Ripensando alla connotazione che il mese di giugno riveste nell'ambito della comunità LGBTQIA+, AnimeClick.it propone una panoramica di alcuni titoli che trattano tematiche a essa inerenti: possiamo così apprezzare e scoprire -o, perché no, ri-scoprire appieno- opere che possono contribuire ad avvicinare universi che un tempo sembravano forse inconciliabili. Per tendersi la mano, verso un mondo che possa essere contraddistinto dal rispetto nei confronti dei sentimenti di ogni possibile colore.
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Che Gengoroh Tagame sia un autore e un uomo estremamente eclettico lo sapevamo già da tempo.
Le opere omoerotiche che hanno caratterizzato la sua produzione negli anni passati, del resto, hanno sempre avuto una grandissima varietà di temi, contesti, tempi e luoghi, presentandoci storie ambientate nel Giappone antico e moderno, nel Medioevo, nell'antica Roma, su pianeti di fantasia, in uffici, scuole, palestre o campi sportivi.
Chi lo conosce di persona o lo segue sui social sa che il maestro è una persona coltissima, con tanti interessi differenti, appassionato di musica, cinema e di arte nelle sue più varie forme.
Non stupisce, quindi, che abbia poi deciso di passare a qualcosa di ancora diverso da affiancare alle sue opere omoerotiche. Sin dal 2014, il maestro ha stretto un sodalizio con la casa editrice Futabasha e la sua rivista seinen Manga Action, per passare a una produzione più mainstream: si abbandonano quindi le scene di sesso spinto e di violenza fisica e psicologica per presentare storie più tranquille, dove la tematica gay è sempre presente in un modo più o meno marcato, ma viene indagata con più delicatezza, ed è affiancata ad elementi slice of life.

C'è una certa continuità fra i lavori mainstream di Gengoroh Tagame, che si percepisce chiaramente guardando la grafica delle edizioni con cui sono proposti da Futabasha, ma, allo stesso tempo, leggendoli, ci si ritrova il Tagame più eclettico, quello che ha mille interessi, mille cose da dire e mille modi diversi di raccontarle.
Il marito di mio fratello (2014 - 2017) era uno slice of life familiare che indagava con sensibilità su come i giapponesi percepivano l'omosessualità, gli stranieri, il "diverso". Qui gli omoni grandi, grossi, pelosi, muscolosi e barbuti tipici di Tagame acquistavano una nuova dimensione e si aggiungevano tipologie di personaggi che nelle storie passate erano solo macchiette o comparse e qui vengono invece approfonditi in modo nuovo: un padre single eterosessuale, buono ma dalle idee un po' chiuse, una bambina senza peli sulla lingua, una donna dalla mentalità molto aperta. Come ci ha detto nell'intervista che gli abbiamo fatto nel 2018 al NipPop di Bologna, è stata un'opera di grande svolta per il maestro, che "abituato a disegnare vibratori, ha invece dovuto imparare a disegnare tostapani e aspirapolveri" (parole sue). Un cambiamento che ha fatto bene a Tagame, rendendo il manga un fenomeno editoriale vendutissimo e benedetto persino da un bellissimo adattamento drama uscito nel 2018 sull'emittente NHK.
L'exploit non si è ripetuto con le opere successive, che hanno riscosso un successo minore, ma che rappresentano ulteriori passi nell'evoluzione dello stile e delle tematiche del maestro Tagame. Con Our true colors (2018 - 2021), ad esempio, presenta una storia non nuova nella narrativa manga ma decisamente inedita per lui: la vicenda di un giovane studente che deve accettare, e far accettare agli altri, la sua omosessualità. Qui il maestro si è trovato ad avere a che fare -lasciando un po' da parte i suoi tipici omaccioni- con tipologie di personaggi totalmente nuovi per lui: adolescenti di ambo i sessi e di diversa sessualità. Non è un'opera intensa come Il marito di mio fratello, ma sicuramente è una parentesi interessante nella produzione di un autore che cerca sempre di fare qualcosa di diverso.

Con Uo to Mizu - Come un pesce nell'acqua (2022, da qui in poi solo Uo to Mizu per comodità), il maestro torna a usare i suoi classici omaccioni, calandoli però in una storia assolutamente unica. Nato come one shot pubblicato su Web Action, la versione digitale di Manga Action, e poi serializzato in capitoli sufficienti a riempire un volume unico (pubblicato nel 2023 da Futabasha e nel 2024 in Italia da Panini Comics in un'edizione assolutamente identica all'originale giapponese), Uo to Mizu è qualcosa di ancora differente da tutti i titoli che l'hanno preceduto.

In primis, quella relativa ai due protagonisti e al loro rapporto, che viene indagato a piccole tappe svelandosi a poco a poco lungo tutto il volume. Partono come due amici di cui non sappiamo molto, ma che capiamo essere in confidenza, dato che si chiamano semplicemente "Akira" e "Koji", in katakana, senza onorifici, vanno spesso a cenare e a dormire in casa l'uno dell'altro; addirittura, hanno spazzolini, pigiami e vestiti di ricambio pronti per queste occasioni, si fanno battutine e si spogliano, lavano e cambiano in casa l'uno dell'altro senza alcun imbarazzo.
"Uo to Mizu", "Il pesce e l'acqua", è un'espressione giapponese simile al nostro "Pappa e ciccia", a identificare il forte grado di confidenza fra i nostri due personaggi. Akira e Koji sono uniti da un legame speciale, pian piano capiranno che si vogliono bene, che non possono fare a meno l'uno dell'altro, che si considerano più che amici, e sarà solo allora che torneremo indietro, assistendo al loro primo incontro. Lo sviluppo della storia d'amore non è l'argomento principale di Uo to Mizu, difatti questa viene portata avanti a piccole suggestioni, detti e non detti, piccoli gesti, per poi concretizzarsi veramente solo nel finale, dove si mette nero su bianco quello che, sotto sotto, sia i due personaggi sia il lettore sapevano già.
La tematica omosessuale è presente ma trattata con naturalezza, senza nessun ostacolo al rapporto fra i due protagonisti o scene particolarmente plateali. Ovviamente, è un manga di Gengoroh Tagame, perciò i nostri due protagonisti sono massicci e ben piazzati e ci sarà sempre il "momento fanservice" in cui con una scusa qualsiasi si cambieranno o si faranno la doccia, mostrando al lettore i loro muscolosi corpi nudi (senza mostrare mai "lì", poiché le opere erotiche di Tagame sono pubblicate altrove). Niente scene di sesso, solo un romantico bacio a suggellare l'inizio di un rapporto che si trasforma in qualcosa di più dell'amicizia.

Come slice of life a tema culinario, Uo to Mizu funziona benissimo. Nel suo piccolo, è estremamente dettagliato sia nel disegno dei cibi sia nella preparazione delle ricette. Non ai livelli di Gourmet di Jiro Taniguchi, ma riesce nel suo intento di far venire fame leggendolo. Non mancano le nozioni culinarie, le spiegazioni, le gag e i giochi di parole su nomi di cibi. Tuttavia, c'è dell'altro. Come solitamente succede con le opere a tematica culinaria, anche questo manga si inserisce nel solco trattato in precedenza da opere come Kitchen di Banana Yoshimoto nel raccontare il rapporto dei giapponesi con il cibo. Mangiare in compagnia ha, per i giapponesi, una funzione di "cura per l'anima", tanto da essere convinti che il cibo sia tanto più buono quanti più sono gli amici coi quali si condivide il pasto, e Uo to Mizu è esattamente questo che ci racconta, intrecciando la funzione "curativa" del cibo e del mangiare insieme con quella che è la tematica principale dell'opera.

Scritto nel corso del 2022, Uo to Mizu è esplicitamente ambientato negli anni della pandemia, del coronavirus, del lockdown e della guerra in Ucraina, e rappresenta un'unica e particolarissima testimonianza di come in Giappone sia stato vissuto questo particolare periodo storico.
Molti dettagli del mondo post-2020 sono raffigurati in maniera realistica e un po' amara: Koji porge l'igienizzante ad Akira quando questo entra a casa sua, parla del lockdown che gli ha impedito di andarsi a tagliare i capelli e di incontrare gente, lavora da remoto; i due passano le giornate in casa a guardare film, lamentandosi delle troppe piattaforme streaming a cui doversi abbonare; Akira lamenta il fatto che, lavorando in azienda, deve sempre indossare la mascherina anche se è fastidiosa, e quando i due vanno a fare la spesa e decidono di fare il tragitto senza indossarla incontrano una mamma con bambino, entrambi con la mascherina, che li guardano male; i negozi che frequentavano abitualmente chiudono per via della pandemia; ci sono riflessioni sulla guerra in Ucraina; i due apprendono la notizia della scomparsa di un amico, ancora giovane, da poco sposato e da poco diventato padre, a causa del coronavirus. Inoltre, con molto garbo ma anche una certa amarezza, i due ricordano uno sketch di Ken Shimura, leggendario comico giapponese scomparso nel 2020 in seguito a complicazioni da coronavirus, e riflettono su come al tempo fosse ancora complicato, anche per i giapponesi, viaggiare all'estero, per via dei contagi, delle restrizioni, degli itinerari da modificare per evitare di sorvolare determinati paesi e dell'aumento dei prezzi dei voli.
In un contesto come questo, leggendo Uo to Mizu ci viene bene in mente che i sentimenti di Akira e Koji sono stati anche i nostri: dopo tanti lockdown, dopo tante restrizioni, dopo tanti sacrifici e sofferenze, aver potuto di nuovo incontrare dal vivo i propri amici e mangiare insieme a loro ha reso il cibo più buono e il cuore più felice, no?
L'opera di Tagame finisce per legare argomenti di attualità recente a una sensibilità tutta giapponese, che parte dal cibo per arrivare al cuore. Due amici, buon cibo, chiacchiere che sembrano frivole ma che servono a farli conoscere meglio. A posteriori, non mi stupisce affatto che questa storia sia stata scritta dal maestro Tagame, la stessa persona che circa una decina d'anni fa mi invitò, a Tokyo, a prendere un té in una caffetteria insieme a lui e ai suoi editor, in un pomeriggio che abbiamo passato a chiacchierare degli argomenti più disparati e a conoscerci meglio. E sì, quel té e quei dolci, pur essendo normalissimi prodotti fatti in serie in una catena di caffetterie, li ricordo come particolarmente buoni, perché non li ho gustati da solo. Mi è tornato tutto in mente, mentre leggevo il volume di Uo to Mizu in edizione giapponese sulle sponde del fiume Sumida, un paio di estati fa, e ho capito molte cose.

E' un manga ancora diverso, all'interno della produzione di questo autore, che mi mostra un lato diverso di sé ogni volta che lo incontro. La bella postfazione in chiusura del volume svela chiaramente i sentimenti con cui ha scritto quest'opera, dove ancora una volta ha finito per riversare un po' se stesso, ciò che prova, citare ciò che gli piace (in una vignetta Akira legge un vecchio manga chiamato "Love Song wa totsuzen ni", dicendo che ne avevano tratto uno sceneggiato tv in passato... e quale sarà mai?).
Eclettico è anche lo stile di disegno, che, come per i suoi precedenti lavori mainstream, continua a passare dal super realismo al super deformed in maniera molto convincente, ma lodare i disegni di Tagame è scontato, dopo tutti questi anni.
E' anche e soprattutto per i suoi mille interessi, per la grande sensibilità che mostra attraverso le sue opere, che seguo con piacere il maestro Tagame, e sono contentissimo che mi abbia stupito ancora una volta con questa piccola ma grande prova d'autore.
Pro
- Il modo in cui intreccia attualità e sensibilità tutta giapponese
- Opera intima che esplicita l'importanza del quotidiano
- Manga semplice ma che svela l'anima autoriale e più sensibile di Tagame
- I dettagli culinari che fanno venir fame leggendolo
- Testimonianza unica su come in Giappone si è vissuto durante il periodo del Covid
- Interessante prova d'autore di un mangaka eclettico
Contro
- Il formato del volume unico forse sacrifica un po' il rapporto fra i due protagonisti
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