Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

8.0/10
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"Her" è un volume unico josei di Tomoko Yamashita proposto in Italia dalla Dynit manga. Conoscerà questa autrice chi sta seguendo "Ikoku Nikki", altro josei attualmente in corso di pubblicazione in Italia. Il primo elemento di questo volume che ha catturato la mia attenzione è stato l'eleganza della copertina ruvida, dove sfilano varie figure femminili in uno sfondo totalmente verde. I disegni di queste donne sono così delicati da sembrare delle tavole appena completate da un pittore e questa sensazione mi ha accompagnata anche osservando le illustrazioni che si susseguono tra un capitolo e l'altro.

"Her" è una raccolta di storie brevi in cui le protagoniste sono donne in connessione tra loro. Ogni capitolo è dedicato ad una diversa di queste donne, che passerà il testimone della protagonista alla donna successiva. Le donne di Tomoko Yamashita appartengono a diversi contesti e generazioni, quindi arricchiscono questo collage offrendo ai lettori e alle lettrici tanti punti vista. Grazie ad un bagaglio differenziato di esperienze, di umori e di orientamenti verso la vita (e le relazioni), si arriverà alla fine di quest'opera sazi di avere esplorato diverse dimensioni dell'essere donna nella società contemporanea.

Le donne di "Her" sono studentesse e lavoratrici, sono moderne e spregiudicate, sono amiche e competitive. In questo volume, le donne di Tomoko Yamashita bagnano una sigaretta tra le labbra, possiedono nel proprio volto i segnali del tempo che passa, portano avanti con inerzia relazioni tiepide. Hanno in comune lo spirito di osservazione e la consapevolezza di essere donne. Quando scelgono le parole non adottano filtri e quando preferiscono tacere vuol dire che stanno rovistando nei loro pensieri giudicanti. Tomoko Yamashita propone delle figure dal corpo longilineo che riempiono sfondi bianchi o stanze con rari, significativi, dettagli. Le riflessioni potenti e introspettive sono isolate e celebrate al buio. Si fanno spazio tra una scena e l'altra, caratterizzate da dialoghi non particolarmente articolati, quasi asciutti, che rendono giustizia all'espressività dei soggetti.

"Her" si lascia leggere con fluidità ma in alcuni momenti chiede qualche minuto di pausa, per rimettere insieme le situazioni e le idee. Non essendo preparata da una recensione, in un primo momento non avevo compreso che il capitolo successivo fosse dedicato ad un'altra situazione. Inoltre, alcuni personaggi si ripropongono tra un capitolo e l'altro ma senza un ruolo sostanziale. In alcuni casi, ho ricercato io quei personaggi, avendo la sensazione che avessero ancora qualcosa da raccontare rimasto in sospeso dal capitolo successivo. Questo senso di suspense, di umana quotidiana incertezza, nei fatti e nelle emozioni, ha contribuito a nutrire il mio fascino per lo stile di questa autrice e per la sua capacità di rappresentarlo.

L'organizzazione delle tavole e la loro dimensione invitano il lettore a fare delle figure la sua bussola, focalizzandosi su sguardi e ciglia dal contorno talvolta deciso, talvolta sfumato. Le eroine di Tomoko Yamashita comunicano attraverso gli occhi e, anche senza averle conosciute, il loro temperamento sembra già ben percettibile. L'edizione della Dynit ha un costo importante, 16,90€. Allo stesso tempo è, forse, l'unica edizione in grado di offrire delle dimensioni che rendono giustizia alle tavole e ai suoi particolari. Se cogliete i dettagli e ricercate una lettura josei gradevole, questo è buon lavoro che vale la pena leggere (o lasciarsi regalare).

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“Le persone sono ossessionate dai buoni propositi. Persino le intenzioni migliori non sono che il frutto dell’egoismo o di un senso della giustizia deviato… diventano tanto comuni da accomunarsi come le nubi prima della tempesta. Una volta che questa si scatena possiamo evitare di venire travolti?
Il tempo passa lasciandomi indietro, se la tempesta deve colpirmi, preferisco che si tratti di una di quelle primaverili… quella che annuncia l’arrivo del bel tempo, quando crescono le piccole foglie verdi”.

“Inio Asano Short Stories” è una raccolta antologica di 13 storie brevi scritte da Asano tra il 2010 e il 2018, decade in cui il mangaka ha consolidato definitivamente la sua cifra stilistica, realizzando opere del calibro di “Buonanotte, Punpun” e “Solanin”, influenzando e scuotendo il movimento fumettistico nipponico come pochi altri autori seinen contemporanei.

Il volume si apre con “Il mostro Recchan”, che oltre ad essere un dichiarato omaggio ad “Akira” risulta una stilettata all’ipocrisia buonista della società giapponese in perfetto stile Asano, sempre in bilico tra nonsense e filosofia, tra messinscena e fotorealismo.
Notevole la sperimentale “Un uomo gentile” love story suddivisa in 3 capitoli in cui le stesse tavole ci vengono proposte prima da un punto di vista neutrale, poi da quello della protagonista femminile, ed infine da quello del protagonista maschile.
Asano stesso si aspettava di essere emulato dagli altri mangaka nella trovata originale e brillante di cambiare il punto di vista al lettore, tuttavia data una lieve inconsistenza narrativa (la storia è condensata in una breve passeggiata a cui l’uomo cerca di dare un seguito), e le modifiche apportate man mano con i cambi di prospettiva che non aggiungono alcun sottotesto o significato finale, arricchendo la lettura iniziale meno di quanto avrebbero potenzialmente potuto, la ministoria non ha purtroppo avuto il riscontro mediatico che l’idea meritava, rimanendo di fatto un unicum nel panorama manga.
Torna il tema del suicidio tanto caro all’autore, che esplora i social network tra politica e analisi demografiche, tra crisi adolescenziali ed erotismo soft, avventurandosi anche in temi per lui ancora inesplorati, come l’orrore della guerra, motivo di “Funghetti vs Bambù”, racconto che nonostante alcuni spunti interessanti non riesce a lasciare il segno.
Nel susseguirsi dei capitoli assistiamo Asano sperimentare e mutare stile, senza però mai perdere quella rimarcata libertà d’espressione che lo contraddistingue.
Il volume contiene numerose reference a più livelli: dal mainstream di “Doraemon” passando per le più ricercate citazioni al cinema, tra le quali spiccano “Sonatine” di Takeshi Kitano e “Non è un paese per vecchi” dei fratelli Cohen.
Nel finale è presente anche un breve capitolo extra dedicato a Kengo Hanazawa, stimato collega e autore di “I am a hero”, (i due lavorano per la stessa rivista).

Tra alti e (fortunatamente pochi) bassi, ad innalzare il valore qualitativo del volume è “Tempest”, impressionante racconto distopico che sembra un episodio (di quelli usciti bene) di “Black Mirror”.
In un futuro imprecisato, compiuti gli 85 anni in Giappone gli anziani vengono sottoposti ad un esame che non ammette errori; in caso di mancato superamento dell’esame il cittadino viene privato di ogni diritto umano, compreso quello di poter utilizzare il proprio denaro. In alternativa può ricorrere al suicidio assistito. Il tutto per agevolare il sistema pensionistico nazionale e tagliare l’ingente esborso economico causato da individui considerati ormai improduttivi. Asano confeziona un gioiellino del dramma fantascientifico tanto bello da togliere il respiro, una visione utopistica di orwelliana memoria che si rivela una sorta di “Ikigami” in miniatura nei suoi inquietanti “messaggi dal futuro”. Anche l’idea di “sacrificare” una minoranza in virtù del benessere della nazione ricorda l’opera cult di Motorō Mase, che risulta una della maggiori fonti d’ispirazione di Asano per questo struggente racconto.

“Inio Asano Short Stories” è una gioia per gli occhi, un caleidoscopio di tecniche pittoriche che si impone visivamente come opera più eterogenea del sensei.
Nel volume sono presenti tutti i connotati stilistici dell’autore: dal tratto classico di “Solanin” fino al deformed di “Buonanotte, Punpun”, passando per il fotorealismo sperimentale del capitolo “La lampada delle falene” che ritroveremo in “Reiraku - La Caduta”, una delle opere di spicco dell’ultimo Asano.

Un volume da cui, nonostante qualche passaggio a vuoto, si evince tutta l’abilità narrativa e artistica di uno dei mangaka più importanti dell’era moderna.
Purtroppo la qualità è un po’ incostante, e dato che si passa da paragrafi carichi di pathos a capitoli decisamente evitabili senza alcun collante narrativo, c’è il rischio di restare un po’ insoddisfatti dalle aspettative generate dai momenti più alti.
Ad ogni modo una lettura decisamente consigliata, valida anche come entry point per l’autore, dato che spaziando in più campi riesce a coprire maggiormente il gusto comune, fattore di cui non sempre si beneficia quando si tratta di autori dalla specifica ricercatezza contenutistica come Inio Asano.

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«Il castello invisibile» (originalmente “Kagami no Kojou”) è un manga, ideato da Mizuki Tsujimura e disegnato da Tomo Taketomi, tratto dal romanzo omonimo disponibile anche in Italia. Racconta una storia semplice ed elegante, raccontata con garbo e dall’incantevole atmosfera.

“Mamma mi fa male la pancia.”

La tredicenne Kokoro Anzai improvvisamente ha smesso di frequentare la scuola. Sua madre non ne comprende il motivo, non riesce a trovare il giusto dialogo per quanto si impegni con la figlia ritrovandosi costretta a rivolgersi a un centro di sostegno. Nessuno indaga, nessuno cerca realmente di comprendere il motivo dell'agire della ragazzina. Il dolore aumenta, la paura aumenta.
Un giorno uno strano personaggio dal volto coperto da una maschera da lupo e dall'aspetto fanciullesco la invita in un castello. Un ambiente situato dall’altra parte del grande specchio della sua stanza da letto.

Kokoro è una dei sette piccoli ospiti di quella strana padrona di casa. In questo luogo magico possono trascorrere il tempo come meglio credono, fino al 30 marzo. All’interno della struttura è nascosta una chiave, a chi la dovesse trovare un desiderio verrà esaudito. La signora lupo è chiara nel dettare le regole, avvisandoli: non possono pernottare in quel luogo, in quanto alle 17 un lupo divorerebbe chiunque sia rimasto nel mondo dello specchio. Devono tornare nel loro ambiente, non importa quanto spaventoso, non possono fare affidamento in eterno a qualcosa di magico.

“Se potessi esprimere un desiderio, vorrei che ogni giorno fosse così. Vorrei trascorrere giornate spensierate insieme a tutti gli altri avvolti da un profumo dolce.”

Cosa hanno in comune quei sette ragazzi? Perché sono stati scelti loro, cosa li unisce? Una prima risposta a cui giungono loro stessi è il non frequentare la scuola. Ognuno, per un motivo diverso, frutto delle proprie sofferenze, ha smesso di frequentare l’istituto scolastico. Racchiusi nella loro solitudine, nel loro mondo, trovano in questo ambiente magico una loro realtà, dove è possibile il sano confronto con gli altri e con sé stessi e insieme crescere e maturare, fino a convincersi di uscire dalla loro prigione, quella chiave tanto cercato cosa apre realmente alla fine?

La sensazione del lettore nel leggere i vari capitoli è quella di trovarsi di fronte a una favola, senza comprendere effettivamente quale essa sia. Si lascia stregare dall’innocenza dei protagonisti, sorride e piange insieme a loro delle piccole e grandi cose. A tratti malinconica spesso dolce come una carezza data da una persona di cui abbiamo solo un fievole e piacevole ricordo. Tutto è una metafora, un chiaro rimando a situazioni lontane e vicine, spesso troppo reali spingendo al dialogo e alla comprensione reciproca. Del resto ogni favola ha una morale.

“E se noi fossimo delle marionette in mano alla signora lupo?”
Eppure questa favola non sembrerebbe destinata a un lieto fine, la minaccia del lupo non è una metafora e realizzare un desiderio spesso porta a conseguenze nefaste e questa storia non sembra esimersi da tale regola. Tentare di sfuggire dalle conseguenze è come fuggire dalla realtà e quei sette piccoli e coraggiosi ospiti sono stanchi di farlo.

La situazione di Kokoro è subito chiara al lettore, ma quella degli altri lo sarà soltanto alla fine grazie a opportuni e lunghi flashback. Prima di quel momento avremo solo piccoli approfondimenti o veloci scambi di battute dove in realtà si potrebbe capire molto più di quanto si crede. Tutti i vari protagonisti godono di un'ottima caratterizzazione, lo stesso dicasi per i personaggi secondari come la madre di Kokoro, la sua frustrazione è chiara anche con poche battute, a volte basta uno sguardo intenso.

I disegni sono delicati, tenui, chiari. I volti espressivi. Si nota come l'autrice abbia volutamente omesso nel rappresentare ogni genere esplicito di violenza, viene accennata fermandosi al momento giusto, riuscendo a impressionare ugualmente il lettore.

“Da sola non sono riuscita ad arrivare fin qui. Non ce l’avevo fatta… era troppo lontano.”
Aki, Fuka Lyon, Subaru, Masamune e Ureshino, ognuno di loro nasconde un passato interessante, ognuno di loro ha sofferto in un modo diverso, provando una sofferenza diversa reagendo in maniera diversa.

Non esiste una scala del dolore, non esiste una classifica di quanto si soffra, per quanto l‘autrice nel finale sembra abbia voluto raccontarci le loro storie a partire dal dolore minore, con un continuo crescendo nella parte più profonda e spaventosa dell’opera, il tutto a partire dal finale del quarto volume.

L’epilogo sembra invece incompiuto. Il lettore riceve una risposta a tutti i suoi dubbi, ritenendosi quindi pienamente soddisfatto dalla lettura eppure qualcosa manca, lasciata a quel punto alla sua fantasia, del resto proprio di quello si lamentava la signora lupo all'inizio: “ma insomma, non hai un briciolo di fantasia.” Si, vero, rileggendo la prima parte della storia dopo averla terminata il tutto acquista un significato completamente diverso.

Consigliato a chi cerca una favola moderna.