Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

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8.0/10
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Fluido, brillante, mai pretenzioso, inaspettatamente reale e davvero spassoso: "Horimiya" in veste animata si presenta ottimamente, una serie di 13 episodi che al primo impatto si rivela decisamente attraente.
Comedy romantica di stampo moderno e dinamico, fa intendere sin dalle prime battute la ricchezza del proprio humor a metà fra il classico nipponico pretto di questo genere, ed un british adattato che non sfigura affatto, anzi, si scopre esilarante, strappando numerose e genuine risate nell’arco di tutti gli episodi.
Horimiya racconta le vicissitudini di Hori Kyoko e Miya(mura) Izumi, due liceali al loro ultimo anno di studi, diametralmente opposti sia come carattere che come approccio alla vita, almeno apparentemente: lei energica, impegnata, sempre al centro dell’attenzione, popolare, bella e piena di vitalità; lui cupo, malinconico, silenzioso ma con un cuore grande così, gentile e riservato. Non sembrerebbe esserci alcun motivo per cui i due debbano ritrovarsi sulla stessa lunghezza d’onda, se non che, entrambi, nella vita privata, vestono panni ben diversi da quelli scolastici: Kyoko si rimbocca le maniche trasformandosi in una casalinga tutto fare, capace di accudire il fratellino minore e badare alla casa al posto di genitori sempre assenti per lavoro; Izumi, invece, si libera dell’etichetta da otaku timido e imbranato, sfoggiando un look metal/ribelle (più per sfogo, che per indole), ragazzo tuttavia di mondo, pieno di piercing, tatuaggi e ben più socievole di quel che si pensi.
A causa di particolari vicissitudini i due s’incontreranno proprio a casa di Hori, mostrandosi inevitabilmente per ciò che sono fuori dall’ambito didattico, e senza preavviso stringeranno un’amicizia inaspettata, particolare, fino a scoprirsi più… affiatati di quel potessero immaginare: lesti comprenderanno che amicizia vera e propria non c’è mai stata, bensì qualcosa di differente, qualcosa di più, qualcosa da decifrare e realizzare giorno dopo giorno che li porterà sulla strada di un sentimento più grande ed intenso.
L’aspetto tecnico è eccezionale: raramente si può ammirare un lavoro simile per quanto riguarda una romance comedy. Disegni ed animazioni eccellenti, fondali estremamente pregevoli, personaggi dai colori vividi e curati nei minimi dettagli, ombre e luci alternati a creare atmosfere urbane e casalinghe rassicuranti e suggestive: un altro punto a favore per questa piccola gemma.

Commedia ricca di doppi sensi leggeri, divertenti ed intriganti, riesce a non scadere mai nel volgare anche quando le battute toccano corde facili da solleticare tramite palesi allusioni. La forza di "Horimiya" è senza dubbio nella sua spensierata, potente e leggera semplicità: la trama evita ogni genere di complicazione eccessiva o pretestuosa, pone allo spettatore spaccati di vita e camei quotidiani sempre piacevoli, fiorendo in un crescendo romantico solido, ma al tempo stesso soffice e piacevolmente anestetizzante; la figura di Hori è forse più stereotipata dal punto di vista di talune reazioni istintive – si vedano esternazioni di rabbia, gelosia, imbarazzo o gioia, – ma al tempo stesso, nessun elemento viene avvertito come “fuori posto”. Se lei appare alla stregua d’un soggetto canonico, a tratti banale, ma comunque reso ottimamente, Izumi si rivela invece di non facile interpretazione, caratterialmente legato ad un passato più tormentato e spinoso con cui dovrà confrontarsi per crescere interiormente ed affrontare sia il futuro prossimo, che lasciarsi andare alle stravolgenti e sorprendenti esperienze di una relazione amorosa.
V’è una discreta, gradevolissima introspezione dei personaggi principali soprattutto quando vengono a galla flashback legati al sopracitato passato, ma è la costante, delicata crescita binaria dei due (non sempre centro focale della trama) che rende quest’ultima calamitante e piacevole. Nessuno strano triangolo, niente evoluzioni forzate né intrighi mentali e noiosissimi cliché come nella maggior parte degli “harem” o come si possono riscontrare nelle romcom più banali: "Horimiya" è una meravigliosa storia di mani che si sfiorano, dita che s’intrecciano, sguardi che trasudano complicità e attrazione reciproca, sorrisi accennati, imbarazzi che si sciolgono, desideri sussurrati all’orecchio in un giorno di pioggia, ma soprattutto compenetrazione di cuori, calore di corpi vibranti, colmi di passione, privi della necessità d’essere esplicitati tramite scene dirette per far comprendere la splendida intensità che quest’anime sprigiona.

La costruzione della trama, decisamente più scarna rispetto all’originale controparte cartacea, non deve essere presa come qualcosa di accelerato o colpevole di tralasciare elementi nella crescita delle relazioni fra determinati personaggi, poiché l’anime mette in chiaro fin da subito di non voler raccontare passo passo l’evoluzione di suddette relazioni sin nei minimi dettagli, bensì illustra, episodio dopo episodio, spaccati di vita quotidiana, frangenti fondamentali sia dei protagonisti che dei comprimari, attimi variegati e punti cardine di queste storie che andranno ad intrecciarsi in una dolce ed energica ramificazione di speranze, aspettative, sconfitte e vittorie morali d’ogni sorta, in modo che lo spettatore recepisca appieno la situazione che verrà ad instaurarsi, ed il modo in cui si evolverà durante l’arco narrativo complessivo, senza soffermarsi troppo su taluni attimi, così da poter spaziare introspettivamente rendendo giustizia anche ad ottimi, validissimi personaggi secondari.
Altro punto estremamente valido è la progressione del rapporto intimo dei due protagonisti: si tratta di un crescendo giocoso e discreto che permetterà di scavare (anche se solo superficialmente) nella psicologia relazionale erotica di coppia ai primi approcci, sicuramente innocenti ma istintivamente carichi di desiderio adolescenziale. Si gioca per lo più con le (inaspettate e talvolta, divertenti) fantasie di Kyoko, rendendo la loro (beata!) gioventù dagli ormoni ballerini più che legittima e realistica.
L’unico peccato, se così possiamo dire, è un epilogo che taglia gran parte della seconda parte del manga, perdendo per strada tanti altri aneddoti, quotidianità e momenti che avrebbero ulteriormente arricchito questo già pregevole lavoro, ma non si può parlare di un vero e proprio “rush” che bruci il finale: la chiusura è comunque ottima, soddisfacente, pertinente, capace di strapparci un sorriso, alleggerirci il cuore e farci emozionare ancora una volta.
Dal punto di vista musicale, siamo di fronte ad una colonna sonora, a dire il vero, senza infamia, ma senza troppe lodi: le musiche d’accompagnamento risultano molto piacevoli, sicuramente adatte agli eventi che abbracciano di volta in volta, ma nulla di più. Stesso discorso per opening ed ending, orecchiabili, piacevolissime, pronte a cullare lo spettatore prendendolo per mano ed introducendolo all’episodio – o salutandolo al termine di questo: in poche parole fanno il loro onesto lavoro.

Non conoscevo affatto il prodotto e l’ho gustato a scatola chiusa: un successo. Non sono certo un fan del genere, ma il mio apprezzamento per "Horimiya" è stato davvero grande, tanto da sorprendere me stesso.
Certamente una delle più belle commedie romantiche di cui si possa godere in questi anni e che mi permetto di consigliare a tutti per la sua semplicità, ma soprattutto per l’irradiante positività che sprona a guardare al futuro nella maniera migliore, lasciandoci alle spalle le difficoltà del passato.
Sarebbe potuto durare duecento episodi e non mi avrebbe comunque annoiato.
Appagante.

8.0/10
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"Haru x Kiyo" è una commedia scolastica di 9 volumi edita dalla Star Comics. Secondo me è uno shoujo che attira con facilità un pubblico di lettori ampio perché la classica relazione liceale è raccontata con una chiave spassosa e fuori dai binari, senza annoiare o intorpidire gli animi.

Koharu Miyamoto è una ragazza dal carattere fuori dal comune e dal fisico fuori dalla taglia. E' considerata da tutti una gigantessa spaventosa dal cuore tenero e, come tutte le sue coetanee liceali, sogna di trovare l'amore. Mineta, al contrario, è un ragazzo disciplinato e diligente: abituato ad osservare il mondo dal "basso verso l'alto" a causa della sua statura ridotta e "dall'alto verso il basso" grazie alla sua superiorità intellettiva. Quando arriverà anche per la tenera Koharu il momento della sua prima delusione d'amore, l'imperturbabile e diffidente Mineta sarà al suo fianco e le farà una proposta "fuori dagli standard".

"Haru x Kiyo" è una serie che promette buon umore e leggerezza. Nonostante la trama propone tutti gli elementi della vita scolastica così come il lettore shoujo è abituato, le stesse situazioni percorse da questa coppia bizzarra assumono una forma inattesa. Immaginate solo il povero protagonista maschile gestire "il classico" svenimento della debole fanciulla con conseguente trasferimento in infermeria. Anche la scena più innocente e rivista, prende una piega tragicomica in cui da lettrice non sapevo se ridere per l'assurdità della situazione o provare compassione per i personaggi. La relazione tra Koharu e Mineta è inconsueta e frizzante. Anche i personaggi secondari trovano uno spazio e contribuiscono a fornire armonia e completezza alla storia.

I protagonisti e il loro spessore vanno valutati tenendo conto che parliamo di una commedia scolastica divertente. Ho trovato originale l'idea di proporre una coppia non rispondente ai canoni estetici e visivi attesi. Koharu è una gigantessa positiva e in piena armonia con il suo corpo; Mineta raggiunge con l'intelletto i centimetri che gli mancano - in generale non emergono tanti momenti che fanno sprofondare i lettori in pensieri negativi. Questa lente ottimista mi ha conquistata e mi ha fatto apprezzare questa storia ancora più di altre dalle carattestiche simili. Della parte grafica mi hanno divertita sia le figure intere caricaturali, sia le espressioni facciali.

Trasferendomi sui punti che non mi hanno convinta del tutto, ne cito due. Le tavole, forse a causa delle caratteristiche fisiche dei personaggi (lei gigante, lui gnometto), non mi hanno stupita. Il tratto grafico mi è piaciuto, tuttavia avrei apprezzato uno sforzo maggiore per "armonizzare" nello spazio le due figure nei momenti romantici (almeno quelli!).
Un secondo aspetto che mi ha delusa è stata la conclusione della serie con il volume 9. La storia secondo me aveva ancora dei margini per svilupparsi. Gli ultimi due numeri potevano essere diluiti forse con un paio di numeri in più e invece alcune situazioni hanno subito una accelerata che non mi aspettavo. Questo ha anche parcheggiato nel dimenticatoio le sorti dei personaggi secondari ai quali ci si affeziona nel corso della lettura.

Infine, ho veramente apprezzato che sia stata mantenuta fino alla fine una coerenza con l'atmosfera iniziale e nel corso di tutta la storia. A differenza di altre storie che mi hanno conquistata per l'humor e ho faticato a concludere a causa di una inattesa deriva drammatico-sentimentale, questa ha mantenuto il mio interesse vivo. La forza di quest'opera secondo me è nei dialoghi e nei suoi stessi protagonisti bizzarri, che rendono unico ciascun episodio. Per questo motivo lo suggerisco senza riserve anche a chi non ha mai letto uno shoujo manga scolastico. Lo consiglio anche alle romanticone alla ricerca di copioni strappa-risate. Sono contenta di averlo recuperato, è una ventata di aria fresca in una valle di shoujo-lacrime!

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La prima cosa che noto in questo film è la musica country, infatti si parte subito con la cover di una canzone di John Denver, 1971. Sembra quasi di vedere l'incipit di una commedia americana da televisione, trasposta in forma di cartone animato giapponese.

Nonostante questo non mi fermo alla prima impressione, e guardo la pellicola fino alla fine. La seconda impressione è quella dello slice of life, un genere che non è per nulla sconosciuto allo Studio Ghibli - già lo si era visto nello splendido film di Takahata risalente a quattro anni prima. La terza è quella che si tratti di una storia adolescenziale. La quarta è l'impressione che lo zampino di Miyazaki abbia diluito lo slice of life con le sue atmosfere fatate. In effetti sembra che a tratti venga ben rappresentata una realtà famigliare e di vita quotidiana, ma tutto ciò si confonde nella magia di innamoramenti puri, casti e innocenti fra le dolci note di un'orchestra. In molti dei film marchiati Ghibli, le cose non vanno mai troppo male. Raggiunti i trent'anni di età, ci si è già fatti un'idea abbozzata di cosa significa vivere, quindi è difficile che tutto ciò faccia presa.

Devo però riconoscere un grande merito a questo film, quello di aver mostrato cosa significa riunirsi in una cantina e vivere il piacere di suonare e cantare con un gruppo di amici. Inoltre, dà anche uno sguardo al mondo della creatività, sia in chiave realistica che simbolica, e agli stati d'animo che questo può portare. Dal punto di vista tecnico il film è straordinario come pressoché tutti i film Ghibli. Il negozio di antiquariato è un piacere per gli occhi, specialmente l'orologio meccanico.

L'Italia è un argomento ricorrente in questi film, a questo giro la citazione spetta a Cremona, nota per essere una città di liuteria. La fase finale del film è estremamente semplice e sintetizza i due cardini della storia, lo slice of life e l'innamoramento fiabesco. Il personaggio di Seiji Amasawa mi ha convinto molto poco: l'inizio del film gli conferisce dei tratti caratteriali spiccati che ad un certo punto spariscono improvvisamente, senza una ragione particolarmente credibile. Non riesce ad essere un personaggio a sé come poteva sembrare inizialmente. Poi leggo che questo film è tratto da un breve manga shoujo di qualche anno prima, e a quel punto le cose già si spiegano un po' meglio.

In definitiva, e per tutte queste ragioni, la mia valutazione personale è molto tiepida, ma comunque non negativa.