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ayami

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
È davvero strano che un titolo del genere sia stato quasi del tutto trascurato.
Ammetto che i primi episodi mi hanno davvero coinvolto, infatti ogni episodio finisce con un piccolo cliffhanger. L'atmosfera è davvero particolare, e mi ha ricordato molto l'inizio di "Gantz" - purtroppo, come in "Gantz", la parte finale non è all'altezza, sia per quanto riguarda la qualità di produzione che la trama, peccato. Di sicuro il manga spiegherà molto di più rispetto all'anime, in quanto molte questioni sono rimaste irrisolte e il finale è ovviamente sbrigativo.
È davvero un prodotto con molto potenziale, ma sprecato - merita comunque la visione, specie se il tema "viaggi nel tempo" e il chara di Yasuomi Umetsu, come me, vi appassionano!


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esseci

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
L’anime è tratto dall’omonimo manga seinen pubblicato tra il 2009 e il 2013 e scritto da Seita Horio, ancora inedito in Italia. L’anime si compone di dodici episodi, è stato prodotto dallo Studio Geno e diretto da Yoshimitsu Ohashi, ed è uscito nel 2018. L’ho scoperto su una nota piattaforma e, dopo aver letto la sommaria descrizione, l’ho visto.

Non nascondo che ho fatto un po’ fatica a concluderlo: è un prodotto atipico e per certi versi anche innovativo o unico (per quella che è la mia modesta esperienza), perché basa la storia sul viaggio di un gruppo di persone nel tempo “fermo” (chiamato “stasi”). Nessun salto temporale in avanti o indietro per modificare il corso degli eventi, ma le azioni di un gruppo di “eletti” in un mondo sospeso nel tempo dove persone, cose, animali, ecc. sono bloccati in un “fermo immagine” senza limiti.

Il mondo dei manga e degli anime è pieno di prodotti che si fondano sul viaggio nel tempo, invece “Kokkoku” utilizza lo “stand still” per raccontare una storia un po’ thiriller, un po’ fantasy, un po’ survival, un po’ horror, un po’ azione, un po’ dramma e un po’ commedia, con un pizzico di psicologia.

E allora mi chiederete del perché avrei fatto fatica a terminarlo. Potrei rispondere: «Proprio perché, partendo da premesse non “convenzionali”, sviluppa una storia dove la componente di lotta tra le due opposte fazioni (che pressappoco corrispondono al “bene” e al “male”) prende il sopravvento rispetto al soprannaturale e alla sua spiegazione, diventando quest’ultimo esclusivamente funzionale al disegno finale del ritorno al tempo che riprende a scorrere, e quindi alla vita “normale”».

Il ritmo è molto discontinuo nella parte centrale e, ahimè, quello che sembrava un thriller un po’ fantascientifico diventa un esercizio di “sincretismo” di stili senza che uno che prevalga sugli altri, con una parte centrale un po’ lenta e sempre più prevedibile che poi sfocia in un finale un po’ troppo frettoloso, con annesso happy ending e relativa “morale”, dove la protagonista e i suoi famigliari risultano essere i “guardiani” di un potere che li potrebbe rendere onnipotenti ma di cui non si avvalgono in modo improprio per il loro senso di innata rettitudine...

Ciò che resta abbastanza oscuro è proprio il senso di questo potere di fermare il tempo, la sua origine, il perché solo alcuni umani ne siano i depositari più o meno consapevoli, perché la famiglia della protagonista, povera e umile, non ne abbia mai approfittato per arricchirsi, quando ha avuto origine, ecc. Nel corso degli episodi lo spettatore non è in grado di apprendere o immaginare qualche aspetto di questa facoltà, se non per quel poco che sperimentano i personaggi che si muovono nel tempo “fermo”.

Scritto degli aspetti che ho apprezzato meno, tuttavia riconosco che sia un anime “coraggioso”, costruito bene, con personaggi ben delineati che si evolvono nel corso degli eventi a causa della consapevolezza del loro status che maturano step by step. Il plus è anche rappresentato dal fatto che i personaggi siano costruiti come persone “normali”, con i loro pregi e difetti che li caratterizzano e, soprattutto all’inizio, è molto coinvolgente lo stupore e il disagio che trasmettono allo spettatore quando si ritrovano ad operare nel mondo sospeso, senza la consapevolezza dei loro poteri nel mondo sospeso... Stesso disagio misto a terrore e ansia anche al termine, quando la protagonista si ritroverà da sola nel mondo sospeso, senza trovare il modo di ritornare alla realtà normale e ricongiungersi ai suoi...

A livello grafico ritengo che sia molto ben resa l’immobilità della realtà rispetto ai personaggi che si muovono all’interno di un ambiente “freezato”, ed è spiazzante il fatto che, essendo bloccato il tempo alle 18:59 di una giornata serena, fino a quando la trama non ritorna alla realtà normale, la luce della giornata è realmente bloccata alla sera del momento in cui si è fermato il tempo, con la classica tonalità morbida della luce del tramonto e un senso di pace e tranquillità che stride ancor di più con le ansie delle vicissitudini vissute dai protagonisti.
Altrettanto originale la sospensione dei corpi delle persone bloccate all’improvviso nelle loro attività quotidiane e gesti, inclusi oggetti in volo, che stanno cadendo, uccelli e insetti, le gocce d’acqua o di liquidi sospesi in volo, ecc. Anche il character design mi è piaciuto, e le animazioni con il giusto mix tra 2D e CG.

Anche il comparto musicale è originale e bello, in particolare l’opening “Flashback”, molto trendy.

In conclusione: una serie intrigante e originale, non del mio genere preferito, ma non per questo non degna di menzione e lode... anzi, credo che sia una serie un po’ “underrated” nel panorama degli anime più recenti.


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Atenaide

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Juri appartiene a una famiglia decisamente non agiata, ha un padre disoccupato e sfaccendato, un fratello NEET, una sorella ragazza madre. Il resto della famiglia è composto dal nonno che la supporta e la sostiene e dal nipotino Makoto. Un brutto giorno accade qualcosa di improbabile... il nipotino è rapito e viene chiesto un grosso riscatto. Il fratello di lei, che era andato a prendere il bambino all’asilo, era anch’egli stato rapito e temevano per la sua sorte. Pare un enorme sbaglio di persona, tanto più che l’ora in cui raggiungere i rapitori col riscatto è vicinissima e il luogo lontano, ma il nonno ha un improbabile, impossibile, incredibile, asso nella manica.

Quello che comincia in sordina, in quest’anime, esplode in tutta la sua spettacolarità nei primissimi episodi. Veniamo a scoprire l’esistenza di un mondo, quello della Stasi, e di un’associazione che intende impadronirsi del suo meccanismo di controllo per i propri biechi scopi. La grande meraviglia che un mondo di “bloccati”, protetti da quelli che sono mostruose creature, chiamati “guardiani”, ha un fascino incredibile, e i suoi personaggi adulti sono un fiore all’occhiello. In pochi episodi abbiamo lotte serrate, informazioni frammentarie (troppe e tante volte slegate o frutto di intuizioni subitanee o telefonate, ahimè) e il manifestarsi di poteri originali non molto approfonditi (ma, nell’economia di tempo dell’anime e nella fulmineità delle azioni, ci sta).

Tra le note dolenti c’è un indebolimento del mistero dei guardiani, diventati poi vittime di strani esperimenti, e la figura di un antagonista che ha poco di umano e pure di disumano. Impossibile comprendere da un’estemporanea spiegazione di un ricordo, quanto, come, dove e perché si sia installato un tale male di vivere in lui.

Il finale è una strana sorpresa, incomprensibile, frutto slegato di una trama mal gestita, e l’happy ending cercato per forza, dopo una chiacchierata che sembra buona a spiegare, tanto per chiudere il cerchio (personalmente mi sono rimaste perplessità, ma, se i registi dell’anime credono d’aver spiegato tutto così, bene…), pare addirittura fuori posto.

Ottima la opening, orecchiabile, mentre l’attinenza dell’ending con l’anime è discutibile.

Ritengo “Kokkoku” un’occasione sprecata. Il materiale era meraviglioso, e l’idea di usare personaggi adulti dava quello spunto d’interesse aggiuntivo. Ma forse la necessità di dare informazioni strada facendo, l’incapacità di coordinare una buona narrazione partendo da fatti non ancora molto spiegati, un villain desolante (difficile dargli altri giudizi) e un finale forzato hanno fatto sgonfiare quest’anime come un dolce, facendogli perdere la sua brillantezza.


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Ataru Moroboshii

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
Si sa che ai mangaka giapponesi piace giocare con il tempo, ma di solito preferiscono trattare di viaggi temporali, mentre "Kokkoku" ha un ambientazione diversa: l'anime infatti si svolge all'interno di un tempo bloccato. A seguito di vicende che verranno spiegate, gli unici capaci di muoversi, mentre tutto il mondo è fermo, sono i membri della famiglia Yukawa, custodi della pietra dotata di questo potere, e della Società dell'amore puro, un gruppo di persone in possesso di un frammento di questa e che aspirano ad appropriarsi dell'originale, sottraendola con la forza alla famiglia Yukawa. La protagonista Juri, il padre e il nonno di lei dovranno quindi difendersi in una situazione di netta inferiorità numerica dai membri della società, che hanno verso di loro intenzioni decisamente ostili. Inoltre i due gruppi dovranno confrontarsi anche con gli abitatori del tempo bloccato, i guardiani, dai poteri perlopiù ignoti.

"Kokkoku" si configura come un seinen, ma purtroppo non risulta scevro da un certo buonismo che stride con il target dell'opera previsto. Sebbene i personaggi di "Kokkoku" siano sempre razionali, ben costruiti e coerenti nei loro comportamenti, cosa che è il fiore all'occhiello dell'anime, la trama risulta non essere certo costruita ottimamente. L'anime pecca nel "world building", che ho trovato molto pressapochista, per cui i poteri degli Yukawa e le caratteristiche dei guardiani si presentano improvvisamente e in un modo e momento fin troppo conveniente per lo svolgersi della trama, e purtroppo questi non sono gli unici deux ex machina presenti. Sarebbe stato molto bello sfruttare meglio l'idea dei potenti guardiani e della sensazione di insicurezza data dalla presenza di questi e dal non sapere a quali logiche essi rispondano; purtroppo l'anime prende tutta un'altra strada, facendo diventare l'elemento potenzialmente più interessante solo una variabile esterna, una pedina da usare nella lotta fra i due gruppi, e questo è davvero un peccato. Sebbene "Kokkoku" nella sua parte iniziale abbia un'ottima dose di tensione da far valere in questo thriller temporale, questa tensione scemerà presto, appena lo spettatore capirà le meccaniche abbastanza ferree con cui il mangaka ha scritto questa storia, in altre parole quel che fa difetto alla serie è una certa prevedibilità da parte dell'autore.

La trasposizione animata è a cura dello studio Geno, giovane studio che fa ampio uso del 3D, pur non essendo molto ferrato nel campo, suo è infatti l'ormai famoso orso in 'bad CG' di "Golden Kamui". Fortunatamente in questo anime non si raggiungono questi livelli di bruttura, pur tuttavia la CG in 3D non si amalgama mai veramente con la parte in 2D. Quest'ultima è invece abbastanza soddisfacente, con animazioni e un chara design convincente. Da segnalare anche una buona opening.

L'impressione finale è quella di un anime che parte bene, ma che per certi versi si castra da solo per via della sua costruzione un po' troppo facilona. Ottima e suggestiva invece l'idea alla base dell'anime, idea generalmente poco sfruttata, ancor più se si considerano solo le produzioni nipponiche (in Occidente, ad onore del vero, qualcosa di simile si è già visto).

Shiho Miyano

Episodi visti: 12/12 --- Voto 8
“Kokkoku” è una serie composta da dodici episodi, animata da Geno Studio e uscita nell’inverno 2018. Si tratta dell’adattamento di un manga inedito in Italia: non avendo letto l’opera originale, la mia recensione è relativa solamente alla versione animata.

La protagonista è Juri Yukawa, una ragazza poco più che ventenne che cerca lavoro per rendersi indipendente e lasciare una famiglia che le è di peso: vive infatti con il nonno pensionato, la madre (che non compare quasi negli episodi), il pessimo padre e il fratello che non lavorano, una sorella, che è una madre single, e suo nipote Makoto. La narrazione ha inizio il giorno in cui suo fratello Tsubasa e il suo nipotino vengono rapiti: i sequestratori chiedono un riscatto non troppo alto, ma minacciano gli ostaggi di morte se i soldi non verranno consegnati entro trenta minuti. Per fermare Juri, che vuole andare a salvarli armata di coltello, il nonno utilizza una strana pietra per fermare il tempo. Juri, suo nonno e suo padre possono così muoversi nella città immobile, per andare a salvare i propri cari. Contrariamente a quanto il nonno si aspetta, loro tre non sono gli unici a potersi muovere nella condizione che lui definisce “stasi”: parte quindi come un thriller fantascientifico, ma è difficile individuare un genere per questa serie.

L’elemento che ho apprezzato di più è che “Kokkoku” non sembra voler essere accattivante: l’impressione è quella di una narrazione rivolta più alla testa che alla pancia dello spettatore. Viene raccontata, con cura e grande attenzione alle scelte di regia, una storia: interessante, non edificante, non romantica, non iconica, non un capolavoro ma un’onesta buona storia, popolata da un buon numero di persone che si rivelano ragionevoli.

Il character design è incisivo: risulta facilissimo imparare a riconoscere i personaggi, la caratterizzazione è convincente e con una buona originalità, poco lo spazio dato a bellezza irrealistica, i volti appaiono segnati dal tempo, dagli “stravizi”, dalla pigrizia. Anche per quanto riguarda i rapporti fra i vari personaggi non ci vengono mostrati né grandi amicizie né eroismo o lealtà fuori dal comune, ma una sorta di partita per la sopravvivenza giocata da menti (più o meno) lucide e alleanze temporanee frutto di calcoli (non necessariamente in senso deleterio). Sono personaggi molto “veri”, non monolitici, e questo consente di empatizzare con (quasi) tutti, a seconda del momento. La protagonista però spicca su tutti: è una giovane donna determinata, attiva, dotata di senso civico e assennatissima.

Se le animazioni non sono sempre impeccabili, la grafica della “stasi” è piacevolmente ingentilita dalla luce del tramonto, momento in cui il tempo viene fermato, e i fondali sono curati e veramente efficaci (i particolari delle ombre e delle tracce di umidità sui muri sono degni di nota). Godibili le scelte adottate per rendere la fisica della “stasi”, come l’acqua dei catini che mantiene la forma della parte prelevata! Molto azzeccata l’invenzione dei Messaggeri, esseri prigionieri della stasi e guardiani a protezione delle persone “ferme”, che sono visivamente riuscitissimi. Anche i colori dominanti sono molto suggestivi: una tonalità “seppia-verde-oro-grigio” che rimane impressa.

Buona la colonna sonora, la ending non è sgradevole, ma poco legata al resto (come immagini e testo), la opening è invece qualcosa di significativo, per colori, ritmo e riferimenti simbolici (difficile interpretarli tutti).

L’opera è autoconclusiva, e questo è un grande pregio, ma la risoluzione è affidata a un “deus ex machina”, e questo è un modo banale di concludere una storia; il fatto però che la storia risulti in qualche modo circolare, e si comprendano nel finale alcune immagini del primo episodio, dà una certa eleganza a questa scelta narrativa.

Un anime purtroppo sottovalutato, ma che merita una visione soprattutto da parte di chi ama i gialli (anche se un giallo vero e proprio non è) e le storie “psicologiche”, per il gusto di vedere persone ordinarie catapultate in un contesto in cui le regole del gioco sono stravolte.