Tutti quanti, da bambini, sognavamo gli adulti che saremmo stati, o che ci sarebbe piaciuto essere, una volta cresciuti. Adulti che, il più delle volte, coincidevano con i nostri miti ed eroi dell'infanzia: chi voleva diventare un cestista ammirando le prodezze del Michael Jordan di turno, chi sognava di salire sul ring emulando Hulk Hogan e Macho Man, chi si vedeva una popstar come le Spice Girls, un famoso calciatore, un attore, un astronauta o magari un archeologo come Indiana Jones.
E' questo il presupposto da cui parte Mahou no Star Magical Emi (meglio nota nel nostro paese come "Magica Emi", titolo che userò da qui in poi per comodità), terza serie del fortunato filone majokko dello Studio Pierrot andata in onda sulle tv giapponesi in 38 episodi esattamente quarant'anni fa, dal 7 giugno 1985 al 28 febbraio 1986.
E se un bambino potesse realizzare questo sogno e diventare immediatamente l'adulto che desidererebbe essere, bruciando le tappe, semplicemente pronunciando una stramba formula magica che può fargliene assumere l'aspetto e le facoltà ogni qual volta egli voglia?
E' quanto succede alla piccola protagonista Mai Kazuki, che sogna di diventare, da grande, una bravissima prestigiatrice, come il suo idolo Emily Howell, celebre maga vissuta negli anni '30. Aspirazione inevitabile, in un certo senso, visto che la bimba è stata cresciuta da sempre fra maghi e giochi di prestigio: la madre, infatti, ha un passato da maga e i due simpatici nonni materni sono a capo di una scalcinata compagnia di prestigiatori, i Magic Carat, che la piccola aiuta spesso e volentieri.
La strada per realizzare il suo desiderio è però ancora lunga e impervia, visto che Mai è ancora molto piccola e inesperta e non le riesce di fare degli spettacolari trucchi come quelli dei suoi nonni.
Mai, tuttavia, è una bambina a cui è stata donata la grande e fortunata occasione di fare ciò che tutti noi avremmo desiderato, alla sua età, ma non abbiamo mai potuto fare: grazie all'incontro con Topo, il folletto dello specchio capace di guardare nei suoi sogni e di renderli possibili, ella potrà trasformarsi a suo piacimento in Magical Emi, bellissima ed esperta prestigiatrice adolescente che, risollevando le sorti dello sgangherato gruppo dei Magic Carat, li porta al successo attirando le attenzioni di Shigeru Koganei, affermato produttore televisivo che non ci pensa due volte prima di lanciare la bellissima ragazza e il gruppo di maghi come celebrità del piccolo schermo.

Per raccontare la sua storia, lo Studio Pierrot sceglie ancora una volta la via già esplorata con successo in Mahou no tenshi Creamy Mami e Mahou no yousei Persha, ossia quella del racconto di formazione di una bambina che per magia ottiene il potere di trasformarsi a comando in una bella adolescente. Tuttavia, decidono di distaccarsi dal modello delle serie precedenti per creare una storia più intima, che pone l'accento sulla quotidianità della protagonista, sulla sua crescita e sulle cose che impara stando a contatto con i molti personaggi che la circondano, piuttosto che sulla magia. Difatti, a differenza di Creamy Mami e di Persha, non c'è una vera e propria spiegazione dei poteri magici della protagonista, non ha uno scopo preciso per cui le sono stati donati, non ha limitazioni particolari, divieti o un limite di tempo. Non viene specificato da nessuna parte che debba tenere nascosta la sua identità altrimenti sarebbe punita, la sottotrama del fratellino che la scopre trasformarsi, inizialmente prevista, è stata poi accantonata e non c'è stato nessun colpo di scena che costringesse Mai a cambiare oggetti magici a metà serie.

Il punto di vista è quello di Mai, che seguiremo nel racconto della sua vita quotidiana, del rapporto con i genitori e il chiassoso fratellino, con i nonni e il loro gruppo di maghi, con il folletto Topo, con i compagni di scuola e l'amichetto Musashi di lei palesemente innamorato, o ancora con Sho, pugile in erba che vive nella casa dei nonni e con cui, spesso e volentieri, la bimba si trova a interagire fra un capriccio e l'altro trovandovi un buon amico e, all'occorrenza, un maestro.
Anche stavolta, gli autori dello Studio Pierrot mettono in scena in maniera molto piacevole la vita della loro piccola eroina, di cui conosceremo i sogni, le paure, i difetti, i capricci, gli hobby, il mondo che le gira intorno, in diversi episodi dal ritmo rilassato e gradevole e dalla forte valenza pedagogica per i piccoli spettatori, che vi ritroveranno tutti i piccoli drammi della vita quotidiana di qualunque bambino, come i compiti di scuola e la pagella, le responsabilità di un incarico importante, i litigi in famiglia, le gelosie per il fratellino più piccolo, l'imbarazzo della prima scoperta del proprio corpo.
Si diceva però che Mai ha il potere di trasformarsi in Emi, e questo apre nuove prospettive per la narrazione, essendo la maga dai capelli azzurri una bizzarra soubrette televisiva che compie giochi di prestigio, canta canzoni, presenzia a eventi e a spettacoli itineranti, partecipa a programmi tv e per un soffio non diventa anche attrice cinematografica. il racconto delle vicende di Emi nel mondo dello spettacolo è, però, volutamente trattato in maniera più soft rispetto a quello di Creamy Mami (Emi, a differenza di Creamy Mami e della successiva Fancy Lala, non ha una rivale, inoltre il personaggio di Sho ha con Emi un legame molto meno profondo di quello di Toshio con Creamy Mami), perché anche in questo caso gli autori intendevano usare Emi come mezzo per raccontare Mai.
Nei panni di Emi, Mai può guardare più da vicino il mondo degli adulti e mostrare agli spettatori la vita di una celebrità del piccolo schermo, di un produttore televisivo, del manager di una star, di un regista, di uno sportivo, imparando (e insegnando a chi guarda a casa) che nemmeno la vita degli adulti è sempre facile: a volte anche loro devono fare delle scelte, rinunciare a un amore, impegnarsi per realizzare un sogno, superare diverse difficoltà, esattamente come i bambini.

Magica Emi offre una gran varietà nelle situazioni rappresentate episodio dopo episodio.
Oltre ai molti episodi dedicati all'approfondimento della vita quotidiana di Mai, alla sua crescita e alla vita da star di Emi, avremo anche diverse puntate a sfondo sovrannaturale. Dal momento che la magia esiste, come dimostrato dall'esistenza del folletto dello specchio, allora esisterà anche in altre forme, ed ecco che Mai/Emi si trova ad avere a che fare con extraterrestri veri o presunti, fate del vento, draghi della neve, spiriti degli alberi, folletti di altri mondi, bambole dotate di sentimenti e tutta una serie di creature sovrannaturali, le quali spezzeranno l'estremo realismo che permea la serie con un tocco di fantasia, che tuttavia riesce a non stonare troppo nella sua economia generale.
Altri episodi saranno invece dedicati alla sotto-trama sportiva degli incontri di boxe sostenuti da Sho; in altri ancora sarà di scena una comicità a volte insensata, in pieno stile commedia anni '80, con inseguimenti, equivoci, rocambolesche gite in automobile, capitomboli.
Se tutto questo è possibile, il merito è innanzitutto dei personaggi. La serie ha, infatti, un cast ampio e decisamente valido, un microcosmo variegato e divertente, popolato da personaggi dall'ottima caratterizzazione, che sanno far divertire lo spettatore ma anche emozionarlo o dargli da pensare...
Non ci deve dunque stupire di trovare interi episodi dove la protagonista Mai/Emi magari svolge un ruolo di secondo piano e invece il focus si sposta sui suoi genitori, sul fratellino, su Sho, sugli arzilli nonni, sui membri dei Magic Carat, sul burbero signor Koganei o sullo sfortunato e divertentissimo manager Kokubunji, che di volta in volta ci parlano delle loro vite, dei loro sogni, dei loro rimpianti, dei loro ricordi, dei loro amori, delle loro passioni e avversioni, delle loro famiglie, delle loro avventure, in un affresco vivo e piacevole di un mondo dove lo spettatore si sente immediatamente a suo agio.

Non bisogna, però, dimenticare che questa è in primis la storia di Emi e, soprattutto, di Mai. La doppia vita della bimba e la sua crescita personale sono il filo conduttore che, nonostante le numerose divagazioni sugli altri personaggi, attraversano tutta la vicenda.
Diversamente da quanto accaduto per Yu/Creamy Mami e Persha, la maturazione di Mai non si svolge stavolta solo sul piano sentimentale. C'è anche quello, ma in maniera minore rispetto alle precedenti maghette. Magica Emi è piuttosto la storia dell'inseguimento di un sogno, che dapprima Mai sfiora, ma che in seguito si rende conto essere ancora lontano, e la crescita della bimba è principalmente proiettata verso questa consapevolezza, più che verso la scoperta dell'amore.
Con una velata malinconia, la serie porta in più occasioni lo spettatore a riflettere sulla sua premessa: se tu, bambino, potessi diventare a comando l'adulto che sogni di essere senza dover aspettare di crescere realmente, cosa faresti? La risposta che lo Studio Pierrot offre a questa domanda è inaspettatamente molto matura, istruttiva e intelligente, rendendo palpabile la crescita della piccola eroina.
Man mano che passano gli episodi, che impara a conoscere il mondo e la vita nei suoi diversi aspetti tramite il confronto con altre persone, le loro storie e le loro scelte, la piccola Mai matura e si rende conto di quanto in realtà sia marcato il dualismo fra Emi, bellissima prestigiatrice che con la magia può compiere qualsiasi cosa, e lei, bambina impacciata e capricciosa che non riesce a fare un semplice gioco con le carte senza farle cadere e che del mondo ancora non conosce nulla.
Con una semplice formula magica, Mai può diventare Emi ogni volta che vuole e riuscire a realizzare incredibili spettacoli di magia, ma Emi non è la vera Mai, quanto più un'illusione, un sogno lontano dalla realtà dove è solo una bambina inesperta che ha scelto di realizzare i propri sogni con la facile strada dei poteri magici, a differenza del pugile Sho e degli amici maghi dei Magic Carat, che si impegnano per raggiungerli con sacrifici, scelte a volte dolorose e forza di volontà.
La bambina e il suo alter-ego si rivelano essere dunque due personaggi legati a doppio filo: il sogno di Emi inizia quando finisce quello di Mai, e il sogno di Mai inizia quando finisce quello di Emi, in un finale dal sapore malinconico, ma anche molto maturo.

"E' molto più divertente essere Mai..." afferma, malinconica, Emi, dopo essere riuscita con poco sforzo a compiere un trucco su cui Mai aveva lavorato invano fino a prima di trasformarsi. E' in questa frase il messaggio fondamentale dell'opera, che, attraverso la vicenda di una bambina che ottiene il potere di diventare grande a comando, raccomanda ai piccoli spettatori di non aver fretta, di coltivare a piccoli passi i propri sogni per il futuro, con impegno e correttezza, perché solo così si riesce a crescere e a imparare fondamentali lezioni di vita.
Non è importante Itaca, diceva il poeta greco Costantinos Kavafis, ma il viaggio ricco di esperienze che permette di giungervi. Allo stesso modo, i bambini non devono aver fretta d'esser grandi, ma vivere giorno per giorno traendo dalla vita e dal mondo insegnamenti ed esperienze che li aiuteranno a crescere in maniera corretta e con i tempi giusti. Così come Mai, che avrà tutto il tempo per crescere e diventare da sola una grande maga, senza affrettarsi a diventare Emi con la magia.
Non è un caso, quindi, se la sigla d'apertura e canzone portante della serie, si chiami "Fushigiiro Happiness". Il termine "fushigi" ha una duplice valenza e il titolo della canzone può essere interpretato "Felicità di un colore meraviglioso" o "Felicità di un colore misterioso". Come a dire che sì, la felicità, la crescita, l'amore sono qualcosa di bellissimo, ma anche di misterioso, da scoprire passo dopo passo e con tante esperienze ora gioiose ora dolorose, senza aver fretta di conoscerli immediatamente.

Elemento sempre molto apprezzabile nei majokko dello Studio Pierrot è l'aspetto tecnico. Anche Magica Emi non fa eccezione e propone una serie gradevolissima all'occhio.
Il character designer Yoshiyuki Kishi aveva già lavorato a Mahou no yousei Persha e qui ritorna con ottimi disegni capaci di caratterizzare personaggi di ogni tipo, dal giovane fratellino di Mai alla sua anziana e rotonda nonna, dall'enorme camionista barbuto di mezza età alla tenerissima fatina.
Il disegno, insieme alla regia (il regista Takashi Anno è qui alla terza di tre serie majokko per lo Studio Pierrot), è un elemento che ricorre come un filo rosso a legare indissolubilmente Magica Emi alle serie che l'hanno preceduta, basta guardare il personaggio di Sho, che non poco ricorda Riki e Gaku di Mahou no yousei Persha (nonché Shun di Tokimeki Tonight, che, casualità, anche lui era un pugile).
In un cast di personaggi e comparse splendidamente disegnati, naturalmente a spiccare è lei, Magical Emi, una delle migliori ragazze disegnate dei suoi tempi - e, chissà, magari anche di tutta l'animazione giapponese in generale. Anche in questo caso, come già per Yu/Creamy Mami e per Emi/Persha, l'alter-ego magico è la proiezione dei sogni della giovane protagonista anche sul lato fisico, ed ecco dunque che Emi è non solo un'esperta maga, ma anche una bellissima adolescente, dal corpo proporzionato, con degli splendidi capelli del colore del mare e che indossa di volta in volta nei suoi show splendidi abiti dal gusto leggermente provocante, ora un costume da bagno con pareo a fantasia floreale e occhiali da sole, ora uno splendido abito alla cinese. L'adolescente che qualsiasi bambina sognerebbe di essere e che facilmente farebbe battere il cuore di ogni uomo, pur tuttavia senza malizia, ma in maniera estremamente naturale e casta.
L'ottima grafica di effetti e animazioni, inoltre, trova il suo culmine nei tanti giochi magici di Emi.
Ottimo anche il lavoro svolto dagli accompagnamenti sonori. Di "Fushigiiro happiness" e del suo significato simbolico si è già detto, la canzone svolge in maniera mirabile il suo ruolo di sigla d'apertura e di brano portante della storia, in quanto singolo cantato da Emi durante i suoi spettacoli e dunque presente nella gran parte degli episodi. Bella anche "Anata dake dreaming", la delicata sigla di chiusura, così come "Tropical mermaid", seconda canzone di Emi, e anche gli accompagnamenti orchestrati, di grande intensità e adatti di volta in volta a far da sottofondo a scene ora allegre ora tristi.
Parlare delle canzoni di Emi ci porta dritti dritti a parlare del doppiaggio, visto che lei, Yoko Obata, giovane idol che vivette un breve periodo di popolarità fra la fine degli anni '80 e i primissimi anni '90, dà la voce alla protagonista della serie sia nelle vesti di Mai sia in quelle di Emi, per il parlato e per le canzoni (e dunque, di rimando, è l'interprete delle sigle).
Yoko Obata è, per l'appunto, una idol, non una doppiatrice di professione e dunque riesce a caratterizzare Emi con una voce dolce e suadente che perfettamente si abbina alla misteriosa maga del palcoscenico, ma è invece un po' traballante nel camuffare la sua voce in maniera infantile per il ruolo di Mai.
Fortunatamente, a darle manforte c'è tutta una serie di fuoriclasse del doppiaggio nipponico, i quali, in parte, avevano già lavorato alle due precedenti serie di maghette dello Studio Pierrot.
E' il caso, ad esempio, di Yu Mizushima, che ritorna ovviamente nel ruolo del protagonista maschile (li doppierà tutti, quelli degli anni '80, da Toshio a Riki, da Sho a Kyohei, ed è stato anche la voce di Shun in Tokimeki Tonight), senza discostarsi troppo dalla sua precedente interpretazione.
Discorso diverso invece per Daisuke Gouri e Shigeru Chiba, che nel precedente majokko davano la voce alle mascotte che accompagnavano Persha (il gattone Simba e il kappa GeraGera) e qui invece interpretano il collerico produttore Koganei e il suo assistente-vittima Kokubunji.
Si tratta di una delle cose più divertenti che vi capiterà di sentire, per quanto riguarda il doppiaggio nipponico. I due professionisti riescono a rendere Koganei e Kokubunji di una simpatia unica, ed è divertentissimo vederli litigare di continuo mentre si fanno prese di wrestling, assistere alle continue sfuriate di Koganei che sbaglia ogni volta il nome del suo assistente e di quest'ultimo che grida esasperato mentre è alle prese con guai di ogni genere.
Ultima, ma non meno importante, chicca, sia Gouri sia Chiba si lanceranno, nel corso della storia, in esilaranti reinterpretazioni di "Fushigiiro happiness". Se, nel caso di Chiba/Kokubunji, il personaggio si limita a canticchiarla distrattamente, Gouri/Koganei addirittura si mette un costume da Emi e la interpreta con convinzione grazie a uno stereo per il karaoke: una gag esilarante in cui un omone grande, grosso e barbuto vestito con uno sgambato gonnellino da soubrette televisiva canta una canzone pop con un vocione cavernoso.

Alla serie tv si affiancano un manga in tre volumi pubblicato da Shogakukan e disegnato da Kiyoko Arai (in Italia è stato annunciato da Sprea) e diversi OAV: il malinconico Orchestra di cicale, che porta all'eccesso l'anima slice of life della storia raccontandoci in modo lento e poetico l'estate dei personaggi e i due crossover Adesugata Mahou no Sannin Musume e Majokko Club, che riuniscono tutte le maghette dello Studio Pierrot.

La serie arriva in Italia nel 1986, trasmessa su Mediaset col titolo "Magica, magica, Emi", introdotta dall'imprescindibile sigla da Cristina D'Avena.
La versione italiana presenta il solito adattamento un po' fantasioso dei nomi tipico dell'epoca, con il solito Giappone multiculturale dove i personaggi si possono chiamare Mai (pronunciato "Mei"), Emi, Fiorella, Giovanni, Bartolomeo, Pellecchia, Ronnie, Annie, Enrico, Gennaro, Giuppi, B. Junior. E', tuttavia, riuscita in gran parte a restituire la simpatia dei doppiatori giapponesi, con un cast italiano di tutto rispetto. A spiccare, ovviamente, è una magnifica Alessandra Karpoff, tanto dolcemente infantile nei panni di Mai quanto sensuale e affascinante in quelli di Emi, ma abbiamo anche un maturo Ivo De Palma, un saggio e bonario Riccardo Mantani, un sempre simpatico Pietro Ubaldi, un esilarante Federico Danti o un collerico e roboante Vittorio Bestoso.
Le canzoni cantate da Emi (e dunque le sigle giapponesi) sono state adattate discretamente in italiano, ad eccezione di "Tropical Mermaid", il secondo brano cantato da Emi, che è stato sostituito dalla versione italiana di "Anata dake dreaming". In sottofondo a un episodio, poi, inspiegabilmente, appare anche la sigla italiana de La regina dei mille anni.
In Italia, Magica Emi ha sempre riscosso un buon successo, è stato replicato molte volte su Mediaset ed è uscito anche in home video per Yamato Video, posizionandosi come seconda serie più popolare delle maghette Pierrot dietro Creamy Mami.
Anche in Giappone, la situazione è simile. Tutti, in un modo o nell'altro, ricordano Creamy Mami, mentre la fama di Magica Emi è decisamente minore. Tuttavia, è una serie che paradossalmente si apprezza più da grandi che da bambini, e perciò non mancano gli adulti giapponesi che lo preferiscono a Creamy Mami, vuoi perché la doppiatrice di Mai/Emi è anni luce avanti a quella di Yu/Creamy Mami come capacità vocale, vuoi perché da bambini ci si fa attrarre dalle magie di Emi, ma da grandi si capisce che "E' molto più divertente essere Mai" e si comprende maggiormente il malinconico, maturo, unico fra i titoli dedicati alle maghette, messaggio finale della serie.

A suo tempo "mi aiutò" anche a flirtare con una mia compagna di classe che lo vedeva insieme a me. 😙
Dovrei comunque fare una nuova visione dato che ormai sono passati chissà quanti anni dall'ultima. Ma sono abbastanza certo che l'impressione iniziale non cambierà.
Tanti auguri alla maghetta cui sono più legato in assoluto per motivi nostalgici e non! 🎈✨🎉🌟🌠
Poi la stupenda colonna sonora ha reso alcuni episodi come dei piccoli corti da gustare grazie anche ad un'ispirata regia.
Il finale l'ho visto tantissime volte e mi ha sempre fatto scendere una lacrimuccia, stupendo!
Idem.
Più avanti è stato pubblicato un videoclip musicale come per Creamy Mami: il character design è un po' diverso, allineato alla fine degli anni 80.
Da segnalare anche un misconosciuto OAV uscito nel 2002, Kumo Hikaru, che dura meno di un quarto d'ora ed è ambientato prima della serie tv, ed è incentrato sulla nascita del fratellino di Mai. In italiano non si trova, ma è reperibile subbato in inglese.
Qualche anno fa avevo riguardato tutto Creamy Mamy, dato che tra i due era quello che apprezzavo di più da bambina, ma sarei curiosa di capire se ora rimarrei della stessa opinione.
Grazie per l'articolo!
Però questa era la numero 2, veramente molto carina.
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