Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

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Tratto dall'omonima serie di light novel, "Vatican Kiseki Chousakan" (o "Vatican Miracle Examiner" in inglese) ne è la trasposizione animata andata in onda nell'estate 2017. Ammetto che l'ambientazione italiana e l'atmosfera alla "Il Codice da Vinci" che si intravedevano dai trailer, nonché alcuni richiami a "Trinity Blood" (basti solo citare Thores Shibamoto, talentuosa illustratrice il cui nome le due serie di romanzi condividono), avevano stuzzicato i miei gusti e attirato la mia attenzione. Mi ci sono dunque approcciata con alte aspettative, sapevo che mi avrebbe interessata, e in effetti l'interesse non è mancato; peccato che da anime che, se le premesse fossero state sviluppate con una certa maturità, avrebbe potuto farsi prepotentemente largo tra i ranghi dei miei preferiti, l'opera si sia rivelata nulla di più del miglior guilty pleasure estivo dell'annata duemiladiciassette, fonte di perplessità e comicità involontaria come poche altre.

La storia ha per protagonisti Hiraga Josef Kou e Roberto Nicholas, due preti nonché agenti al servizio della segreteria vaticana, il cui compito è svolgere indagini per testare la supposta veridicità dei miracoli a loro denunciati: seguendo le indicazioni dell'arcivescovo Saul, i due si recheranno di volta in volta nelle località più disparate, restando coinvolti in situazioni talvolta molto rischiose.

Sin da qui, purtroppo, la serie non tarda a mostrare le proprie debolezze: i due agenti sono infatti abbastanza apatici nei loro discorsi, il loro carattere non viene approfondito, pertanto per lo spettatore risulta difficile empatizzare. Parecchie volte le loro frasi risultano meramente di circostanza, altre ancora invece sono tirate fuori dal nulla, facendoli artificiosamente progredire nelle indagini. Come se non bastasse, anche i luoghi ritratti sono estremamente stereotipati e, nei casi peggiori, totalmente inventati; avremo così un Messico presentatoci con l'abusatissima figura in sombrero, o una nazione africana a caso con i soliti riti tribali, le solite civiltà miserrime e arretrate e un surreale cielo dipinto copiando sfacciatamente lo stile di Vincent Van Gogh. Il meglio (o peggio, a seconda dei punti di vista) tuttavia l'ho colto in un caso ambientato in Italia, nel non meglio precisato paesino toscano di "Monte", con un'architettura e chierici che di italiano non hanno neanche una cellula, e che pertanto, per noi connazionali, sono decisamente un pugno nell'occhio. Ma a dire il vero, è la stessa Chiesa a essere stereotipata. L'autrice delle novel difatti non pare aver ricercato più di tanto il tema, e non a caso coglie e semina nella narrazione soltanto gli aspetti più immediatamente riconoscibili (e talvolta controversi) del culto cattolico: immacolate concezioni, sette sataniche, preti pedofili e vergini piangenti, senza ovviamente tralasciare il fascino dell'uniforme dei due chierici protagonisti. A volte, sermoni sull'amore di Dio si mescolano con frequenti ammiccamenti a sfondo sentimentale tra i due, o situazioni pericolose diventano il pretesto per inserire diversi cliché e momenti di fanservice ancor meno velati. Nell'ultimo episodio si ha poi il culmine di tutto ciò, con il tòpos del collegio esclusivamente maschile (cattolico e sfacciatamente copiato da "Kaze to Ki no Uta") e ragazzi imbevuti di un supposto amore per la conoscenza (o forse per qualcun altro...), che passano interi pomeriggi a disquisire sulla letteratura, ma i cui discorsi e atteggiamenti riportano alla mente scene di clampiana memoria. Quest'episodio inoltre rimette in luce il fratello minore di Hiraga, personaggio assai secondario abbozzato nel primo episodio e dimenticato per i successivi dieci, lasciando la serie con un finale tronco e senza nemmeno spiegare i motivi del principale antagonista della serie.

Ecco le ragioni per cui "Vatican Kiseki Chousakan" intrattiene sì, ma non per i motivi che avrei sperato: se si apprezzano certe ambientazioni e certi temi (come l'Italia e i curiosi riti della religione cattolica), si spera che un'opera li tratti il più possibile con i guanti di velluto. Invece "Vatican Miracle Examiner" è un anime finto dark, che si appoggia a un esotismo assai superficiale per qualsiasi cosa sappia di "straniero" agli occhi di un giapponese. E' una serie per cui avrei probabilmente stravisto, se avessi avuto dieci anni di meno, ma che ai miei vent'anni suonati non può che far sorridere per la sua sfacciataggine e superficialità. Ed è purtroppo la triste constatazione di come molti prodotti anime, al giorno d'oggi, non siano né più né meno parte di una campagna promozionale per le loro controparti scritte (non è un caso che nello stesso periodo della messa in onda le novel dominassero gli scaffali di tutte le principali catene di negozi a tema manga e anime in Giappone).
Stando al gioco, e chiudendo non uno, ma due occhi sui suoi grossi cliché, "Vatican Miracle Examiner" sa pure coinvolgere e strappa due risate per l'assurdità delle situazioni, nonostante non avesse questo intento. A conti fatti, questo è l'unico motivo che lo può salvare da un'insufficienza netta. Tuttavia, per chi sia alla ricerca di una serie innovativa e impegnata, che abbia un capo e una coda, consiglio di resistere alla tentazione, perché questo prodotto potrebbe rivelarsi... il diavolo!

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“Over the Garden Wall - Avventura nella foresta dei misteri” o, più semplicemente, “Over the Garden the Wall” in lingua originale, è una mini-serie televisiva statunitense del 2014 prodotta dai Cartoon Network Studios e costituita da dieci episodi della durata di circa undici minuti ciascuno.

L’opera segue le vicissitudini di due fratelli, l’adolescente Wirt, apparentemente vestito da gnomo da giardino, e il piccolo Greg, il quale indossa una teiera come copricapo e ha una rana come animale domestico, mentre attraversano una foresta in cerca della via di casa. Lungo il loro cammino incapperanno in numerosi individui bizzarri, tra cui Beatrice, una femmina di pettirosso dotata del dono della parola, mentre tutt’intorno a loro si farà sempre più soffocante la minaccia rappresentata dalla raccapricciante Bestia.

“Over the Garden Wall” colpisce subito per un’atmosfera profondamente cupa e disturbante, in cui il nero liquido dell’oscurità si contrappone ai colori più luminosi ma mai veramente limpidi delle ambientazioni diurne. Il design dei due protagonisti, più adatto a un prodotto rivolto a un pubblico in età prescolare, con la sua semplicità infantile si rivela perfetto per uno stile d’animazione fluido e d’effetto, mentre i fondali, con deliziosi dettagli e un filtro cromatico tendenzialmente tiepido, ricordano libri illustrati d’altri tempi. È proprio il clima fiabesco a farla da padrone, contaminato da folklore anglosassone e leggende nordiche, tra filastrocche, animali antropomorfi, spettri e creature di ogni sorta, spesso realizzati tramite espedienti visivi che rimandano palesemente ai cartoni animati degli anni venti e trenta, essenziali ma non per questo meno inquietanti.
Le puntate si susseguono di frequente senza connessioni logico-narrative, ma nascondono un filo conduttore, una trama di fondo traslucida ma non invisibile, arricchita da un uso magistrale della prefigurazione e tutta incentrata sui due giovani protagonisti. Laddove Wirt è pessimista, prudente oltre ogni limite e in cerca di auto-affermazione, Greg è un batuffolo di brio e spontaneità, sempre in grado di approcciarsi con positività alle più svariate situazioni. Il rapporto tra i due fratelli, così come le loro rispettive personalità, ha modo di essere esplorato nel corso della serie, grazie a luoghi, incontri e circostanze differenti.
Prendendo in considerazione l’ispirazione tratta dalle produzioni animate dei primi decenni del Novecento, “Over the Garden Wall” manifesta ben presto un distinto spirito musicale, grazie a canzoni sorprendentemente orecchiabili accompagnate da brani strumentali sempre coerenti e di una bellezza perturbante. Purtroppo, non è possibile non fare riferimento al doppiaggio italiano, che, probabilmente a causa di un’infelice scelta commerciale, vede il fumettista e youtuber Sio prestare la voce sia a Wirt che a Greg, regalando a questa vitale sezione del comparto sonoro una qualità tristemente amatoriale che rende difficile apprezzare soprattutto la performance del più giovane dei fratelli, il cui falsetto stridulo rende arduo ignorare la presenza di un adulto dall’altro lato del microfono. Il cast secondario, affidato a professionisti del settore, se la cava decisamente meglio, e anche Cristina D’Avena, nei panni di Beatrice, è passabile. È tuttavia preferibile ricorrere al doppiaggio originale inglese.

In conclusione, “Over the Garden Wall”, nonostante possa sembrare un esercizio di surrealismo fine a sé stesso, si è dimostrato un tragico racconto di formazione e crescita, un’opera delicata e intensa in cui l’umorismo a tratti meschino non sfocia mai nella cruda volgarità e in cui il confine tra realtà e favola è impalpabile. Le stranezze e gli orrori affrontati lungo questo breve percorso sembrano trovare una risoluzione nell’emozionante epilogo, ma la serie non si priva del suo fascino enigmatico, che resta il suo punto di forza e di maggiore attrattiva. Sarebbe stato interessante scoprire qualcosa di più sulla foresta e i personaggi che vi abitano, ma... Chissà, magari è meglio che tutto resti avvolto da un alone di mistero.

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[<b>ATTENZIONE! CONTIENE IMPORTANTI SPOILER SULLA TRAMA</b>]

Assassination Classroom è uno shonen manga decisamente atipico, sotto molteplici aspetti. La premessa da cui parte, è molto bizzarra: un essere dalle fattezze simili a quelle di un enorme polipo, ha distrutto buona parte della Luna, ed ora minaccia di fare la stessa identica cosa con la Terra, tra un anno esatto. Nel frattempo, chiede al governo giapponese di poter insegnare nella classe 3E della scuola Kunugigaoka, i cui alunni avranno il compito di essere addestrati al suo assassinio. La creatura sembra essere "invincibile".

Le armi convenzionali, anche quelle dell'esercito, non possono nulla contro di lui, essendo costituito di una sostanza particolare chiamata "antimateria", resistente a tutto, tranne a un materiale studiato appositamente per distruggerla. Ed è con armi costituite di questo materiale, innocue per gli umani, ma letali per il pericoloso essere, che i ragazzi devono cercare di ucciderlo, impresa che appare comunque impossibile, in quanto si muove ad una velocità Mach 20, ed ha l'abilità di prevedere qualsiasi tipo di attacco venga sferrato contro di lui. E' per questo che verrà soprannominato da Kaede Kayano, una delle studentesse della classe 3E, "Koro-sensei", ovvero "l'insegnante invincibile", nome che piace a tutti i compagni. Del resto, la creatura non ne ha uno di proprio.

Questo manga ha la capacità, partendo da questa divertente premessa fantascientifica, di sviluppare una storia complessa, profonda, e ricca di sfaccettature, sorprendendo in positivo il lettore che pensava di avere a che fare semplicemente con una commedia. Il lato comedy è importante e onnipresente, ma sicuramente marginale rispetto al resto, soprattutto a partire dai volumi 14/15. In questa recensione cercherò di analizzare un po' tutte le tematiche proposte dalla serie, anche se mi sarà impossibile essere esauriente, e per farlo mi avvarrò di alcuni spoiler. Va detto innanzitutto che quanto ho scritto in premessa, verrà in buona parte smentito a mano a mano che la storia progredisce. Si può tranquillamente affermare che la storiella sul mostro che ha distrutto la Luna e minaccia di fare altrettanto con la Terra, sia quanto i media ed i governi mondiali, alla fine del manga, racconteranno alla popolazione.

Anche nella vita reale, purtroppo siamo consapevoli che non avremo mai accesso ad una versione completa e veritiera dei fatti, in quanto media e politica sono collusi, e l'informazione è pesantemente manipolata dagli interessi delle elite. Ritornando alla nostra storia, se quindi l'esistenza di Koro-sensei rimane un segreto di Stato per tutto il corso del manga (la parziale distruzione della Luna è un evento che viene spacciato come "inspiegabile" dagli scienziati), alla fine, quando sarà inevitabile, a causa di determinate circostanze, palesare la sua “minaccia” alla popolazione mondiale, è questa la versione dei fatti che la gente conoscerà, con buona pace del lettore, che non può non provare che un forte senso di rabbia. Questa recensione risentirà di conseguenza pesantemente del mio stato emotivo, in quanto nello stenderla, non riesco a non rievocare le sensazioni che ho provato.

Ma Assassination Classroom si fa apprezzare proprio per il realismo con cui denuncia le ingiustizie della vita, contro le quali il mangaka ammette che a livello individuale, si possa fare ben poco. Piuttosto che dirci che con la buona volontà, potremmo arrivare a costruire un mondo "giusto" ed utopico, l'autore ci trasmette la consapevolezza che il mondo sarà sempre ingiusto e spietato. Questo non significa dover vivere con un atteggiamento passivo, ma soltanto che non esiste una formula magica per aggiustare definitivamente le cose, e che non dobbiamo aspettarci che la società cambi in nostro favore, assecondando le nostre esigenze, in quanto in un modo o nell'altro ci remerà sempre contro. Uno degli obbiettivi principali di tutto il manga, è quello di invitare i lettori a non farsi false illusioni, a prendere atto dell'ineluttabilità delle ingiustizie, e ad imparare a navigare in acque ostili, rendendo le nostre debolezze e fallimenti, dei punti di forza per sapersi sempre rialzare.

Il fallimento non deve essere preso come una sconfitta. Errare è umano e comune a tutte le persone, ed ogni volta che si sbaglia, è importante trarre frutto da quell'esperienza. E' altrettanto comune vedere i nostri diritti essere calpestati, ma rifiutare la società, diventare anti-sociali, non è la soluzione. Delinquere non è la soluzione. Dare il proprio contributo per migliorare la realtà in cui viviamo è l'unico potere che abbiamo, ma restando sempre coi piedi per terra, perché un mondo senza ingiustizie, è un mondo che esiste solo in un immaginario utopistico. Matsui non divide comunque il mondo in “buoni” e “cattivi”, assolutamente. Le personalità che emergono nella storia, tranne rari casi, presentano tutte delle zone d'ombre e di luce. La classe 3E, in cui Koro-sensei va ad insegnare, è un esempio lampante di ingiustizia.

In quest'istituto scolastico, vige una dura gerarchia tra gli studenti: i più scarsi, vengono assegnati alla sezione E (dove "E" sta per "End"), in un fabbricato sperso tra le montagne, lontani dagli studenti di serie "A". Il direttore Asano ha istituito questo sistema, nella convinzione che per motivare gli studenti migliori a diventare sempre più "forti", ci sia bisogno di una valvola di sfogo, costituita dai più deboli, che vengono sottoposti a costanti umiliazioni. L'esistenza della sezione E, motiva gli altri a dare sempre il massimo. Mentre scopriremo i motivi che hanno spinto Asano ad una visione così drastica dell'insegnamento, possiamo dire in generale che emerge chiaramente una critica al modello ultra-competitivo sia della scuola, che della società giapponese, dove il fallimento è difficilmente accettato. Gli studenti della classe 3E, seguiti da Koro-sensei, vengono invece aiutati da quest'ultimo a scoprire le proprie debolezze, e a non vederle come un qualcosa di negativo, bensì a trasformarle in punti di forza.

La creatura riesce a convogliare la frustrazione dei suoi ragazzi, la loro "bloodlust", in qualcosa di costruttivo. Mentre infatti gli studenti, addestrati all'assassinio da un ufficiale governativo, il professor Karasuma, provano ad uccidere il loro target con vari tentativi più o meno goffi, Koro-sensei sorprendentemente, non solo li incoraggia nel loro intento, dimostrando di prestarsi volentieri ad essere il loro bersaglio, ma li corregge nei loro errori, estrapolando dalle loro azioni le qualità insite in ognuno. Ed è così che, ad esempio, una studentessa che prova ad avvelenarlo, sviluppa il suo talento per la chimica, grazie ai consigli dello strano essere. Ciascuno dei tentativi di assassinio, viene usato come pretesto da Koro-sensei per scoprire ed incentivare un talento nascosto nei suoi studenti, che potrà essere usato per propositi assai più edificanti nel resto delle loro vite.

Per buona parte del manga, i ragazzi, nel frattempo affezionatisi alla loro preda, che li ricompensa costantemente rivelando loro uno dei suoi punti deboli, vivranno i tentativi di assassinio come un qualcosa di spensierato e giocoso, che consente loro di sentirsi "guardati", giudicati oltre le apparenze, seguiti da qualcuno che crede in loro, e motivati a raggiungere risultati sia in ambito socio-relazionale, che accademico. Koro-sensei applica un approccio didattico individualizzato, che risponde alle specifiche esigenze di ciascuno dei suoi alunni. Interessante è anche il suo utilizzo del meccanismo della ricompensa (in pedagogia, si parla di "rinforzo positivo"), che come accennavo prima, nel caso specifico consiste di solito nel rivelare una delle sue debolezze.

Nel corso della storia, assisteremo anche ai vani tentativi di vari assassini professionisti di far fuori il professore tentacolare, incaricati dal governo, il quale in realtà, come scopriremo più avanti, non conta assolutamente sulla riuscita degli studenti, considerati per quello che sono, ovvero ancora dei bambini, affidati alla protezione dell'ufficiale governativo Karasuma, e questo chiaramente contribuisce ad inquadrare in una dimensione molto più realistica tutta la vicenda. Se qualcuno legge questo manga, nella speranza di assistere a combattimenti epici tra ragazzini delle medie ed un mostro invincibile, potrebbe restarne deluso, in quanto non è questo il punto della storia. Uno degli interrogativi che accompagna per molti volumi il lettore, è chi sia effettivamente questo strano essere, ed il motivo per cui abbia chiesto di insegnare nella classe 3E.

Dopo una serie di vicende che non voglio spoilerare nel dettaglio, scopriremo che la vera identità di Koro-sensei è quella dell'assassino divenuto leggendario col nome di "Shinigami" ("Dio della morte"), per la scia di sangue che si era lasciato dietro, quand'era ancora un essere umano. Nella storia ci viene prima presentato un altro "Shinigami", che soccomberà durante uno scontro con Karasuma, Koro-sensei ed i ragazzi, ma che in seguito si scoprirà non essere altri che il primo ed unico discepolo di Koro-sensei. Il passato di Koro-sensei è quindi quello di uno spietato assassino. Nato e cresciuto nei bassifondi di un Paese corrotto fino al midollo (dalle divise dei cops a me sembra l'America, ma non viene specificato), non ha né un nome né una famiglia. Apprendiamo anche che non è giapponese. Cresce con l'unica consapevolezza che "se si uccide, la gente muore". E c'è tanta gente che paga altra gente per uccidere. Oltrepassate le migliaia di vittime, viene soprannominato "Shinigami".

Uccide i deboli con la forza bruta, i forti con la sua immane intelligenza, quelli dotati di entrambe le qualità, col suo fascino manipolatore. Non c'è una sola espressione che sia autentica sul suo volto. Ogni sorriso è volto all'inganno. I governi lo pagano profumatamente anche per condurre "affari" per loro conto. Ad un certo punto, uccide un uomo facoltoso, e ad assistere alla scena, c'è il figlioletto di quest'ultimo, col quale evidentemente il padre non aveva un buon legame parentale. Il ragazzino resta estasiato dall'abilità dello Shinigami, e lo supplica di diventare suo discepolo. Lo Shinigami accetta, in quanto pensa che un discepolo gli potrà essere utile nel suo lavoro. E' convinto di poterlo soggiogare completamente, e che non si ribellerà mai a lui. Ma la sua arroganza gli costa cara. Durante una certa operazione, infatti, il suo discepolo lo tradisce, ereditando le abilità ed il nome del suo sensei.

E' così che Koro-sensei finisce nel laboratorio di Kotaro Yanagisawa, che stava conducendo esperimenti sull'antimateria, una sostanza che avrebbe dovuto porsi come alternativa più potente all'energia nucleare, in grado quindi di soddisfare esigenze sia in campo civile che militare. Yanagisawa usa Koro-sensei come una cavia da laboratorio, per impiantare cellule di antimateria nel corpo di un essere umano. L'uomo non immagina che l'assassino è ben lieto in cuor suo di essere sottoposto a tali torture, che ha le conoscenze scientifiche per poterlo ingannare sui progressi dell'esperimento, e prenderne le redini all'occorrenza. Koro-sensei non aspetta altro che il momento propizio per essere trasformato in un'arma letale definitiva, per poter fare una strage e scappare.
In questo scenario di mediocrità, s'inserisce una figura edificante: la fidanzata di Yanagisawa, certa Aguri Yukimura.

Di giorno lavora come insegnante presso la "famosa" sezione E, di notte, presso il laboratorio del suo fidanzato, con cui si è legata solo in quanto l'azienda in crisi del padre, è diventata un subappaltatore di Yanagisawa. Non mi voglio dilungare oltre, ma da questa donna, Koro-sensei, in un'amicizia raccontata con tanta delicatezza per diversi capitoli, imparerà la sensibilità e l'importanza di avere qualcuno che ti "guarda". Se era stato tradito dal suo discepolo, è perché non era stato in grado di "vederlo". Ad un certo punto però, qualcosa negli esperimenti di Yanagisawa va storto, ed è a questo che si deve imputare la parziale distruzione della Luna. Gli scienziati, allarmati dal disastro che stavano combinando, scoprono che la loro cavia umana, esploderà tra circa un anno, portando ad una totale distruzione del Pianeta Terra.

E qui emerge con prepotenza un altro dei temi cardine della serie, la critica verso il senso di onnipotenza della scienza, che può portare ad esiti catastrofici. Se si pensa che l'autore ha iniziato a scrivere questo manga nel 2012, dopo il disastro di Fukushima, viene difficile pensare che l'opera non risenta delle suggestioni di quella catastrofe. Tant'è che Yanagiswa, che sembra un villain a 360°, di cui pure vedremo in realtà le ragioni personali, che potrebbero farci empatizzare leggermente – sottolineo leggermente – con lui, farà una fine anche peggiore della morte. Si ritroverà infatti immobilizzato a vita su di un letto di ospedale, costretto a dipendere dagli altri, e a riflettere sul fatto che avrebbe potuto usare le sue capacità per scopi migliori.

In quali modi può essere usata la scienza? Per scopi utili agli altri, e per scopi distruttivi. Lo stesso Koro-sensei impara questa lezione a suo discapito, sotto molti punti di vista. Aveva sempre studiato come un pazzo discipline mediche e scientifiche al mero scopo di uccidere, pertanto quando si troverà di fronte alla necessità di curare una ferita mortale, quella di Aguri Yukimura, che si sacrificherà per lui, per evitargli di diventare una bestia totale, un'arma di distruzione di massa implacabile, non sarà in grado di farlo. Il Dio della Morte, che si credeva invincibile, si renderà conto della sua impotenza. Della sua stupidità. Del fatto che se avesse asservito i suoi talenti al bene degli altri, piuttosto che per perfezionare tecniche di assassinio, ora avrebbe potuto salvare la vita dell'unica persona a cui si fosse mai affezionato, che era stata in grado di "vederlo".

Aguri Yukimura gli muore tra le braccia, non prima di aver espresso un desiderio all'assassino di cui, durante quell'anno, si era innamorata: quello che nell'ultimo anno che gli restava da vivere, prima di esplodere, conducesse i suoi studenti della classe 3E al diploma. Era sicura che sarebbe stato un bravo insegnante per loro, perché come loro, era un'anima persa. Koro-sensei pensava che in tutta la sua esistenza, non avrebbe mai trovato nessun altro per cui avrebbe ritenuto che valesse la pena sacrificare la propria vita, come sarebbe stato felice di fare in quel momento per Aguri. Ma lei lo smentirà, dicendo che avrebbe trovato quel qualcuno. Ed è così che sarà, perché Koro-sensei si sentirà effettivamente disposto a dare la vita per i suoi studenti in ogni momento, come frutto di quella promessa fatta alla donna, ma anche per il legame che riesce ad instaurare con loro.

Dopo la morte di Aguri, i tentacoli, che sono condizionati dai sentimenti umani, gli chiesero "cosa volesse diventare". Ed egli chiese di essere "debole". Questo spiega il perché del suo aspetto buffo e tutt'altro che minaccioso, e di tutte le debolezze umane che Nagisa Shiota, uno dei suoi studenti della classe 3E, co-protagonista della serie, nonché voce narrante, aveva notato in lui fin dal principio, prendendone nota con cura in una sorta di diario, al fine dell'assassinio. Il percorso di insegnamento che Koro-sensei intraprende è un percorso di redenzione, durante il quale aiuta i ragazzi, ma allo stesso tempo, come egli stesso affermerà, viene aiutato da loro a migliorarsi come persona. Riesce a farsi assegnare alla classe 3E dal governo giapponese, con la minaccia che altrimenti distruggerà la Terra, ed il governo accondiscende alla sua richiesta, a patto che non tocchi i ragazzi.

Governo che in realtà conosce i retroscena della sua storia, e che, assieme agli altri governi mondiali, sta preparando un piano finale per il suo assassinio, cosa di cui gli studenti della 3E rimarranno ignari fino alla fine, pensando ingenuamente che sia stato davvero affidato a loro il compito di salvare il mondo. Quando Koro-sensei racconta ai suoi studenti il suo passato, essi restano sconvolti. Tutti prendono atto finalmente, per la prima volta, di cosa stanno facendo. Devono uccidere un uomo. Non è un gioco. Devono uccidere. Devono deprivare qualcuno della sua vita. La spensieratezza che aveva caratterizzato i loro precedenti tentativi di assassinio, è finita.
Koro-sensei si rimette alla volontà dei suoi studenti. Non li giudica, e lascia che sia la loro morale a guidarli. Egli è comunque un condannato a morte. Se non si farà nulla, esploderà tra un anno esatto, assieme alla Terra.

Se si consegnerà al governo, gli sarà data la pena capitale. Potrebbe optare per il suicidio, ma preferisce che la sua morte avvenga per mano dei suoi studenti, e questo non prima di averli condotti al diploma, come aveva promesso ad Aguri. Sta vivendo questi 365 giorni dando finalmente un senso dignitoso alla sua esistenza, ed aspettando una morte a cui vuole arrivare creando più ricordi ed impartendo più insegnamenti possibili, per lasciare ai suoi ragazzi una preziosa eredità. Che farne di quest'uomo? La classe 3E si divide. C'è chi pensa che si debba trovare un modo per salvarlo. Chi ritiene invece che l'assassinio debba proseguire. Si arriva ad una "guerra civile" all'interno della classe. La fazione pro-assassinio, capeggiata da Karma Akabane, e la fazione contro-assassinio, capeggiata da Nagisa Shiota.

Non voglio dire quale sia l'esito di questo scontro. Ma ciò che emerge con grande chiarezza è che l'autore, così come Koro-sensei, non prende posizione. Akabane non viene fatto passare per il "cattivo". Ha un'altra idea di come sigillare la sua esperienza di vita con Koro-sensei. Ed ha anche un'altra visione di come vada il mondo, ovvero, non sempre secondo i nostri desideri. Non ci sono sempre soluzioni "ideali". Dopo la guerra civile, che porterà ad un certo esito, si arriverà a scoprire che la possibilità reale che Koro-sensei esploda è solo dell'1%. Tutto bene, quindi? Questa scoperta, che sulle prime può disorientare il lettore, in quanto ridimensiona l'imminente catastrofe planetaria, e quindi l'”urgenza” di uccidere Koro-sensei, col proseguire della trama si rivela un risvolto narrativo potente, funzionale a rendere più cinico e amaro l'epilogo.

E' una percentuale bassa... si può salvare quest'uomo, oppure i problemi risiedono altrove? Cosa vuole il governo? Cosa vuole la società? In fondo, era stato uno spietato killer, no? Ma i governi mondiali, che lo avevano usato prima come assassino, e dopo come cavia sperimentale, sono tanto più puliti di lui? Ma ci sono anche altre domande: cosa vuole Koro-sensei? Cosa è necessario, per le vite dei suoi studenti? Qual è il vero significato dell' “Assassination Classroom”? L'opera ci porta a fare una netta distinzione nell'uso che viene fatto della parola “assassinio”, a seconda dei contesti. La parola "assassinio", quando correlata al rapporto tra Koro-sensei ed i suoi alunni, è sempre usata sia in senso letterale, che metaforico. Soprattutto metaforico.

L'assassinio rappresenta il legame tra i ragazzi ed il loro mentore. Legame che tutti sentono debba essere onorato, professore e studenti, e restare per sempre, indelebile, inciso nelle loro vite. E nessun governo, ipocrita, e con le mani sporche di sangue, dovrebbe macchiare questo legame. Il governo uccide e basta. I ragazzi onorano un legame profondo, forgiatosi in un modo che sfugge alla logica di chiunque non abbia fatto parte dell'Assassination Classroom, come l'aveva voluta e pensata un uomo che a suo tempo era stato un vero assassino, e si era trasformato in un professore cercando di dare lezioni di vita secondo i metodi che gli erano più avvezzi. L'assassinio per gli studenti della classe 3E rappresenta anche la maturazione, il passo obbligato da una fase all'altra della vita.

Il distacco da Koro-sensei, che per quell'interno anno aveva protetto costantemente i suoi studenti come una madre accorta e premurosa, costituisce il loro vero “diplomarsi”, prima ancora che la cerimonia di diploma dell'istituto scolastico. Estremamente commovente è anche il legame tra Koro-sensei ed il suo discepolo traditore, sottotrama che troverà il suo giusto approfondimento.
Koro-sensei non è stato un insegnante solo per la classe 3E, che ha potuto godere delle interazioni con un uomo che era profondamente cambiato in meglio, grazie all'incontro con una donna empatica, forte, sensibile e scevra di pregiudizi. Nella sua vita di Shinigami, era stato un insegnante anche per il suo discepolo, ed indirettamente per lo stesso scienziato Yanagisawa, che vedrà in lui sia un nemico che lo ha deprivato di tutto, ma anche un “modello” che gli ha infuso nuova linfa vitale.

Ed in questi casi, si è trattato di un modello tutt'altro che positivo. Qualcuno ha scritto di Assassination Classroom che è “la storia di un assassino pazzo e spietato, che ha trovato la sua umanità soltanto dopo averla persa”. Questa frase mi è piaciuta moltissimo, e la prendo volentieri in prestito. Quando sono arrivata a leggere le ultime pagine di questo manga, con gli occhi un po' gonfi di lacrime, ho provato emozioni miste, ma approvo tutte le scelte dell'autore. Grazie Matsui Yusei per una storia così intensa, che può far riflettere su tantissimi temi anche un lettore adulto. Si va dal ruolo della scienza, a riflessioni sulla pena di morte, al relativismo etico e morale, alla censura e agli abusi di governo e stampa, alla critica di certi sistemi educativi, e tanto altro.

Koro-sensei è un personaggio bellissimo, che mostra tutte le sfaccettature dell'animo umano. Ho apprezzato molto anche il giovane Nagisa, col suo atteggiamento solitamente pacato e riflessivo.
Tutti i personaggi riescono a risultare abbastanza credibili, pur in un contesto tanto particolare, ed è palese come l'autore abbia cercato di creare vari parallelismi tra le loro vicende, in modo da rendere sempre più sfumato il divario tra percepiti villain e personaggi "buoni". Ovviamente solo i principali ricevono un adeguato approfondimento, ma questo è inevitabile, e non lo vedo come un difetto. Il manga presenta dei disegni semplici e puliti, ed una struttura narrativa molto solida, piena di foreshadowings e di flashback, in cui tutti i tasselli si ricompongono molto bene. Il mangaka per i primi volumi ci propone soprattutto episodi autoconclusivi volti a dare una prima caratterizzazione dei personaggi, ma nel contempo dissemina indizi che gli serviranno successivamente per lo sviluppo della trama principale.

Le copertine sono molto originali nella loro semplicità, e ricche di significato. Nella sua versione "mostruosa", il volto di Koro-sensei, pur essendo caricaturale, alla stregua di un emoji, attraverso una varietà di colori, esprime più emozioni genuine ed autentiche di quanto non facesse il suo bellissimo viso da umano, mentre conduceva la sua vita di Shinigami. Una breve nota infine, sull'adattamento animato: purtroppo è estremamente compresso, e pur risultando decente, non rende giustizia ad un'opera che, oltre a far leva su un'ottima costruzione narrativa, ha nei dialoghi uno dei suoi più grandi punti di forza. Tagliando i dialoghi, si perde tantissimo in termini di caratterizzazione dei personaggi, ma anche di comprensione di certi messaggi; molti avvenimenti inoltre, risultano troppo repentini e poco chiari.