Cosa succede quando gli artisti occidentali vengono ispirati dall’arte giapponese? Quando uno stile di disegno nipponico, i temi, l’impostazione grafica, persino gli strumenti usati vengono “presi in prestito” da un neofita europeo, ben lontano dalla cultura orientale - ma proprio da questa colpito e stimolato a creare a sua volta qualcosa di nuovo?
No, non stiamo parlando dei fumetti in stile manga disegnati da occidentali, sebbene avremo modo di ritornare su questo punto. Quella che andremo a ripercorrere oggi, infatti, è una storia vecchia di duecento anni, l’ibridismo stilistico e artistico, una corrente nata nell’Ottocento nell’Europa che per la prima volta accoglieva, tutta d’un tratto, l’arte giapponese: il Giapponismo.

Rovigo, Veneto. Nella cornice di Palazzo Roverella troviamo la mostra GIAPPONISMO: Venti d’Oriente nell’arte europea, aperta lo scorso 28 settembre e visitabile ancora fino al 26 gennaio 2020. Una mostra decisamente valida che noi di AnimeClick abbiamo avuto la fortuna di poter visitare qualche giorno fa, attraverso la quale vi guideremo (e che vi consigliamo caldamente in occasione delle Feste!).
 


Il Giapponismo nasce nella metà dell’Ottocento, in concomitanza con la riapertura del Giappone all’Occidente e le Esposizioni Universali di Londra (1862) e Parigi (1867). Oltre a queste aperture reciproche “ufficiali”, già da tempo qualcosa bolliva sotto la superficie: l’interesse per il Sol Levante aumentava sempre di più, specialmente negli ambienti intellettuali parigini, e cominciarono ad aprire i primi negozi d’importazione orientale come lo storico La Porte Chinoise, presso cui si riunivano pittori e poeti come Manet e Baudelaire

A conti fatti, il Giappone e il Giapponismo hanno avuto un ruolo più che cruciale nel panorama artistico di Otto e Novecento: alla corrente dobbiamo infatti interi movimenti artistici, come Impressionismo e Art Nouveau, oltre ovviamente a inestimabili opere di artisti a essi collegati, quali Monet, Van Gogh, Degas, Gauguin, Toulouse-Lautrec, Klimt, Mucha. Insomma, nometti da poco.

Il catalogo della mostra può vantare molti nomi noti a livello internazionale, sia fra gli “influenzati” che fra gli (passatemi il termine!) “influencer”. Fra gli artisti europei un notabile esempio è costituito da Emil Orlik, autore del quadro scelto per la locandina della mostra: un abile pittore ma anche incisore, un artista tedesco che per imparare l’arte nipponica si recò proprio in Giappone per studiare il tradizionale processo della creazione di una xilografia. In un breve ciclo di opere realizzate dopo il suo ritorno dal viaggio in Giappone, Orlik descrive fedelmente questo processo dedicando una litografia a ciascuno degli artigiani coinvolti: il pittore, lo xilografo e lo stampatore.


Fra gli italiani, oltre alla presenza di molti lavori del pugliese Giuseppe De Nittis (purtroppo non fotografabili), a saltare all’occhio è sicuramente il grande dipinto in tempera e matita posto proprio all’ingresso del percorso espositivo: Ingresso in un tempio in Giappone, opera di Antonio Fontanesi. L’autore emiliano fu tra i fortunati artisti europei a trascorrere alcuni anni in Giappone, anni in cui Fontanesi insegnò alla Tokyo Kōbu Bijutsu Gakkō, la prima scuola d’arte del Giappone. Il modello estetico scelto da Fontanesi per questo dipinto è la Yokohama Shashin, la “Fotografia di Yokohama”: quest’arte consisteva nella colorazione a mano delle fotografie quasi unicamente nei dettagli principali della composizione, effetto che Fontanesi riproduce fedelmente tramite l’utilizzo delle tempere e l’attenzione maniacale ai dettagli nelle decorazioni del tempio.
 


A portare alto il nome del Giappone, forse prevedibilmente, è una delle copie della famosissima Grande Onda di Kanagawa di Hokusai: si tratta dell’Onda appartenente alla collezione del Museo d'Arte Orientale E. Chiossone di Genova. Personalmente si tratta della quarta Onda che ho avuto l’onore di ammirare dal vivo, ma l’emozione davanti a quest’opera, ormai quasi simbolica, continua a essere davvero tanta.
 


Una curiosità: sapevate che il nostro occhio occidentale “legge” la Grande Onda nel verso sbagliato? Proprio come in un manga, l’Onda dovrebbe essere letta da destra a sinistra: in questo modo il nostro occhio non si scontra subito con l’enorme e imponente onda, ma al contrario viene gradualmente risucchiato nel forte vortice d’acqua proprio come le barche ritratte nell’opera. Provate a notare questa differenza guardando una versione dell’Onda ribaltata:

Great_Wave_off_Kanagawa_-_reversed.png


Oltre alla Grande Onda, sono in mostra anche due volumi  (il terzo e il decimo) appartenenti alla serie degli Hokusai Manga: fra questi è interessante scoprire come il terzo volume, che raccoglie svariati studi sul corpo in movimento in una danza, sia stato preso come modello da Degas per dipingere le sue famosissime Ballerine.
 


Anche Hiroshige compare più volte all’interno del catalogo della mostra, con numerose xilografie dalle celebri serie Trentasei vedute del Fuji e Cento vedute dei luoghi celebri di Edo, oltre che con opere più naturalistiche ritraenti pesci, fiori e uccelli. 
 


Ricordate che avevamo aperto citando le opere europee in stile manga? Ecco, non è un caso. Sempre appena usciti dalla mostra principale, attraversando semplicemente la strada, ci si ritrova catapultati nel mondo di Radiant di Tony Valente (ora edito da J-POP), protagonista di una mostra tutta sua e completamente gratuita. Fra tavole originali, bozzetti, storyboard e stampe di alta qualità abbiamo quindi l’occasione di esplorare l’universo dell’opera japstyle più conosciuta - presa qui a simboleggiare l’influenza che l’arte giapponese, in tutte le sue forme, continua ad avere anche oggi su quella occidentale.
 


 

Il biglietto per la mostra principale costa 12€ (8€ il ridotto) e comprende un’esaustiva audioguida che vi accompagnerà lungo tutte le sale. Insomma, se vi trovate in zona o avete l’opportunità di viaggiare, non possiamo fare altro che consigliarvi di passare da Rovigo: quello che vi attende è un percorso a cavallo fra Giappone ed Europa, fra orientale e occidentale, che non ha nulla da invidiare a mostre ben più pubblicizzate e che ci permette di apprezzare quanto le nostre passioni odierne non siano poi così lontane dal fascino artistico provato dalle generazioni passate.
 

Proponiamo infine qui i prossimi eventi in programma nel contesto della mostra:

Lunedì 23 dicembre 2019 - Ore: 09:00
Alla corte dell'imperatore Cilie Jin
Eccentrici personaggi, sale piene di quadri, attività didattico-ricreative e laboratori sperimentali proposti dai nostri esperti museali. Torna la ludoteca di Palazzo Roverella! La conosci? (Per ragazzi dai 6 ai 13 anni)

Sabato 28 dicembre 2019 - Ore: 17:30

I quadri viventi: l'arte si anima
Affascinanti personaggi vestiti di pennellate guizzanti sbucano dalle cornici raccontandoci il passato, in un'atmosfera magica e coinvolgente dal sapore orientale.

Sabato 11 gennaio 2020 - Ore: 17:30
Orihime e Hikobochi: la danza millenaria delle stelle
Una voce narrante ti condurrà attraverso le opere pittoriche nelle delicate trame della leggenda orientale del “Tanabata”, festeggiata ogni anno il settimo giorno del settimo mese.

Domenica 12 gennaio 2020 - Ore: 10:00
Ikebana momijigari: ammirare i colori dell'autunno. Viaggio tra fiori ed emozioni
Visita la mostra e poi scopri l'arte ikebana, che insegna la disposizione dei fiori recisi, insieme a Margherita Ferrari, unica maestra ikebana del Polesine.

Domenica 19 gennaio 2020 - Ore: 15:30
La ceramica in stile giapponese
Con i laboratori domenicali di Palazzo Roverella, bambini e ragazzi impareranno a modellare l'argilla al tornio e a dipingere la ceramica con decorazioni ispirate al mondo animale e vegetale.

Sabato 25 gennaio 2020 - Ore: 17:30
Una diversità che attrae: Giappone ed Europa nel rivoluzionario scorcio di fine '800
Entra in una dimensione in cui memoria e percezione si fondono per introdurti alle stagioni socio-politiche della Belle Époque, illustrate dalla privilegiata prospettiva del Vecchio Continente.