A giudicare dal numero di commenti agli episodi, alle notizie con le prime impressioni e alle discussioni sulle varie schede utente del sito, possiamo constatare che sono in molti gli appassionati che seguono gli anime più recenti in diretta col Giappone, settimana per settimana. Oltre a questi, tuttavia, esiste una fetta non trascurabile che preferisce invece attendere la conclusione delle varie serie, per poi orientarsi sui titoli maggiormente apprezzati senza la necessità di sottostare alle uscite giapponesi, ma potendo gestire a propria scelta i tempi di visione. Questa rubrica nasce principalmente per questi ultimi, per dare una visione conclusiva della stagione e consigliare gli anime maggiormente apprezzati dai vari redattori del sito. In questa nuova impostazione della rubrica abbiamo preso in esame tutte le serie concluse nell'estate e ogni redattore ha consigliato le due serie preferite e le motivazioni del proprio apprezzamento.

Questa rubrica vuole anche dare l'occasione agli utenti che hanno seguito le varie serie in diretta di consigliare a loro volta i loro titoli preferiti. Pensate che qualche anime meritevole sia passato in sordina? Oppure non siete rimasti molto convinti da qualcuno dei successi stagionali? Ditecelo nei commenti.

N.B. Si è deciso di considerare quelle serie che arrivano ufficialmente in Italia in streaming con qualche mese di ritardo nella stagione del loro arrivo in Italia.
Zelgadis

Takopi's Original Sin

Takopi's Original Sin trasforma l'innocuo archetipo di Doraemon in un thriller psicologico devastante. L'alieno rosa Takopi, giunto dal Pianeta della Felicità, incontra Shizuka, bambina vittima di bullismo e abusi familiari. Quello che inizia come una fiaba si trasforma in un'analisi spietata del dolore infantile e dell'indifferenza degli adulti.
Attraverso loop temporali e colpi di scena scioccanti, l'opera esplora temi durissimi come suicidio giovanile e violenza domestica senza edulcorazioni. Il "peccato originale" del titolo si svela in un finale che ribalta completamente la narrazione e che accompagna la crescita del polpo alieno in parallelo con lo spettatore verso la consapevolezza che non esistono risposte facili a problematiche difficili.
Tecnicamente impeccabile grazie alla regia di Shin'ya Iino e al character design di Keita Nagahara, l'anime rappresenta un'operazione coraggiosa che non teme di mostrare una certa crudezza emotiva, lanciando però nel contempo un messaggio di speranza affidato alle nuove generazioni.



Secrets of the Silent Witch

Secrets of the Silent Witch, adattamento anime delle light novel di Matsuri Isora realizzato da Studio Gokumi, si è rivelato una delle sorprese più piacevoli dell'estate 2025. La serie segue Monica Everett, la "Strega del Silenzio", unica maga capace di lanciare incantesimi senza pronunciare formule. Dietro questa abilità si nasconde però una ragazza con ansia sociale estrema, costretta a infiltrarsi nell'Accademia Serendia per proteggere il secondo principe.
Il punto di forza è il character acting eccezionale di Monica, paragonata sui social a Bocchi di Bocchi the Rock, ma con una dimensione più eroica grazie alla sua missione di protezione. La qualità visiva di Studio Gokumi sorprende con animazioni fluide, fondali dettagliati e una direzione artistica raffinata che fonde eleganza nobiliare e fascino magico.
Nonostante difficoltà produttive nella seconda metà (episodio riepilogativo e calo qualitativo percettibile), la serie mantiene un livello alto grazie alla regia di Yasuo Iwamoto (Princess Connect! Re:Dive 2) e alla supervisione di Takaomi Kanasaki (KonoSuba). Un perfetto mix tra commedia scolastica e fantasy con intrighi che riesce a creare un equilibrio interessante tra leggerezza e tensione con una protagonista memorabile già entrata nel cuore di molti spettatori.


Focasaggia

To Be Hero X

Un eroe nasce quando gli altri credono in lui. Era il giorno 3 novembre del 2022 quando un video, poi trasmesso anche dal sito, catturò la mia attenzione. Un tripudio di colori, animazioni, musiche, non si sapeva nulla ma era dannatamente interessante. Trascorrono mesi, anni, l’attesa non sminuisce, si aggiungono altri video di presentazione dei vari personaggi e poi finalmente inizia la trasmissione. Le aspettative, e mai darlo per scontato, sono state completamente soddisfatte. Scritto e diretto da quella mente geniale di Li Haoling (lo stesso di Link Click, altra opera caldamente raccomandata) è una serie capace di incantare lo spettatore a partire dalla sigla iniziale fino a quella finale, dove ogni particolare, perfino un semplice fotogramma, può rivelare qualcosa di importante. Mistero, suspence, tanti dubbi, colpi di scena e “cliffhanger”, ovvero finali lasciati in sospeso per essere poi ripresi magari dopo diverso tempo. Proprio la parola “tempo” è una delle chiavi di lettura in quanto gli episodi non seguono il normale flusso temporale. Facile perdersi in questo labirinto: tanti personaggi da conoscere, amare o anche odiare con scene da collocare in un gigantesco puzzle. Non serve il proverbiale filo d’Arianna, si arriva agli ultimi episodi seppur a tratti concitati, chiarificatori, dove si scopre come ogni evento visto in precedenza siano tutti collegati, come tessere di domino in caduta libera. Affascinante il sistema ideato: di eroi ne abbiamo visti tanti, ma nella serie realmente chiunque può ottenere poteri incredibili: controfigure, un impiegato insignificante, perfino animali, basta letteralmente “credere” in loro. A questo “credere”, a questa speranza, si oppone la paura, del resto la paura non la controlli e la speranza non la comprendi. Nota particolare al personaggio chiamato “X”, il più modesto degli impiegati diventa il più potente di questi eroi. La sua entrata in scena è arte pura, i momenti dedicati a lui uno spettacolo visivo. Riesce anche a rompere la quarta parete: non avendo alcuna informazione sulla sua identità, sulle sue abilità, il suo mistero viene alimentato in continuazione dagli spettatori stessi, l’attesa accresce la speranza, si finisce con il credere in lui, rendendolo, seguendo l’ottica della serie, sempre più forte.



L'estate in cui Hikaru è morto

Quanto è importante nella vita avere un punto di riferimento, un sostegno? Potrebbe essere amicizia, potrebbe essere amore o confuso con tale sentimento, ma a prescindere quel legame sarebbe speciale, profondo e indissolubile. Se quel sostegno venisse a mancare improvvisamente o, forse peggio, qualuno si sostituisse a quella persona, comportandosi come lo ricordiamo nella nostra memoria? Eventi soprannaturali a parte, trovarsi improvvisamente una perdita da elaborare non è qualcosa di semplice, spesso davanti a tali eventi si finisce con il comportarsi in maniera perfino incomprensibile. Non si vuole accettare la realtà, a volte ci si immerge in una finzione, si arriva mentire a tutti, ingannando la propria mente e il proprio cuore. Ragionando a mente fredda è così facile capire, ma quando si vivono certi momenti sembra mancare completamente la ragione. Quanto sarebbe facile continuare a vivere una menzogna quando si ha una finta realtà davanti agli occhi? Parla ancora con quella voce, sorridi con quel viso, stringi la mia mano facendomi sentire quel calore, solo un altro poco. Un incubo travestito da sogno, sopravvivere di ricordi senza più vivere. Questo è il punto di partenza di “Hikaru ga Shinda Natsu”, ovvero “L'estate in cui Hikaru è morto” serie interessante e piacevole da seguire con diversi personaggi ben caratterizzati e talvolta, come nel caso di Tanaka, completamente avvolti nel mistero. Gli episodi, ben strutturati, esplorano sentimenti e pensieri dei protagonisti e dei loro amici adolescenti, senza mai dimenticare come qualcosa di sinistro stia avvenendo intorno a loro. Antiche incomprensibili e cieche tradizioni, eventi oscuri sepolti nella memoria di pochi individui, quanto il passato può influire nel presente, rendendo qualcosa di innocuo una reale minaccia?


Albrechtseele

CITY the Animation

Kyoto Animation tira fuori l'ennesimo coniglio dal cilindro, andando ad adattare in maniera superlativa, dopo Nichijou, un altro manga del maestro Keiichi Arawi: CITY. Folle la fonte, con tavole talvolta elaboratissime e caotiche; ancor più folle, l'anime, realizzato con uno stile molto particolare, che ha visto l'utilizzo di tutti gli espedienti possibili e immaginabili per rendere le varie scene con il più forte impatto possibile (linee cinetiche, deformazione dei personaggi, split screen e via discorrendo). Ma stiamo parlando di KyoAni, soffermarsi sulle loro abilità tecniche è davvero superfluo (e l'episodio 5 è magistrale); quel che è stato reso in maniera eccellente, è bene ribadirlo, sempre al netto della sensibilità comica di ciascuno, è il sottotesto più malinconico, con svolgimento e conclusione che porteranno i nostri personaggi a interrogarsi, e a darsi risposte, su certi quesiti che ci si pone nel passaggio da un'età a un'altra. O ad affrontare una separazione di due amiche inseparabili... life happens, ma come affrontiamo certi dilemmi? In CITY, lo si fa con la risata ma non soltanto.


Swordman

Watanare - Non esiste che ci mettiamo insieme... Oppure si?

Da una light novel di Teren Mikami e Enu Takeshima, di cui è giunta anche in Italia la versione manga, arriva la trasposizione firmata dallo Studio Mother di una vivace commedia dalle tematiche Girls Love (o yuri che dir si voglia).
Protagonista è la neo liceale Renako Amaori che, dopo un a difficile traversata alle medie, è decisa a cominciare una rispettabile vita da "normie" nelle nuova scuola. Per fare ciò decide di fare amicizia con la star della scuola, nonché bellissima modella Mao Ooduka. Peccato che in un precipitare di eventi quest'ultima si invaghisca di lei e le faccia la dichiarazione.
Watanare è quindi una frizzante storia che si basa molto sulle reazioni e sulle elucubrazioni di Renako per tenere testa alle avance di Mai (questa tra l'altro molto aggressiva e carnivora, tutt'altro che all'inseguimento del "Romance) e anche alle azioni e reazioni delle altre componenti del loro gruppetto di amiche che non saranno esentate da interazioni tenero/amorose.
Il materiale originale è molto ricco di dialoghi e soliloqui (di Renako) e quindi l'adattamento anime è stato evidentemente asciugato e sintetizzato. La cosa in generale ha giovato alla resa dell'opera, per contro, nei passaggi con davvero molti dialoghi, la cosa tende a far sembrare strani alcuni passaggi e reazioni specie per chi non ha avuto modo di tastare altre versioni dell'opera. Da rilevare che su alcuni passaggi un po'spinti (niente di che in realtà), la produzione ha abilmente glissato. Al contempo però non mancano scene con una palpabile tensione erotica, specie quando Mai parte alla carica.
La veste animata di Watanare è molto gradevole sia nei colori che nella resa dei personaggi e porta in dote una sigla d'apertura movimentata, molto nei toni della serie, e una di chiusura più soft ma dalle piacevoli arie anni '90.
Se si è alla ricerca di una buona storia yuri, magari allegra e non troppo tendente al sentimentale, una prova con questo anime è più che consigliata.


ingiro

To Be Hero X

Nel panorama affollato e spesso prevedibile delle produzioni supereroistiche, To Be Hero X si impone come un’opera sorprendentemente audace, originale e visivamente di grande impatto. Si tratta di una serie che osa interrogarsi sul senso stesso dell’eroismo, attraverso una premessa tanto attuale quanto corrosiva: il potere nasce dalla fiducia e la fiducia è un prodotto vendibile. Ne nasce un sistema dove la giustizia diventa spettacolo, i combattimenti eventi mediatici, e ogni eroe un marchio. Un ecosistema di “brand supereroici” che richiama in modo inquietante sia il mondo del social marketing, sia il culto della celebrità che domina l’infosfera contemporanea. Qui, la morale cede il passo alla popolarità: non conta più essere giusti, ma essere “condivisibili”. Dal punto di vista delle animazioni e della colonna sonora, siamo su livelli altissimi, tanto da conferire a To Be Hero X una dimensione audiovisiva coerente e stilisticamente potente. Per gli appassionati del genere supereroistico che non temono uno stile visivo sperimentale e una riflessione tagliente sull’idea stessa di eroismo, To Be Hero X è una visione imprescindibile.



Clevatess

Clevatess è un dark fantasy davvero interessante, apparso in questa stagione tra i numerosi isekai fotocopia, di cui si comincia a sentire una certa saturazione. La storia parte in senso inverso: degli eroi tentano di sconfiggere un Signore delle Bestie, che li annienta senza pietà. Per vendetta, il mostro attacca il regno che li ha inviati ma, tra le macerie ancora fumanti, prende con sé un neonato sopravvissuto. Attraverso la crescita del bambino, intende determinare se l’umanità meriti o meno l’estinzione. La caratterizzazione dei personaggi, in particolare quella di Alicia, infatti la ragazza rappresenta uno degli aspetti più riusciti e intriganti della serie. Alicia non si limita al ruolo tradizionale dell’eroina impavida: sin dall’inizio, la sua storia contiene ferite, ambiguità e contraddizioni che la rendono profondamente umana. Il tema dell’eroismo come ideologia esaurita è forse il nodo più stimolante sollevato dalla serie. Clevatess non costruisce una nuova epica fantasy consolatoria, ma mina le fondamenta dell’epica tradizionale, sostituendo il trionfalismo con un senso di dubbio e decadenza. Il risultato è una serie cupa, stratificata, che contraddice le aspettative dello spettatore, ma proprio per questo provocatoria e sorprendente. Per gli appassionati di fantasy non convenzionale e narrazioni adulte, è una visione da non perdere.


Slanzard

Anne Shirley

A tre decenni dalla morte del World Masterpiece Theater si sente davvero la mancanza di opere di questo tipo. La speranza è che la serie abbia avuto abbastanza successo da spingere alla trasposizione di tutti i romanzi successivi di Anne, compresi quelli dedicati ai figli e l'ultimo, Rilla of Ingleside, ambientato durante la prima guerra mondiale. Vano, seppur meraviglioso, sarebbe invece auspicarsi una rinascita dei meisaku.
Riguardo alla serie in sé, invece, si tratta di una buona opera, a partire dai fondali meravigliosi in grado di trasportare lo spettatore nuovamente ad Avonlea e a Green Gables, e per la prima volta anche a Kingsport. Il regista è riuscito molto bene a veicolare le emozioni di quei personaggi, di quei luoghi e di quelle vicende. Splendidi gli episodi dedicati a Lavendar Lewis, a Ruby, così come tutti i momenti con Philippa Gordon, uno dei migliori personaggi dell'intera saga di Anne. La serie viene tuttavia limitata dalla decisione di adattare tre romanzi in 24 episodi. Questo ha portato a una fretta terrificante. La completa eliminazione di alcuni personaggi o situazioni è accettabile, del resto qualsiasi adattamento di Anne mai fatto (tranne l'anime di Takahata) ha sempre eliminato qualcosa o qualcuno, ma ci sono molte parti che sono state semplicemente velocizzate, non permettendo ad alcuni personaggi di essere raccontati a dovere e ad alcune situazioni di avere il giusto respiro. Non è un problema, ad esempio, aver eliminato completamente la zia di Diana, mentre molto meno riuscita è stata la gestione del sig. Harrison, il personaggio più importante introdotto nel secondo romanzo, che qui ha dei dialoghi importanti solo nell'episodio di Ruby. Per tutto il resto della serie continuano a citarlo senza mai mostrarlo. Chissà quanto sarebbe stata bella questa serie con il doppio degli episodi, potendo approfondire meglio i personaggi secondari e raccontare anche qualche vicenda in più, specialmente del secondo romanzo, il più sacrificato.


Nekonsigli: anime terminati nel

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