Il 23 maggio 2020 una notizia scosse l'opinione pubblica giapponese e non solo: all'età di soli 22 anni, la giovanissima lottatrice Hana Kimura si era suicidata e la causa del suo gesto con molta probabilità erano stati i moltissimi commenti negativi ricevuti da parte dei fan sui social network dopo il suo ingresso nel cast del reality show Terrace House.
Da quel fatto partì un dibattito pubblico sulla necessità di inasprire le pene per chi commette atti di cyberbullismo, considerando anche che, nell'autunno di quello stesso anno, i risultati di un'indagine condotta dal Sindacato degli Attori nipponici aveva fatto emergere come il 30% di loro avesse avuto propositi suicidi a causa del lavoro. 
Dopo due anni, per la precisione il 13 giugno, la Dieta giapponese (l'equivalente del nostro parlamento) ha approvato la revisione del codice penale introducendo pene più dure che dovrebbero entrare in vigore questa estate.
 

A causa delle preoccupazioni espresse durante il processo di deliberazione della Dieta sul fatto che leggi più severe potrebbero frenare la libertà di espressione, è stato deciso che fra tre anni un gruppo di esperti farà il punto della situazione per capire se saranno necessarie ulteriori modifiche.
Al momento il reato di insulto si applica quando un individuo insulta un altro in pubblico con lo scopo di danneggiare la sua reputazione sociale. Prima della revisione della legge la sanzione applicata al reato era "detenzione inferiore ai 30 giorni" o "multa inferiore a 10.000 yen", cioè le punizioni più lievi previste dal codice penale giapponese.
 

Ora sono state aggiunte pene di "carcerazione con lavoro o reclusione senza lavoro fino a un anno" e "una multa fino a 300.000 yen", e la prescrizione per l'azione penale è stata prorogata da un anno a tre anni. In questo modo le autorità avranno più tempo per identificare i cyberbulli che hanno pubblicato commenti tali da violare i diritti umani.

Fonte consultata:
TheMainichi