Anime, manga, videogiochi... La cultura degli otaku ha da sempre attrato migliaia di persone, soprattutto ragazzi e giovani adulti. Come ben sappiamo, questi media stanno diventando sempre più popolari anche qui da noi in Occidente, mentre in Giappone si sono ormai affermati molte decadi addietro. Sorge quindi una domanda: è cambiato qualcosa nella vita degli otaku giapponesi durante tutto questo tempo?

Recentemente il sito web Goo Ranking ha svolto sondaggio prendendo in esame un campione di 500 persone di entrambi i sessi e di età comprese fra i 20 e i 39 anni. Ai partecipanti è stato chiesto di elencare i tratti tipici della vita di un otaku vissuto durante l'era Showa. Nonostante questo periodo della storia giapponese sia durato dal 1926 fino al 1989, la sottocultura degli anime è diventata un fenomeno di massa solamente verso gli anni 80' e 90'. Questo sondaggio può quindi offrirci uno sguardo al fandom di 30 anni fa.

Ecco quindi le 10 principali differenze fra gli otaku di oggi e quelli del secolo scorso secondo i giapponesi!
 

10. C'erano molti meno cosplayer rispetto ad adesso. (38 risposte)

 

Questo è molto probabilmento dovuto alla scarsa diffusione di internet all'epoca. Oggi ci sono molti forum e social network dove è possibile mostrare i propri cosplay, chiedere consigli su vestiti e accessori da indossare oppure organizzare raduni. Prima era molto più difficile organizzarsi e perciò questa moda era molto più ristretta.

 

9. Gli anime si guardavano sulle videocassette fino a quando non si consumavano del tutto. (39 risposte)

 

Niente streaming o MP4. L'unico modo per salvare le puntate di una serie televisiva era registrare su videocassetta. Inoltre si correva sempre il rischio di danneggiare o consumare i fragili nastri neri. Senza contare poi la bassa qualità video e l'audio scricchiolante.

 

8. Quando un anime andava in onda in prima serata, bisognava scappare in fretta verso casa! (40 risposte)

 

Un tempo le serie anime in Giappone venivano trasmesse durante il giorno o il tardo pomeriggio, creando così non pochi problemi a chi, una volta finito di lavorare, doveva rientrare velocemente a casa in modo da non perdere nemmeno un minuto di episodio. Gli otaku di oggi hanno invece il problema contrario: gli anime vengono mandati in onda durante la notte o in seconda serata e ciò significa chiaramente dover restare svegli fino a tardi. Ma grazie ai servizi streaming e all'on-demand, ora si può tranquillamente rimediare a questi inconvenienti.

 

7. Le cantanti idol non rivelavano pubblicamente di essere otaku. (43 risposte)

 

Un tempo le star del mondo dello spettacolo era molto ben distanti dal loro target di riferimento poichè provenivano da una realtà diversa. Con l'avvento della nuova golden age delle idol e del boom della cultura otaku, le cantanti di seconda generazione hanno avuto guadagnato molta più familiarità con il mondo degli anime (sia perchè sono loro stesse delle fan e sia per motivi più prettamente "commerciali"), creando così dei legami più solidi con il pubblico. L'industria degli anime e quella delle idol vanno praticamente a braccetto adesso.

 

6. Sul retro della copertina di un dojinshi era possibile trovare il vero nome e l'indirizzo dell'autore. (44 risposte)

 

Inserire dati sensibili sul retro di fumetti autoprodotti che, in moltissimi casi, sono a sfondo sessuale e ritraggono personaggi appartenenti a svariati franchise protetti dai diritti di copyright è una pratica che è stata abbandonata da tempo. Ci chiediamo quale sia il perchè di questa scelta...

 

4 (pari merito). Quando si comprava un dojinshi, i soldi venivano inviati tramite posta. (46 risposte)


Trenta anni fa non esisteva l'e-commerce, quindi l'unico modo con il quale si poteva acquistare un dojinshi al di fuori delle fiere era per mezzo di un servizio postale.

 

4 (pari merito). Se rivelavi alle altre persone la tua passione per gli anime, potevi beccarti strane occhiate. (46 risposte)

 

Sia chiaro, ancora oggi la gente può guardarti in modo strano se si inizi ad elencare tutti i vari modellini di Gundam esistenti oppure ti metti a fare pose in stile JoJo durante la pausa pranzo in sala mensa (tutti noi abbiamo attraversato questa fase, purtroppo). Però attualmente la situazione generale sembra essere un po' cambiata da quando gli anime e i manga sono riusciti a ritagliarsi una grossa fetta di pubblico e diventare alquanto popolari. Anche chi non è un appassionato conosce le serie più famose o quelle del momento e i pregiudizi nei confronti dei fan stanno diminuendo con il passare degli anni.
 

3. La gente non si autodefiniva "otaku". (47 risposte)

 

Il termine otaku si può generalmente accostare a parole occidentali come nerd o geek, anche se originariamente questo appellativo aveva un significato decisamente più dispregiativo, soprattutto se utilizzato fuori contesto. Essere otaku oggi significa essere degli appassionati navigati, ma non per forza esageratamente incalliti.

 

2. I BL venivano chiamati yaoi, mentre le fujoshi si chiamavano dojin onna. (52 risposte)

 

Negli ultimi tempi in Giappone il termine yaoi è stato soppiantato dall'espressione boys' love (BL), la quale viene usata appunto per indicare i manga e gli anime che presantano tematiche omoerotiche maschili. Le fujoshi sono invece le fan di questo genere di storie, ma un tempo venivano chiamate diversamente con il nome di dojin onna (donne dojinshi), proprio perchè gli yaoi non erano così popolari come adesso e venivano quasi esclusivamente autoprodotti.
La parola yaoi è stata invece accantonata a causa del suo significato troppo esplicito. Essa infatti è l'abbreviazione dalla frase Yamete oshiri ga itai che tradotta significa: Ti prego, fermati! Mi fa male il..." (insomma, avete capito). Il termine sembra però sopravvivere fra i fan occidentali.
 

1. Se ti piacevano gli anime, venivi scambiato per una persona introversa. (68 risposte)

 

Si tratta di un'affermazione molto paradossale: negli anni 80' i protagonisti degli anime tendevano a comportarsi in modo eroico e sfacciato, cercando di non far trasparire nessun cenno di debolezza. Solo a partire dalla fine degli anni 90' sono apparsi i primi personaggi "tragici", ovvero che vivono situazioni conflittuali e soffrono di conflitti interiori.

Ma allo stesso tempo, la vita di un fan degli anime di trenta anni fa era molto più dura. Innanzitutto perchè si trattava ancora di un hobby di nicchia praticato da poche persone, ma inoltre era faticoso trovare qualcuno con cui confrontarsi e discutere delle proprie serie preferite. Ed è per questo motivo che la condizione del fan degli anime era vista come solitaria.

Con l'arrivo di internet, la situazione è ora ben diversa. Bastano veramente pochi click per trovare una community con la quale relazionarsi e incontrare gente con i tuoi stessi interessi. Parliamo sempre di relazioni virtuali, ma è comunque meglio di niente.

Ad ogni modo, il mondo otaku è sempre in continua evoluzione e questo confronto generazionale lo ha dimostrato. E voi vi ritrovate in queste affermazioni oppure pensate che sia cambiato anche qualcos'altro?

Fonte Consultata:
RocketNews24