Era il gennaio 2022 quando Disney+ Hotstar Japan annunciava la produzione della serie drama di Gannibal, tratta dall'omonimo manga seinen di Masaaki Ninomiya pubblicato in Italia da Hikari Edizioni. Thriller appassionante, ricco di suspense, dal disegno graffiante e d'atmosfera, si è guadagnato velocemente un posto nel cuore di molti lettori. Il 28 dicembre dello stesso anno vengono rilasciati in contemporanea mondiale i primi due episodi, in versione sottotitolata.
Nell'autunno del 2024 giunge invece l'annuncio della seconda stagione, che sarebbe partita nel marzo dell'anno successivo.
 
Gannibal copertina

Nel nostro paese la pubblicazione del manga è iniziata nel 2021, riscuotendo un ottimo e immediato riscontro tra i lettori, che dell'opera di Ninomiya hanno apprezzato soprattutto le atmosfere cupe e gli intrighi familiari perpetrati tra le pagine. L'annuncio di una serie drama di Gannibal ha quindi suscitato moltissimo interesse tra i fan. Qualche dubbio però era d'obbligo: sarebbe riuscita una serie live a ricreare per bene un manga così denso, opprimente e particolare? 
Chi segue il mondo live action (che siano essi film o drama) sa bene come i giapponesi siano piuttosto bravi a trasporre romanzi o manga di stampo thriller, giallo e/o investigativo, riuscendo a volte in queste versioni dal vivo a dare un tono diverso, più ampio e trasversale alle opere originali.
 
Il poliziotto Daigo Agawa si trasferisce per lavoro in un tranquillo villaggio nella campagna, assieme alla moglie e alla silenziosa figlioletta.
A seguito di alcune singolari morti, l'uomo scopre che proprio nel paesino viene praticata una peculiare forma di cannibalismo, collegata al misterioso clan della famiglia Goto.

La famiglia Agawa è una come tante; il villaggio di Kuge è un quieto paesello tra le montagne; i suoi cittadini trascorrono i giorni lavorando serenamente in mezzo ai campi.
Prendete questa premessa e spogliatela di ogni qualsivoglia accenno di normalità.
Daigo Agawa non è un comune poliziotto, un trasferimento dalla città a un paese sperduto non avviene mai per caso, e ciò possiamo scorgerlo negli occhi della piccola Mashiro, che sembra impossibilitata a parlare. Scopriamo ben presto che la condizione della bimba è dovuta a una situazione in cui è coinvolto in larga parte il suo stesso padre. La famiglia Agawa giunge a Kuge con l'utopico intento di lasciarsi il passato alle spalle per ritrovare una ormai persa "normalità".
Kuge non è un semplice paesino e i suoi cittadini non sono quei vicini premurosi che portano in regalo le verdure fresche del loro orto; in questo angolo di mondo incastrato tra le montagne giapponesi esistono regole non scritte, gerarchie e segreti. E poi ci sono i Goto, la famiglia più potente del villaggio che domina la piramide sociale.
Tutti i protagonisti di questa storia hanno un passato che pesa sulle loro spalle e sulla loro psiche, mostrando immediatamente che il confine tra normale e non, può essere scalfito facilmente.
 
ganni riho

Sin dal primo episodio della serie capiamo che siamo di fronte a una tipica "situazione horror": un paese sperduto, un protagonista che arriva dall'esterno, una comunità chiusa e morti inquietanti.
Senza contare che il collega che Agawa sostituisce, pare sia scomparso lanciando sui paesani inquietanti accuse, e quella parola, "scappate", intagliata su una trave della casa in cui viveva, suona come un pesantissimo monito per il poliziotto e per la sua famiglia.

Inizialmente Agawa descrive Kuge come un villaggio piacevole in cui vivere, non vi succede nulla di eccezionale e tutti i cittadini dimostrano nei confronti dei nuovi arrivati un calore d'altri tempi. E il tempo sembra effettivamente essersi fermato a Kuge, tra i suoi boschi e le abitazioni in stile tradizionale. Il senso di appartenenza a una comunità fatta di regole e stili di vita propri è forte nel villaggio, soprattutto per la famiglia Goto, la cui capofamiglia è la prima vittima della storia. I Goto accolgono il poliziotto in maniera apparentemente gentile, ma è chiaro sin da subito che stiano in realtà dettando le loro regole, raccomandando ad Agawa di non comportarsi come il collega scomparso. Dopo aver assistito a un particolare e inquietante rituale della famiglia per commemorare la matriarca morta, l'uomo inizia a mettere insieme i pezzi di un quadro dalle tinte oscure.
 
gannibal daigo sangue

La prima stagione di Gannibal (7 episodi) copre circa i primi sei volumi del manga in maniera abbastanza fedele a livello di trama e contenuti. In un crescendo sempre più inquietante, Daigo si barcamena tra i misteri e gli orrori di Kuge, affrontando una sfida psicologica tra se stesso e i Goto che potrà vincere solo se non riuscirà a farsi schiacciare dalla pressione che la potente famiglia esercita su di lui, oltre che sul resto degli abitanti. Per ogni passo che Daigo compie verso la scoperta della verità, è come se il poliziotto perdesse un pezzo di sé e della sua umanità, tanto che a volte ci si trova a chiedersi se l'uomo non sia in qualche modo galvanizzato dalla violenza che gli ruota intorno.
Assieme a lui facciamo la conoscenza di tante persone, in particolare dei membri della famiglia Goto, Keisuke su tutti, il giovane capoclan che ha assunto il comando dopo la morte di Gin Goto.
I personaggi si svelano pian piano, insinuando nello spettatore il dubbio sulle loro intenzioni reali e nascoste, e i misteri che si affollano davanti agli occhi di Daigo, seguiti da raccapriccianti scoperte, trascinano in un turbinio di sensazioni che sanno di sporco e malevolo. C'è tanto dolore in quel di Kuge, quello degli innocenti, una sofferenza sommessa, nascosta, schiacciata da regole e dettami disumani.
 
gannibal goto

La seconda stagione (8 episodi) copre il manga fino al finale, ma con qualche differenza in più rispetto alla prima serie. Nonostante alcuni cambiamenti, Gannibal continua a esprimere bene lo spirito del fumetto crescendo di episodio in episodio, mostrando fin dove possa arrivare la crudeltà umana. Un lungo flashback ci permette di capire la storia dei Goto e l'assurdità di un sistema che presume di mettere al centro i membri della famiglia, ma che in realtà si spoglia della sua umanità facendosi coercizione e rancore, alimentando un circolo di odio che nemmeno le nuove generazioni sembrano poter spezzare.
La serie compone un mosaico complesso che mette a confronto credenze e valori totalmente differenti, e lo fa con piglio deciso, sfrontato, cattivo, e così come nel manga, tratteggia in maniera sfaccettata la psicologia dei suoi personaggi.

Così come per il manga da cui è tratto, il drama di Gannibal trascina prepotentemente lo spettatore non solo nel villaggio di Kuge, ma anche nella psiche dei suoi protagonisti, che in virtù dei propri valori e delle proprie credenze non esitano a mostrare il loro lato più disumano. I Goto, che affondando nelle loro assurde tradizioni, si pongono forzatamente al vertice della catena (anche quella alimentare) disumanizzando le altre persone, rendendole bestiame, sacrificio, strumento. Incuranti di essere loro stessi lontani dal concetto di "essere umano" onorano e glorificano tradizioni e storie che nemmeno conoscono tutti davvero, solo perché il valore della (loro) famiglia va protetto a tutti i costi. Nessuna persona normale avrebbe potuto pensare di affrontarli, e infatti, Daigo Agawa, come abbiamo detto all'inizio, non è esattamente una persona normale: si immerge dalla testa ai piedi nel mondo sporco e disgustoso dei Goto, rimanendone sgomento ma mantenendo sempre una furiosa lucidità.
 
gannibal daigo ricetrasmittente

Per quanto l'idea sia stata quella di creare una serie che potesse accogliere spettatori da tutto il mondo, Gannibal non è comunque una storia "per famiglie", poiché la violenza è spesso esplicita, seppur meno che nel manga: si parla di abusi su donne e bambini, discriminazione, cannibalismo e morte, sempre in maniera molto "grafica". Il consiglio è quindi di approcciarsi a questa storia consapevoli di queste sue forti caratteristiche.

Il manga di Ninomiya si inscrive nel genere horror, ma analizzando ottimamente le psicologie distorte dei suoi personaggi, si fa vero e proprio dramma umano. Il materiale di partenza per i creatori di questo drama era dunque un'ottima base, e rendere Gannibal una serie drama che potesse parlare al pubblico di tutto il mondo non sembrava un obiettivo impossibile.
Il confronto tra un'opera derivata e il materiale a cui si ispira, è naturale e in parte doveroso, soprattutto nel caso di un titolo apprezzato come questo.

La regia di Shinzō Katayama e la sceneggiatura di Takamasa Ōe attingono a piene mani dal materiale originale, apportando le modifiche necessarie a rendere maggiormente fruibile l'opera per una trasposizione live action, con un ritmo a volte lievemente differente ma ugualmente efficace.
Lo staff della serie è di tutto rispetto: Takamasa Ōe è stato candidato all'Oscar per Drive my car assieme a Ryusuke Hamaguchi, nella categoria Best Adapted Screenplay, e in Gannibal ritrova il produttore Teruhisa Yamamoto, anch'egli candidato all'Oscar per il medesimo film. Katayama è stato invece assistente alla regia per Bong Joon-ho (Parasite) e Nobuhiro Yamashita (Linda Linda Linda).
Trama e personaggi sono stati rispettati nella loro sostanza, e anzi, seppur alcuni di questi cambiamenti possano essere visti come punti critici dal lettore più attento, grazie alle ottime prove attoriali, alle location suggestive e al comparto sonoro, il drama di Gannibal offre una versione parallela al manga ma altrettanto intrigante.
 
gannibal bosco vere

Da una parte troviamo un horror piuttosto classico, con un villaggio di montagna e i suoi cittadini che vivono e muoiono secondo le loro regole; dall'altro lato c'è un thriller ben pensato, che mette tensione e voglia di indagare in maniera sempre più approfondita questa strana comunità, i suoi usi e costumi ma soprattutto ciò che nasconde.
 
Gannibal è stato girato in larga parte tra le montagne di Nagano, le Alpi del Giappone; è qui che si sono svolte le riprese riguardanti il villaggio immaginario di Kuge. Ci si è mossi inoltre tra Aichi, Hyogo, Ibaraki e a Tokyo per le riprese in studio. 
Gli altopiani della prefettura di Nagano offrono splendidi scenari e sembrerebbe non esistere posto migliore per potervi collocare il villaggio di Kuge, così da creare un contrasto netto tra la bellezza della natura e le brutture dell'essere umano che vi abita. Nonostante la spettacolare location sia dunque un punto di forza, al contempo il drama risente della mancanza dell'atmosfera oppressiva data da un inverno incombente, sostituito nella serie da una primavera (o inizio autunno) molto solare, con un cielo limpido e sole splendente che fanno brillare il rigogliosissimo verde della cittadina di Kuge.
La mancanza di un cielo cupo che promette neve e condizioni più avverse, smorza l'atmosfera di disagio e pericolo che il manga riesce a trasmettere, per forza di cose anche grazie al bianco e nero e al tratto duro e graffiante di Ninomiya. Seppur vi sia questa differenza, la fotografia del drama è estremamente curata e soprattutto nella seconda stagione offre numerose scene mozzafiato.
 
gannibal bosco luce fredda

Altro appunto riguarda la scelta degli attori che impersonano i protagonisti, Daigo Agawa e Keisuke Goto. Il primo è interpretato da Yuya Yagira (Il rifugio di Lion, Gintama), attore di talento apprezzatissimo in patria e innegabilmente bello, forse troppo esteticamente gradevole per il ruolo del poliziotto. Il "problema" non sembra tanto relativo all'età, dato che attore e personaggio del manga potrebbero anche essere coetanei, ma il Daigo del manga è un uomo dall'aspetto più rude, anche più tormentato visto il suo background. Il faccino pulito di Yagira non rende la pesantezza del volto di Daigo, un uomo afflitto da rimorso e senso di colpa che comunque non rinuncia a essere caparbio e testardo. Il Daigo Agawa del manga è quindi palesemente un uomo le cui ferite interiori (e quelle della propria famiglia) si riflettono sul suo volto, che lo fa sembrare decisamente più vissuto.

Discorso simile per Keisuke Goto, interpretato da Sho Kasamatsu. Anch'egli possiede un volto decisamente più gradevole di quello smunto del personaggio del manga, si capisce immediatamente che con una messa a punto ci troveremmo davanti a un ragazzo molto affascinante.
Il Keisuke del manga, così come tutti i Goto, non dà nella sua estetica nessuna sensazione simile; i Goto sono gente di montagna, che vive di caccia e lavoro dei campi conducendo una vita piuttosto dura per cui è naturale aspettarsi un aspetto meno "pulito" e gradevole. I Goto del manga, nel loro modo di fare ma anche nella loro estetica, rappresentano una presenza inquietante, qualcosa che incute timore, così come ogni personaggio, anche più o meno innocente in quella storia. La questione della somiglianza dei personaggi live rispetto a quelli del manga è sempre molto sentita, e nel caso di Gannibal l'aspetto estetico è più riflesso di ciò che si vive dentro, che non una questione di mera bellezza o bruttezza.
 
gannibal daigo vs kei
 
Yagira e Kasamatsu sono gli unici due attori "scollati" dai rispettivi personaggi, ma si tratta di un fattore puramente estetico, poiché a livello attoriale hanno entrambi offerto delle performance ineccepibili.
Tanto distanti quanto simili, i personaggi di Daigo e Keisuke prendono vita nei volti, nelle espressioni e nelle movenze dei due bravi attori, che a dispetto della poca somiglianza estetica, rendono perfettamente onore ai loro personaggi, anzi, proprio perché parliamo di una versione con attori in carne e ossa, è possibile scorgere il mutamento di Daigo e Keisuke attraverso i volti di Yagira e Kasamatsu, che da apparente difetto diventano invece un punto di forza di questa trasposizione.

Si tratta di due protagonisti dal carattere forte, impetuoso e tormentato, impossibili da comprendere dopo qualche puntata, ma che si svelano nelle loro sfaccettature andando avanti con gli episodi. Daigo Agawa "il buono" della situazione, è un uomo arrabbiato, pieno di rimpianto, il cui senso della giustizia pare a volte voler nascondere i propri vuoti e tutto ciò che dentro di sé non trova un sano equilibrio. Yuya Yagira mostra pian piano il suo Daigo, passando dal poliziotto gentile, premuroso e paziente all'uomo, al padre, al marito che spinto dalla rabbia e dal desiderio di proteggere la famiglia, a volte pare farsi mostro a sua volta. Yagira entra assieme a Daigo in quella spirale di violenza e dolore, mutando le sue espressioni, il modo di parlare e immergendosi sempre più in quella melma da cui sembra volersi fare inghiottire pur di raggiungere il suo obiettivo.
 
gannibal keisuke brandisce

Al suo opposto troviamo il Keisuke di Kasamatsu, "il cattivo" della storia, il capo di una famiglia disumana di cui continua a perpetrare le assurde usanze. Il percorso di Keisuke pare opposto e complementare a quello di Daigo, e anche in questo caso l'attore che lo interpreta riesce a mostrare con l'incedere della trama tutti i lati nascosti del personaggio, imprevedibile, intrappolato, combattuto, desideroso di ciò che non gli è concesso avere.
I due attori si trovano quindi a interpretare ruoli non facili, ricchi di sfaccettature e cambiamenti che subiscono mentre la trama si dipana. A dispetto quindi di una mancata somiglianza fisica, Yagira e Kasamatsu offrono le migliori performance possibili, contribuendo in larga parte alla riuscita del drama.
Non da meno sono le prove attoriali dei comprimari quali la veterana Mitsuko Baisho (Ooku), che qui interpreta la terribile Gin Goto, o Mahiro Takasugi (The world of Kanako, Tokyo Revengers)nei panni di Kyosuke Terayama.

La colonna sonora di Gannibal si fa strada lentamente, accompagnando il crescendo degli episodi. Perfettamente d'atmosfera il tema principale, composto da Brian D'Oliveira, che si trova totalmente a suo agio nelle atmosfere da brivido, avendo già composto musiche per un capitolo di un classico dell'horror videoludico quale Resident Evil.
D'Oliveira ha anche composto la colonna sonora per I tre giorni dopo la fine, una serie-documentario disponibile su Netflix, che anche in questo caso si distingue per un piglio maggiormente internazionale.
Che Gannibal fosse un progetto ambizioso lo si capisce quindi dall'impiego di risorse profuso sotto tutti gli aspetti, si tratta infatti della prima produzione ad altissimo budget di Disney+, ricompensata dal pubblico giapponese, che dopo 9 giorni dal rilascio della seconda stagione ha raggiunto un milione di ore di streaming.
 
gannibal cerchio casa

Gaku Narita, direttore esecutivo dei contenuti originali Disney giapponesi, racconta di essere rimasto inizialmente interdetto dalla proposta di creare un drama ispirato al manga di Gannibal, proprio per i suoi contenuti forti, ma una volta letto il fumetto non ha potuto che ricredersi. Narita afferma infatti di aver approvato il progetto in virtù del tema portante di questa storia, che non è semplicemente il cannibalismo, ma la famiglia, associata sempre al concetto di protezione della stessa. Perché in effetti Gannibal parla di questo, di famiglie diverse con valori differenti, ognuna delle quali cerca di proteggersi e continuare a vivere seguendo i propri principi.
Secondo Narita, un tema simile poteva davvero toccare tutti gli spettatori del mondo in virtù dei tempi tumultuosi che stiamo vivendo in tutto il globo. Il regista Takayama ha in aggiunta puntato il focus sulla "lotta" tra vecchie e nuove generazioni, argomento che ha molta presa sul giovane pubblico giapponese; nel paesino di Kuge i giovani vogliono cambiare le regole, il modo di vivere, ed è questa la stessa sfida che affrontano oggi le nuove generazioni nel paese del sol levante.

Il produttore Yamamoto ha spiegato che ogni stagione di Gannibal è costata il triplo di una singola stagione media della tv giapponese, anche perché molte delle persone che vi hanno lavorato provenivano dal mondo del cinema, allo scopo di creare un prodotto che fosse di livello cinematografico e non televisivo.
Le riprese sono durate un totale di 12 mesi, il doppio della norma. Gannibal ha quindi alzato di molto gli standard delle tipiche serie tv nipponiche. Pur godendo quindi di grande impiego di risorse, bisogna sempre considerare che le serie nate per lo streaming usufruiscono di budget più elevati rispetto a quelle destinate alla televisione.
 
gannibal tunnel
 
Gannibal è a tutti gli effetti una serie horror, ma come detto in precedenza, il forte focus su psicologie e background dei personaggi lo rende allo stesso tempo un dramma umano, che dietro le vesti della paura e del thriller, nasconde temi sociali e attuali, non privandosi di violenza e scene forti.
Il valore della famiglia, il volerla proteggere a tutti i costi, lo scontro generazionale, l'incontro tra tradizione e innovazione, l'odio, l'amore, il desiderio tutto umano di spezzare le catene che ci impediscono di vivere una vita che sia davvero nostra: tutto ciò trova concretezza in un drama che non ha lesinato sotto nessun aspetto e che non vuole limitarsi a compiacere esclusivamente il pubblico giapponese, riuscendo ottimamente nel suo obiettivo.
Al netto di un finale che lascia alcuni dubbi irrisolti e risulta un po' anticlimatico, Gannibal è una nuova dimostrazione che il drama giapponese può arrivare a un pubblico molto ampio pur mantenendo intatta la sua "giapponesità", con una storia che mischia folklore nipponico a temi universali.