Questo è il Paradiso
Ora posso morire felice
Non voglio più uscire da qui

Queste le frasi che il mio cervello ha elaborato in sequenza dopo aver varcato la soglia del museo dedicato a Yumiko Igarashi, la "mamma" di Candy Candy e Georgie, manga che hanno letteralmente segnato l'infanzia di chi, come me, era bambina nei primi anni '80.
 

Ma procediamo con ordine: il viaggio Animeclick Plus è sbarcato a Kurashiki in un'uggiosa mattina per visitare il centro storico della cittadina, il cosiddetto quartiere Bikan che fra musei e case antiche attira molti turisti. Ma noi eravamo anche consapevoli che proprio qui c'era il museo dedicato alla Igarashi.
Il luogo non è stato scelto a caso, ma è stato fortemente voluto dall'artista stessa: per documentarsi sull’urbanistica storica giapponese la Igarashi ha visitato a fine anni ’90 il quartiere di Bikan e se ne è subito innamorata. Il legame con la città è stato rafforzato poi nel 2010, quando la mangaka ha illustrato il romanzo di Seiko Mitsushiro intitolato "Kurashiki monogatari ~Hachiman~" ("Una storia a Kurashiki – Il maschiaccio"), ambientato nel Periodo Meiji (fine XIX-inizio XX secolo) in luoghi reali della città, fedelmente riprodotti.
 

Passeggiando per le vie costellate di negozi e caffè, grazie anche a Google maps, non è stato difficile trovarlo. In una traversa infatti abbiamo visto questo edificio bianco e rosso che ci invitava ad entrare, complici vari cartonati ad indicare l'ingresso e/o ad invogliare una foto ricordo. Nel logo del museo c’è Fujino, la protagonista del già citato romanzo "Kurashiki monogatari ~Hachiman~".
Il tratto della mangaka inconfondibile ha suscitato in noi molte emozioni e ci ha attirato come falene verso la luce. Complice anche un biglietto d'ingresso dal costo decisamente contenuto (600 yen, circa 5 euro), abbiamo varcato la soglia e ci siamo ritrovati in un universo di zucchero filato, tremendamente kawaii.
 

Appena entrati ci accoglie a destra un angolo shop dedicato al merchandising (con molti prodotti che raffigurano la mascotte del museo, cioè Princess Rose, il personaggio creato da Yumiko Igarashi in sostituzione di Candy Candy) e a sinistra il Cafè Princess (entrambi accessibili senza fare il biglietto). Poco più avanti invece c'è la cassa e un angolo dedicato ai cosplay con costumi e sfondi a tema per trasformarsi anche solo per pochi minuti in vere principesse delle fiabe.
Entrando nel museo vero e proprio la visita inizia a farsi più seria: mettiamo da parte sospiri e occhi a cuore e ammiriamo sulla sinistra una serie di vetrinette in cui sono conservate memorabilia dell'autrice. Strumenti di lavoro e oggetti personali (come ad esempio una collezione di polli, animale da lei molto amato) sono esposti in maniera semplice ma efficace.
 

Saliamo al piano superiore e lungo la scala sono appese alle pareti quadri con soggetti originali della Igarashi, ragazze e ragazzi ora allegri ora romantici che ci invitano a proseguire nella visita.
Al primo piano sono esposti bozzetti che ci illustrano il processo creativo dell'autrice e tantissime immagini incorniciate e appese alle pareti, oltre ad alcuni numeri originali della rivista del fanclub della Igarashi. Ma soprattutto in un angolo sono riuniti moltissimi shikishi (cioè disegni con dedica) che altri autori hanno fatto per omaggiare la Igarashi. C'è poi un tavolo dove sedersi e leggere i manga originali a disposizione dei visitatori.
 

La vera particolarità però del museo è che qui non troverete niente che sia di Candy Candy. Nemmeno il suo nome, rimosso perfino dalla facciata del museo: quello che una volta era infatti il "I love Candy Museum" è diventato "I love Museum". Questo a causa delle infinite controversie legali fra la Igarashi e la Mizuki.
La questione ci è stata ben spiegata da Mario Pasqualini, un italiano che fa parte di Dimensione Fumetto, che vive in Giappone e che lavora come guida al giardino Koraku-en di Okayama. Il museo e la questione legale sono descritti per intero in questo articolo, di cui riportiamo alcuni stralci.
 

"Da quasi trent’anni le due autrici di Candy Candy Kyoko Mizuki (autrice del romanzo originale e sceneggiatrice del fumetto) e Yumiko Igarashi (disegnatrice) litigano per l’assegnazione dei diritti d’autore e di sfruttamento commerciale dell’opera. La Igarashi sostiene infatti che il fumetto sia sostanzialmente tutto opera sua, e che la Mizuki ne sia solo la soggettista, ma non la sceneggiatrice, e quindi ne rivendica anche lo sfruttamento commerciale al 100%. Fatto sta che il tribunale ha deciso nel 2001 di assegnare i diritti d’autore di Candy Candy al 50% fra le due autrici, le quali non raggiungendo un accordo economico si rifiutano di collaborare e di autorizzare la riproduzione del fumetto, del cartone animato e di ogni altro media visivo collegato a Candy.
 

Si tratta di una questione molto complessa: in pratica la Igarashi possiede il 50% dei diritti del fumetto, il 50% dei diritti del cartone animato, il 50% dei diritti della colonna sonora, il 50% dei diritti del merchandise, eccetera; poiché la Igarashi è in cattivi rapporti con Kyoko Mizuki e con la Toei, manga e anime sono bloccati. Lo stesso non è per la musica: al karaoke le canzoni di Candy Candy ci sono, la celeberrima sigla iniziale è normalmente cantata e nel museo passa in sottofondo la colonna sonora dell’anime. Persino il nome è in una condizione ambigua: “Candy” come nome del personaggio è al 50% della Mizuki e quindi non è usabile, mentre Candy Candy come titolo della canzone sí".
 

Ma nonostante questo la visita al museo è decisamente consigliata sia per chi come me ha vissuto quegli anni sia per quelli che non c'erano, perché comunque Yumiko Igarashi resta una pietra miliare nella storia dei manga giapponesi.