Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!

Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.

Per saperne di più continuate a leggere.

-

Sinceramente, faccio fatica a comprendere tutto l'entusiasmo che circonda “Roshidere”.

Quando ho iniziato a guardarlo, i primi due episodi mi avevano dato l'impressione di trovarmi di fronte a uno dei migliori anime romantici degli ultimi anni: la premessa era intrigante, i personaggi sembravano ben caratterizzati e l'umorismo funzionava. Tuttavia, già a partire dal terzo episodio, il ritmo subisce un brusco cambiamento, e la narrazione si sposta su un argomento piuttosto banale: le elezioni del presidente del consiglio studentesco.

Questa sotto-trama, che poteva essere risolta in tre episodi al massimo, viene invece trattata con un'enfasi esagerata, quasi fosse una questione di stato, allungando il brodo fino quasi alla fine della stagione. Il problema principale è che questo focus eccessivo lascia poco spazio agli elementi più interessanti dell’anime, ovvero le gag romantiche e i momenti divertenti. La commedia e il romanticismo, che inizialmente sembravano il punto di forza della serie, vengono messi in secondo piano, per lasciare spazio a dialoghi prolissi e situazioni che non riescono davvero a coinvolgere lo spettatore.

Il concept di base non è malvagio: l’idea di una ragazza che parla russo e interagisce con il protagonista poteva essere un elemento originale e caratterizzante. Tuttavia, la resa è piuttosto deludente. Se il "punto di forza" della protagonista è proprio la sua conoscenza della lingua russa, almeno il doppiaggio avrebbe dovuto essere curato meglio. Nella versione giapponese, il russo parlato risulta tutt'altro che convincente, tanto che persino il doppiaggio inglese riesce a fare un lavoro migliore. Questo dettaglio potrebbe sembrare secondario, ma incide molto sulla credibilità del personaggio e sulle sue interazioni con il protagonista.

Un altro grande difetto della serie è la gestione del cast femminile. Se amate le ragazze 2D e vi piace ilcliché dell’harem, allora “Roshidere” potrebbe fare al caso vostro. Ogni due episodi viene introdotta una nuova ragazza, ciascuna con la personalità di una sedia, il cui unico scopo sembra essere quello di corteggiare il protagonista senza una reale costruzione narrativa dietro. Questo continuo inserimento di nuove ragazze finisce per diluire ulteriormente la storia principale e rendere ancora più evidente la mancanza di un vero sviluppo relazionale tra i personaggi.

Nel complesso, questo anime parte bene, ma si perde rapidamente per strada. Lo svolgimento è fiacco e dimenticabile, con una narrazione eccessivamente diluita e dialoghi spesso superflui. Solo verso il finale l'anime sembra riprendersi leggermente, ma non abbastanza da salvare l'intera esperienza.

In definitiva, lo boccio senza troppi rimpianti: ci sono anime romantici decisamente migliori, sia in termini di scrittura che di coinvolgimento emotivo. Speriamo che con la seconda stagione riescano a rendere gli episodi più interessanti e meno pieni di chiacchiere inutili.

4.0/10
-

"Se a chi la diciamo, la bugia fa più piacere della verità, perché tacerla?" (F. Carmagna)

"Koi to Uso" ("Love and Lies") di bugie ne fornisce a sufficienza, e la provocazione con cui ho iniziato questa recensione riassume bene sia la storia tra i tre protagonisti sia le aspettative tradite dello spettatore con il debole per le rom-com scolastiche che si avvicina a questa serie, ispirata al manga omonimo di Musawo Tsumugi, che è stato serializzato tra il 2014 e il 2021 in tredici volumi e sessantadue capitoli.
La serie in recensione, andata in onda nel 2017, è composta di dodici episodi e, come si potrà intuire, non arriva a un vero e proprio finale, visto che il manga era ancora ben lontano dalla sua conclusione.
Pertanto, sarei portato ad essere parzialmente indulgente e a sostenere che in fondo è un buon prodotto sia a livello di sceneggiatura sia tecnico. Bugia!
Per me la visione di "Love and Lies" ha rappresentato una delusione su tutti i fronti. Premetto che non conosco il manga, ma la trama definirla risibile è un eufemismo.

La vicenda è collocata in una non meglio definita realtà del tutto simile a quella del Giappone attuale in cui il governo, a causa del noto problema dello scarso indice di natalità, ha stabilito da anni che, in base a precisi studi e indagini sui ragazzi, propone ai medesimi un partner con cui convolare a nozze, indipendentemente dai sentimenti che questi possano provare per un'altra persona diversa da quella assegnata d'imperio dall'ineffabile e infallibile sistema governativo.
L'assegnazione arriva con una metodologia che chi come me ha vissuto gli anni del servizio di leva obbligatorio non può non notarne le somiglianze: una sorta di lettera di precetto consegnata personalmente da funzionari governativi piuttosto petulanti a qualsiasi ora e con un tempismo degno dei migliori rompiscatole planetari, a cui segue anche un messaggio via cellulare.

E il protagonista Yukari, studente delle scuole superiori di sedici anni, riceve la sua "letterina" proprio nel momento in cui era riuscito a coronare il suo sogno d'amore (con una dichiarazione reciproca e, da non credersi, un bacio appassionato!) con Misaki, a notte fonda in un parchetto: idillio rovinato e tragedia incipiente, visto che la partner proposta è una coetanea sconosciuta di nome Lilina. E così, si passa dal momento magico e romantico a maledire il fato e un governo ingiusto, sensibile solo alla proliferazione del genere umano, possibilmente con generazione di figli all'interno del matrimonio ("legittimi", come li definirebbe il nostro codice civile). Il conseguente corollario è, in modo del tutto scontato, l'immediata ritrattazione dei suoi sentimenti d'amore da parte di Misaki e il conseguente passo indietro per lasciare spazio alla prescelta imposta dal sistema.
Ma non basta: la prescelta (che ha seri problemi relazionali a causa della sua introversione), una volta venuta a conoscenza dei sentimenti di Yukari verso Misaki, si prodigherà affinché questi possano coronare il loro sogno di amore "against the machine"...

E così, la serie si trascina per dodici episodi tra stupidaggini del tipo: Lilina che impone a Yukari che "deve baciare la persona che ama almeno una volta al giorno" (e il bello è che Yukari e Misaki le danno pure retta); lezioni di affettività e sesso impartite dai solerti e comprensivi funzionari governativi con tanto di richiesta di prova pratica e fornitura di profilattici (così i nubendi si possono conoscere per bene prima e assaporare le gioie del sesso "disimpegnato" - fare figli va bene ma solo al momento giusto...). Se poi ci si mettono anche i genitori degli sposi imposti, che sembrano dei cerebrolesi entusiasti del fidanzamento dei loro pargoli, cercando di favorire in tutti i modi la loro reciproca conoscenza, sembra di essere tornati ai tempi dei matrimoni combinati per ragioni di interesse...
A mio modesto avviso, la serie crolla del tutto con il finale "aperto" quanto surreale, sul quale cerco di non 'spoilerare' l'esito, che rappresenta l'apoteosi del ridicolo. Ovviamente, è coerente con l'andamento della trama e le "caratteristiche" dei personaggi protagonisti.

Ahimè, "Koi to Uso" parte da una premessa che, per quanto al limite del credibile, era tutto sommato particolare e rappresentava il classico elemento di disturbo per la storia d'amore cardine della serie. Mi sarei atteso uno sviluppo più drammatico e di contrapposizione all'imposizione governativa: ribellione, obiezione di coscienza, fuga in altra nazione... E invece sviluppa una trama banale con i soliti personaggi stereotipati in cui si scopre implicitamente che all'amore "imposto" è possibile opporre un rifiuto col solo rischio di poter essere penalizzati in altri momenti della vita sociale e lavorativa (vedi concorsi, benefit, ecc.)...

Lo stratagemma del partner "imposto" serve invece solo a determinare il potenziale e insulso triangolo amoroso tra due ragazze e un ragazzo alla ricerca della loro identità e della comprensione dei loro sentimenti, cui si aggiunge in modo molto velato il possibile quadrilatero con sfumature omosessuali con il bell'amico di Yukari, Yusuke.
Con buona pace di spiegazioni sul funzionamento del sistema di individuazione dei partner e della sua "obbligatorietà" nei confronti dei ragazzi e delle conseguenze anche di natura psicologica in un periodo complicato della loro esistenza come l'adolescenza. Sentire dialoghi e domande tra i ragazzi su cosa sia l'amore, quando sono invece costretti a pensare a sviluppare una relazione a scopo matrimonio e procreazione, è quanto di più distonico si possa sentire...
E tralascio ogni valutazione di opportunità di produrre una serie che potrebbe sembrare una specie di advertisement di una certa concezione morale (se non anche religiosa) sulla vita, la famiglia e i figli, che neanche tanto implicitamente la serie sfiora, dandone un significato abbastanza preciso per orientamento...

"Koi to Uso" va a inserirsi in quella lunga serie di opere mediocri, esempi di "deliri" su temi anche di una certa attualità e pregio che vengono "piegati" e distorti dalla solita lente deformante di certi autori, per compiacere un certo tipo di pubblico che ama il melodramma a tutti i costi, a scapito di una migliore caratterizzazione dei personaggi e della loro introspezione e sviluppo. Qualcuno potrebbe opinare che Lilina ha una significativa evoluzione durante la serie, ma è solo finalizzata a creare artatamente l'elemento di disturbo nella liaison tra Yukari e Masaki, per addivenire al finale.

Lato tecnico, la serie non sarebbe neanche tanto malaccio. Mi ha interessato un particolare elemento grafico: il disegno degli occhi dei protagonisti. Grandi e quasi sproporzionati rispetto al viso, anche espressivi, sebbene spesso si è ricorso all'uso del deformed nei momenti di particolare tensione quali l'imbarazzo (che purtroppo è inflazionato al pari degli equivoci nella serie). Lo studio Linden Film ha tutto sommato fatto un buon lavoro sul comparto tecnico.

In sintesi, e atteso che sono oramai trascorsi sette anni dall'uscita della prima serie e tre dal termine del manga (e pertanto dubito che ci potrà essere una seconda serie che concluda la saga dei partner "imposti" dallo Stato), posso solo scrivere che "Koi to Uso" sia una serie che non costituisce un must watch neppure per coloro che sono patiti delle commedie romantiche ad ambientazione scolastica: in sostanza rinnega le già poco credibili premesse, per perdersi in una serie di vicende noiose e ripetitive con l'utilizzo inflazionato dei soliti (e pessimi) cliché del genere, che suggeriscono solo una considerazione: girare al largo.

-

Credo che la gente debba darsi una calmata quando giudica negativamente "Arifureta".
Una cosa un po' strana da dire all'inizio di una recensione con voto 4, ma il fatto è che in giro ho sentito pareri molto aggressivi su quest'opera: il protagonista è edgy; è una fantasia di potere; ogni cosa viene risolta in modo che forzi il protagonista ad apparire figo; et similia.
Ragazzi, calma! Questo anime - per quanto riguarda la prima stagione, almeno - è "solo" brutto!

Esistono le mezze misure, per la miseria.

Detto questo, parliamo un po' di quest'anime "solo" brutto, di cui ho visto tutti gli episodi tranne gli OAV perché... non avevo voglia.
Sì, è questo il mio livello di professionalità. Dopotutto, non si impegnano i recensori sui siti specialistici, perché dovrei farlo io che scrivo gratis?

"Arifureta" è il classico isekai dove una classe di studenti è stata trasferita in un mondo fantasy per vivere intrepide e magnificenti avventure. Però questa premessa non vi sarà mai davvero chiara se vedete solo la serie normale, perché questo evento accade in un OAV della durata di cinque minuti.
Perché fare questa scelta? Marketing? Può darsi. Non ci serve saperlo.
La storia vera e propria inizia con il nostro protagonista, Nagumo Hajime, che sta cercando di portare a termine una missione in un dungeon oscuro assieme alla sua squadra. D'improvviso, cadono in trappola e vengono attaccati dei mostri, Nagumo si appresta a salvare uno dei suoi compagni, riuscendoci, e subito dopo qualcuno decide di fargli uno scherzone e lo centra con una palla di fuoco, facendolo cadere nel vuoto per millemila piani.
Arrivato quasi sul fondo del dungeon, Hajime viene attaccato da mostri brutti forte, che lo brutalizzano facendogli perdere un braccio e un occhio, e forse anche una palla. In fin di vita, Hajime ha una leggera crisi isterica e decide di mangiare un mostro - cosa che dovrebbe ucciderlo, perché la carne di mostri è velenosa. Tuttavia, per una fortuita congiunzione di eventi (chiamasi culo), sopravvive e addirittura sale di livello (sì, è uno di quei mondi fantasy che seguono regole da videogioco. Non so se a voi piacciano, io non li sopporto), diventando capace di nuove e mirabolanti creazioni artigianali.
E così, in 38 secondi Hajime cambia character design, carattere e timbro di voce, pronto a combattere di nuovo e sfogare un pochetto di rabbia repressa. Poi sì, c'è una storia riguardante il fatto che lui ucciderà divinità e altro, ma per questa prima stagione Hajime non farà molto, a parte collezionare waifu.

Bene, le premesse narrative sono queste.
Poteva nascerne qualcosa di più carino come prodotto finale, ma questa prima stagione è abbastanza dimenticabile a livello di scrittura. I personaggi sono abbastanza piatti, gli eventi si succedono con scarso mordente, e alla fine l'anime diventa ben presto un alternarsi di scene d'azione e momenti umoristici. Il che potrebbe anche starci, se la realizzazione fosse ben diversa.
La scrittura rimane su un generale livello di mediocrità, senza particolari abissi (tranne la parte in cui viene "torturato" il drago. Una roba, quella sì, di un imbarazzo e di un cringe tale che sembra uscita da "A spasso nel tempo" di Carlo Vanzina), ma rimane carina nei picchi più alti, ovvero quando ci sono delle gag che possono far sorridere chi non ha pretese. D'altro canto, negli scontri ci sono spesso risoluzioni facilone e forzature, e pare ci siano anche molti tagli rispetto al materiale originale, tra approfondimenti di worldbuilding ed eventi. Di quest'ultima cosa non ne ho conferma, ma ho invero percepito che ogni tanto le cose fossero un po' affrettate, e che non venissero fornite motivazioni dietro determinate scelte narrative.

A tutto questo, si accompagna un comparto tecnico pieno di problemi.
Partiamo dal meno peggio: la colonna sonora non solo è dimenticabile, ma a volte è anche fuori luogo. Durante lo scontro contro l'armata dei mostri, ad esempio, parte questa traccia che sembra essere messa lì per caso, tanto poco si sposa con gli avvenimenti su schermo.
La regia è piatta(!). Nessuno scontro ha tutti quei mezzi visivi necessari per dare ritmo e tensione, ma viene semplicemente mostrato tutto quello che accade nel modo più banale possibile, aiutando ad alimentare quel senso di "fatto di fretta" generale. Infine, non parlarne significherebbe essere ciechi, la CGI è orrenda. Tutte le creature sono ammassi di poligoni dai movimenti legnosi, privi di animazioni facciali, spesso accompagnati da VFX che sembrano usciti da pacchetti stock, e colorati con questi colori scuri pastello/slavato che li fanno sembrare tutti fatti di PVC.

Le animazioni tradizionali, di per sé, non eccellono ma non sono neanche così brutte. Non come hanno dimostrato di poterlo essere in altre opere (es. la terza e quarta stagione di "The Seven Deadly Sins"), e le riterrei quindi passabili. Vero è che sono accompagnate da character design che, tranne il protagonista, per quanto non totalmente anonimi, sicuramente non eccellono per originalità.

E non c'è praticamente altro da dire.
Questa prima stagione di "Arifureta", come ho detto, è dimenticabile. Un anime sullo stesso livello di Goblin Slayer, ma con un comparto tecnico ben peggiore, e una scrittura con effettivamente più problemi.

Quindi, ve lo consiglio?
Certo che sì! Ci sono delle belle loli.
Ehehe.

Auf wiedersehen.