Sulla scia della collaborazione tra l'emittente nipponica TBS e il colosso streaming Netflix per la diffusione di serie TV in ambito internazionale, nell'estate 2023 TBS lancia la messa in onda del drama Trillion Game; la serie è tratta dall'omonimo manga di Riichiro Inagaki illustrato da Ryōichi Ikegami, in Italia per Star Comics, e giunge su Netflix a ottobre dello stesso anno anche nel nostro Paese.
 
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In seguito, all'opera fa seguito una serie TV animata nell'estate 2024 e il sequel live action cinematografico Trillion Game The Movie, nei cinema dal 14 febbraio 2025, stabile per qualche tempo nella Top Ten dei film più visti.
Prima di lasciarvi alle recensioni, ricordiamo alcune peculiarità del drama:
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Haru Tennōji è un eccellente comunicatore, che ottiene facilmente l'apprezzamento di persone di ogni età e genere grazie all'atteggiamento naturale e alla mano che dimostra nei confronti di chiunque; realtà vuole che però Haru sia estremamente ambizioso e disposto a qualunque cosa per il successo. Quando gli viene offerto un impiego presso la Dragon Bank, la maggior società IT del Paese, il giovane rifiuta, preferendo avviare una società con l'amico Manabu Taira e lo scopo di guadagnare un trilione di dollari; Manabu è un ingegnere eccellente, ma a livello di personalità è all'opposto di Haru e si trova spesso in difficoltà nel comunicare con le persone; per la stessa ragione, ha fallito il colloquio di lavoro con la Bank, tuttavia sottoscrive con l'amico l'obiettivo del trilione (mille miliardi) di dollari.
 
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Nello sguardo indecifrabile con cui il vanaglorioso Haru Tennoji si presenta, lo spettatore si sente attraversare in un solo istante da un caleidoscopio di sensazioni: il giovane ci starà osservando seriamente, oppure intenderà prendersi gioco di chiunque, come pare promettere quel suo guizzo birichino? Ciò che ha in mente risponderà alla sua ambizione personale, o le sue idee potrebbero andare persino al di là di una mera gratifica al suo preponderante ego? Di certo sappiamo che nemmeno l'amico dei tempi di scuola, Gaku, sa rispondere con sicurezza a tali interrogativi; la perplessità che leggiamo nei suoi, di occhi, è la medesima di coloro che guardano le mirabolanti imprese di Trillion Game rimanendo incollati allo schermo, per capire che ne sarà del pretenzioso obiettivo di questa strampalata -ma vincente- accoppiata di geni.

La serie di TBS distribuita da Netflix si mostra spavalda almeno quanto il suo protagonista: per chi provenisse dalla visione di numerosi drama nipponici nel corso degli anni, abituato così a farsi ammaliare più dal loro contenuto che dalla confezione estetica, il salto di qualità paventato dalla collaborazione tra l'emittente giapponese e il colosso streaming è qui davvero evidente in ogni cosa. L'importante budget, investito per l'ambizione di proporre una serie più che mai accattivante in ogni suo aspetto, si ravvisa in primo luogo nell'ampiezza dei set allestiti: è lo stesso Ren Meguro, interprete di un incredibile Haru, a raccontare di come si sia trovato sull'opulento set del primo episodio sententosi quasi stordito dalla vastità e dalla ricerca del dettaglio dello stesso, come se le riprese fossero già giunte al gran finale anziché dover ancora cominciare. Ed è, appunto, solo l'inizio: l'impiego di una fotografia ineccepibile, unita a una colonna sonora di grande presa, un cast di tutto punto e uno staff tecnico di prim'ordine, elevano la storia di Riichiro Inagaki e Ryoichi Ikegami enfatizzandone appieno la potenza espressiva e il brio narrativo.
Difficile, se non proprio impossibile, non ritrovarsi col cuore che batte all'impazzata a tifare affinché i due protagonisti sfondino ogni limite in nome del loro egoistico desiderio, portando la soglia sempre più in là a ogni sfida. Perché oltre a fama e denaro, in verità, ciò che sfavilla dietro la loro (presunta) bramosia è la voglia di mettersi alla prova a ogni costo, la grinta di credere in sé stessi, la fiducia assoluta nella propria determinazione.
Difficile non rimanere soggiogati dal talento di cui danno prova, declinato a doppio filo, tanto sugli sfaccettati personaggi in scena quanto degli attori e attrici chiamati a prestarne le fattezze. Le loro performance sono tali da riuscire a rendere sapientemente un complesso turbinio di pensieri e strategie, già solo attraverso un gioco continuo e davvero magistrale di sguardi e intense espressioni facciali.

Accedere a tutto ciò che rimane taciuto, ad aleggiare nell'aria, è anch'esso uno dei giochi insiti in Trillion Game: dalle sensuali occhiate della sfolgorante Kirika di Mio Imada all'aria sorniona del Kedoin di Koji Kikkawa, passando poi per la disarmante determinazione nei timidi occhioni di Rinrin di Riko Fukumoto, l'eloquente cipiglio del sempre ottimo Jun Kunimura e il buon cameo del doppiatore Kenjiro Tsuda. Quello tra il genuino Gaku e il trascinatore Haru, poi, è un rapporto d'intesa tale da far gongolare, scoppiettare gli animi e scaldare il cuore.
Tra smorfie, drammatici dubbi, teatrali incertezze, progetti campati in aria che diventano realtà senza quasi nemmeno sapere come, il sigillo d'amicizia tra Gaku e Haru passa per una sedia (e che sedia!), un'azienda di fiori, l'ambito del giornalismo, gli host di Shinjuku, i videogiochi e il settore dell'animazione che omaggia nemmeno troppo implicitamente lo Studio Ghibli, sferzandoli tutti con vigore e minacciando più volte di strappare un legame che pare vacillare ogni volta, per una corda tesa forse ben oltre ogni tollerabile limite.
Ma poi, ogni volta, il dover dar ragione al carisma di Haru ci ricorda come quell'alchimia non sia avventata, bensì con radici più profonde di quanto non sembri.
Difficile, anche, chiedersi come sarebbe stato Trillion Game senza l'intensità che Ren Meguro vi ha infuso, così caratterialmente diverso da Haru da rasentare l'opposto nella vita reale, così dedito al ruolo da poter paradossalmente sovrapporre il convincimento assoluto di Haru al proprio.
Tanto presuntuoso quanto conturbante, tanto affettato nei modi quanto saccente, meschino e abbagliante, l'Haru di Meguro è un ritratto centrato, carismatico e straordinariamente tagliente.
Sul set, Meguro ha timidamente chiesto al veterano collega Jun Kunimura come poter diventare un attore capace di recitare come lui. Precisamente come agisce quell'Haru che sulla carta non gli somiglia per niente: tanto concentrato sugli altri, e tanto mirato all'idea di portare a casa l'obiettivo insieme, da non vedere quanto già vocato sia egli stesso.

Del suo spavaldo protagonista, la serie Trillion Game eredita ogni cosa: è una vera e propria scommessa, e proprio come tale va sperimentata ognun per sé, così che nel visionarla ciascuno possa provare quel brivido di eccitazione che attraversa il corpo intero.

Voto complessivo: 95
Autore: zettaiLara
 
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Trillion Game è una favola metropolitana di riscatto dei più deboli in cui il capitalismo viene sconfitto… con il capitalismo stesso. Come in ogni favola che si rispetti, sarebbe sciocco affermare che questa vittoria del debole sul più forte non avvenga grazie a una considerevole dose di fortuna – e il fatto di appoggiarsi con cieca fiducia alla sorte è un vanto stesso di Haru Tennoji. Tuttavia, anche così e forse anche grazie a questo, il dispiegarsi degli eventi riesce a dare allo spettatore un forte senso di gioia e riscatto a ogni giro di ruota.
Chi avesse letto la sinossi dell’opera si potrebbe domandare se stiamo parlando della stessa serie. Ebbene, sì. Haru e Gaku sono due amici che tramano per guadagnare abbastanza soldi per riuscire a conquistare la somma di un trilione di dollari, fondando la start-up Trillion Game e finendo per entrare in competizione con la potente Dragon Bank, che si trovano a fronteggiare in svariati settori: dall’ecommerce, all’industria dei videogiochi, al mondo dell’intrattenimento, alla web TV, all’industria anime, alle transazioni cashless… il tutto riuscendo a combinare al meglio le caratteristiche dei due, estremamente dissimili e che singolarmente non sarebbero mai riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissati, ma che risultano una combinazione invincibile quando uniscono le loro forze.
Haru è un affabulatore, abilissimo con le parole quanto non competente in termini operativi. La forza del suo saper essere un potentissimo trascinatore è riconosciuta anche dalla Dragon Bank stessa, che all’inizio della vicenda gli offre un posto al proprio interno. Eppure Haru è molto più di questo. Sebbene egli stesso si nasconda dietro la pretesa di essere egoista, anzi, "il più egoista di tutti", come egli stesso ama ripetere, possiede invece un’enorme capacità di saper riconoscere il talento altrui, sia nelle persone sia nei progetti accantonati, e un grande cuore e passione per i progetti che sostiene -che nasconde molto bene ma che si intravede sempre-, grazie sia alla recitazione di Ren Meguro, sia ai piccolissimi ma indiscutibili indizi che ogni volta ci lascia la sceneggiatura.
Una macchinazione dopo l’altra, Haru è sempre pronto a stupire lo spettatore con dei piani tanto complessi quanto geniali. E tuttavia nessuno di questi piani sarebbe realizzabile senza Gaku, la macchina da guerra informatica del gruppo. Gaku è un talento non riconosciuto dai più, così come poi Rinrin, Shingo e altri personaggi di supporto importanti che si incontrano nel corso della serie. A fare la differenza per il team è il talento specifico di Gaku, quello dell’informatica in termini di sviluppo e hackeraggio software che, grazie al supporto inventivo di Haru e alla fede incrollabile di quest’ultimo nelle sue capacità, gli permettere di raggiungere successi impensabili. Mentre da una parte i trucchi psicologici di Haru entusiasmano lo spettatore appassionato di business e giochi mentali, dall’altra uno spettatore che sia amante della tecnologia e ami assistere alla scalata e al trionfo di una mente geniale in gare di intelligenza (mi sento chiamata in causa) non potrà che entusiasmarsi di fronte alle fatiche vittoriose di Gaku nell’affrontare e vincere in solitaria, fin dal primo episodio, sistemi informatici considerati inhackerabili. 

Lo show riesce a offrire allo spettatore momenti di esaltazione in occasione del disvelamento di macchinazioni geniali, ma allo stesso tempo anche momenti di intensa commozione – e qui torniamo al tema della favola metropolitana.  Osservare Gaku e Haru che, grazie alle sole forze dei rispettivi ingegni, riescono a vincere contro un sistema molto più grande di loro, che costantemente minaccia di schiacciarli come le formiche che il sistema stesso non perde l’occasione di ricordare loro che sono, regala allo spettatore un senso di catarsi profonda. Quante volte nel mondo i più piccoli sono stati distrutti da competitor più grandi di loro, con più risorse, tempo, soldi a disposizione? Eppure Haru e Gaku, grazie anche alla buona sorte e all’aiuto di un benefattore lungimirante come Kedoin (altro personaggio che non perde occasione di vantare un presunto egoismo, ma che spesso dimostra un cuore più grande di quanto egli non voglia ammettere) ce la fanno. E fin dalla sfida tra hacker del primo episodio, passando poi alla creazione del settore videogiochi della Trillion Game, alla produzione della 'Ragazza sulla collina del vento' e a molto altro, non saranno pochi i momenti di commozione, per i quali talvolta scenderà anche più di una lacrima, per il trionfo dell’ingegno dei creativi piccoli e spesso dimenticati.

La recitazione di tutti gli attori coinvolti è di altissimo livello e riesce a rendere alla perfezione il punto forte dell’opera, che sono senza dubbio i personaggi. Haru, in particolar modo, risulta completamente imperscrutabile fino al momento esatto in cui è necessario far trasparire il suo trasporto emotivo, fatto che Ren Meguro riesce a rendere magistralmente. Allo stesso modo la recitazione di Mio Imada, se possibile ancora più ambigua di quella di Meguro e che lascia ancora aperto un enigma irrisolto su quali siano i reali sentimenti di Kirika, in particolar modo per Haru ma anche nei riguardi della Trillion Game in generale. Rinrin e Gaku si dimostrano limpidi e puliti esattamente come ci si aspetta che siano dalla sceneggiatura, e Koji Kikkawa crea per Kedoin un personaggio di spessore quasi pari a quello di Haru. Il personaggio di Kokoryu, infine, fa talmente paura che in diversi momenti riesce a dare l’impressione di star seguendo un thriller e non una commedia psicologica: un lavoro ben riuscito!
La colonna sonora, infine, sostiene egregiamente la narrazione con la varietà e il ritmo adatti a tutte le scene in cui viene utilizzata.
Una serie da guardare assolutamente.
L’unica difficoltà, alla fine, sarà capire quale dei protagonisti vi avrà fatto innamorare di più.


Voto complessivo: 95
Autore: hachi_rosa92
 
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La serie drama di Trillion Game disponibile su Netflix è tratta dal manga omonimo che in Italia è edito dalla casa editrice Star Comics. La serie parla delle avventure dei due ragazzi più egoisti del Giappone, frase che ai protagonisti piace ripetere spesso nel corso della storia, come se fosse il loro motto portafortuna. 
Dopo il colloquio fatto presso la Dragon Bank, una della aziende più influenti del panorama giapponese, nella quale solo uno dei due era stato assunto, i due ragazzi -reincontratisi dopo anni- decidono di fondare una loro azienda che chiameranno Trillion Game; infatti il loro obiettivo è guadagnare un trilione di dollari per poter avere tutto quello che hanno sempre sognato, e da quel momento iniziano la loro scalata al potere.

Trillion Game offre molto, gli episodi sono esplosivi e carichi di tensione, i nostri giovani protagonisti giocano sempre scommettendo tutto il loro capitale e qualche volta anche loro stessi, nel vero senso della parola. Lasciando lo spettatore perplesso e divertito allo stesso tempo, riuscendo così ad alternare momenti drammatici, di tensione, comici e romantici.
I loro progetti imprenditoriali variano attorno a diversi settori, quello televisivo, quello dell’intrattenimento, dell’informazione ma anche quello sullo sviluppo di videogiochi, il mondo del giornalismo, e quello degli Host club, mostrando e toccando tanti temi, spesso in modo scomodo e inaspettato. E’ molto interessante come, parlando di così tante realtà imprenditoriali, riescano a scendere nel dettaglio così bene, si vede una grande ricerca in questo, molte dinamiche che si vengono a creare sembrano spesso assurde ma allo stesso tempo o, forse proprio per questo motivo, piuttosto realistiche.

Un motivo per cui chi guarda questo drama viene coinvolto da subito, sono i salti temporali che vengono fatti mostrando scene ambientate svariato tempo dopo l’inizio della storia: dal primo episodio mostrano eventi futuri poiché Gaku sembra essere solo, a capo dell’impero che è stato costruito, e attorno a lui non si vedono i suoi compari Haru e Rinrin che all’inizio di questo viaggio lo accompagnavano.
Si intuisce che qualcosa è successo, ma non si sa bene né cosa, né quando..
Già solo guardando le copertine del manga si può capire l’incredibile lavoro di casting che è stato fatto, la somiglianza fra i personaggi cartacei e quelli in carne e ossa è incredibile, partendo dai protagonisti Haru e Gaku perfetti per la parte, la ricercatezza negli outfit e le pettinature sempre impeccabili dei personaggi; sicuramente a risaltare più di tutti, oltre che per la bellezza indiscussa dell’attrice, è la principessa Kirika, per i suoi abiti improbabili ma raffinati e curati in ogni occasione. Oltre la somiglianza dei personaggi sono stati molto curati anche le espressioni e le “smorfie” peculiari che ogni personaggio ha, dove si vede un ottimo lavoro da parte di tutto il cast per creare dei personaggi credibili e affiatati tra loro. Gli attori che interpretano i personaggi comprimari hanno un grande carisma, tanto che sembrano quasi voler rubare la scena  ai due protagonisti, mostrando molta personalità.
Nelle varie dinamiche che si vengono a creare soprattutto tra il terzetto Haru x Gaku x Kirika si vede l’intesa e l’alchimia che i personaggi hanno tra loro, nei loro vari giochi di potere e di supremazia.

La regia, molto curata, accompagna bene i vari momenti che i protagonisti affrontano, coinvolgendo lo spettatore e lasciando intravedere qualcosa ma non tutto quello che combinano i protagonisti, creando quella voglia di voler vedere subito all’episodio successivo. All’inizio della storia i protagonisti svolgono il loro lavoro dentro la casa di Gaku, che infatti è anche la loro prima sede ufficiale, ma con l’avanzare degli episodi e della loro esperienza imprenditoriale le inquadrature cambiano molto, infatti si vede un passaggio da molti primi piani, all’inquadrare i protagonisti spesso da lontano facendo trapelare l’ampiezza dei luoghi che ora occupano. Come ad accentuare la loro crescita e il loro patrimonio.
La fotografia è precisa, come anche le musiche, entrambe accompagnano la regia in modo sobrio e non invadente. E’ molto piacevole quando per esempio cambiano location passando da una sala riunioni di importanti aziende al izakaya lasciando vedere l’anima di entrambi i luoghi, in modo molto naturale. 
E’ una delle serie che meriterebbe un doppiaggio in italiano, cosi da poter strizzare un occhio ad un pubblico più ampio, perché ha molto da dire sulla cultura giapponese.

Concludendo, la serie di Neftlix si guarda velocemente e voracemente, sia per le dinamiche accattivanti che si vengono a creare, sia per il fascino dei protagonisti e della storia, parlando di tematiche intriganti e con colpi di scena che lasciano sempre con il fiato sospeso. 

Voto complessivo: 90
Autore: Ilia86
 
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Trailer completo versione "Dangerholic"