Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi ci dedichiamo a miniserie OVA, con Tales of Byston Well: Garzey`s Wing, Time Bokan OVA e Angel Densetsu.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Oggi ci dedichiamo a miniserie OVA, con Tales of Byston Well: Garzey`s Wing, Time Bokan OVA e Angel Densetsu.
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Durante un viaggio in moto Chris si ritrova misteriosamente catapultato nel mondo fantasy-medievale di Byston Well, nel bel mezzo di una sanguinosa rivolta degli schiavi della tribù di Metomeus contro il dittatoriale regno di Ashigaba. Il giovane scoprirà di essere stato evocato da Hassan, giovane e bella maga che vede in lui il Garzey's Wing, il leggendario salvatore del suo popolo: presa a cuore la lotta della tribù la guiderà così in una lunga odissea verso il mistico albero di Barju che, narra la leggenda, reca in sé il segreto per annientare il male...
Con "Garzey's Wing" Tomino raggiunge l'apice negativo dell'intera carriera, a dimostrazione che neppure i migliori registi siano immuni a clamorosi tonfi, anche se creatori di un Gundam o di un Ideon qualsiasi: chi l'avrebbe mai detto che il grand'uomo sarebbe arrivato, un giorno, a scrivere e dirigere questa colossale schifezza che risponde al nome di "Garzey's Wing"? Basato sull'omonimo secondo ciclo di storie (scritte tra il 1995 e il 1997) della saga letteraria di Byston Well, iniziata nel 1983 con "The Wings of Rean" e sulla cui base si fondarono le versioni animate "Aura Battler Dunbine" e "The Tale of Neo Byston Well" (terza, ma non ultima, la recente serie OVA dallo stesso titolo), "Garzey's Wing" ovunque uscirà sarà devastato dalla critica, ricordato come un progetto pieno di buoni spunti mandati malamente al macero, addirittura un cult dell'orrido, peggiore macchia in assoluto della carriera del regista.
Non aspettatevi nessun punto in comune con Dunbine, perché Tomino, libero dalle pressioni di sponsor e Sunrise, non inserisce aura battler e decide, invece, di riscrivere la sua opera precedente senza mecha, cambiandogli il nome in Garzey's Wing e rendendo ancora più caotiche le idee a chi vuole avvicinarsi - vana speranza, perché non usciranno mai fuori dal Giappone - ai romanzi. Remake (visto lo spunto di partenza identico)? Prequel? Non importa, tra poco non ve importerà più nulla.
A dispetto della totale creatività concessa a Tomino e alle idee originali che costellano l'opera, la più importante delle quali è sicuramente la facoltà del Chris di Byston Well di comunicare mentalmente con il Chris della Terra, il terribile difetto di "Garzey's Wing" è la noia: nei tre lunghi episodi che lo compongono (per un totale di un'ora e mezza di durata) si arriva in più punti all'autopunizione suprema, perché in tutta questa durata non si capisce mai cosa si sta guardando.
Il motivo è presto detto: scopriremo in "Garzey's Wing" l'assoluta incapacità del regista di creare soggetti adatti a miniserie di pochi episodi, e tale handicap, che stabilirà qui il suo precedente, tornerà a ripetersi anni dopo rovinando anche "The Wings of Rean". Quella di Tomino è l'incapacità di darsi una controllata con i personaggi (sempre troppi per lo spazio esiguo di durata), di evitare trame intricate e ambiziose, di raccontare la storia senza eccessi di terminologie di flore, faune e luoghi dai nomi impronunciabili che stressano inutilmente le meningi e non servono a nulla.
Non soltanto ogni avvenimento del confusionario intreccio è tratteggiato in modo così veloce da rendere il tutto impossibile da seguire, ma per l'occasione troviamo anche dialoghi tra i più mediocri che si siano mai sentiti, ulteriormente aggravati dalla traduzione davvero scadente dell'edizione DVD estera della Central Park Media, l'unica uscita in Occidente e su cui si basa la recensione. Aggiungiamoci a questo punto Tomino che ci mette del suo per attentare ulteriormente alla comprensione, "grazie" a personaggi che delirano e compiono azioni inspiegabili - un classico della sua poetica, la difficoltà di intendersi e comunicare -, e capirete quanto devastante possa essere guardare in successione tre episodi di questo informe ammasso di celluloide.
Le musiche sono generalmente vuote, anche se alcuni brani di Sagisu hanno goduto di un inaspettato successo tra gli animefan, al punto che molti le definiscono tra i pochi aspetti positivi dell'opera. Alcune trovate narrative sono francamente ridicole, e in aggiunta a questo la conclusione è pure lasciata a metà, con un inspiegabile colpo di scena finale che sa tanto di "decidete voi il finale perché io ho esaurito spazio e idee".
In mezzo a tanto schifo, a cui aggiungo anche una regia mediocre, pochissimo può salvare la discreta realizzazione tecnica e il buon chara design di Ohnuki, piacevole nelle ombreggiature. Un peccato, perché spunti notevoli ci sono (oltre all'idea dei Chris che collaborano insieme non mancano neanche battaglie spettacolari, tipo quella dell'eroe contro un cavaliere in groppa a un drago), ma a fronte di una sceneggiatura così genuinamente orrida da rendere tutto letargico, inspiegabile e inconcludente, non vi è giustificazione che tenga e non si può proprio salvare "Garzey's Wing", anche se a dirigerlo è il signor Tomino.
Con "Garzey's Wing" Tomino raggiunge l'apice negativo dell'intera carriera, a dimostrazione che neppure i migliori registi siano immuni a clamorosi tonfi, anche se creatori di un Gundam o di un Ideon qualsiasi: chi l'avrebbe mai detto che il grand'uomo sarebbe arrivato, un giorno, a scrivere e dirigere questa colossale schifezza che risponde al nome di "Garzey's Wing"? Basato sull'omonimo secondo ciclo di storie (scritte tra il 1995 e il 1997) della saga letteraria di Byston Well, iniziata nel 1983 con "The Wings of Rean" e sulla cui base si fondarono le versioni animate "Aura Battler Dunbine" e "The Tale of Neo Byston Well" (terza, ma non ultima, la recente serie OVA dallo stesso titolo), "Garzey's Wing" ovunque uscirà sarà devastato dalla critica, ricordato come un progetto pieno di buoni spunti mandati malamente al macero, addirittura un cult dell'orrido, peggiore macchia in assoluto della carriera del regista.
Non aspettatevi nessun punto in comune con Dunbine, perché Tomino, libero dalle pressioni di sponsor e Sunrise, non inserisce aura battler e decide, invece, di riscrivere la sua opera precedente senza mecha, cambiandogli il nome in Garzey's Wing e rendendo ancora più caotiche le idee a chi vuole avvicinarsi - vana speranza, perché non usciranno mai fuori dal Giappone - ai romanzi. Remake (visto lo spunto di partenza identico)? Prequel? Non importa, tra poco non ve importerà più nulla.
A dispetto della totale creatività concessa a Tomino e alle idee originali che costellano l'opera, la più importante delle quali è sicuramente la facoltà del Chris di Byston Well di comunicare mentalmente con il Chris della Terra, il terribile difetto di "Garzey's Wing" è la noia: nei tre lunghi episodi che lo compongono (per un totale di un'ora e mezza di durata) si arriva in più punti all'autopunizione suprema, perché in tutta questa durata non si capisce mai cosa si sta guardando.
Il motivo è presto detto: scopriremo in "Garzey's Wing" l'assoluta incapacità del regista di creare soggetti adatti a miniserie di pochi episodi, e tale handicap, che stabilirà qui il suo precedente, tornerà a ripetersi anni dopo rovinando anche "The Wings of Rean". Quella di Tomino è l'incapacità di darsi una controllata con i personaggi (sempre troppi per lo spazio esiguo di durata), di evitare trame intricate e ambiziose, di raccontare la storia senza eccessi di terminologie di flore, faune e luoghi dai nomi impronunciabili che stressano inutilmente le meningi e non servono a nulla.
Non soltanto ogni avvenimento del confusionario intreccio è tratteggiato in modo così veloce da rendere il tutto impossibile da seguire, ma per l'occasione troviamo anche dialoghi tra i più mediocri che si siano mai sentiti, ulteriormente aggravati dalla traduzione davvero scadente dell'edizione DVD estera della Central Park Media, l'unica uscita in Occidente e su cui si basa la recensione. Aggiungiamoci a questo punto Tomino che ci mette del suo per attentare ulteriormente alla comprensione, "grazie" a personaggi che delirano e compiono azioni inspiegabili - un classico della sua poetica, la difficoltà di intendersi e comunicare -, e capirete quanto devastante possa essere guardare in successione tre episodi di questo informe ammasso di celluloide.
Le musiche sono generalmente vuote, anche se alcuni brani di Sagisu hanno goduto di un inaspettato successo tra gli animefan, al punto che molti le definiscono tra i pochi aspetti positivi dell'opera. Alcune trovate narrative sono francamente ridicole, e in aggiunta a questo la conclusione è pure lasciata a metà, con un inspiegabile colpo di scena finale che sa tanto di "decidete voi il finale perché io ho esaurito spazio e idee".
In mezzo a tanto schifo, a cui aggiungo anche una regia mediocre, pochissimo può salvare la discreta realizzazione tecnica e il buon chara design di Ohnuki, piacevole nelle ombreggiature. Un peccato, perché spunti notevoli ci sono (oltre all'idea dei Chris che collaborano insieme non mancano neanche battaglie spettacolari, tipo quella dell'eroe contro un cavaliere in groppa a un drago), ma a fronte di una sceneggiatura così genuinamente orrida da rendere tutto letargico, inspiegabile e inconcludente, non vi è giustificazione che tenga e non si può proprio salvare "Garzey's Wing", anche se a dirigerlo è il signor Tomino.
Le "Time Bokan" sono un ciclo di serie televisive della Tatsunoko andate in onda tra il 1975 e il 1983, caratterizzate da un umorismo demenziale che mira alla presa in giro del genere robotico e di quello super-eroistico tokusatsu, di grande popolarità in quel periodo. Particolarità di queste serie sono le analogie negli stilemi narrativi, tutti simili fra loro, come pure il trio antagonista sempre buffo e perdente, la coppia di eroi e le battaglie tra assurdi robot antropomorfi.
Dieci anni dopo la messa in onda dell'ultima serie delle Time Bokan, vengono prodotti due OVA celebrativi dalla durata di 30 minuti l'uno, distribuiti anche in Italia da Yamato Video e andati in onda di recente per la prima volta sulla tv satellitare Man-Ga.
Nel primo episodio assisteremo a una gara d velocità fra tutti i cattivi delle Time Bokan. Inutile dire che i vari "terzetti" ricorreranno a ogni mezzo per vincere. Purtroppo noi italiani non possiamo conoscere tutti i personaggi concorrenti, dato che delle otto serie ufficiali Time Bokan ne sono arrivate quattro: "La Macchina del tempo", "Yattaman", "I Predatori del Tempo" e "Calendar Man", mentre i restanti sono inediti. Poco male comunque, data la somiglianza caratteriale dei personaggi che rende a noi familiari anche i cattivi sconosciuti. Inoltre sarà sempre il Trio Drombo, da sempre il più apprezzato, a rubare la scena.
Il secondo episodio è un vero e proprio crossover tra varie serie Tatsunoko, assolutamente imperdibile per i fan. Il Trio Drombo riceve l'incarico di recarsi nel "Regno di Tatsunoko" per rubare una pietra Drokostone collocata sull'occhio dell'emblema del regno, il cavalluccio marino, ma gli Yattaman, ormai ritirati a sdolcinata vita matrimoniale, sono pronti a stanarli.
Ho trovato questo secondo OVA persino più divertente del primo: l'atmosfera demenziale dei vecchi episodi di Yattaman rivive in una battaglia assurda senza esclusione di colpi, con tanto di cammei di altri noti personaggi Tatsunoko. Impossibile elencarli tutti, ma meritano sicuramente menzione gli eroi dei Gatchaman, Tekkaman, Kyashan e Hurricane Polimar con le sue strane pose, tutti inevitabilmente investiti da un'irresistibile vena comica. Il Robot del Trio Drombo cita chiaramente Sailor Moon, che spopolava in quegli anni, quasi a volersi burlare del fenomeno delle nuove generazioni giapponesi che non hanno conosciuto i Time Bokan, serie che invece rimarranno scolpite nell'immaginario dei fan più grandicelli come anche le recenti produzioni televisive e cinematografiche dimostrano.
Nel complesso si tratta di due episodi molto divertenti, che non mancheranno di divertire chi conosce almeno la maggior parte dei personaggi presenti, perché è a loro che si rivolgono, mentre gli altri non capiranno il loro umorismo old style e soprattutto non coglieranno le numerosissime citazioni. I vecchi fan italiani si mettano l'anima in pace per quanto concerne il doppiaggio italiano, le voci sentite per tanti anni su questi personaggi sono state tutte inevitabilmente sostituite essendo una produzione anni '90. I nuovi doppiatori però sono stati molto bravi a entrare nella parte.
In definitiva, se avete amato "Yattaman", "I Predatori del tempo" e compagni, e non sapete come passare 60 minuti in allegria, questi OVA potrebbero fare al caso vostro. Forse sono un po' fini a se stessi, ma indubbiamente rispettosi del glorioso passato della Tatsunoko e in linea con il suo spirito scacciapensieri.
Dieci anni dopo la messa in onda dell'ultima serie delle Time Bokan, vengono prodotti due OVA celebrativi dalla durata di 30 minuti l'uno, distribuiti anche in Italia da Yamato Video e andati in onda di recente per la prima volta sulla tv satellitare Man-Ga.
Nel primo episodio assisteremo a una gara d velocità fra tutti i cattivi delle Time Bokan. Inutile dire che i vari "terzetti" ricorreranno a ogni mezzo per vincere. Purtroppo noi italiani non possiamo conoscere tutti i personaggi concorrenti, dato che delle otto serie ufficiali Time Bokan ne sono arrivate quattro: "La Macchina del tempo", "Yattaman", "I Predatori del Tempo" e "Calendar Man", mentre i restanti sono inediti. Poco male comunque, data la somiglianza caratteriale dei personaggi che rende a noi familiari anche i cattivi sconosciuti. Inoltre sarà sempre il Trio Drombo, da sempre il più apprezzato, a rubare la scena.
Il secondo episodio è un vero e proprio crossover tra varie serie Tatsunoko, assolutamente imperdibile per i fan. Il Trio Drombo riceve l'incarico di recarsi nel "Regno di Tatsunoko" per rubare una pietra Drokostone collocata sull'occhio dell'emblema del regno, il cavalluccio marino, ma gli Yattaman, ormai ritirati a sdolcinata vita matrimoniale, sono pronti a stanarli.
Ho trovato questo secondo OVA persino più divertente del primo: l'atmosfera demenziale dei vecchi episodi di Yattaman rivive in una battaglia assurda senza esclusione di colpi, con tanto di cammei di altri noti personaggi Tatsunoko. Impossibile elencarli tutti, ma meritano sicuramente menzione gli eroi dei Gatchaman, Tekkaman, Kyashan e Hurricane Polimar con le sue strane pose, tutti inevitabilmente investiti da un'irresistibile vena comica. Il Robot del Trio Drombo cita chiaramente Sailor Moon, che spopolava in quegli anni, quasi a volersi burlare del fenomeno delle nuove generazioni giapponesi che non hanno conosciuto i Time Bokan, serie che invece rimarranno scolpite nell'immaginario dei fan più grandicelli come anche le recenti produzioni televisive e cinematografiche dimostrano.
Nel complesso si tratta di due episodi molto divertenti, che non mancheranno di divertire chi conosce almeno la maggior parte dei personaggi presenti, perché è a loro che si rivolgono, mentre gli altri non capiranno il loro umorismo old style e soprattutto non coglieranno le numerosissime citazioni. I vecchi fan italiani si mettano l'anima in pace per quanto concerne il doppiaggio italiano, le voci sentite per tanti anni su questi personaggi sono state tutte inevitabilmente sostituite essendo una produzione anni '90. I nuovi doppiatori però sono stati molto bravi a entrare nella parte.
In definitiva, se avete amato "Yattaman", "I Predatori del tempo" e compagni, e non sapete come passare 60 minuti in allegria, questi OVA potrebbero fare al caso vostro. Forse sono un po' fini a se stessi, ma indubbiamente rispettosi del glorioso passato della Tatsunoko e in linea con il suo spirito scacciapensieri.
Angel Densetsu
7.0/10
Recensione di Metaldevilgear
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Due episodi, soltanto due episodi. Avevo scelto di dargli un'occhiata, senza avanzare alcuna pretesa, senza argomentarmi più di tanto, ma a visione conclusa, realizzando che l'anime non sarebbe mai stato portato a termine, ci sono rimasto inaspettatamente male, anzi malissimo.
Con Angel Densetsu ho avuto modo di ridere spesso e di stupirmene, per i venti e passa anni che ne dividono la mia 'scoperta' dall'anno della sua nascita (1992 per il manga). Considerando poi che l'opera sia praticamente ignota dalle nostre parti, mai avrei immaginato che un soggetto del genere potesse benissimo tener testa a nomi più blasonati e/o recenti. Scopro anche che si tratta dell'adattamento di quindici tankobon che segnò il primo vero successo di Norihiro Yagi, stesso autore di Claymore.
L'idea che plasma Angel Densetsu come una delle storie più esilaranti e 'fuori dal mondo' che si possano raccontare è semplicissima, eppure per niente scontata, anche grazie alla fantasia con cui numerose gag vi ruoteranno intorno: Seiichirou Kitano è uno studente che sta per trasferirsi in una nuova scuola, dove spera di stringere tante amicizie. Al vertice dell'istituto c'è chi è pronto ad accogliere il ragazzo a braccia aperte, poiché il curriculum loro pervenuto pare delineare i tratti di un genio. Unico dettaglio: il documento non presenta alcuna foto del giovane... Ma sarà davvero solo un dettaglio? Ora, come reaggirebbero preside, compagni di classe e gli studenti tutti, se il promettente neo-arrivato avesse una faccia brutta e terrificante quanto quella di un demone? L'umorismo di Angel Densetsu si fonda dunque su un incipit a prima vista insignificante, che tenta coraggiosamente di designare un solo personaggio come suo indiscusso istigatore, ciononostante, queste condizioni non compromettono il raggiungimento di un risultato esilarante sotto tutti i fronti.
Lo spasso è garantito principalmente dall'inesauribile gioco di fraintendimenti che investono, da una parte, un Kitano irresistibile nella sua inconsapevolezza di terrorizzare a morte chi gli è vicino per ogni minimo gesto, e dall'altra i compagni di classe e i delinquenti del liceo, che lo temono come il più spietato dei capibanda. E ad alimentare una situazione così equivoca è il fatto che il nostro 'terribile' protagonista non sia 'particolare' solo per questo suo aspetto. Sembra infatti che la sua indole sia, paradossalmente, quella di un vero e proprio angelo, un individuo estremamente docile, gentile, altruista e ingenuo all'ennesima potenza, uno che, senza una simile maschera, verrebbe indubbiamente maltrattato dai bulli. Siamo quindi di fronte a una caratterizzazione estremamente auto-contraddittoria oltre che fraintendibile, che è ben lontana da quella del classico 'gigante buono', del figlio dello yakuza con lo sguardo arcigno, o del mammone finito a studiare insieme a scimmie, teppisti e robot bevendo il tè (riferimenti puramente casuali).
Non è poi da escludere, in mezzo a tanta demenza, il fatto di poter mettere comunque in luce una facciata seria, con lo stravolgimento di un concetto che è forse tra i più dimenticati in assoluto: quello secondo cui l'aspetto non deve contare e non deve ingannare. La società sottomette spesso e volentieri i propri giudizi alle apparenze ed è capace perfino di ribaltarli completamente per via di esse (il preside del liceo ne è un esempio lampante).
In conclusione mi rammarico per non poter premiare più di tanto un anime che è, volenti o nolenti, incompleto. Non conosco i motivi della sua stroncatura, avvenuta praticamente sul nascere - non credo per questioni di budget perché la realizzazione è abbastanza buona -, ma questi due episodi mi hanno divertito abbastanza da spingermi a intraprendere la lettura del cartaceo.
Bella sorpresa.
Con Angel Densetsu ho avuto modo di ridere spesso e di stupirmene, per i venti e passa anni che ne dividono la mia 'scoperta' dall'anno della sua nascita (1992 per il manga). Considerando poi che l'opera sia praticamente ignota dalle nostre parti, mai avrei immaginato che un soggetto del genere potesse benissimo tener testa a nomi più blasonati e/o recenti. Scopro anche che si tratta dell'adattamento di quindici tankobon che segnò il primo vero successo di Norihiro Yagi, stesso autore di Claymore.
L'idea che plasma Angel Densetsu come una delle storie più esilaranti e 'fuori dal mondo' che si possano raccontare è semplicissima, eppure per niente scontata, anche grazie alla fantasia con cui numerose gag vi ruoteranno intorno: Seiichirou Kitano è uno studente che sta per trasferirsi in una nuova scuola, dove spera di stringere tante amicizie. Al vertice dell'istituto c'è chi è pronto ad accogliere il ragazzo a braccia aperte, poiché il curriculum loro pervenuto pare delineare i tratti di un genio. Unico dettaglio: il documento non presenta alcuna foto del giovane... Ma sarà davvero solo un dettaglio? Ora, come reaggirebbero preside, compagni di classe e gli studenti tutti, se il promettente neo-arrivato avesse una faccia brutta e terrificante quanto quella di un demone? L'umorismo di Angel Densetsu si fonda dunque su un incipit a prima vista insignificante, che tenta coraggiosamente di designare un solo personaggio come suo indiscusso istigatore, ciononostante, queste condizioni non compromettono il raggiungimento di un risultato esilarante sotto tutti i fronti.
Lo spasso è garantito principalmente dall'inesauribile gioco di fraintendimenti che investono, da una parte, un Kitano irresistibile nella sua inconsapevolezza di terrorizzare a morte chi gli è vicino per ogni minimo gesto, e dall'altra i compagni di classe e i delinquenti del liceo, che lo temono come il più spietato dei capibanda. E ad alimentare una situazione così equivoca è il fatto che il nostro 'terribile' protagonista non sia 'particolare' solo per questo suo aspetto. Sembra infatti che la sua indole sia, paradossalmente, quella di un vero e proprio angelo, un individuo estremamente docile, gentile, altruista e ingenuo all'ennesima potenza, uno che, senza una simile maschera, verrebbe indubbiamente maltrattato dai bulli. Siamo quindi di fronte a una caratterizzazione estremamente auto-contraddittoria oltre che fraintendibile, che è ben lontana da quella del classico 'gigante buono', del figlio dello yakuza con lo sguardo arcigno, o del mammone finito a studiare insieme a scimmie, teppisti e robot bevendo il tè (riferimenti puramente casuali).
Non è poi da escludere, in mezzo a tanta demenza, il fatto di poter mettere comunque in luce una facciata seria, con lo stravolgimento di un concetto che è forse tra i più dimenticati in assoluto: quello secondo cui l'aspetto non deve contare e non deve ingannare. La società sottomette spesso e volentieri i propri giudizi alle apparenze ed è capace perfino di ribaltarli completamente per via di esse (il preside del liceo ne è un esempio lampante).
In conclusione mi rammarico per non poter premiare più di tanto un anime che è, volenti o nolenti, incompleto. Non conosco i motivi della sua stroncatura, avvenuta praticamente sul nascere - non credo per questioni di budget perché la realizzazione è abbastanza buona -, ma questi due episodi mi hanno divertito abbastanza da spingermi a intraprendere la lettura del cartaceo.
Bella sorpresa.
Gli OAV della Time Bokan sono invece un capolavoro della risata: io ho assegnato 9 e ho detto tutto. Incidentalmente, a tempo perso seguo anche Yattaman 2008 e anche quello e' perfettamente allineato con l'ortodossia Tatsunoko: assolutamente consigliato.
In ogni caso complimenti ai 3 recensori.
Angel Densetsu sembra interessante, ma la recensione di MDG mi ha messo qualche dubbio; odio più di ogni altra cosa quando un anime che mi piace non ha una bella conclusione.. Rischio?
Se god mette un tre a Tomino significa che anche Tomino e` in grado di fare schifezze assurde! Peccato, quando penso a Bryston Well mi viene subito in mente quel capolavoro di Dunbine!
Come opera meritava un maggiore interesse da chi produce.
Le altre due opere non le conosco e non mi interessano.
complimenti ai tre recensori ^^
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