Un manga che riesce a entrarti nel cuore, che con semplicità e naturalezza riesce a farti sentire vicino temi che a prima vista potrebbero sembrare molto distanti è un manga che ha qualcosa di speciale. Oggi parliamo di una di quelle opere che può essere per tutti, e che, a parere di chi scrive, ha davvero qualcosa di speciale.

"Barakamon" vuol dire “persona vivace” in dialetto stretto di Nanatsutake, parola che viene da Baramon, nel dialetto di Gotō. Una “barakamon” a volte è la cosa di cui più avete bisogno nella vostra vita, anche se non lo sapete.
 
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Barakamon è un manga di Satsuki Yoshino pubblicato dal 2009 al 2018 su Shonen Gangan della Square Enix, per un totale di 18 volumi. L’opera è stata trasposta in una fantastica serie animata nel 2014 che, ahinoi, ha solo 12 episodi; inoltre, vi è una serie spinoff che tratta degli anni da liceale del protagonista: Handa-kun (di 7 volumi), anch’essa trasposta in una serie animata da 12 episodi nel 2016. Sul sito è presente una recensione sull'opera, che potete trovare QUI, per quando eravamo sicuri che il manga ormai non sarebbe mai arrivato in Italia, ma Goen ci ha sorpreso tutti quanti.

Questa edizione è 12.8x18 brossurata con sovraccoperta, al prezzo classico Goen di 6,95. A Lucca Comics è stata presentata anche un'edizione variant con il titolo in "argento".
 
Seishu Handa è un calligrafo di bell'aspetto ma anche piuttosto arrogante, che rimane sconvolto quando un affermato critico definisce le sue opere "rigide e insipide". Decide quindi di trasferirsi su un'isola remota, ma per un abitante da città fino al midollo non è facile abituarsi allo stile di vita molto alla mano che pervade l'isola. Riuscirà ad abituarsi a contadini che usano i trattori come auto, vicini indesiderati che non usano mai la porta principale e una bambina pestifera che usa la sua casa come la propria base?

Nanatsutake è un minuscolo villaggio che si trova nell’isola di Fukue, la più a meridione e la più grande dell’arcipelago delle Isole Gotō, nella prefettura di Nagasaki, situata nel Kyūshū; il luogo dove è nato e cresciuto Yoshino, con sua madre a fargli da “assistente” per trascrivere al meglio il dialetto locale e con diversi eventi del manga dichiaratamente autobiografici. Questa è la nuova casa di Handa.
 
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Avendo già scritto una recensione particvolarmente esaustiva è chiaro che le prime impressioni su Barakamon non possono che essere positive. Parliamo di un manga che ci mostra la crescita di un ragazzo considerato nel suo campo un genio ma che al primo vero e proprio ostacolo perde le staffe, viene mandato dal padre in questa isola remota del Giappone (dove era stato lui stesso in giovane età) e dove sarà costretto a trovare se stesso. In questo primo volume vediamo i primi contatti con questa realtà totalmente avulsa a lui; facciamo la conoscenza della piccola Naru, con la quale formerà una coppia magnifica capace di divertire e scaldare tantissimo il cuore, così come tanti altri membri del villaggio di Nanatsutake.

Forse il punto di forza più palese di Barakamon è il setting della storia, è a modo suo unico; donandoci grande tranquillità ma anche uno strano senso di nostalgia per qualcosa che in realtà non possiamo davvero dire di conoscere, ma che non può non incuriosire, detto da una persona che di certo non ha vissuto i suoi primi 17 anni in una metropoli, anzi. Nei prossimi volumi conosceremo di più e ancora di più tutte le particolarità di questo Giappone sconosciuto e che è probabilmente destinato a sparire con l'avanzare degli anni, così come sarà sempre un'esperienza unica entrare nella vita di queste persone (giovanissimi o vecchi che siano) e vedere il tutto dagli occhi di Handa, un ragazzo che pensava di aver capito tutto della vita ma che in realtà ha davvero tantissima strada da fare.
 
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Il tratto di Yoshino diventerà sempre più d'impatto e con più carattere, proprio come la calligrafia di Handa che, nonostante i tanti successi raggiunti nella sua giovane carriera, è alla continua ricerca di un qualcosa che possa davvero dare forma alla sua anima. Questo è un manga che va bene a chi cerca storie allegre, chi vuole qualcosa che possa riscaldargli il cuore, chi ama il Giappone e la sua cultura ed è soprattutto perfetto per chi si vuole chiedere: cosa vuol dire essere se stessi?

L'edizione di Goen è buona e le illustrazioni sotto la sovraccoperta sono di una qualità ottima e il manga non presenta nessuno dei problemi di stampa che sono stati recentemente rinvenuti in altri nuovi titoli dell'editore. C'è stata una buona cura del prodotto, sono presenti tutte le note necessarie per comprendere i tanti rimandi linguistici, artistici e culturali presenti nel manga (più della media di altri manga "slice of life" magari ma non appesantiscono per nulla la lettura) ma rimane sicuramente un qualcosa che potrebbe magari far storcere il naso andando avanti col manga: il dialetto di Gotō.

Se in questi anni si è ritenuto difficile l'arrivo di Barakamon in Italia non è esclusivamente per una questione legata al genere, l'aver perso un presunto traino dell'anime, ma anche perché la maggior parte dei personaggi parlano un dialetto molto stretto, a volte incomprensibile per lo stesso Handa, quindi come tradurre un modo di parlare che anche quando non si avvale di termini di difficile comprensione in ogni caso dovrebbe risultare diverso? La scelta è stata, essenzialmente, non scegliere.
 
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Per quanto magari la parlata della vecchietta, già nella primissima vignetta, potrebbe sembrare un po' diversa da come parlerebbe un'altra persona, possiamo davvero dire che si nota che stia parlando un dialetto? In questo primo volume la barriera linguistica credo che sia stata resa non insormontabile dalla stessa Yoshino ma mi chiedo davvero come saranno resi alcuni scambi andando avanti con la storia, perché ne va anche della coerenza narrativa di alcuni capitoli. Non dico che avrebbero dovuto utilizzare un determinato dialetto italiano, magari sarebbe bastato un italiano più sbiascicato con alcune parole mozzate con gli apostrofi, che per quanto a qualcuno potrebbe ricordare qualche dialetto del centro Italia allo stesso tempo c'è da dire che parliamo di un dialetto, quello di Gotō, che ha come sue qualità proprio quello di essere "semplificato", con diverse parole troncate e frasi con struttura sintattica e grammaticale abbastanza terra-terra (fonte).

Non voglio dire che la soluzione sia negativa o da bocciare, così come non posso dire che la mia proposta sia "migliore" (perché andrebbero fatte prove), però allo stesso tempo trovo innegabile che si perda un po' del sapore unico di questo villaggio, ma mi auguro di rimanere felicemente colpito dalla resa nei prossimi volumi quando la situazione potrebbe rivelarsi più "ostica". In ogni caso il traduttore Luca Falasca merita i complimenti per questo compito così difficile.

Inutile nascondersi, sicuramente questo titolo avrà dello scetticismo per i problemi relativi all'editore che tutti conoscono, l'unica cosa che posso dirvi è che leggerlo potrà davvero darvi qualcosa che non si trova in ogni manga, che magari è la cosa che davvero cercate. Questo primo volume potrebbe sembrare a qualcno un saluto un po' timido, del resto Handa sta imparando lentamente a camminare da solo, imparare dai suoi sbagli e misurarsi con una nuova vita ma vi posso garantire che è in arrivo un caldo e meraviglioso abbraccio. Più o meno simile a questo...
 
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