kaneda e dal fido amico Tetsuo. I ragazzi sono un gruppo di sbandati, giovani senza una guida, senza genitori, senza nessuno che badi a loro o che gli impartisca i giusti doveri e valori morali. Un giorno, durante una corsa in moto il gruppo si imbatte in uno strano ragazzino con il volto insolitamente da vecchio e uno di loro, Tetsuo, nel tentativo di evitarlo finisce per avere un incidente. Mentre i suoi amici cercano di soccorrerlo interviene quasi immediatamente l'esercito e, cercando il misterioso ragazzino ormai scomparso preleva il povero Tetsuo e lo porta via in gran segreto. Da questo momento Kaneda e i suoi fidi amici cercheranno di scoprire cosa c'è dietro questo insolito sequestro e che cosa trama in gran segreto il governo di Neo-Tokyo.
Ciò che colpisce maggiormente il lettore, durante le prime pagine del manga è la cura maniacale riposta nei disegni e nei vari dettagli, specialmente della metropoli e nei vari lati tecnologici che man mano faranno la loro comparsa nella vicenda: la monumentale città di Neo-Tokyo appare come un gigante, un'imponente serie di grattacieli che si stagliano all'infinito verso il cielo in una sequenza claustrofobica. La visionaria città rappresenta la punta massima dell'evoluzione tecnologica ma allo stesso tempo il degrado e l'implosione sociale che ne è derivata: la società proposta in Akira è completamente allo sbando, senza più controllo, senza più ordine etico e sociale, senza più certezze e sicurezza, un inferno urbano dove a farla da padrone c'è la corruzione e la criminalità. La punta di questo iceberg nonchè simbolo della rovina umana è rappresentata dal giovane Tetsuo, amico nonchè nemesi del protagonista Kaneda. Il giovane, alienato dalla società ha represso per anni le proprie incertezze e paure, diventando uno dei tanti emarginati allontanato da tutto e da tutti e pieno di rancore e odio per ciò che lo ha reso così. Tetsuo vede nell'amico Kaneda un modello da seguire e ammirare ma al tempo stesso ne subisce un profondo senso di inferiorità che sfocia in invidia. Kaneda non si accorge di tutto questo e continua a ritenere Tetsuo un amico sincero ma la visione del suo amico cambierà definitivamente dopo lo sfortunato incidente nel quale verrà coinvolto suo malgrado.
I temi trattati in Akira sono molteplici, primo su tutti l'emarginazione sociale del quale farà un grande perno centrale per l'evoluzione della vicenda ma arriverà a trattare anche grandi problemi come la corruzione, il lato peggiore del potere politico continuando anche per il già citato sopra degrado urbano e sociologico, qui portato al limite massimo possibile. Ovviamente, in tutto questo sarà presente anche l'amicizia e l'amore, in un turbine di eventi che culminerà nella seconda parte a dir poco epica.

Akira è un manga, ma riprende molto lo stile fantascientifico americano, calcandone la mano e rendendolo più occidentale che orientale. Numerose le fonti di ispirazioni evidenti, Katsuhiro Otomo ha sempre ammesso di essere un grande fan della cinematografia americana e detto questo si potrà scorgere tranquillamente un po' di Blade Runner e di Brazil nella struttura della cosmopolita megalopoli di Neo-Tokyo, così imponente ma allo stesso tempo così fragile e decadente, così affollata ma così marcia nelle fondamenta sociali da diventare un grande cellula tumorale dell'umanità stessa. Si scorge anche un po' di 1997: Fuga da New York nella seconda parte del manga, con una Neo-Tokyo da incubo che ricorda tantissimo il mega carcere di sicurezza che era diventato l'isola di Manhatthan nel film di John Carpenter. Si passa anche ad Alien, nelle cupe e tetre mura fatte di tubi, fili, impianti e reti di circuiti che caratterizzeranno molti laboratori e celle di massima sicurezza, un'orgia di tecnologia futuristica da brivido. Esplosioni, grattacieli che crollano, strade che si aprono, enormi crateri che si creano dal nulla, spostamenti d'aria immani, Akira è caratterizzato da una continua nonché inesauribile corsa alla distruzione di tutto e di tutti, sia al livello fisico che mentale. Un grande viaggio introspettivo della persona, del mondo in cui viviamo ma anche del senso stesso della vita, di come percepiamo il potere, di come lo useremmo una volta ottenuto, di ciò che vogliamo veramente dalla vita, di ciò che conta maggiormente per noi. Nonostante i contenuti siano di rilievo e molto delicati la vicenda non pesa affatto e tranne qualche passaggio un po' più pesante nei primi numeri la trama difficilmente annoierà o peserà al lettore, trovandosi terribilmente incollato alle pagine della serie.

Akira, nonostante sia un must capace di incidere il proprio nome nella lunga storia dei fumetti giapponesi non è esente da difetti, uno su tutti i personaggi stessi: di caratterizzazione non eccelsa ma comunque buona e valida, molti verranno "inglobati" dalla catastrofica sequenza di eventi, risultando così schiacciati e soffocati senza spiccare in maniera particolare. Niente paura, perchè già dal terzo volume ognuno troverà una sua strada permettendo così al lettore di inquadrarlo in maniera ottimale e di farsi un'idea su essi.

Akira in Italia è stato riproposto di recente da parte di Planet Manga ristampando i 6 maxi volumi di Akira Collection precedentemente andati esauriti. L'edizione non è delle migliori purtroppo, avendo un prezzo non accessibile a tutti e una qualità fisica del volume mediocre. Vari disguidi e non precisate motivazioni della casa giapponese, Kodansha, hanno impedito all'editore nostrano di rilasciare una nuova edizione completamente nuova, indi si è optato per una semplice ristampa dell'ultima edizione rilasciata.

Akira fa parte della storia dei fumetti giapponesi. Un titolo che è stato capace di rivoluzionare la concezione stessa di manga, così come ha fatto per gli anime l'omonimo film uscito nel 1988, scritto e diretto sempre dallo stesso Otomo. Non una lettura per tutti ma che al tempo stesso consiglio caldamente a tutti coloro che sono appassionati e che amano il vasto mondo dei manga, che ne amano le caratteristiche, gli inaspettati risvolti, i carismatici personaggi, i bei disegni e i finali commoventi. Un capolavoro immortale pieno di messaggi e di valori, un'opera titanica che rimarrà tale per sempre.

"Il ricordo di Akira vive per sempre nei nostri cuori".




9.0/10
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Chobits è delicatezza. Chobits è semplicità. Chobits è semplicemente Chobits: spensierato e tenero.

Questa storia ci mostra un mondo tecnologicamente cento volte più avanzato del nostro presente, ove esistono robot identici agli umani in tutto e per tutto, riescono ad eseguire ogni comando alla perfezione e in sintesi non hanno difetti, forse, a parte il costo. Quest'ultimo, infatti, impedisce al povero e sfortunato Hideki di averne uno tutto per sé, pertanto è costretto a vivere con il suo vecchio pc giorno per giorno. Rincasando però avviene un miracolo: lei è lì, fra i cassonetti dell'immondizia, abbandonata a sé stessa. Agli occhi di Hideki, la strana creatura appare fragile, ma nel sollevarla è immensamente pesante oltre ad avere al posto delle orecchie dei meccanismi piuttosto bizzarri, ergo capisce che è il suo giorno fortunato: lei è un "Signor PC", e non una scatola come quella a casa vecchia e lenta. L'accensione avviene in maniera buffa, insolita e alquanto perversa, ma non appena sveglia, questo robot dalle sembianze di una sedicenne pura ed ingenua, nient'altro sa dire se non il suo futuro nome, ovvero "Chii".
Chii non ha una precedente memoria ne di chi l'ha gettata via né un marchio di fabbrica, insomma, pare essere semplicemente apparsa dal nulla, ma perché un robot funzioni correttamente ha bisogno di un CPU, un programma in grado di farle comprendere le azioni da eseguire. La piccola Chii è quindi pari ad una bambina, incapace di parlare o di farsi capire, e desiderosa di insegnamenti oltre all'essere curiosa del mondo che la circonda.
Hideki e Chii sono felici assieme, e forse la sottile linea che divide il mondo reale da quello virtuale è ad un passo dall'essere superata, ma una domanda impedisce al protagonista di fare la prima mossa: "Chi è Chii?".

"Chobits" è sicuramente una delle opere più memorabili delle ormai note "CLAMP", ma nel lontano 2001, Chii e Hideki ci mostrarono molto del loro mondo parallelo dove la scienza aveva ormai superato ogni confine tecnologico, e dove tutto era fattibile grazie a tantissime invenzioni davvero speciali.

Chii è delicata. Chii è semplice. Chii è semplicemente sé stessa: tenera e spensierata. Ma oltre a ciò, questa storia ci dona aspetti di una realtà un po' troppo dolce, un po' romantica in uno stile che tanti hanno ormai scordato grazie ai racconti amorosi che circolano oggi. C'è chi non riesce a comprenderne i valori, e c'è chi la ritiene un'opera frivola poiché fin troppo leggera, ma Chobits è proprio questo: leggero. Grazie ad una semplicità unica, i personaggi di questa saga conquistano, ci trasportano nel loro piccolo mondo costernato da tante piccole vicende, fra tanti sorrisi e tanti problemi, ma se fosse più di ciò non sarebbe "Chobits" ma qualcos'altro.
Perché questa storia possa essere apprezzata non è richiesto nessun particolare requisito, ma solamente l'essere "semplici". Chi sa apprezzare il valore della semplicità, sicuramente, saprà apprezzare anche questa piccola opera d'arte, perché in fondo, "Chobits" lo è: bei disegni, ottime copertine, curato in ogni centimetro quadrato, tutto è semplicemente delicato tanto da pensare di poterne sfiorare con una mano i personaggi, ma a suo tempo distante, lontano in un universo troppo diverso dalla nostra realtà di tutti i giorni.

Invito ai lettori di leggere questa storia perché colpisce, possiede un carisma personale di notevole impatto, ma soprattutto, riesce a trasmettere "qualcosa" alla fine d'esso, ma ciò che "Chobits" trasmetta al termine non posso saperlo con certezza, in fondo, questo sentimento varierà per tutti.

Voto: 9